FABBRI (Fabri), Giovanni
Mancano notizie sul luogo e sulla data di nascita di questo incisore operoso a Bologna nel sec. XVIII: si conosce solo il nome del padre, Pietro. L'Oretti lo afferma incisore bolognese, ma, non trovandosi alcuna conferma nei registri di battesimo delle parrocchie di questa città, appare più probabile che sia nato altrove e sia giunto a Bologna in-giovane età. R del resto documentato che un ramo della famiglia Fabbri si stabilì già dalla metà del sec. XVII a Medicina, ove raggiunse una posizione sociale ed economica di grande rilievo e mantenne contatti e vincoli di parentela anche a Bologna.
Il 1° ott. 1741 il F. si sposò nella chiesa di S. Maria della Masone a Bologna con Dalila di Bernardo Ferraresi (Carrati, Li matrimoni); dalle nozze nacquero quattro figli. Nel Necrologio (Arch. d. Accad. Clementina) il F. è descritto come uomo riservato e schivo, dedito esclusivamente al lavoro e alla famiglia, conosciuto da una ristretta cerchia di estimatori; il 16 genn. 1761 fu aggregato quale "Accadernico del Numero" al sodalizio Clementino (Bologna, Bibl. comun. d. Archiginnasio, Mss. Gozzadini 260, I, cc. 47-50).
Nell'incisione, sua principale, se non esclusiva, attività, impiegò l'acquaforte e spesso il bulino, con fini prevalentemente riproduttivi, lavorando a fianco dei grandi tipografi del suo tempo nella preparazione di raffinate opere illustrate.
Le prime stampe firmate apparvero come corredo illustrativo per la nota opera dialettale, L'dsgrazi d'Bertuldin dalla Zena, pubblicato a Bologna nel 1736 per i tipi di Costantino Pisarri.
L'apparato iconografico, che illustra la favola di Giulio Cesare Croce, messa in rima da Giuseppe Maria Buini, consiste in otto incisioni: la prima nel controfrontespizio, la seconda prima delle osservazioni dell'editore, le altre sei ad illustrare i rispettivi canti. Tutti i fogli sono firmati Giovanni Fabbri e tratti da invenzioni di Vittorio Bigari, Giuseppe Marchesi, Antonio Rossi e Giacomo Pavia. Pur non raggiungendo la popolarità delle tavole incise nello stesso anno da Lodovico Mattioli per un'elegante edizione del Bertoldo, curata da Lelio Dalla Volpe, la tecnica del F. manifesta già una buona padronanza del mezzo incisorio e una certa corsività, indice di una buona scuola. La storia di Bertoldo, già popolare nel Seicento, incontrò ancora grande favore per tutto il Settecento, spingendo l'editore Lelio Dalla Volpe a far uscire in pochi anni ben cinque ristampe dell'edizione economica; fanno da contrappunto al testo 20 tavole che vanno attribuite, secondo il parere di G. Boffito (Le acqueforti del Crespi e le stampe dell'edizione illustrata del "Bertoldo", in L'Archiginnasio, XXI [1926], 1-3, pp. 14-25), a vari incisori, tra i quali anche il Fabbri.
Il F. collaborò, dunque, in un breve lasso di tempo, con due diversi tipografi, divenuti tra loro concorrenti: il Pisarri, molto noto nei primi del Settecento, e il Dalla Volpe, astro nascente dell'editoria bolognese, legato all'aristocrazia e agli intellettuali che animavano l'Accademia Clementina. Per il Dalla Volpe nel 1746 il F. attese ad alcune tavole naturalistiche destinate alla rassegna periodica dell'Accademia delle scienze, i De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia Commentarii.
Le stampe, eseguite a bulino, riproducono nomenclature di piante ed animali, mettendo a fuoco con grande accuratezza le differenze e le particolarità delle varie specie. In questi fogli il F. si rivela attento osservatore del mondo naturale, come dimostra la meticolosità con cui disegna soggetti botanici e zoologici, offrendo immagini veritiere e scientificamente corrette, oltre che esteticamente gradevoli.
La disamina della produzione del F. non può che nascere dalle cospicue raccolte bolognesi della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio e della Pinacoteca nazionale, che conservano i nuclei più consistenti: i fogli, tutti firmati, documentano una produzione di carattere prevalentemente sacro, legata alle ricorrenze religiose e alla committenza di istituzioni laiche ed ecclesiastiche cittadine.
La Madonna dei sette dolori, da Angelo Pio, del 1740, il S. Luca Pellegrino, del 1752, la Natività della Vergine Maria, la Apparizione della Vergine ai ss. Pietro e Paolo, l'Adorazione del Bambino Gesù e il Crocifisso miracoloso della chiesa dei Servi. da disegni di Domenico Fratta, la Maddalena in preghiera, da Lorenzo Pasinelli e il S. Gerolamo Emiliani portato in cielo dagli angeli, da Giacomo Alessandro Calvi, confermano l'inclinazione per i temi legati alle consuetudini e alla devozione popolare e testimoniano, da un lato il nuovo clima di misticismo e spiritualità, dall'altro i rapporti di collaborazione con gli artisti del circolo clementino. Da Angelo Pio infatti incise nel 1758 il Catafalco eseguito per le solenni esequie del papa Benedetto XIV (cfr. M. C. Casali Pedrielli, in Francesco Fontanesi 1751-95…, catal. a cura di M. Pigazzi, Reggio Emilia 1988, p. 184) e da Mauro Tesi il Sepolcro del Redentore esposto nella chiesa di S. Maria del Baracano del 1765 e il Catafalco per le esequie dell'imperatore Francesco I (1765). Tra le ultime opere si segnala l'acquaforte che raffigura il corpo del Beato Giovanni Gueruli, eseguita intorno al 1775, in seguito alla riapertura del processo canonico, e le due versioni del Viaggio della Vergine di S. Luca, del 1776, fatte in occasione dell'annuale processione al santuario mariano del Monte della Guardia.
Ultima fatica del F., a ragione considerata la più significativa, sono le riproduzioni del complesso pittorico del chiostro ottagonale di S. Michele in Bosco, elaborate per la monumentale opera di Giovaripietro, Zanotti (Ilclaustro di S. Michele in Bosco di Bologna de' monaci olivetani..., Bologna 1776, tipogr. P. Dalla Volpe).
La colossale impresa editoriale venne concepita con l'intento di stampare una nuova e più ampia edizione del testo del Malvasia del 1694, divenuto rarissimo. Le 40 tavole, i cui disegni furono in massima parte delineati dal Fratta, rappresentano episodi della vita dei Ss. Benedetto e Cecilia, e rimangono l'unica preziosa testimonianza degli affreschi, oggi perduti, di Ludovico Carracci e della sua scuola.
L'Oretti gli attribuisce, oltre alle incisioni già accennate, una Beata Vergine da Guido Reni, un S. Girolamo dai Carracci, un Nudo d'uomo da Michelangelo, tratto da un disegno di Francesco Albergati Capacelli, una Veduta del teatro della Fiera di Bologna da Biagio Costantini e un S. Sebastiano da Marcantonio Franceschini.
Il F. morì il 19 genn. 1777 a Bologna e fu sepolto in S. Maria del Tempio, sua parrocchia.
Fonti e Bibl.: Bologna, Accademia di belle arti, Archivio Accademia Clementina, Atti 1710-1804, Manoscritti (Necrologio 1777), vol. II, c. 246; Ibid., Bibl. comun. Archiginnasio, ms. B 129: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno... (sec. XVIII), parte VII, pp. 649-651; Ibid., ms. B 725: B. Carrati, Alberi genealogici delle famiglie di Bologna, vol. XXIX, nn. 101-110; Ibid., ms. B 900: Id., Li matrimoni, p. 361; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi non descritte nella Felsina pittrice, III, Roma 1769 (indici ragionati a cura di M. L. Strocchi, Pisa 1986, p. 120); J. Strutt, A biographical dictionary of all the engravers, I, London 1785, p. 281 (sub voce Fabbri, Giovanna); G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagliatori…, Siena 1808, II, p. 3; L. Cicognara, Catalogo ragionato dei libri d'arte, Pisa 1821, n. 3472; S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori..., Milano 1831, II, p. 34; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris 1854, II, p. 211; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, p. 182; A. Pelliccioni, Diz. degli artisti incisori italiani..., Carpi 1949, p. 72; Mostra del Settecento bolognese. Catalogo, Bologna 1935, p. 139; A. Turchini, Leggenda, culto, iconografia del beato Giovanni Gueruli, in Studi romagnoli, XXI (1970), p. 437; F. Varignana, La fortuna editoriale del Bertoldo crespiano, in Le collezioni d'arte della Cassa di risparmio di Bologna. I disegni, I, Bologna 1973, pp. 423-430; S. Ferrara-G. Gaeta Bertelà, Incisori bolognesi ed emiliani del sec. XVIII, Bologna 1974, nn. 264-275; V. Piontelli, Indice bibliografico degli incisori ital. dalle origini al XVIII secolo, Milano 1978, p. 21; Grafica riminese fra rococò e neoclassicismo (catal.), Rimini 1980, pp. 62, 134; Immagini devozionali uscite dalla tipografia Dalla Volpe conservate nella Biblioteca dell'Archiginnasio, a cura di E. Colombo, in L'Archiginnasio, LXXVIII (1983), pp. 3952; Nell'età di Correggio e dei Carracci (catal.), Bologna 1986, p. 343; L. Tongiorgi Tomasi, Libri illustrati, editori, stampatori artisti e connoisseurs, in Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento. Avvio a un'indagine, Bologna 1987, pp. 317, 340; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 147; Catalogo Bolaffi dei pittori e incisori, Torino 1973, IV, p. 255.