FALLERONI, Giovanni
Nacque a Loreto (prov. di Ancona) il 27 dic. 1837, figlio di Francesco e di Tarsilla Bocci. Studiò filosofia a Recanati, dove risiedeva con la famiglia; nel 1854 si iscrisse alla facoltà di medicina di Macerata, completando gli studi a Bologna. Nella primavera del 1859 il F. e il fratello Lorenzo, seguendo le istruzioni diramate dalla Società nazionale italiana, partirono per arruolarsi come volontari nell'esercito del Regno di Sardegna. A Torino, passata la visita di leva, il F. entrava il 4 giugno nel corpo dei bersaglieri. Inviato al deposito di Cuneo, venne incorporato nell'XI battaglione, appena costituito.
Dopo Villafranca, il 28 luglio il gen. A. Ferrero della Marmora comunicava, con una circolare, che i volontari non appartenenti alle province lombarde potevano chiedere il congedo. Nel mese di agosto il F. si recava a Bologna, dove alla fine settembre si arruolava nuovamente, questa volta nel XXIV battaglione bersaglieri, che faceva parte dell'esercito della Lega dell'Italia centrale. Il 1° ottobre ebbe il grado di caporale. Abbandonato l'esercito nel maggio del 1860, raggiungeva in Sicilia Garibaldi, aggregandosi alla brigata Medici appena in tempo per prendere parte all'assalto di Milazzo del 20 luglio. Il 25 entrava a Messina con la 17a divisione (la brigata era diventata divisione il 19 luglio). Il 20 settembre, con il battaglione Cattabene, prese parte allo scontro di Caiazzo tra garibaldini e borbonici. Nella ritirata fu ferito ad una mandibola e portato prigioniero a Capua. Liberata la città il 2 novembre, il F. chiese il congedo appena emanato il decreto governativo dell'11 novembre sui volontari dell'esercito meridionale.
Nel 1861 fu nominato medico condotto a Recanati. L'anno seguente gli moriva il padre e toccò a lui, insieme con la madre, assumere il peso del mantenimento dei due fratelli e delle cinque sorelle. Operò nelle condotte mediche di Preggio, di Tuoro e di Cannara, tutte in provincia di Perugia, finché, nel 1872, fu richiamato a Recanati con un aumento di stipendio. Nel 1873 prese a Napoli la specializzazione in chirurgia, che gli consentì di essere nominato interino nella condotta chirurgica di Porto Recanati. Successivamente, per motivi politici, abbandonò la condotta. Tornato a Tuoro come medico chirurgo nel 1878, si inserì nel dibattito acceso dai progetti di prosciugamento del lago Trasimeno, sostenendo le ragioni a favore dell'iniziativa che, a suo dire, avrebbe migliorato le condizioni di salute della popolazione locale.
Entrato in polemica col sindaco di Tuoro G. Pompili, contro di lui pubblicò a Recanati nel 1879 l'opuscolo Sullo scritto "Osservazioni e schiarimenti intorno al consorzio per il lago Trasimeno" di Guido Pompili. Lo scontro si concluse con un duello e con il licenziamento del F. da parte del Comune.
Iniziato in massoneria fin dal 1864, repubblicano e anticlericale, collaboratore dal 1879 del periodico L'Educatore di Macerata, espressione dell'opposizione democratico-repubblicana, giunto a Roma nel 1880 ebbe modo di intensificare la sua attività politica collaborando al quotidiano La Lega della democrazia ed entrando a far parte del Circolo repubblicano e di quello intestato a M. Quadrio. Alla fine del 1881 fu denunciato per aver distribuito ed affisso nella notte del 17-18 novembre stampati antimonarchici in risposta al viaggio ufficiale che Umberto I aveva compiuto a Vienna in ottobre. Condannato dal tribunale di Roma il 17 genn. 1882 a sei mesi di carcere e a 500 lire di multa, la sentenza fu riconfermata in appello il 31 marzo 1882. Per evitare il carcere si rifugiò a Lugano, rifiutandosi di domandare la grazia da lui giudicata "una delle più grandi e più odiose ingiustizie" (Morlacchi, p. 15).
Candidato dalla Consociazione democratica alle elezioni politiche del 1882, fu eletto deputato nel collegio di Macerata con 2.484 voti. Contrario al giuramento politico richiesto ai parlamentari che, a suo giudizio, sanciva "il privilegio, ... la pretensione d'un diritto iniquo, pone il bavaglio, nega la discussione" (ibid., p. 17), coerente con i suoi principi, convocato alla Camera, il 30 novembre rifiutò di prestare giuramento. Il presidente dell'assemblea D. Farini fu costretto ad espellerlo dall'aula. Il 17 genn. 1883 il seggio del collegio di Macerata fu dichiarato vacante.
Questo avvenimento diede al F. una vasta popolarità e scatenò una lunga polemica, inducendo A. Depretis a ribadire con una nuova legge sul giuramento l'art. 49 dello statuto.
Il 3 dic. 1882, nel teatro Comunale di Macerata, il F. tenne un applaudito discorso ai suoi elettori, riaffermando le sue posizioni politiche, che erano poi quelle di gran parte dell'estrema Sinistra: rivendicazione del suffragio universale, indennità ai deputati, nazione armata, imposta unica progressiva e pesante tassazione delle eredità, abolizione delle tasse più inique come quella sul sale, contenimento dell'emigrazione mettendo a colture i latifondi abbandonati, tutela degli operai e limitazione delle ore di lavoro, abolizione del gioco del lotto, trasformazione dei regolamenti sulla prostituzione, scuola obbligatoria, gratuita e totalmente laica, maestri dipendenti dallo Stato e non dai Comuni, abolizione dell'articolo 1° dello statuto, abolizione della legge delle Guarentigie. A conclusione del suo discorso ribadiva la necessità di abolire il giuramento politico, "che sancisce l'indiscutibilità di certe cose che dovrebbero poter essere discusse", e proponeva la Costituente per definire la forma istituzionale.
Subito dopo, essendo stato spiccato contro di lui un nuovo mandato di cattura, si rifugiò nuovamente in Svizzera. Nel 1883 la Società dei militari in congedo di Recanati lo nominò presidente onorario. Amico di D. Barilari, direttore del Lucifero, il più importante periodico repubblicano delle Marche, il F. pubblicò sul giornale articoli contro i cattolici conciliatoristi (L'estrema sinistra e il padre Curci, 25 febbr. 1883) e sulla questione sociale.
Nel 1887 contrasse il tifo, curando gli abitanti di Giubiasco colpiti da una forte epidemia. Riportato in Italia dal fratello Domenico, grazie ad una amnistia per i reati politici, si stabilì prima a Civitavecchia e successivamente a Recanati per curare le conseguenze della malattia.
Colpito da paralisi celebrale, morì a Recanati (prov. di Macerata) il 31 genn. 1890. Nei giorni successivi la Confederazione operaia genovese, per onorarne il ricordo, lo nominò socio onorario del sodalizio.
Oltre a quelli già citati, vanno ricordati i seguenti scritti del F.: Una rettificazione sopra un caso di diabete mellito, Recanati 1879; Tanto per finire! Resurrezione, ibid. 1880; Prefaz. a A. Balbiani, Le bollate dalla questura: bozzetti, Milano 1883.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Corte d'appello di Roma, Sentenze penali 1882, I, pp. 960-967; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, Legisl. XV, I sessione, pp. 43, 433; G. E. Morlacchi, Il dr. G. F. Ricordo, Recanati 1890; Non giuro!, Numero unico per le onoranze in Recanati a G. F., Recanati, 13 ott. 1901; D. Spadoni-G. Spadoni, Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento ital., Macerata 1927, p. 92; S. Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia. Da Novara a Vittorio Veneto, (1870-1896), Napoli 1939, p. 264; G. Manacorda, Il movimento operaio ital. attraverso i congressi operai e socialisti, in Rinascita, Suppl. n. 3, marzo 1951, p. 49; G. Santini, Garibaldini anconitani risorgimentali e dei Mille, in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le Marche, s. 8, I (1960), p. 76; A. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, IV, Salerno 1964, p. 463; E. Santarelli, Le Marche dall'Unità al fascismo, Roma 1964, pp. 97 s.; G. Bastianelli, Un apostolo del mazzinianesimo: D. B. Basilari, Urbino 1970, p. 71; R. Molinelli, Una città delle Marche dopo il 1860, Urbino 1971, p. 65; F. Bortolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1849 al 1970, Roma 1971, p. 475; R. Colapietra, Storia del Parlamento italiano, VIII, La Sinistra al potere, Palermo 1975, pp. 303, 309, 335; Lucifero. Un giornale della democrazia repubblicana, a cura di G. Castagnari-N. Lipparoni, Ancona 1981, pp. 48, 101, 104, 114, 125, 232, 254; G. Castagnari-N. Lipparoni, Lineamenti per una storia della stampa e del movimento repubblicano nelle Marche postunitarie, in La stampa democratica e repubblicana nelle Marche (1867-1925), a cura di G. Castagnari, Ancona 1986, pp. 15, 21; Il Parlamento italiano, 1861-1988, V, La Sinistra al potere, Milano 1989, p. 17; A. M. Isastia, Il volontariato militare nel Risorgimento: la partecipazione alla guerra del 1859, Roma 1990, p. 390; F. Foschi, G. F., in Il Parlamento italiano, VIII, 1903-1914, Milano s.d., pp. 455 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e naz., Terni 1890, p. 438; M. Rosi, Diz. del Risorgimento naz., III, p. 32; F. Ercole, Gli uomini politici, II, p. 82.