FAROLFI, Giovanni
Mercante fiorentino, attivo fra la fine del sec. XIII ed i primi anni del XIV. Nel 1296 e nel 1297 era uno dei soci della Compagnia dei Franzesi che, avendo prestato ingenti somme a Carlo II d'Angiò su sollecitazione di Bonifacio VIII, furono rimborsati attraverso i frutti delle decime di numerose diocesi italiane e dalmate. In questi anni il F. già risiedeva probabilmente in Provenza, ove comunque.negli anni 1299-1300 è attestata l'attività di una sua società grazie ad un "libro del dare e dell'avere", di mano di Matino Mannucci, che costituisce, fra l'altro, un importante testimone per la storia del volgare fiorentino e per la storia dela tecnica commerciale, della ragioneria e delle registrazioni contabili. La società per la quale era tenuto questo libro di conti (si tratta del libro mastro della filiale di Salon) aveva sede a Nîmes, era intitolata "Giovanni Farolfi e compagni" ed era formata da operatori fiorentini di medio livello (Bacchera Baldovini, Ughetto Buonaguide, Francesco Cavalcanti, Borrino e Vitale Marsoppi, Giometto Verdiglioni, ecc.) che, a titolo personale, erano poi spesso membri o corrispondenti di altre società, nel quadro di una intricata rete di relazioni e collegamenti che la scarsità di altra documentazione non permette di ricostruire nei particolari.
La compagnia (che nella sola Salon conduceva a pigione almeno quattro immobili) trattava quasi ogni genere di mercanzia: grano, panni, tessuti, mandorle, vino, lane, medaglie d'argento, coltrici, bilance, ronzini, avena, olio, orzo, sostanze coloranti, stame di filare e filato. Si occupava poi naturalmente di prestiti, di cambi e di trasferimenti di denaro ed era in relazioni d'affari con alcune delle maggiori società fiorentine dell'epoca (come ad esempio quella degli Spini e quella dei Bardi), con numerosi mercanti e prestatori ebrei presenti nella Francia meridionale, con prelati (come l'arcivescovo di Arles) e con signori (come Nicola Grimaldi di Monaco). Quanto all'area di intervento della compagnia essa abbracciava, oltre a Nimes, Avignone, il contado venassino, Salon, Arles, Tarascona, Marsiglia e Montdragon, nella quale ultima località operava una filiale (o un'altra società indipendente) intitolata "Tommasino Farolfi e compagni".
Un Arrigo Farolfi è testimoniato in "Romània" intorno al 1345 come acquirente di pezze di panno fiorentino dalla compagnia dei Buonaccorsi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, serie 2, n. 84 bis: Libro del dare e dell'avere, cc. 56 (con numerazione originale da 48 a 110); Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, nn. 782 s.; Les registres de Boniface VIII…, a cura di G. Digard-M. Faucon-A. Thomas, Paris 1884-1939, I, nn. 1495, coll. 543-544; 1515, coll. 550-551; 1578-1579, coll. 590-591; IV, nn. 5465-5467, coll. 21-22; F. Melis, Storia della ragioneria..., Bologna 1949, pp. 481-490; Nuovi testi fiorentini del Dugento, a cura di A. Castellani, II, Firenze 1952, pp. 708-803; F. Melis, Documenti per la storia econ. dei secoli XIII-XVI, Firenze 1972, pp. 58 s., 71, 98, 384; A. G. Lee, The coming of age of double trutry, in Accounting Historians Journal, IV (1977), pp. 79-96; H. Hoshino, L'arte della lana in Firenze nel Basso Medioevo, Firenze 1980, p. 81 (Arrigo); F. Melis, Osservazioni preparatorie al bilancio nei conti della Compagnia Farolfi, nel 1300 in Studi di ragioneria e tecnica economica. Scritti in on. del Prof. Alb. Ceccherelli, Firenze 1959, pp. 347-356, ora in Id., L'azienda nel Medioevo, a cura di M. Spallanzani, ibid. 1991, pp. 227-254.