Fattori, Giovanni
Pittore (Livorno 1825 - Firenze 1908). Dopo un primo apprendistato presso il pittore livornese Giuseppe Baldini, alla fine del 1846 giunse a Firenze iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti, che frequentò con discontinuità. Tuttavia le lezioni all’Accademia e le amicizie al caffè Michelangelo lo avvicinarono alle nuove tendenze artistiche, tanto che cominciò a dipingere all’aperto nelle campagne toscane insieme al pittore torinese Andrea Gastaldi. La metà degli anni Cinquanta lo vide impegnato nella realizzazione di opere di argomento storico e di derivazione letteraria, ma nel 1859 le vicende belliche, con la fuga da Firenze del granduca Leopoldo II e la presenza delle truppe napoleoniche al Parco delle Cascine, lo portarono quasi di getto a entusiasmarsi per quegli episodi e a ritrarli in piccole tavolette, che segnano per lui gli esordi della pittura di macchia. Contemporaneamente portò a termine il grande quadro storico Maria Stuarda al campo di Crookstone e, sempre nel 1859, fu determinante l’incontro con Nino Costa che lo spinse a partecipare al concorso Ricasoli, vinto con Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta. Tornato a Livorno per assistere la moglie ammalata, dipinse Le macchiaiole e nel 1866 la famosa Rotonda di Palmieri. A seguito della morte della moglie, si ritirò nel 1867 per un periodo a Castiglioncello, ospite dall’amico Diego Martelli, e nel 1869 venne nominato professore all’Accademia di Firenze. Premiato nel 1870 a Parma con il quadro Principe Amedeo ferito a Custoza, nel 1872 visitò Roma. Dopo questo viaggio realizzò opere importanti, caratterizzate da un’attenta partitura dei cromatismi e dei volumi, quali In vedetta o Riposo. Dopo il soggiorno a Parigi del 1875 in compagnia di Francesco Gioli, Egisto Ferroni e Niccolò Cannicci, sperimentò con passione la tecnica dell’incisione e l’acquaforte. Dagli anni Ottanta fu spesso ospite del principe Corsini alla Marcigliana, dove trasse spunti per numerosi dipinti, quali La marca dei puledri e Il salto delle pecore, entrambi presentati all’Esposizione nazionale di Venezia del 1887, temi che svilupperà anche in seguito, mantenendo fino ad età avanzata un’intensa attività.