FERRERIO, Giovanni
Nasce nel 1502 a Riva presso Chieri (Torino) da Martino e Caterina Finelli.
Nessuna notizia sulla sua vita è nota prima del suo trasferimento a Parigi, avvenuto nel 1525 all'età di ventitré anni. come il F. stesso precisa nella breve autobiografia inserita nella Historia monasterii a Kenlos. Si trattenne tre anni nella capitale francese seguendo l'insegnamento di Jean Morand e Jean de Tartas (Durkan, pp. 354, 357). Nel 1528 lasciò Parigi per la Scozia, al seguito di Robert Reid, che aveva conosciuto all'università, allora abate di Kinloss e persona di rilievo alla corte scozzese. Qui il soggiorno si protrasse per un decennio. I primi tre anni li trascorse insieme con Reid a corte, e dovette trattarsi di un'esperienza non molto felice, se lo stesso F. chiese a Reid di potersi trasferire nel monastero di Kinloss o di lasciare la Scozia. Ottenuta la possibilità di soggiornare a Kinloss, il F. vi si fermò per cinque anni (1532-36), dedicandosi di nuovo agli studi, all'istruzione dei monaci e alla stesura di alcune sue opere. La lunga permanenza, che si ripeterà di lì a pochi anni, a Kinloss e l'inserzione dei suoi scritti nella Bibliographie générale de l'Ordre de St. Benoît (I, p. 323) avvalorano l'ipotesi che il F. fosse monaco benedettino, come d'altra parte è indicato nel titolo della cronaca degli abati di Kinloss (Historia monasterii a Kenios... a I. Ferrerio Pedemontano eiusdem monasterii monacho scripta).
Nel 1537 il F. aveva deciso di ritornare in Italia. Qualche impedimento invece si dovette frapporre: nel 1538 era infatti a Parigi, dove si fermò fino al 1541, attendendo soprattutto alla stampa dei propri opuscoli (Durkan pone questo soggiorno parigino in relazione con la nunziatura in Francia di Filiberto Ferrerio [Ferrero]). Durante la Pasqua del 1541, dando seguito alle insistenze del Reid, divenuto vescovo delle Orcadi, ritornò in Scozia, dove rimase fino al 1545, alternando il servizio al seguito di Reid con la preparazione, a Kinloss, della Bibliotheca universalis, rimasta però incompiuta e mai pubblicata. L'espefienza scozzese lasciò tracce profonde, ed anche rimpianti, nel Ferrerio. Gli scambi epistolari con l'ambiente culturale e religioso scozzese furono sempre piuttosto frequenti fino alla riforma di John Knox. Ed era stato il rapporto con la corte scozzese l'occasione per la composizione della sua opera più conosciuta, il breve trattato sulla cometa apparsa nel 1531.
Il De vera cometae significatione contra astrologorum omnium vanitatem (Parisiis, M. Vascosan, 1540; trad. italiana di Averardo Filicaia, Firenze, G. Marescotti, 1577), dedicato a Giacomo V Stuart, pur nella sua brevità è di una qualche importanza quale documento della critica all'astrologia divinatoria conseguente alle Disputationes adversus astrologiam divinatricem di Giovanni Pico della Mirandola, esplicitamente citato dal F. come colui che ha confutato in modo definitivo le vanità degli astrologi.
Oltre al breve trattato sulla cometa, vennero stampati dal Vascosan altri tre opuscoli del F.: due di argomento filosofico (Academica de animorum immortalitate ex sexto Ciceronis De Republica libro enarratio, 1539, con dedica a Filiberto Ferrero, legato pontificio in Francia; Auditum visu praestare contra vulgatum Aristotelis placitum academica dissertatio, 1539) ed una di contenuto retorico (Cicero poeta etiam elegans nedum ineptus fuisse contra vulgatam grammatistarum opinionem asseritur, 1540), che mostra l'adesione del F. al ciceronianesimo. In appendice all'edizione, da lui stesso curata, del De immortalitate animorum di Gianfrancesco Pico (I. F. Pici Mirandulae De animorum immortalitate docta et arguta digressio nunquam prius in Gallis excusa, Parisiis, J. Roigny, 1541), il F. inserì due brevi note afferenti al problema dell'immortalità affrontato da Pico: la prima sulla corretta interpretazione del termine ἐντελέχεια (Appendixde entelechia, pp. 49-55), la seconda sulle prove dell'immortalità addotte dai testi biblici (Appendix altera ... in qua immortalitas animorum ex divinis litteris confirmatur, pp. 55-60). Venne invece stampato in Italia il De officiis non vulgaribus vitae religiosae (Romae 1540), in cui sono inserite le correzioni al commento di Donato Acciaiuoli all'Ethica Nicomachea.
Vanno inoltre ricordati il completamento delle Scotorum historiae di Hector Boèce (Parisiis, F. Lepreux, 1574) e l'inserzione di sessanta proverbi selezionati da una raccolta del F. nell'edizione parigina del 1579 degli Adagia di Erasmo. Solo nel Settecento, nella Amplissima collectio di E. Martène e U. Durand, fu stampata la cronologia, corredata dall'indicazione sommaria dei principali eventi accaduti, degli abati del monastero di Kinloss (Historia monasterii a Kenlos Ordinis cisterciensis... anno MDXXXVII, in Veterum scriptorum et monumentorum historicorum, dogmaticorum, moralium amplissima collectio, VI, Parisiis 1729, coll. 319-327).
Piuttosto complessa la situazione delle opere manoscritte. Superstiti ne sono sicuramente due: le annotazioni agli Annales di Tacito nel Vat. Reg. Lat. 906 (P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 400b) e la citata storia del monastero di Kinloss (Historia abbatum monasterii a Kynlos, 1537) nel manoscritto 35.5.5 della National Library of Scotland di Edimburgo (ibid., IV, p. 15b).
A. Rossotto e G. De Gregory riportano due ampi elenchi di opere manoscritte attribuite concordemente al Ferrerio.
Durante i soggiorni a Parigi, dove passò la maggior parte della sua vita (l'ultimo durò dal 1545 fino alla morte), il F. entrò in contatto con gli ambienti culturali della capitale e, oltre alla pubblicazione dei propri opuscoli, si fece attivo editore di non pochi testi. Le notizie sulla sua attività parigina sono documentate da una raccolta di lettere conservate nel Fonds Moreau (ms. 847, ff. 45-87) della Bibliothèque nationale di Parigi, attribuite al F. da J. H. Pollen (Papal negotiations with queen Mary, Edimburgh 1901, pp. 413-419) ed ampiamente citate da J. Durkan per la ricostruzione della sua permanenza a Parigi. Qui, oltre alla citata edizione del De immortalitate animorum di Gianfrancesco Pico, il F. curò quelle del Fedone e del Timeo nella traduzione di Marsilio Ficino (P. Calvarin, 1536), in collaborazione con F. Zampini; della Institutio physica sive De motu di Proclo (Bogard, 1542, con versi di Archibald Hay) e dei Genialium dierum libri sex di Alessandro D'Alessandro (J. Roigny, 1549). Su richiesta degli stampatori, G. Merlin e S. Nivelle, il F. redasse una prefazione all'edizione di s. Giovanni Crisostomo di Philippe Montanus (1570), nella quale si rimprovera per essersi dedicato eccessivamente all'ingrato ed oscuro lavoro di correttore e di autore di prefazioni in gran parte rimaste anonime.
Suoi versi, insieme con quelli di Jean Dorat, furono inseriti nell'edizione parigina delle Declamationes CXXXVII attribuite a Quintiliano (F. Morel, 1563). Viene infine ritenuta del F. la compilazione dell'appendice ai Chronicorum libri tres di J. Carion pubblicata a Parigi nello stesso anno presso J. Dupuy. La sua presenza nei collegi dei Lombardi, di Cambrai (come tutore dei nipoti del cardinale David Beaton) e di Lisieux permette di ipotizzare un suo rapporto con G. Postel, che lo ricorda in una lettera del 3 genn. 1576, in cui sono menzionate le ricerche del F. volte alla raccolta del materiale per la stesura della Bibliotheca universalis, che rimase però solo un progetto, in quanto non poté essere portata a termine per le cattive condizioni di salute del F., che morì di lì a tre anni, nel 1579, a Parigi.
Risale al 1549 ed agli anni immediatamente successivi un episodio piuttosto interessante della vita dei F.: la corrispondenza con Conrad Gesner. Lo scienziato svizzero, che stava attendendo alla composizione delle sue monumentali opere enciclopediche di zoologia e botanica, a lui si rivolse per ricevere informazioni e, possibilmente, illustrazioni della fauna scozzese. Le richieste di Gesner vennero trasmesse dal F. agli amici in Scozia, ma le risposte non furono sempre tempestive. Alcuni non risposero affatto, costringendolo a rivolgersi ad altri, determinando un ritardo a volte anche di anni nella trasmissione dei dati richiesti da Gesner, che rimase però soddisfatto del lavoro svolto dal F., tanto da inserire i titoli di alcune sue opere, manoscritte e a stampa, nelle varie edizioni della Bibliothera universalis e nei Pandectarum sive partitionum universalium libri XXI (Tiguri, Christ. Froschover, 1548, I, ff. 44vb, 65ra, 72rb). L'elenco dato da Gesner venne successivamente ampliato nella Epitome bibliothecae Conradi Gesneri di C. Lycosthenes - J. Simler (ibid. 1555, f. 97r) e nella Appendix bibliotherae Conradi Gesneri (ibid. ff. 62vb-63ra).
Bibl.: Sulla vita e l'attività del F. si veda F. A. Della Chiesa, Catalogo di tutti li scrittori piemontesi et altri de i Stati dell'Altezza Sereniss. di Savoia..., Torino, 1614, pp. 52 ss.; A. Rossotto, Syllabus scriptorum Pedemontii seu de scriptoribus Pedemontanis..., Monteregali 1667, pp. 326 ss.; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1747, p. 312;G. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, III, Torino 1821, pp. 124 ss.; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I. Torino 1841, p. 291;G.M. De Rolandis, Notizie sugli scrittori astigiani, Asti 1912, pp. 107 s.; H. Busson, Le rationalisme dans la littérature française de la Renaissance..., Paris 1957, ad Indicem;F. Secret, Notes sur Guillaume Postel, XXIII: Postel et G. F., in Bibl. d'human. et Renaiss., XXIII (1961), pp. 127 s.; J. Durkan, G. F., Gesner and French affairs, ibid., XLII (1980), pp. 349-360;L. Thorndike, Ahistory of magic and experimental science, V, pp. 293 ss.; VI, p. 131.