ROMANELLI, Giovanni Filippo.
– Non si hanno notizie relative ai natali e alla famiglia di origine di questo sacerdote attivo nel secolo XVII, del quale alcuni autori hanno sostenuto la nascita a Laurito nel Regno di Napoli (Cento, 1976, col. 977). Le notizie della sua vita si concentrano esclusivamente intorno alla fondazione della Congregazione religiosa dei dottrinari di Napoli, originariamente nata nell’area cilentana della diocesi di Capaccio.
Romanelli risulta infatti aver fondato a Laurito, il 2 dicembre 1617, la Congregazione dei chierici regolari di vita comune dei dottrinari di Napoli, con i sacerdoti napoletani Tommaso Pompeo di Monforte, fratello del locale barone Ferdinando, e Andrea Brancaccio, fratello di Scipione, barone di Alfano. Con la bolla del 12 ottobre 1618 il vescovo teatino di Capaccio, Pedro De Matta y Haro, approvò la costituzione dei Chierici secolari della dottrina cristiana. La bolla, tra i pochissimi documenti che fanno riferimento a Romanelli, è stata pubblicata interamente da Giuseppe Volpi (1752).
I fondatori ebbero come modello di riferimento la Congregazione di origine francese di Cesar de Bus (1544-1607), il quale aveva fondato ad Avignone una compagnia di sacerdoti insegnanti per la formazione religiosa dei bambini poveri. I dottrinari di Napoli, nati in una delle zone più impervie e isolate del Mezzogiorno d’Italia, si prefissero la missione di aiutare i vescovi nella cura d’anime, rivolgendo il loro servizio religioso soprattutto a coloro che erano sprovvisti di istruzione religiosa, perché privi di contatto con i centri abitati in quanto o contadini in campagne isolate o pastori tra le montagne.
La Congregazione successivamente venne confermata il 17 dicembre 1628 dal vescovo Francesco Maria Brancaccio, il quale, divenuto poi cardinale, diede conferma dell’approvazione da parte delle autorità apostoliche il 12 maggio 1634. Monsignor Luigi Pappacoda, a seguito della richiesta di Giovanni Francesco Sanfelice, reggente della Cancelleria reale, concesse ai dottrinari cilentani il 28 aprile 1635 la chiesa di S. Michele Arcangelo di Laureana. Risulta attestato che Romanelli nel 1626 ebbe la conferma della carica di rettore della Congregazione, mentre Pompeo di Monforte ne era l’ammonitore. Un tal Maurizio Romanelli, forse parente di Giovanni Filippo, nella stessa occasione fu nominato vicedirettore e ministro di casa.
Romanelli chiese a Innocenzo X che la Congregazione potesse essere unificata a un’altra a scelta del pontefice, ma questo non si verificò se non molti decenni dopo. Un primo tentativo fu compiuto nel 1667 da Alessandro VII, che sanciva l’unificazione tra la Congregazione napoletana e quella degli agatisti di Roma, unione avviata in realtà già dal 1659, ma che di fatto non divenne mai operativa, anche dopo la conferma papale.
All’epoca di questi tentativi il padre Romanelli era comunque già morto, probabilmente, come attesta Giovanni Perizzolo (1993, p. 100), nel corso della peste del 1656.
L’unificazione con i dottrinari francesi di de Bus ebbe effettivamente luogo a opera di Benedetto XIII con breve del 28 settembre 1725.
Fonti e Bibl.: G. Volpi, Cronologia de’ vescovi pestani ora detti di Capaccio…, Napoli 1752, pp. 140-144; P. Cento, Dottrinari di Napoli, in Dizionario degli istituti di perfezione, a cura di G. Pelliccia - G. Rocca, III, Roma 1976, coll. 977 s.; P. Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, II, Roma 1982, p. 104; G. Perizzollo, Sulle orme dei padri. I Dottrinari (1592-1992), Pellezzano 1993, pp. 98-100; M. Regazzoni, Cinque e Seicento. L’epoca delle Riforme e della Controriforma, in Storia della spiritualità italiana, a cura P. Zovatto, Roma 2002, p. 319; S. La Pegna, P. Romanelli e la sua opera, in Luce Vera, 2008, n. 4, p. 21.