SPONGIA, Giovanni Filippo
– Nacque a Rovigno d'Istria l’11 gennaio 1798 da una famiglia di farmacisti. Le fonti non riportano l'identità del padre e della madre.
Studiò dapprima farmacia, poi medicina presso l’Università di Padova, laureandosi nell’agosto del 1825, sotto la direzione del clinico Valeriano Luigi Brera (1772-1840), con la dissertazione inaugurale De febrium typhicae, peticularis, typhico-peticularis characteribus ne discrimine (Padova 1825). Di Brera fu poi assistente e nel 1832 concorse senza successo alla cattedra di clinica medica del maestro. Dal 1833 al 1844 fu direttore dell’ospedale civile di Padova, succedendo a Francesco Luigi Fanzago (1764-1836), già suo docente. In questi anni curò i quattro volumi dei Comentarii di medicina (Padova 1836-1837), riprendendo l’iniziativa dei Nuovi commentari di medicina e chirurgia curati da Brera, Cesare Ruggieri (1768-1828) e Floriano Caldani (1772-1836) fra 1818 e 1820.
Alla rivista, Spongia contribuì con lavori incentrati su questioni epidemiologiche. Nei due volumi del 1836 pubblicava alcuni interventi sulla Costituzione epidemica dello spedale civile di Padova per gli anni 1833 e 1834, nei quali correlava, mese per mese, dettagliate osservazioni meteorologiche e analisi epidemiologiche, annotando l’andamento delle diverse malattie osservate presso l’ospedale. L’analisi è arricchita, inoltre, da discussioni anatomo-chirurgiche su temi specifici (I, pp. 129-181, 401-445; II, pp. 588-622). Sempre nel secondo volume dei Comentarii, Spongia pubblicava un articolo Sul vajuolo e sue modificazioni (II, pp. 3-12). Correlava l’andamento dell’epidemia con fattori climatici, notando che l’incidenza della malattia aumentava nel periodo invernale e diminuiva invece con la bella stagione, in accordo con la «costituzione reumatica» dell’inverno (ibid., p. 5). Infine, nel terzo e ultimo volume dei Comentarii, il medico istriano pubblicava un Discorso preliminare alle ricerche sugl’influenti le malattie popolari (III, pp. 225-239) in cui dichiarava di voler studiare «l’andamento di morbi epidemici, indivisibili compagni dei cambiamenti meteorici» (ibid., p. 231). Spongia si dimostrava critico nei confronti della 'dottrina del contagio', che favoriva la svalutazione dei fattori geografici e metereologici nella determinazione delle malattie epidemiche.
Secondo Spongia, l’andamento stagionale delle malattie epidemiche costituiva la prova della loro dipendenza da fattori come fasi lunari, elettro-magnetismo terrestre, pressione dell’aria, venti e temperatura (il caldo determinava, per esempio, malattie addominali, mentre il freddo quelle toraciche). Spongia tentava di combinare i concetti epidemiologici della scuola ippocratica (arie, acque, luoghi) con alcune cognizioni della fisica moderna. Alla dottrina del contagio Spongia avrebbe dato un ulteriore contributo con una serie di lavori letti preliminarmente all’Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova (Su la riforma domandata dal secolo XIX nella dottrina del contaggio e sul recente progetto del Cav. A.-F. Bulard de Meru. Memorie lette all’I.R. Accademia di scienze, lettere, ed arti di Padova nelle tornate 9 aprile 1839, 7 aprile 1840, Padova 1839-1840; Su la riforma domandata dal secolo XIX nella dottrina del contaggio. Memorie lette all’I.R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, Padova 1847). Faceva riferimento alle teorie sulla peste e alle conseguenti proposte di riforma dei lazzaretti del medico francese Arsène-François Bulard (1805-1843).
Bulard faceva parte di un gruppo di medici europei, in particolare francesi e inglesi, che si erano trasferiti in Medio Oriente nei primi decenni del secolo per una riorganizzazione sanitaria della regione sulla base delle conoscenze occidentali. Le esperienze di tali medici nella gestione di nuove epidemie di peste portarono a ridiscutere le teorie sulle pestilenze consolidate in Europa ormai da diversi secoli. Bulard e Antoine Barthélémy Clot (1793-1868), grazie ai soggiorni e alle cariche ottenute in Egitto, svilupparono idee e proposte che ebbero la eco maggiore in Europa. Clot negava il concetto di contagio: la peste non si diffondeva per contatto fra pazienti ammalati e persone sane, né esistevano 'germi' specifici che potessero diffonderla attraverso cose e persone. Bulard, invece, sosteneva che non fosse sufficiente la presenza del 'germe contagioso', ma fossero necessarie, per lo sviluppo della malattia, anche il concorso della suscettibilità individuale e di opportune circostanze geoclimatiche. La questione dibattuta aveva dei fondamentali risvolti economici e commerciali. Se la dottrina del contagio si fosse dimostrata infondata, le misure di contumacia obbligatorie per le navi sarebbero state eliminate a vantaggio della velocità delle spedizioni, in particolare di quelle con carichi provenienti dall’Oriente. Le amministrazioni politiche francesi e inglesi, non a caso, stimolarono da vicino la discussione col fine di poter rivedere le regolamentazioni dei porti e dei lazzaretti. Nella trattazione, Spongia si dimostrava fedele ai suoi «principii di geografia fisica», analizzando le «circostanze di luogo, di tempo, di temperatura, di tensione elettrica, di condizione igrometrica, di latitudine geografica» (G. F. Spongia, Su la riforma domandata dal secolo XIX..., cit., p. 120) relative alla peste, in particolare per come si era manifestata sul territorio egiziano. Pur non definendosi esplicitamente contrario alla dottrina del contagio, il medico patavino sembrava schierarsi con le teorie del dottor Clot.
Nel 1838, Spongia diede alle stampe un’opera di carattere storico-biografico che ebbe un qualche successo, incentrata sulla figura di uno dei suoi maestri degli anni universitari, Francesco Luigi Fanzago (Di Francesco Fanzago nobile e medico padovano del suo secolo e de' suoi scritti. Memoriale storico, Padova 1838). Inoltre, aveva pubblicato la sua traduzione dall'originale latino delle Istituzioni di patologia generale di Philipp Karl Hartmann (Padova 1828, poi Bologna 1837).
Dal 1842 al 1852 fu preside della facoltà medico-chirurgica dell’Università di Padova, trovandosi a fronteggiare i moti rivoluzionari del 1848. In questo periodo diede alle stampe un’opera sulle caratteristiche geofisiche dell’Istria in relazione alle sue condizioni sanitarie (Su l’Istria penisola dell’Adriatico: tentativo a tracciare gli elementi di sua condizione sanitaria, Padova 1849). Il 4 gennaio 1848 Spongia, allora rettore vicario, fu contestato per aver invitato gli studenti a contenersi nelle loro esternazioni antiaustriache. L’8 gennaio dello stesso anno fu sollevato dall’incarico di rettore dal governatore delle provincie venete, perché considerato «austriacante» (Berti, 2011, p. 410). In seguito alla rioccupazione di Padova da parte delle truppe austriache (14 giugno 1848), fu inserito in un primo momento fra l’elenco dei professori da epurare, ma subito reintegrato proprio per il suo esser stato filoaustriaco.
Spongia fu presidente della Reale Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, della quale avviò la Rivista periodica trimestrale nel 1851, di cui fu il responsabile per i tre anni successivi, e socio corrispondente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Infine, dal 1852 al 1866 fu consigliere sanitario della Luogotenenza veneta. In questo periodo diede alle stampe, in due volumi, la sua ultima opera scientifica: Analisi di fatti fisici non affini alla organicità, ovvero esame a chiarire il processo morboso diffusibile nella sfera organica (Venezia 1858-63). Qui tornava sui temi tipici della sua produzione scientifica, tentando una sintesi generale, incentrata sul ruolo della temperatura, della densità e del peso dell’atmosfera, dell’acqua e delle sue esalazioni, nella determinazione dei morbi epidemici.
In qualità di consigliere sanitario, Spongia contribuì alla realizzazione, a partire del 1855, dell’ospedale psichiatrico provinciale di S. Clemente a Venezia. Promosse inoltre un progetto d’indagine complessiva delle risorse idrominerali venete. Il progetto di Spongia prese avvio dalla ricerca del chimico veneziano Giovanni Bizio (1823-1891) che, il 25 marzo 1855, presentava una lettura presso l’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti in cui annunciava la scoperta dell’arsenico nelle acque minerali di Civillina, località presso Vicenza. Nello stesso anno, Spongia inviò al ministero dell’Interno di Vienna un progetto che individuava 47 località del Veneto e del Friuli dove indagare la composizione delle acque da parte di un team composto da un fisico, un geologo, tre chimici e un medico.
Nel 1866, preferì la pensione al posto di protomedico di Trieste, ritirandosi a Firenze e in seguito a Roma.
Morì il 5 ottobre 1880.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Padova, Ospitale Civile, 1807-1892, b. 1309; Padova, Archivio storico dell’Università, Rettorato, bb. 100, 101; Rettorato, 1842/1843, b. 87; Archivio di Stato di Venezia, Governo, 1830-1834, b. XIV; Governo, 1845-1849, b. LXIX; III Dominazione Austriaca, Luogotenenza, 1852-56, b. LX.
Necrologie. G. F. S., in Annali universali di medicina e chirurgia, LXVI (1880), 251, pp. 541-542; A. Bassani, La ricerca chimica nell’Università e nell’Istituto Veneto, in La chimica e le tecnologie chimiche nel Veneto dell'800. Atti del settimo seminario... 1998, a cura di A. Bassani, Venezia 2001, pp. 118-130; P. Del Negro, L’8 febbraio 1848 a Padova: un moto studentesco?, in Archivio veneto, s. 5, CLX (2003), 195, pp. 63-96; Ospedale psichiatrico provinciale di San Clemente a Venezia, a cura di V. Raimondo - M. A. Crippa - C. Uva,in I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento. Atlante del patrimonio storico-architettonico ai fini della conoscenza e della valorizzazione, 2008, http://www.spazidellafollia.eu/it/complesso-manicomiale/ospedale-psichiatrico-provinciale-di-san-clemente-venezia (19 mar. 2020); G. Berti, L’Università di Padova dal 1814 al 1850, Treviso 2011.