FOGLIANI, Giovanni
Nacque con ogni probabilità a Fermo nelle Marche, intorno alla metà del sec. XV, da Nicola, appartenente a una famiglia illustre di Fermo, che fin dal sec. X possedeva alcuni castelli, ad iniziare da quello di Falerone, presso Fermo.
Suo padre, morto nel 1469, era imparentato con i signori di Brunforte e di Monteverde, anch'essi possessori di fortezze vicine a quelle dei Fogliani. Una sorella del F., Caterina, sposò Giovanni Euffredducci, appartenente ad una famiglia che si era stabilita a Fermo nel 1380 e che aveva avuto un ruolo non secondario nella vita politica e civile della città; lo stesso Giovanni era stato priore di Fermo, ma era morto, ancora in giovane età, combattendo contro i pirati turchi. Il figlio da lui avuto con Caterina, Oliverotto Euffredducci, nato nel 1473, dopo la sua morte venne educato dal F., che pure lo fece entrare al servizio di Paolo Vitelli.
Nella vita politica di Fermo il F. ricoprì alcune cariche di varia importanza, per lo più incombenze diplomatiche e militari, che dimostrano la non trascurabile posizione da lui raggiunta nella società cittadina. Così, nel 1488, venne inviato come ambasciatore presso il papa Innocenzo VIII, insieme con altri rappresentativi personaggi: Giacomo Bongio e Ugo della Genga, per ricomporre i contrasti di alcune città marchigiane, fra cui Urbisaglia, Loro e Tolentino. Nell'ottobre-novembre 1491, insieme con Giovanni Francesco Azzolino, Felice Morrone e Giacomo Brancadoro, fu mandato presso il comandante delle truppe pontificie, Virginio Orsini, che aveva conquistato la rocca di Monte Bondone e così posto fine ad una lunga guerra fra varie città e paesi delle Marche. Nel 1494, ancora insieme con il Brancadoro. fu creato commissario dell'esercito impegnato contro Tolentino, Ascoli e altri centri. Nel 1497 il F. venne incaricato della difesa di Fermo, nel rinnovarsi di una delle tante guerre locali che tormentarono la regione negli ultimi decenni del Quattrocento, e quindi fu nominato commissario dell'esercito con Brancadoro Brancadori e Francesco di Leonardo. Nel 1499, insieme con Giacomo Brancadoro e Lorenzo di Leonardo, venne inviato come ambasciatore presso Federico d'Aragona, incoronato re di Napoli nel 1497. Nel 1500, insieme con Alfonso Azzolino, fu deputato a facilitare e a ratificare la pacificazione delle comunità belligeranti di Sarnano e di Amandola, mentre, nel 1501 con G. Brancadoro ebbe l'incarico di andare a onorare, per conto del Comune di Fermo, il nuovo legato della Marca, il cardinale Giovanni Vera e quindi il suo luogotenente, il vescovo di Assisi Geremia Contugi.
Il F. ebbe una parte attiva nel rientro a Fermo del nipote Oliverotto Euffredducci, il quale, fin dal 1499, era passato al servizio di Cesare Borgia. L'Euffredducci - che il 27 giugno 1501 era stato estratto priore per la contrada Fiorenza ma non ricoprì l'ufficio preferendo rimanere nell'esercito del Borgia - gli espose la sua volontà di tornare a Fermo, dopo anni di assenza, anche per prendere possesso dei beni patrimoniali che gli spettavano; per dare lustro al suo ritorno propose anche di farsi accompagnare da un centinaio di amici e cavalieri. Grazie alla disponibilità e all'interessamento dello zio, e quindi alla complicità di altri seguaci, fra cui il fratello Battista, Oliverotto entrò, nei primi giorni del 1502, in città, insieme con un folto gruppo di armati, per lo più fornitigli da Cesare Borgia, che così si assicurava il controllo anche di Fermo nel suo piano di progressiva espansione nelle Marche.
Allo scopo di festeggiare l'avvenimento, sabato 8 genn. 1502, l'Euffredducci organizzò un sontuoso banchetto, al quale invitò tutti i più ragguardevoli abitanti della città, fra cui il F., Giacomo Buongiovanni, Pier Leonardo Paccaroni., Pier Ludovico dei Papa, Pietro Gualteroni. Ma la festa, più che celebrare il rientro a Fermo dell'Euffredducci, nascondeva la sua precisa volontà di impadronirsi del potere cittadino, eliminando ogni possibile antagonista. Così, l'Euffredducci, alla fine del pranzo, provocò una discussione sulla famiglia Borgia e di Cesare Borgia in particolare, discussione che poi propose di continuare in un'altra stanza del palazzo; ma appena vi furono entrati, i convenuti, compreso il F., vennero uccisi a tradimento. L'Euffredducci poté così impadronirsi di Fermo.
Fonti e Bibl.: N. Machiavelli, Tutte le opere, a cura di M. Martelli, Firenze 1971, p. 270; Annali di Fermo dall'anno 1445 al 1557, in Cronache della città di Fermo, a cura di G. De Minicis, Firenze 1870, pp. 219-236 passim; L. Costantini, Cronaca fermana, ibid., pp. 102, 172 s.; G.P. Montani, Annali della città di Fermo, ibid., p. 189; G. De Minicis, Cenni stor. e numismatici di Fermo, Roma 1839, pp. 87-89; G. Fracassetti, Notizie istor. della città di Fermo, Fermo 1841, pp. 48 s.; G. De Minicis, Serie cronol. degli antichi signori, de' podestà e rettori di Fermo..., Fermo 1855, p. 49; G. Azzurro - G. Colasanti - J. Lussu, Storia del Fermano, I, Padova 1971, p. 146.