FRANCESCHI, Giovanni
Secondogenito dei sette figli di Antonio, medico già ministro degli Interni della Repubblica Romana nel 1799, e di Maria dei conti Spada di Cesi, nacque a Narni (ora in prov. di Terni), ove fu battezzato nella cattedrale e parrocchiale di S. Giovenale il 10 giugno 1805. Essendosi nel 1807 la famiglia trasferita a Osimo, compì i primi studi di umanità e retorica presso il locale collegio "Campana". Superati gli studi classici, nel 1822 si trasferì con la famiglia a Macerata, ove s'iscrisse alla facoltà medica dell'università e fu allievo di F. Puccinotti. Conseguita la laurea nell'università di Bologna, fu dapprima assistente del Puccinotti, quindi, poiché l'incarico universitario non era retribuito, intraprese la professione di medico condotto, operando successivamente nei comuni di Montefiore, Ripatransone, Narni, Ancona.
Rimasta vacante nell'università di Bologna la cattedra di patologia, il F. nel 1853 si presentò al concorso, ma la sua candidatura venne respinta a causa delle sue idee liberali e di opposizione al potere pontificio. Trascorsi due anni e resasi vacante, ancora nell'università bolognese, la cattedra di terapeutica e materia medica per la morte di F. Gozzi, tentò nuovamente la prova, la vinse e nel 1856 fu nominato titolare della cattedra, che resse fino all'anno accademico 1883-84.
Formatosi alla scuola del Puccinotti, il F. fin dall'inizio della sua attività universitaria si distaccò dalle dottrine mediche allora dominanti e concepì l'idea di dar vita a una nuova dottrina che avesse come fine la restaurazione in Italia della scuola ippocratica. Lavorò con impegno al suo progetto, ispirandosi anche all'amico filosofo B. Monti, analizzandone e svolgendone il pensiero, e affermò la necessità di riordinare la medicina riconducendola ai suoi veri e naturali principî, alla "attività della vita", cioè all'osservazione e alla "forza conservativa" dell'organismo, o meglio all'interpretazione e al trattamento su basi eminentemente pratiche delle malattie. Egli giunse a formulare i canoni di un sistema di medicina che denominò "restaurazione ippocratica", ispirato ai concetti fondamentali della scuola di Coo, che si fondava sulla ricerca della verità delle "cose fisiche", cioè nel metodo logico "dell'osservazione e dell'esperienza".
La restaurazione ippocratica del F., per il rigore dei principî filosofici e per la solidità degli argomenti, occupa certamente un ruolo significativo tra i vari sistemi di medicina del XIX secolo. Soprattutto la sua concezione dell'organismo come unità inscindibile, con particolari caratteristiche biologiche che ne condizionano la suscettibilità a determinate malattie, e quindi della necessità di considerare non le malattie di un organo o di un apparato, ma tutto l'individuo che ne è affetto, potevano in qualche modo trovare un certo consenso. Tanto più che, mentre le scoperte in campo batteriologico nella seconda metà del secolo individuavano le cause di molte malattie decisamente all'esterno degli organismi, la teoria cellulare, enunciata da M.J. Schleiden nel 1838 per il mondo vegetale e da T. Schwann nel 1839 per il mondo animale, e quella della patologia cellulare introdotta da R. Virchow nel 1858, così contrastanti con la dottrina umorale di lontana ispirazione ippocratica, avevano impresso alla ricerca medico-scientifica e alla metodologia clinica un sicuro indirizzo morfologico: tutto ciò poteva allora apparire agli "ippocratici" un pericoloso allontanamento dal concetto unitario dell'organismo.
Così, in contrasto neppure troppo velato con il nuovo corso (nei suoi scritti citava non gli anatomopatologi, ma gli "anatomopatologisti"), il F. tenne i suoi corsi privilegiando lo studio del malato piuttosto che delle malattie. Tuttavia, se le sue concezioni rappresentarono indubbiamente un salutare richiamo per i giovani a non frammentare l'organicità dei pazienti, il suo esasperato accanimento nel voler ricercare soprattutto nella costituzione individuale predisposta a subire particolari influssi esterni l'origine della malattie gli impedì in alcuni casi un rigoroso esame critico: ad esempio, negò la contagiosità del colera, in aperta polemica con altri illustri studiosi, non tenendo conto della scoperta dell'agente patogeno nell'apparato gastroenterico dei colerosi effettuata da F. Pacini nel 1854 (Del colera. Donde nasca e come si propaghi e quindi della maniera di curarlo negli individui e di preservarne le popolazioni. Memoria, in Il Raccoglitore medico, s. 2, XVIII [1855], 12, pp. 85-118, 125-166; Intorno alla miasmizzazione colerica. Lettere…, ibid., XIX [1856], 13, pp. 42-61, 97-115; Risposta al prof. Betti, ibid., 14, pp. 145-165).
Il F. dedicò la sua attività accademica a formare i giovani medici secondo i principî ippocratici, che espose in una serie di scritti: Della filosofia in medicina. Ossia del metodo, della ragion sufficiente e della teorizzazione. Ragionamento…, ibid., XV (1852), 6, pp. 3-23, 41-68; Nuova dottrina dell'irritazione, e della infiammazione, secondo i principî della restaurazione ippocratica in Italia, ibid., pp. 265-268; XVI (1853), 7, pp. 5-30, 41-64, 121-145, 169-197, 217-238, 257-283; XVII (1854), 10, pp. 3-18, 41-58, 81-99, 121-150, 161-171, 209-219, 249-267, 293-317, 333-351, 381-389, 429-445, 473-482; Prolusione letta nella università di Bologna il 12.11.1856 nell'aprire il corso delle sue lezioni di terapia e materia medica, secondo i principî della restaurazione ippocratica in Italia, ibid., XIX (1856), 14, pp. 385-403; Della necessità di applicare la fisiologia alla patologia, e del sommario concetto con cui entri l'una a trasfondersi nell'altra. Lezione…, ibid., 15, pp. 7-22.
Tra i vari temi di patologia trattati, il F. si soffermò in modo particolare sulle febbri, sulla loro natura e sul loro trattamento: Delle febbri maligne, ibid., s. 3, XXV (1862), 1, pp. 7-21, 49-63, 125-139, 200-219, 289-301; Delle febbri gastriche o del gastricismo nelle febbri, ibid., 2, pp. 17-29, 138-151, 201-224; Delle febbri nervose, o del nervosismo nelle febbri, ibid., XXVI (1863), 4, pp. 3-18, 97-115, 193-208, 288-299; Delle febbri di periodo, ibid., XXVIII (1865), 7, pp. 304-317, 385-401, 529-540; Febbri di periodo e medicatura antifebbrile, ibid., XXXI (1868), 14, pp. 3-16, 49-62, 105-117, 157-169, 253-266.
Oltre ai numerosi articoli scientifici, dei quali si sono ricordati qui alcuni dei più significativi, il F. pubblicò anche vari volumi, alcuni dei quali in più edizioni: Restaurazione ippocratica, I-V, Bologna 1841; 2ª ed., I-VI, ibid. 1857-1862; Saggio fisiologico della vita per servire ai progressi della restaurazione ippocratica in Italia, Ancona 1847; Prolegomeni di patologia secondo i principî della restaurazione ippocratica in Italia, ibid. 1850; 2ª ed., Bologna 1858; Nuova dottrina delle febbri secondo i principî della restaurazione ippocratica in Italia. Libri 2, Fano 1851; Prolegomeni di un nuovo trattato di terapia medica e materia medica secondo i principî della restaurazione ippocratica in Italia, Bologna 1856.
Buon oratore, il F. si segnalò nell'ateneo bolognese come valente insegnante. Nel 1862 assunse, in collaborazione con L. Malagodi, la direzione del periodico Il Raccoglitore medico (di cui era stato redattore il fratello Camillo dal 1848 alla morte nel 1862), che mantenne fino al 1873: in questo periodo il giornale uscì col nuovo titolo L'Ippocratico, per riassumere successivamente quello originario. Socio corrispondente della R. Accademia delle scienze di Torino, membro della R. Accademia dei Georgofili di Firenze, della Società medico-chirurgica di Bologna, del R. Istituto di incoraggiamento di Palermo, fu inoltre membro nazionale attivo della Confederazione ippocratica di Roma e prefetto delle Scuole ippocratiche in Italia.
Nel 1877, alla morte del figlio Goffredo, autore di alcuni componimenti poetici, il F. pubblicò "Goffredo Franceschi" un souvenir de son fils bien-aimé, mort en 1877.
Il F. morì a Bologna il 2 giugno 1884.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti conservati presso l'Archivio storico del Comune di Narni e l'Archivio capitolare della stessa città, e presso l'Archivio storico dell'Università di Bologna, le notizie sulla vita e l'opera del F. sono reperibili in: Necr. in Annuario della R. Università di Bologna a.a. 1884-85, Bologna 1885, pp. 69-72; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 462 s. Si vedano anche: Catalogo dei lavori pubblicati dai professori… nella R. Università di Bologna nel decennio dal 1864 al 1874, Bologna 1875, pp. 56 s.;… nel decennio dal 1875 al 1885, ibid. 1886, pp. 130 s.; V. Busacchi, I ricorsi storici: le fortune dell'ippocratismo in medicina, in Boll. dell'Ist. storico ital. dell'arte sanitaria, XIII (1933), 1, pp. 314-323; L. Simeoni, Storia dell'Università di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 189, 217, 220; Strenna storica bolognese…, XXXVII, Bologna 1987, p. 47; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, pp. 592 s.