ANERIO, Giovanni Francesco
Nacque a Roma nell'anno 1567 e, con il fratello maggiore Felice, fu uno dei musicisti più rappresentativi della scuola romana; pur trovando ancora, talvolta, la sua artistica espressione nell'antica tecnica polifonica, fu tuttavia meno ligio del fratello alla tradizione palestriniana e adottò, molto più decisamente di lui, le nuove forme dello stile monodico. Dal 1575 al 1579 fu putto cantore alla cappella Giulia sotto Palestrina. Non si conosce quale sia stata in seguito la sua educazione musicale, ma con certezza egli si dedicò, oltre che alla composizione, anche alla pratica organistica. Venne infatti assunto nel 1595 come maestro organista nelle funzioni quadragesimali che l'arciconfraternita del SS. Crocifisso celebrava in Roma nella chiesa di S. Marcello. Particolarmente legato all'ambiente di s. Filippo Neri (s. Filippo stesso - secondo il racconto della madre - lo avrebbe prodigiosamente guarito da una grave malattia nel 1585) ed a quello dei gesuiti, il 17 dic. 1583 ricevette la prima tonsura, il 22 dic. 1584 venne promosso all'ordine minore dell'ostiariato ed il 20 dic. 1586 al lettorato. Ma solo il 17 luglio 1616 giunse all'ordinazione sacra ed il 24 luglio dello stesso anno al presbiterato. G. Gigli, diarista della chiesa del Gesù, racconta che ivi l'A. celebrò la sua prima messa cantata il 7 ag. 1616 e ad essa parteciparono tutti i musici di Roma divisi in otto cori. Dal 1600 si può seguire la carriera musicale dell'A., chiamato allora a succedere al Soriano come maestro di cappella della protobasilica di S. Giovanni in Laterano, ove rimase fino al 1603. Dal novembre 1605 al gennaio 1610 diresse la cappella di S. Spirito in Saxia. Frattanto nel 1609 comparve per breve tempo a Verona, dove era stato chiamato all'inizio dell'anno scolastico. Vi ritornò successivamente e rimase lì per tutto il 1610 come maestro di cappella del duomo. Ma il 14 maggio 1611 abbandonò definitivamente Verona e da una sua opera del 1611, Motectorum singulis, binis, ternis, quaternis, quinis, senisque vocibus liber secundus (Romae, apud Bartholomaeum Zannettum, 1611), si apprende che egli era allora "musicae praefectus" nel Seminario romano. Dal 1613 al 1620 fu maestro di cappella alla chiesa di S. Maria ai Monti, il che si desume dai frontespizi delle sue opere stampate in quel periodo. Nel settembre 1621 si trovava ancora a Roma; di tale epoca è infatti la dedicatoria personale dell'A. al protettore Tiberio Avila: di un'opera rintracciata dal Casimiri, I lieti scherzi, cioè Arie, Villanelle, Madrigali, a una, doi, tre & quattro voci..., Roma, Gio. B. Robletti, 1621. Il 9 giugno 1624 partecipava come primo organista ad una funzione, la cosiddetta "sagra delle novizie", nella chiesa di S. Teonisto a Treviso, che si celebrava quell'anno con particolare solennità anche per la presenza del nuovo vescovo Vincenzo Giustiniani, e per la quale oltre ai cantori del luogo, erano stati impegnati otto musici venuti da Venezia e due organisti. Successivamente fu maestro di cappella alla corte di Sigismondo III di Polonia.
Molto discusso dai biografì, prima che il Federhofer appurasse la sicura data di morte dell'A., il periodo nel quale egli fu alla corte di Polonia.
Che egli avesse lì esercitato "olim" la funzione di "musices moderator" era testimoniato da un passo della prefazione al lettore dei Cribrum musicum, opera di un allievo dell'A., Marco Scacchi, pubbl. nel 1643,ove però non viene precisato il periodo in cui l'A. ebbe tale incarico. Lo Haberl, supponendo che fosse morto poco dopo il 1620, poiché a quel tempo risalivano le ultime opere fino allora conosciute con dedica autentica dell'A., ritenne poter far risalire al 1609 - e questa è stata la data preferita dalla maggioranza degli studiosi - la presenza dell'A. alla corte di Polonia, ma successivamente il Liberali testimoniò che l'A. si trovava nel 1624 a Treviso. Ed il Federhofer rintracciò un rapporto delle autorità governative di Graz del 14 sett. 1630 riguardante l'eredità del fu maestro di cappella in Polonia G. F. Anerio, richiesto dall'imperatore Ferdinando II d'Austria, su domanda dello stesso re Sigismondo III. Dal documento si apprende che l'A., fermatosi a Graz nel giugno di quell'anno, aveva ripreso, insieme col giovane musicista Corrado de' Priore, il viaggio diretto a Roma, ma, ammalatosi per via, dovette tornare indietro mentre la sua roba, tra cui cinque o sei casse contenenti cose musicali (tra queste diverse opere dedicate alla maestà reale), proseguiva per Roma. A Graz, amorevolmente assistito dai domenicani, era deceduto ed era stato sepolto, con le esequie solenni dovute al suo titolo sacerdotale, nel cimitero di S. Andrea. Accertato quindi che la presenza dell'A. alla corte di Polonia deve ascriversi all'ultimo periodo della sua vita (è infatti da rifiutarsi che egli sia stato in Polonia nel 1609, poiché aveva in quel tempo in Roma degli impegni ben precisi), è molto probabile che egli avesse intavolato delle trattative con Sigismondo III dopo il rifiuto di Monteverdi, chiamato a succedere come maestro di cappella al cardinale Asprilio Pacelli morto nel maggio del 1623. L'A. si sarebbe però recato in Polonia solo dopo il 1624, assumendo la carica per poco tempo, giacché già dal 1628 vi risulta come maestro di cappella Marco Scacchi. Ragioni di salute avevano probabilmente spinto l'A. ad abbandonare il posto, al quale poi, forse proprio per sua intercessione, era stato chiamato il suo allievo. Il Federhofer ritrovò anche registrata nei libri delle parrocchie di Graz la morte dell'Anerio.
L'A. morì dunque a Graz nel suo viaggio di ritorno dalla Polonia verso Roma, ed ivi il suocorpo venne seppellito il 12 giugno 1630 nel cimitero di S. Andrea.
Più che citare le composizioni che sono una sopravvivenza della tecnica polifonica - per le quali basta richiamarsi a quanto già asserito a proposito del fratello Felice -, più che soffermarsi insomma sull'A. "tradizionale", è opportuno notare che non solo nella musica madrigalesca o motettistica - dove più facile era adeguarsi alle nuove tendenze -, ma anche nella musica più strettamente liturgica, fin dai suoi Sacri Concentus per voci e basso d'organo, del 1613, egli mostra una sempre più spontanea adesione allo stile monodico. Fu poi tra i primi compositori ad usare figure di piccolo valore, quali le crome e le semicrome, nella sua Selva armonica del 1617. Ciò basterebbe per comprendere l'importanza di questo compositore che, educato alla più rigida scuola polifonica, ha dato però al tempo stesso un contributo decisivo al completo affermarsi del nuovo stile. Ne è altra prova la sua riduzione a quattro voci della messa palestriniana del papa Marcello a sei voci, riduzione che ebbe tanta voga e numerose ristampe.
Contro di essa lancia i suoi strali il Baini - non del tutto a torto se la si confronta all'originale - poiché "mai a verun compositore non sarebbe venuta in capo una musica tanto fredda, insulsa...", visto che la riduzione in un solo basso dei due palestriniani genera "una freddissima... unità" della parte grave e la varietà delle voci viene ridotta ad "un picchiare inalterabile e monotono di quattro perpetue parti". E tutto ciò solo per soddisfare coloro che si contentavano che "i quattro cantoruzzi della loro cappella accompagnati dall'organo rammemorassero loro in qualche modo le melodie (le melodie, si badi bene !) della messa a sei voci di papa Marcello". Tuttavia tale riduzione, non priva di valore artistico, si rivela anch'essa espressione - lo confermano le parole stesse del Baini - del nuovo gusto musicale.
D'importanza fondamentale è poi l'opera dell'A. concepita nello spirito delle musiche che venivano appositamente composte per gli oratori filippini di S. Girolamo della Carità e della Vallicella. Sue laudi si trovano già incluse nella raccolta dell'Ancina Il tempio armonico... del 1599 ed alcune di esse segnano un ragguardevole passo verso i tempi nuovi. La musica (composta per tutte le strofe) della laude che rievoca l'inondazione del Tevere avvenuta a Roma nel Natale del 1598 - una delle migliori composizioni dell'A. - mostra, nell'intrecciarsi e rincorrersi delle voci, placantisi solo nel finale con il placarsi stesso dell'inesorabile giustizia divina, il desiderio dell'A. di adeguarsi al significato espressivo del testo verbale. Tappa decisiva nel cammino che dalla lauda drammatica narrativa doveva condurre al vero e proprio oratorio musicale in volgare fu il suo Teatro armonico spirituale di madrigali a cinque, sei, sette & otto voci concertati con il basso per l'organo..., in Roma, Gio' Battista Robletti, 1619. Fu questa la prima raccolta organica di composizioni concepite per l'oratorio vespertino di ciascuna festa d'inverno da Ognissanti a Pasqua. Le composizioni più sviluppate di questa raccolta, fatta per uso dell'oratorio di S. Girolamo della Carità, ma che doveva servire senz'altro anche alla Vallicella, sono dei veri e propri dialoghi in cui le varie parti vengono affidate ad esecutori diversi, tanti quanti sono i personaggi; si è insomma di fronte ad una vera "rappresentazione auricolare" - così viene chiamata dall'Alaleona - perfettamente corrispondente al carattere meditativo e di raccoglimento che dovevano avere le opere concepite nel clima spirituale filippino. Infine l'A. deve essere anche ricordato nella storia della musica strumentale non solo per le 16 gagliarde intavolate per cembalo e liuto, nella loro brevità ancora timide manifestazioni di essa, ma anche, e soprattutto, per la Simphonia per violini, cornetti, tiorba, liuto e organo del "dialogo del figliol prodigo", incluso nel Teatro armonico, che può senz'altro considerarsi come uno dei più antichi esempi di musica puramente strumentale.
Sue opere: Il primo libro de Madrigali a cinque voci... Novamente composti & dati in luce, in Venetia, Ricciardo Amadino, 1599 (ristampa: Giacomo Vincenti, 1608); Il dialogo pastorale al presepio (a 3 voci con l'intavolatura del cembalo e del liuto), Roma, Simone Verovio, 1600; Gagliarde a quattro voci... Intavolate per sonare sul cimbalo et sul liuto. Libro primo (senza data e senza nome di stampatore, ma pare debba identificarsi con l'opera citata dal Baini, stampata a Venezia dal Vincenti nel 1607; per la Becherini sarebbe uscita invece dalla stamperia del Verovio); Motecta singulis, binis, ternisque vocibus concinenda, una cum basso ad organum accomodata, Romae, Io' Baptista Roblettus, 1609 (rist. nel 1620); Madrigali a cinque et a sei voci con uno a otto... Libro secondo novamente composto et dato in luce, in Venetia, G. Vincenti, 1608; Recreatione armonica. Madrigali a una et doi voci..., Venetia, Angelo Gardano & fratelli, 1611; Litaniae Deiparae Virginis septem octonisque vocibus decantandae, una cum quatuor illis Antiphonis, quae pro varietate temporum post Completorium cani solent... a Chr. Margarino in unum collectae..., Romae, Bartholomaeus Zannettus, 1611 (con basso per organo); Motectorum singulis, binis, ternis, quaternis, quinis, senisque vocibus liber secundus, Romae, B. Zannettus, 1611 (rist. Venetiis, R. Amadino, 1612); id., una cum litaniis Beatae Virginis quatuor vocibus cum basso ad organum, liber tertius, Romae, G. B. Roblectus, 1613 (rist. 1620); Antiphonae seu sacrae cantiones quae in totius anni Vesperarum ac Completorii solemnitatibus decantari solent, in tres partes distributae..., Romae, I. B. Roblectus, 1613; Sacri concentus quaternis, quinis, senisque vocibus. Una cum basso adorganum... Liber primus, Romae, Roblectus, 1613; id., Liber quartus, Romae, Roblectus, 1617; Missarum quatuor, quinque & sex vocibus, missa quoque pro defunctis..., liber primus, Romae, Roblectus, 1614 (rist. Roma, Masottus, 1630; s.a. Gherardini; Roma, Grignani, 1649; Roma, Iac. Fei, 1677); Diporti musicali. Madrigali a 1. 2. 3. & 4 voci..., Roma, Robletti, 1617; Selva armonica. Dove si contengono Motetti, Madrigali, Canzonette, Dialoghi, Arie a una, doi, tre & quattro voci..., Roma, Robletti, 1617; Sacrarum cantionum quae singulis, binis, ternis, quaternis, quinisque vocibus concinuntur liber quintus..., Romae, Roblectus, 1618; Ghirlanda di sacre rose musicalmente contesta & concertata a cinque voci..., Roma, Luca Antonio Soldi, 1619; La bella Clori armonica. Arie, canzonette e madrigali a una, doi & tre voci ... con il basso continuo per sonare, Roma, L. A. Soldi, 1619; Messe a quattro voci, le tre prime del Palestina (sic), cioè Iste Confessor, Sine nomine, & di Papa Marcello ridotta a quattro da Gio. F. A., & la quarta della Battaglia dell'istesso Gio. F. A., con il basso continuo per sonare, Roma, L. A. Soldi, 1619 (per Baini già stamp. più volte fin dal 1600, ma non ne resta traccia; altre rist. Masotti, 1626, A. Fei, 1639 [cit. dal Baini]; Iac. Fei, 1662; con l'aggiunta di una messa di P. Heredia... Grignani, 1646; Moscardi, 1689); Rime sacre concertate a doi, tre et quattro voci..., Roma, Robletti, 1620; Psalmi vesperarum, qui in totius anni solemnitatibus decantari solent ternis, quaternisque vocibus,... cum basso ad organum..., Romae, Roblettus, 1620; Litaniae Deiparae virginis... & Motecta septem, octonisque vocibus una cum aliis sacris cantionibus... nusquam impressis, Romae, Masottus, 1626 (si tratta di una ristampa delle litanie del 1611 con l'aggiunta dei motetti); Responsori della Natività di N. S. Gesù Cristo con l'invitatorio, Salmo Venite Exultemus, Te Deum laudamus a tre, quattro e otto voci, del Sig. Gio. Fr. A. di novo corretti e dati in luce con una Messa a quattro e Motettini a due del Sig. A. Antonelli, et il basso continuo per l'organo, Roma, Robletti. 1629.
Molte composizioni dell'A. si trovano poi inserite nelle raccolte di "eccellentissimi autori" dell'epoca e sono elencate nelle opere dell'Eitner, del Vogel e del Vogel-Einstein. Altre opere giacciono ancora ms. in varie biblioteche italiane ed estere; sono elencate nelle pubblicazioni cit. e in quella del Haberl.
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