ANISIO (Anisi, Anicio), Giovanni Francesco (Giano)
Nacque nel Napoletano, forse a Sarno, da famiglia di origine francese. La data di nascita, sulla quale manca l'accordo, si può collocare tra il 1465 e il 1475. I dati biografici dell'A. non sono molti né molto precisi: sappiamo che studiò diritto e lettere classiche e che molto presto, pare intorno al 1486, si dedicò alla poesia. Fu certamente a Roma, forse al seguito di qualche signore.
Divenne abate, ma rifiutò, forse per dedicarsi agli studi poetici intrapresi, un vescovado che gli venne offerto. Era intanto rientrato a Napoli e venuto in contatto con l'Accademia pontaniana, divenendo amico dei più illustri uomini di cultura del tempo, tra cui il Sannazzaro, il Summonte, il Seripando, il Valla, il Bembo, il Telesio, e godendo della particolare protezione del cardinale p. Colonna. Anche il fratello dell'A., Cosimo, medico e poeta latino, ricordato dai contemporanei, e il nipote Orazio, facevano parte dell'ambiente degli umanisti napoletani.
L'attività poetica dell'A., tutta in latino, conferma in lui l'esperto umanista, ma, se pure stilisticamente corretta, rivela anche scarsità di ispirazione e raggiunge un livello poetico mediocre.
Fanno parte della sua produzione sei egloghe sul gusto del Pontano e del Sannazzaro, ricche di reminiscenze mitologiche e con personaggi allusivi a figure contemporanee, varie poesie d'amicizia o scherzi epistolari nei modi oraziani, alcune liriche sacre, in forme classiche e sostanzialmente profane nello spirito (si può ricordare quella ad divum Ianuarium sul miracolo di san Gennaro), e molti brevi carmi erotici, in cui l'A. si compiace di vagheggiare un clima di impossibile idillio.
Ma l'A. si riteneva particolarmente portato per la satira di tipo oraziano e il suo impegno in questo senso è dimostrato da sei libri di satire in esametri, forse la parte più notevole della sua opera.
In realtà, le satire dell'A., spesso prolisse e noiose, mancano di vera ispirazione e interessano solo talvolta per lo spunto polemico e il richiamo a personaggi o avvenimenti della politica e del costume contemporaneo (come quella diretta a Giulio II, o le altre che illuminano aspetti di corruzione e di servilismo politico delle corti italiane).
L'A. è autore anche di una tragedia sacra, il Protogonos, in versi giambici e saffici ispirata alla vicenda del peccato originale. Malgrado il proclamato tentativo di restaurare la tragedia classica, sia pure nei modi senechiani, il Protogonos, in cinque atti con prologo e cori moraleggianti, non esce dal tono della sacra rappresentazione medievale; i personaggi si presentano come astratte allegorie animate da un incerto sentimento religioso e la tragedia, nell'insieme, si rivela semmai adatta più alla lettura che alla scena. Lo stesso generico moralismo dei suoi cori si ritrova nelle Epistolae de Religione.
Nel 1536 Carlo V concesse all'A. e al nipote Orazio il privilegio familiaritatis. L'A. era ancora vivo nel 1540, ma dovette morire poco dopo. Fu sepolto a Napoli in S. Giovanni Maggiore.
Ed. delle opere: Varia poemata et satyrae ad Pompeum Columnam cardinalem, Neapoli 1531; Satyrae ad Pompeum Columnam cardinalem, ibid. 1532; Poematum liber secundus con Cosmi Anysii poemata, ibid. 1533; Protogonos tragoedia, Variorum poematum libri novem Sententiae et satyrae, ibid. 1532-36; Variorum poematum libri duo accedit liber tertius, ibid. 1536; Variorum poematum liber tertius, ibid. 1537; cfr. inoltre O. Anisio, Commentariolus in tragoediam Iani A. e Apologia (rivolta al card. A. M. Palmieri e indirettamente a Paolo III), con Epistolae, Correctiones e I.A. poematum libri duo, a cura di G. V. Gentili, Neapoli 1536; inutile ricordare che versi dell'A. sono in varie raccolte del tempo, per es. epigrammi in Coryciana, Romae 1524, pp. 35-40, ed egloghe in Bucolicorum auctores, Basileae 1546, pp. 409-433.
Fonti e Bibl.: Lettere di diversi, a cura di L. Dolce, Vinegia 1554, c. 233; J. E. Martinez Ferrando, Privilegios otorgados por el emperador Carlos V en el reino de Nápoles, Barcelona 1943, p. 16; P. Giovio, Opera,a cura di G. G. Ferrero, I, Roma 1956, p. 177; C. M. Tallarigo, Giovanni Pontano e i suoi tempi, I, Napoli 1874, pp. 168 s.; Id., G. A., in Il real liceo di Napoli nell'anno scolastico 1874-75, Napoli 1876, pp. 11-83; E. Percopo, Marc'Antonio Epicuro in Giorn. stor. d. letter. ital., XII (1888), pp. 9, 32; G. Vollaro, G. A. umanista dell'Accademia pontaniana, Napoli 1914; E. Gothein, Il Rinascimento nell'Italia meridionale, Firenze 1915, p. 260; G. Mistruzzi, Giovanni Cotta, in Giorn. stor. d. letter. ital., suppl. 22-23 (1924), pp. 14, 15; V. Cian, La coscienza politica nazionale nel Rinascimento, in Scritti minori, II,Torino 1936, pp. 158, 169; A. Altamura, L'umanesimo nel Mezzogiorno d'Italia, Firenze 1941, pp. 11, 116-120, 138, 155; V. Cian, La satira, II, Milano s.d., pp. 162-165; Encicl. Itat., II, p. 377; XXVI, p. 482; Encicl. d. Spettacolo, I, coll. 649 s.