AVESANI, Giovanni Francesco
Di nobile famiglia veronese, nato a Venezia il 20 ag. 1790 da Ignazio e Angela Tabacchi, divenne avvocato di grande fama nel foro veneziano. Il suo nome è particolarmente legato alla rivoluzione veneziana del 1848-49. Nel giugno 1847, in una tappa del suo giro europeo, Richard Cobden si fermò a Venezia, accolto entusiasticamente da Manin, Tommaseo e dagli altri liberali della città: questi approfittarono della sua venuta per scatenare una battaglia in favore del liberismo economico che si univa con la loro aspirazione a una maggiore libertà politica. In questa occasione l'A. lesse all'Ateneo veneto, l'8 luglio 1847, una memoria intitolata Cenni intorno al principio proclamato dal Cobden,nella quale chiedeva che fosse tolto il divieto d'importazione del ferro estero, che favoriva alcuni grossi proprietari e costringeva i cittadini veneti a pagare per tale prodotto un prezzo doppio. Questa richiesta fu poi discussa al congresso degli scienziati che si tenne a Venezia nel settembre dello stesso anno. Sempre nel 1847 l'A. partecipò anche all'agitazione legale volta a ottenere riforme nella costituzione del Veneto: dopo che il Manin, sull'esempio della mozione, presentata il 9 dic. 1847 da G. B. Nazzari alla Congregazione centrale lombarda, aveva indirizzato l'8 genn. 1848 alla Congregazione centrale veneta una petizione per radicali riforme nell'ambito del regime austriaco, l'A. ne presentò egli stesso un'altra dello stesso tenore, in cui chiedeva il ritorno agli ordinamenti del Regno d'Italia dell'epoca napoleonica.
Ma precipitando la crisi del dominio austriaco in Italia verso una soluzione rivoluzionaria, si rivelarono le divergenze fra il partito rivoluzionario diretto dal Manin e quello moderato di cui l'A. era uno dei principali ispiratori. Nei giorni 19 e 20 marzo 1848 il gruppo moderato, che aveva la sua roccaforte nella municipalità, tentò di far prevalere il suo programma di riforme entro lo Stato asburgico e d'impedire uno sviluppo in senso repubblicano: a questo scopo si era formata in seno alla municipalità una giunta consultiva, di cui faceva parte l'Avesani. Il 22 marzo, mentre la rivolta divampava nella città e anche i moderati erano ormai acquisiti all'idea di una soluzione antiaustriaca, una delegazione municipale con a capo l'A. si recò dalle autorità austriache per ottenerne la capitolazione. Questa fu strappata al conte A. Palffy, governatore civile, e al conte F. Zichy, governatore militare, dall'atteggiamento risoluto dell'A., al quale lo stesso Tommaseo riconobbe più tardi il merito di aver realizzato la liberazione di Venezia in forma completa e legale.
Tuttavia, il tentativo dell'A. di costituire un governo provvisorio nell'ambito della municipalità fallì dopo poche ore per l'opposizione popolare, la quale portò alla formazione di un governo decisamente repubblicano, guidato da Daniele Manin, e da cui l'A. fu escluso. Egli passò allora, con i suoi amici moderati, all'opposizione. Contro i temuti intenti federalistici del governo Manin, l'A. si batté per una soluzione unitaria del problema italiano, da decidersi però a guerra finita: nella prima metà del maggio, egli giunse anzi a redigere un indirizzo, peraltro non spedito, a Mazzini, in cui aderiva alla campagna per l'unità e per il rinvio del problema istituzionale. Ma acuendosi il contrasto tra gli elementi decisamente repubblicani e i moderati nello stesso governo, dove si era formata un'opposizione attorno a I. Castelli e P. Paleocapa, l'A. e i suoi amici abbandonarono la tesi del rinvio della questione istituzionale e abbracciarono quella della fusione immediata con il Piemonte, che finì con il prevalere. Il 4 luglio 1848 l'A. avrebbe dovuto pronunziare un discorso a favore della fusione nell'Assemblea dei deputati della provincia di Venezia, della quale era membro, ma vi rinunziò. Il 5 marzo 1849, di fronte alla necessità di provvedere alla difesa di Venezia, fu invece proprio l'A. a proporre che venisse conferita la dittatura ai triumviri Daniele Manin, G. B. Cavedalis e L. Graziani: la proposta, che mirava a rafforzare il governo moderato del Manin in funzione antidemocratica, fu però respinta. Al ritorno degli Austriaci a Venezia, l'A. fu costretto all'esilio. Si rifugiò allora a Torino, dove si adoperò con altri a costituire la Società dell'emigrazione italiana, che aveva lo scopo di assistere moralmente e materialmente gli esuli politici, e di cui assunse nel 1851 la presidenza. Dopo Villafranca, ansioso delle sorti di Venezia, pubblicò a Torino, e contemporaneamente a Ginevra in francese e a Londra in inglese, uno scritto su La pace di Villafranca,ispirato al principio dell'opportunità per l'Austria di cedere il Veneto dietro qualche compenso: soluzione politica di cui si fece fervido sostenitore recandosi nello stesso 1859 a Londra, avvicinandovi uomini politici e polemizzando sul Daily News (31 agosto), contro il Times (27 agosto), che aveva biasimato l'appello dei Veneti per la liberazione del loro paese dal giogo straniero. A Londra, con l'appoggio di lord A. Shaftesbury, promosse pure una sottoscrizione per fornire armi all'Italia centrale, suscitando anche per questo contrasti nell'opinione pubblica e la riprovazione del Times, aspramente rimbeccato dall'A. nel Daily News.Nella settima legislatura (aprile-dicembre 1860) l'A. venne eletto deputato di Bergamo II. Morì a Milano il 3 giugno 1861.
Bibl.: A. Errera-C. Finzi, La vita e i tempi di Daniele Manin, Venezia 1872, pp. LII s., CXXXIV s. e passim (alle pp. 98-103 è pubblicata l'istanza dell'A. alla Congregazione centrale veneta); V. Marchesi, Storia documentata della rivoluzione e della difesa di Venezia negli anni 1848-49..., Venezia 1916, passim; N. Tommaseo, Venezia negli anni 1848 e 1849, I, a cura di P. Prunas, Firenze 1931, pp. 80-92, 340-343 e passim;II,a cura di G. Gambarin, Firenze 1950, passim; Daniele Manin intimo. Lettere, diari e altri documenti inediti,a cura di M. Brunetti, P. Orsi, F. Salata, Roma 1936, passim;R.Cessi, La capitolazione di Venezia del 22 marzo 1848, Venezia 1948, passim;Id., Come nacque la Repubblica di Venezia nel 1848 (Frammenti e polemiche),in Arch. veneto,LXXVIII(1949), pp. 1-19, P. Rigobon, Gli eletti alle Assemblee veneziane del 1848-49, Venezia 1950, pp. 10-21; A. Ventura, L'A., il Castellani e il problema della fusione,in Arch. veneto, LXXXIV (1955), pp. 111-139 (vi è pubblicato il discorso preparato dall'A., ma non pronunciato, per l'assemblea del 4 luglio 1848); G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna,III, Milano 1960, pp. 159, 160, 161, 162, 254, 468.