BOCCACCINI, Giovanni Francesco
Nacque a Pistoia il 23 giugno 1786 da Giuseppe, amministratore della casa Puccini, e da Marianna Breschi. Dodicenne, entrò chierico al collegio della cattedrale e prese gli ordini minori, ma preferì poi abbandonare gli studi ecclesiastici per dedicarsi al disegno e alla musica, che studiò con G. Gherardeschi, maestro di cappella della cattedrale pistoiese. Il Gherardeschi gli procurò una scrittura come tenore per la stagione di carnevale 1809-10 al Teatro Regio di Pistoia, dove il B. cantò in opere di D. Cimarosa (Giannina e Bernardone,I due supposti conti) e di P. C. Generali (La guerra aperta). Recatosi a Milano nella primavera 1811, con l'appoggio dell'amico pittore A. Appiani s'impiegò all'Ufficio del censo in qualità di "disegnatore topografico delle Mappe del Regno Unito" (Cocco). Nel tempo libero, oltre a frequentare l'Accademia di Belle Arti a palazzo Brera e il conservatorio, cantava spesso nelle chiese e in riunioni private. Perduto l'impiego nel 1814, intensificò gli studi musicali e nel carnevale 1822-23 ottenne infine una scrittura come primo tenore al Teatro Ducale di Parma, preparandosi a questo debutto con il basso L. Rafanelli e il maestro concertatore del teatro parmense, F. Simonis, onde rendere più "teatrale" il suo stile di canto troppo prezioso e miniato. Dopo il successo riportato al Ducale con Ricciardo e Zoraide (26 dic. 1822) e La donna del lago di G. Rossini (gennaio 1823), il B. fu chiamato nella primavera 1823 a Dresda in qualità di primo tenore del Teatro Italiano, della cappella e della camera reale alla corte di Sassonia.
Qui interpretò brillantemente alcune opere di Rossini (Ricciardo e Zoraide,La gazza ladra,Mosè in Egitto), di F. Morlacchi (Gianni di Parigi,Il barbiere di Siviglia) e di G. Paisiello (Nina pazza per amore). Partecipò anche alle cosiddette "tavole-musica", cioè ai concerti vocali e strumentali eseguiti durante i pranzi del re Federico Augusto I e della corte nella villeggiatura a Pittnitz, e fu scelto per cantare l'opera Bianca e Raoul, composta su libretto proprio dalla principessa Amalia, figlia del fratello del re, Massimiliano.
Partito molto presto da Dresda a causa del clima, il B. fu nominato per qualche tempo a Parigi primo tenore di camera del duca Luigi Filippo d'Orléans, presso il quale doveva eseguire due concerti settimanali insieme con Giuditta Pasta. Sperata invano una scrittura per il Teatro Italianoa Parigi, l'ottenne, invece, al Teatro Italiano di Londra, dove nella primavera 1824 fu applaudito interprete del Don Giovanni Tenorio mozartiano, della Nina pazza per amore e della Donna del lago. A Londra il B. si distinse anche nelle serate musicali in case private, specie in quella dei conti Santantonio, frequentata dal Rossini e dalla moglie I. Colbran, con la quale pure il B. spesso cantava. Tornato in Italia, apparve sui principali teatri, avendo arricchito il suo repertorio di diverse opere di G. Donizetti, di N. Vaccai, di S. Mercadante e di G. Pacini.
Nella primavera 1825 fu al Regio di Torino, nel carnevale 1825-26 al Comunale di Trieste (dove conobbe la ballerina milanese Carolina Cosentini, che sposò nell'estate 1826 a Bologna), nella primavera 1826 al Valle di Roma, nell'autunno 1826 al Carignano di Torino, nel carnevale 1826-27 a Genova, in quello successivo a Brescia, nella primavera 1828 a Verona e nel carnevale 1828-29 al Carolino di Palermo.
A Palermo soprattutto il B. diede buone prove della sua arte nelle diciannove opere (alcune delle quali di V. Bellini) da lui cantate al Teatro Carolino dal carnevale 1828-29 alla primavera 1830. Particolarmente degna di ricordo fu la sua interpretazione, il 10 genn. 1829, del Pirata belliniano (parte di basso cantante che per lui fu trasportata in chiave di tenore), che divenne in seguito uno dei suoi cavalli di battaglia. Successivamente fu al Teatro S. Carlo di Napoli (l'8 maggio 1830 vi cantò Gli Arabi nelle Gallie del Pacini), al Teatro alla Canobbiana di Milano (fine anno 1830), al Teatro della Munizione di Messina (dove dall'8 ott. 1831 ebbe confermato il contratto fino al 1834, con una gratifica annuale di 60 onze da parte del Comune, oltre allo stipendio del teatro) e al Teatro di Catania (dal 15 dicembre al marzo 1835).
Stabilitosi a Messina, il B. vi sposò il 23 maggio 1835 una nobile messinese, Eustochio Rosso (la prima moglie era morta nel 1833); ricusato l'incarico di primo tenore della cattedrale, che gli avrebbe impedito di muoversi da Messina, il B. continuò, tuttavia, a cantare nelle chiese della città, recandosi anche spesso nella vicina Calabria. Nel maggio 1836 accettò ancora una scrittura per il Real Teatro (Manoel) di Malta; ripartitone il 26 luglio 1837, a causa del colera, dopo brevi soggiorni a Milano e a Pistoia si ritirò a Messina, dedicandosi alla pittura, mai abbandonata del tutto: nel dicembre 1839 fu invitato a decorare la casa del barone V. Pennisi di Floristella ad Acireale, dove si trattenne fino all'aprile 1844. Rientrato a Messina, se ne allontanò nell'ottobre 1848, dopo gli avvenimenti politici (di cui scrisse un Giornale, ma solo per il mese di settembre); nella primavera 1849 si trovava a Firenze. Il 5 luglio 1851 a Livorno gli morì la moglie durante il viaggio di ritorno a Messina, dove l'anno seguente sposò Annetta Cocco. A Messina il B. morì il 17 giugno 1877, lasciando alla famiglia del naturalista A. Cocco tutti i suoi disegni e i manoscritti della sua autobiografia e del Giornale degli avvenimenti di Messina. Anno 1848.
Dotato di bella voce, estesa e armoniosa (venne chiamato "tenore dall'argentea voce"), e di bella presenza, il B. fu assai stimato nella sua lunga carriera, sebbene la critica talvolta lo inducesse a moderare il suo stile di canto un po' troppo virtuosistico e l'eccessiva enfasi nell'azione scenica. Straordinarie furono soprattutto la chiarezza della sua pronuncia e la flessibilità della voce pura.
Il B. fu anche pittore non privo di gusto e di una certa leggiadria, come risulta dalla descrizione degli appartamenti da lui decorati in Acireale fatta dal Grassi. Non ebbe, però, genialità d'immagini, né vigoria nella concezione della figura, nonostante si fosse trovato a Milano sotto l'influsso di A. Appiani e avesse goduto degli insegnamenti di F. Albertolli e di L. Sabatelli.
Bibl.: M. Grassi, Sulla decoraz. in pittura eseguita da G. F. B... in Aci-Reale…, Catania 1842; S. Mira e Sirignano, Biografie e cose varie, Palermo 1873, pp. 90-107; G. La Corte-Cailler, Manoscritti di G. F. B., in Arch. stor. messinese, IX (1908), 1-2, pp. 226 s.; G. Cocco, Ricordi autobiografici di G. F. B., in Bull. stor. pistoiese, XI (1909), I, pp. 1-26; O. Tiby, Il Regio Teatro Carolino e l'Ottocento palermitano, Firenze 1957, pp. 24.5, 436; F. J. Fétis, Biogr. univ. des Musiciens, I, Paris 1860, p. 450; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, I, p. 199.