BOCCHECIAMPE, Giovanni Francesco
Nato ad Oletta, in Corsica, verso il 1773, emigrò giovanissimo per sfuggire alla "barbarie giacobina", entrando nell'esercito del principe di Condé come soldato d'artiglieria e rimanendovi quattro anni. Nel 1798, sbandato e privo di mezzi, giunse a Napoli insieme con uno zio e un fratello minore. Questi ultimi, grazie all'appoggio di lord Hamilton s'imbarcarono per l'Inghilterra, mentre il B. con altri conterranei (L. Durazzi e A. Guidone) si recò in Puglia, forse con l'intenzione di raggiungere successivamente per mare Trieste (luglio 1798: vedi Lucarelli, 1932). In seguito, l'invasione francese del Regno e il sorgere di focolai di rivolta giacobina nella stessa Puglia costrinsero il B., cui si erano uniti gli altri corsi R. Corbara, G. B. de Cesari, S. Pittaluga e V. Colonna, ad una precipitosa fuga. Il 6 genn. 1799 il gruppo partì da Barletta per imbarcarsi a Bari; ma fallito questo tentativo, essendo già la città in mano ai democratici, i Corsi cercarono di raggiungere Taranto. Durante le lunghe peregrinazioni, giunti nel villaggio di Monteiasi (12 febbraio) sulla strada di Brindisi, il Corbara fu scambiato per il principe ereditario di Napoli: in parte per una reale somiglianza, in parte per un fenomeno di suggestione la notizia apparve verosimile e si propagò rapidamente. A Brindisi il loro arrivo, dopo alcuni sospetti, suscitò nel popolo una ondata di entusiasmo: anche le principesse francesi Adelaide e Vittoria, che fuggite da Caserta a Brindisi attendevano nel porto una nave russa che le scortasse a Trieste, avallarono l'equivoco prestandosi a riconoscere nel Corbara il principe Francesco, nel B. il fratello del re di Napoli e nel de Cesari il duca di Sassonia, allo scopo di aumentare il fanatismo popolare a vantaggio della reazione. Qualche giorno dopo il Corbara partiva per Corfù per chiedere soccorso alla flotta russo-turca, ma durante la navigazione fu assalito e catturato dai pirati; il de Cesari e il B., invece, rimasti in Puglia in qualità di commissari regi, organizzarono un esercito e s'improvvisarono riformatori delle magistrature locali, pubblicando un Piano di istruzioni per il regolamento della provincia. Essi si divisero quindi il campo d'azione dirigendosi l'uno verso la provincia di Lecce, l'altro verso quella di Bari, allora focolai d'insurrezione democratica. Dopo aver conquistato Lecce e restaurata la fazione realista, il B. attaccò insieme con il de Cesari Martina Franca e la ridusse all'obbedienza; separatosi poi per raccogliere nuove forze, mentre si preparava ad assalire Altamura il B. fu avvertito che il compagno era in pericolo per il sopraggiungere di un esercito francese da Bari. Raggiunto il de Cesari, insieme affrontarono il nemico a Casamassima il 5 aprile, ma al primo scontro con un esercito regolare le loro truppe raccogliticce si disgregarono rapidamente. Per evitare ulteriori battaglie in campo aperto, mentre il de Cesari si ritirava nel forte di Gallipoli, il B. organizzava la difesa in quello di Brindisi. Ma un vascello francese, penetrato di sorpresa nel porto, assalì la fortezza, costringendo alla resa il Boccheciampe.
Da questo momento le notizie sulla sorte del B. sono discordanti. La più verosimile resta, comunque, la testimonianza del barone Thiébault (Mémoires, II, Paris 1894, pp. 486 ss.), secondo cui il B. sarebbe stato fucilato insieme con altri capi sanfedisti nei pressi di Trani il 18 o il 19 apr. 1799, durante la ritirata francese, per ordine del generale J. Sarrazin.
La morte del B. rimase ignota ai contemporanei. Credendolo ancora prigioniero, Acton e la regina, come si deduce dal loro epistolario con il cardinale Ruffo, si adoperarono per la sua liberazione; il re di Napoli, a restaurazione avvenuta, nel luglio 1799 volle premiare il de Cesari e il B. nominandoli brigadieri dell'esercito borbonico e concedendo loro il titolo di baroni del Regno con una pensione annua di 4.000 ducati. Ma di questa ricompensa il B., morto o prigioniero che fosse, non riuscì mai a godere.
Fonti e Bibl.: V. Durante, Diario storico delle operazioni di guerra intraprese nelle due provincie di Lecce e Bari contro i nemici dello Stato e del Trono..., Napoli 1800; B. Maresca, Carteggio della regina Maria Carolina col cardinale Ruffo nel 1799, in Arch. stor. per le prov. napoletane, V (1880), pp. 550, 552 s., 557; Id., Carteggio del cardinale Ruffo col ministro Acton, ibid., VIII (1883), pp. 513 s.; D. Petromasi, Storia dell'em. card. D. Fabrizio Ruffo... e degli avvenimenti e fatti d'armi accaduti nel riacquisto del medesimo, Napoli 1801, pp. 26-30; C. Perrone, Storia della Repubblica Partenopea, Napoli 1860, pp. 190 ss.; G. La Cecilia, Storie segrete delle famiglie reali…, Genova 1860, pp. 286-291; A. Dumas, Cento anni di brigantaggio nelle provincie meridionali d'Italia, Napoli 1863, pp. 50-67; F. Ascoli, La storia di Brindisi, Rimini 1886, pp. 379-392; L. Campi, La contrerévolution de 1799 ou les adventures merveilleuses de quatre corses dans le Royaume de Naples, Bastia 1899; P. Pieri, Taranto nel 1799 e monsignor Capecelatro, in Arch. stor. italiano, s. 7, 1(1924), pp. 201, 208-219; A. Lucarelli, L'avventura degli Anglo-corsi in Puglia narrata dai protagonisti medesimi, in Arch. stor. della Corsica, VIII (1932), pp. 198-213; Id., La morte di G. F. B., ibid., IX (1933), pp. 285-289; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli, Napoli 1951, pp. 39-42; S. La Sorsa, Storia di Puglia, V, Bari 1960, pp. 108-111; H. Acton, I Borboni di Napoli (1734-1825), Milano 1960, pp. 401 s.