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BRUSA, Giovanni Francesco

di Enrico Carone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRUSA (Brugia, Brusca, Bruscia), Giovanni Francesco (anche Francesco, Gianfrancesco)

Enrico Carone

Nacque a Venezia presumibilmente nei primi anni del sec. XVIII e fu allievo di N. Monferrato. Nominato "organista del palchetto" (del piccolo organo, cioè, situato in una delle due nicchie della muraglia antistante l'altare maggiore) in S. Marco a Venezia, successe ai fratelli Agostino e Antonio Coletti. Venne sostituito da Angelo da Cortona il 24 luglio 1740; il Fétis, basandosi erroneamente su tale data, fece coincidere con questa l'anno di morte del Brusa. Sotto il nome di Francesco, nel periodo 1724-1726, il B. fece rappresentare quattro opere teatrali, Iltrionfo della virtù (libretto di P. D'Averara; Venezia, Teatro S. Giovanni Grisostomo. autunno 1724), L'amore eroico (libretto di A. Zeno e P. Pariati; ibid., Teatro S. Samuele, primavera 1725), Arsace (libretto di A. Salvi; Milano, Teatro Ducale, 28 ag. 1725) e Medea e Giasone (libretto di G. Palazzi; Venezia, Teatro S. Angelo, 26 dic. 1726), ma dopo queste date non si hanno sue notizie per lunghi anni, fino al 20 nov. 1758, quando, in qualità di "maestro di cappella e impresario" di una sua compagnia, il B. rivolse domanda "ai Signori del Teatro pubblico di Forlì" per farvi rappresentare nella prossima stagione di carnevale due sue opere buffe. Di questa compagnia facevano parte anche la moglie, Laura Oddi, e le figlie Arcangela (o Angela) ed Emilia, tutte cantanti. S'ignora se il B. si fosse recato, nell'aprile 1761, al Teatro Liceo di Barcellona, dove anche il figlio, Giovanni Battista, cantava come tenore, insieme con Angela (quest'ultima nel 1770 fu scritturata per i teatri dei Reali Siti di Madrid e cantò anche al Teatro del Barrio Alto a Lisbona). Nel 1766 il B. ebbe l'incarico effettivo di maestro del coro delle fanciulle al conservatorio degli Incurabili a Venezia, occupando il posto di B. Galuppi (partito per la Russia), presumibilmente fino al 1768.

Delle sue musiche composte espressamente per gli Incurabili non si ha notizia, data la dispersione dei manoscritti avvenuta nel 1776, quando il conservatorio venne chiuso. A testimonianza, però, della sua attività in quegli anni rimangono i libretti di quattro oratori, stampati a Venezia, Redemptionis veritas... musice expressa a I. F. B. ... (1766), Aeternum humanae reparationis divinum decretum (1767), Coelum apertum in transfiguratione Domini (1767) e Manes iustorum a sinu Abrahae revocati in gloriosa Christi resurrectione (1768), sul frontespizio dei quali appare la sua qualifica di direttore e maestro del coro del conservatorio veneziano. Il ritrovamento, da parte del Fantoni, di diciotto autografi di musica sacra, tutti con il nome "Iohannis Franciscus Brusa", datati dal 1753 al 1766 (ora presso la Biblioteca del conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli, segnatura: 30.1.17-18) e il titolo di "maestro di cappella", apposto nella richiesta a Forlì, fanno supporre che egli fosse operante agli Incurabili già molti anni prima del 1766.

Dal 1756 al carnevale 1766-1767 vennero rappresentate a Venezia altre sue opere, sotto il nome di (Giovanni) Francesco: Semiramide riconosciuta (Teatro S. Benedetto, febbraio 1756), Angelica (ibid., 28 febbr. 1756), Adriano in Siria (ibid., carnevale 1757), tutte su libretto di A. Metastasio, Le statue (Teatro S. Samuele, 27 dic. 1757), il cui libretto è del figlio Giovanni Battista, e L'Olimpiade (Teatro S. Benedetto, 26 dic. 1766; libretto del Metastasio), della quale il B. musicò il terzo atto, P. Guglielmi il primo e A. Pampani il secondo. A questo gruppo di opere tardive appartengono anche La Cascina e La ritornata di Londra, entrambe su libretto di C. Goldoni, e queste erano le opere da lui proposte nel novembre 1758 per il Teatro pubblico di Forlì, dove vennero eseguite nel carnevale 1759.

La Cascina - precedentementemusicata da G. Scolari per il Teatro S. Samuele di Venezia il 27 dic. 1755 - era stata composta dal B. e rappresentata la prima volta al Teatro del Sole di Pesaro nel carnevale 1758; molte arie di questa sua opera vennero inserite in quella scritta dallo Scolari, ripresa al Teatro Liceo di Barcellona il 7 apr. 1761. Nella dedica della Ritornata di Londra "alle Dame e ai Cavalieri della città" di Forlì, il 5 febbr. 1759, il B. dichiarava che l'opera compariva "con Musica nuova nello spazio di pochi giorni composta", essendo stata, infatti, rappresentata la prima volta al Teatro S. Samuele di Venezia il 7 febbr. 1756 con musica di D. Fischietti.

L'intervallo esistente tra i due gruppi di opere ha indotto alcuni autori - fra i quali anche il Della Corte - a ritenere valida la distinzione di due Brusa, un Francesco o Giovanni Francesco più giovane e un Gianfrancesco più vecchio. Tuttavia il caso di omonimia resta problematico: se infatti sembra improbabile che lo stesso autore si sia accinto a scrivere diverse opere dopo trent'anni di inattività teatrale rimane il fatto che il già citato oratorio Manes iustorum di Giovanni Francesco è del 1768, di un anno posteriore all'ultima delle opere del secondo gruppo.

Il 1768 è anche l'anno in cui si trova l'ultima notizia del B. e quindi dopo questo si può datare la sua morte, che si presume avvenuta a Venezia.

Delle sue opere teatrali si conosce soltanto la partitura delle Statue, rinvenuta dal Dalla Corte in un blocco di partiture manoscritte usate dai teatri torinesi dell'epoca. La melodia vi scorre spontanea e semplice e se, in generale, l'opera manca di originalità, non manca di grazia e di garbo, se difetta di brio non è "mai sciatta, mai volgare" (Della Corte). La tecnica orchestrale è buona e solida; nel complesso si ha un'opera tipica del teatro settentrionale del tempo, "più desideroso della commedia che della farsa napoletana" (ibid.), più attento forse alla nobiltà dell'espressione che alla sua efficacia, ragionevole e goldoniano. Dalle copie dei libretti rimasti (due delle quali, alla Biblioteca di S. Cecilia a Roma, presentano le varianti Brugia e Bruscia del nome; su un libretto della Cascina si ha anche Brusca) si può rilevare il buon successo delle Statue, di cui si ebbero, infatti, due riprese nel 1758, al Teatro della Valle di Roma nel carnevale e al Teatro della Città di Civitavecchia nella primavera, e una terza al Teatro Carignano di Torino nell'autunno 1763. Le poche altre arie melodrammatiche rimaste (citate dall'Eitner) e la produzione sacra del B. attendono, tuttavia, un'analisi critica che metta in piena luce la sua personalità.

Bibl.: E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane, V, Venezia 1824, pp. 321 s.; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, p. 35; G. Fantoni, N. Monferrato e G. F. B., veneziani,maestri di musica, in Archivio veneto, VI (1876), 2, pp. 261, 264, 271-76; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, ad Indicem;E. Cotarelo y Mori, Origines y establecimiento de la Opera en España hasta1500, Madrid 1917, pp. 235 s.; 202, 204, 234-238 (per Angela); 234-237 (per Giovanni Battista); A. Della Corte, L'opera comica italiana nel '700, I, Bari 1923, pp. 126-135; A. Mombelli, Musica e teatro in Forlì nel sec. XVIII, Forlì 1933, pp. 114, 118, 137 s.; O. G. T. Sonneck, Catalogue of Opera Librettos printed before 1800, Washington 1914, pp. 1209, 1465 (anche il Sonneck fa distinzione di due Brusa); U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 171; F. J. Fétis, Biographie universelle des Musiciens, II, Paris 1861, p. 100; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, p. 219; X, p. 407; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, I, p. 258; Supplemento, p. 131; G.Grove's Dictionary of Music and Musicians, I, London 1954, pp. 985 s.; La Musica. Enciclopedia storica. Diz., I, Torino 1968, p. 301.

Vedi anche
Latilla, Gaetano Musicista (Bari 1711 - Napoli 1788). Studiò a Bari e al conservatorio di S. Onofrio in Napoli, allievo di I. Prota e F. Feo. Fu maestro di cappella a Roma e Venezia, poi insegnante a Napoli. Compose lavori sacri e religiosi, strumentali, e oltre una cinquantina di opere teatrali. Bertóni, Ferdinando Giuseppe Bertóni, Ferdinando Giuseppe. - Musicista (Salò 1725 - Desenzano 1813). Insegnò clavicembalo e canto a Venezia, dove fu primo organista (1752) e maestro di cappella (1785) a S. Marco. Scrisse circa 48 opere teatrali. Compose anche un Miserere e tre opere di musica strumentale. Non va confuso col nipote ... Gasparini, Francesco Musicista (Camaiore 1668 - Roma 1727), allievo di A. Corelli e di B. Pasquini. Nel 1700 circa si recò a Venezia ove fu direttore di musica presso l'Ospedale (Conservatorio) della Pietà, avendo allievi F. Bordoni e B. Marcello. A Roma (1725) fu maestro di cappella a S. Giovanni in Laterano. Compose molta ... Gazzaniga, Giuseppe Musicista (Verona 1743 - Crema 1818). Studiò al conservatorio di S. Onofrio in Napoli. Fu maestro di cappella al duomo di Crema. Compose molta musica sacra, circa 35 opere teatrali (molte delle quali ebbero a loro tempo favore), oratorî, cantate. La sua opera Il convitato di pietra precedette di qualche ...
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  • Brusa, Giovanni Francesco
    Enciclopedia on line
    Musicista (n. Venezia - m. dopo il 1768), organista "di palchetto" a S. Marco (1726-40) e maestro di coro agli Incurabili. Compose musica sacra, varî oratorî, otto opere teatrali (rappresentate dal 1724 al 1767). Nella seconda metà dello stesso sec. 18º vi fu un omonimo anch'egli musicista.
  • BRUSA, Giovan Francesco
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Si conoscono due compositori di questo nome. Uno scrisse per le scene veneziane, a mezzo il sec. XVIII, e quattro sue opere furono rappresentate fra il 1756 e il'57: Adriano in Siria, L'Olimpiade, Semiramide riconosciuta, Le Statue. Quest'ultima è un'opera comica assai garbata. L'altro G. F. Brusa visse ...
Vocabolario
bruṡire
brusire bruṡire v. intr. [der. di brusìo] (aus. avere), letter. – Far brusio: non sento Se non le reste brusir del grano (Pascoli).
bruṡìo
brusio bruṡìo s. m. [voce onomatopeica]. – Bisbiglio, vociare continuo e sommesso di gente raccolta in un luogo, o lieve rumore di cose che s’agitano: c’era nella sala un fitto b. di voci; il b. delle foglie.
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