FERRARI (De Ferrariis, de Ferraris Ferrarius, Ronusi de Ferrariis), Giovanni Francesco (Gianfrancesco, Francesco)
Nacque a Cuneo nel 1609 (Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap. Sin. 134, f. 323) o 1610 (ibid., f. 320), di nobile famiglia. Era figlio del senatore Giovanni Raffaele, che entrò nella Compagnia, dopo che era rimasto vedovo.
Bayer (p. 16), dà il suo nome latinizzato come "Joannes Ronusius de Ferrariis", in cui "Ronusius" potrebbe essere dovuto sia a una lettura errata di Franciscus sia a un equivoco con un certo De Romussi, notaio in Sartirana, procuratore dei De Ferraris (Riberi, 1943, p. 66). Il Pfister (p. 249), gli attribuisce pertanto erroneamente il cognome Ronusi de Ferraris. Anche sul suo nome cinese vi è incertezza. La maggioranza degli autori, basandosi su Han Lin e Chang Keng (f. 20r), danno Li Fang-hsi e Lu-yü, mentre Sommervogel-Rivière, XII, col. 456, basandosi su The Asiatic Journal, dà anche Ho Tseu-kouo e Tsan-wang.
Il F. entrò in noviziato a Milano il 22 ott. 1624 (Arch. Rom. Soc. Iesu, Med. 49, f. 47v). Il 23 maggio 1627 chiese al generale della Compagnia Muzio Vitelleschi di essere inviato in Giappone o in altra terra di missione (Ibid., Fondo Gesuitico 738, n. 58), finché, dopo aver rinnovato tale richiesta altre due volte, il 13 apr. 1635 si imbarcò da Lisbona diretto in Estremo Oriente, insieme con M. Mastrilli, L. Buglio, F. Brancati ed altri gesuiti.
Arrivato in Cina intorno al 1640 (Bartoli, p. 1150), fu destinato in un primo tempo alla provincia di Nanchino, dove giunse nel 1641 (Arch. Rom. Soc. Iesu Iap. Sin. 101 f. 7r), quindi in quella dello Shensi e infine in quella dello Shantung (Ibid., Iap. Sin. 134, ff. 330, 337), come collaboratore prima e dal 1649 come successore di Nicola Longobardi. Procuratore a Macao dal 1656 al 1658 (Arch. De Ferraris, 17, n. 9), nel 1659 si trasferì nello Shensi con residenza a Sian (Gabiani, p. 85).
Il 29 genn. 1665, allo scoppio della persecuzione decisa dal governo cinese contro i missionari, fu arrestato e gettato in prigione, dove rimase fino al 1ºgiugno quando fu trasferito a Pechino (Arch. De Ferraris, 17, n. 10). Insieme con gli altri missionari lasciò Pechino il 3 settembre per essere condotto sotto scorta a Canton, dove giunse il 25 marzo 1666 (Ibid.; Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap. Sin. 134, f. 352). In questa città egli partecipò con altri ventidue missionari dei tre Ordini ivi presenti (gesuiti, francescani, domenicani) alle riunioni che ebbero luogo dal 18 dic. 1667 al 26 genn. 1668 per fissare i criteri cui avrebbe dovuto ispirarsi la futura opera di apostolato il giorno in cui essa fosse stata nuovamente permessa in Cina. In qualità di segretario di tali riunioni egli scrisse pertanto il testo della Praxes quaedam discussae in pleno Coetu 23Patrum, quorum nomina infine describuntur, statutae et directae ad servandam inter nos in Sinica Missione uniformitatem (in Acta Cantonensia authentica, s. l. 1700, pp. 19-34).
I successivi avvenimenti non confermarono i buoni propositi espressi in quel documento, perché i contrasti fra i tre Ordini esplosero poco dopo con maggior violenza. Il F. si distinse però per il suo atteggiamento moderato e per i buoni rapporti che aveva saputo instaurare con i francescani, come testimoniano le lettere di Antonio da Santa Maria Caballero, che nel 1653 e nel 1655 lo definiva come un fratello (Sinica franciscana, II, pp. 426, 433) anche se poi, come anche faceva il Longobardi, lo criticava per l'eccessiva prudenza nell'esercizio del suo ministero, che lo tratteneva dal fare frequenti visite pastorali nelle campagne infestate dai banditi (ibid., III, pp. 79 s.; VII, 1, p. 52).
All'inizio del 1671 furono revocati i provvedimenti contro i missionari e a coloro che erano stati banditi a Canton fu concesso di far ritorno nelle rispettive sedi. L'8 sett. 1671 il F. mentre era in viaggio diretto alla sua missione nello Shensi, morì ad Anking, nell'attuale provincia dello Anhwei, che a quel tempo faceva parte amministrativamente della provincia di Nanking.
Il suo corpo fu trasportato e seppellito a Sian a cura del confratello Domenico Gabiani, il quale, grazie a questo espediente e all'autorevole intervento di Ferdinand Verbiest, che il 12 sett. 1673 presentò un esposto all'imperatore (Hsi-chao ting-an, ff. 61r-62v; Fang Hao, II, p. 175), riuscì ad ottenere il permesso per restare nello Shensi, che sarebbe rimasto altrimenti senza sacerdote (Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap. Sin. 131, f. 18r).
Il F. è l'autore della Compendiaria responsio ad dubitationes a r. p. Fr. Dominico Navarrete propositas seu Brevis synopsis de cultu Sinico Confucii ac mortuorum (British Library, Add. Mss. 16933) pubblicata, come se fosse opera di J. Le Favre, nel libro di quest'ultimo De Sinensium ritibus politicis Acta, Parisiis 1700, pp. 1-21, e in D. Navarrete, Tratados historicos, II, Madrid 1679, Tratado VI, n. 7. Sono poi attribuiti al F. il ms. Apud Sinas in signum reverentiae tegendum esse caput in 24 articoli, conservato nella Biblioteca nazionale di Roma (Gesuit. 3386/1257, ff. 149-154, 163), e un ms. in cinese per lo studio della lingua e di cui si ignora l'attuale ubicazione, che fu segnalato dal The Asiatic Journal and Monthly Register for British and foreign India, China and Australasia, XXVII (1838), pp. 235 ss.
Infine il F. figura sia come uno dei due religiosi (l'altro era M. Trigault), i quali approvarono la relazione in difesa di A. Schall scritta all'inizio del 1661 da F. Verbiest e pubblicata in H. Josson - L. Willaert, Correspondance de Ferdinand Verbiest, Bruxelles 1938, pp. 42-102; sia tra i dodici religiosi i quali rividero e approvarono il testo della Sinarum scientia politico-moralis ap. Prospero Intorcetta Siculo Societatis Iesu in lucem edita, Goac 1669.
Restano del F. tre lettere conservate nell'Archivio della famiglia De Ferraris di Celle (17, nn. 9 ss.), pubblicate da A. M. Riberi, Tre lettere di un missionario cuneese in Cina (negli anni 1658, 1666, 1669) in Bollett. della Sezione di Cuneo della R. Deput. subalpina di storia patria, XIII (1941), pp. 5-27; varie lettere conservate in Arch. Rom. Soc. Iesu, Fondo Gesuitico 738, Indipetae, n. 58, 154; 739, n. 268; Iap. Sin. 162, ff. 207r-208v, 209r-210v, 211r-212v, 213r-214v, 227r-229v, 251r-252v; Fondo Gesuitico 730, ff. 103r-105v.
Fonti e Bibl.: M. Martini, Brevis relatio de numero et qualitate Christianorum apud Sinas, Romac 1654, ff. 5rv-6r; D. Bartoli, Della historia della Compagnia di Giesù. La Cina, Roma 1663, p. 1150; J. A. Schall, Historica narratio de initio et progressu missionis Societatis Iesu apud Chinenses, Viennae 1665, pp. 113 s.; B. Ibanez, Risposta a le dimande che la Ss. Congregazione de Fide Propaganda mi fa circa la missione, a. 1668, in Sinica franciscana, III, Firenze 1936, pp. 68 s.; Id., Brevis Relatio, a. 1668, ibid., pp. 79 s.; Id., Brevis Relatio, a. 1669, ibid., VII, 1, Roma 1965, pp. 52 s.; A. Greslon, Histoire de la Chine sous la domination des Tartares, Paris 1671, pp. 245 s.; J. A. Schall, Historica relatio de ortu et progressu fidei orthodoxae in Regno Chinensi, Ratisbonae 1672, pp. 148, 291 s.; G. D. Gabiani, Incrementa Sinicae Ecclesiae a Tartaris oppugnatae, Viennae 1673, pp. 39, 51, 83, 85, 418-434, passim;F. De Rougemont, Historia Tartaro Sinica nova, Lovanii 1673, pp. 7-128 s.; Hsi-ch'ao ting-an (Memoriali presentati [da F. Verbiest] all'imperatore), 1677, esemplare della Biblioteca nazionale di Roma, 72 C 530 2, ff. 61r-64r; Han Lin-Chang Keng, Sheng-chiao hsin-cheng (Testimonianze della religione cristiana), Pref. datata 1647, ma riferimenti fino all'anno 1678, f. 20r; P. Couplet, Catalogus patrumSocietatis Iesu qui post obitum s. Francisci Xaverii ab anno 1581 usque ad annum 1681 in Imperio Sinarum Iesu Christi fidem propugnarunt, in F. Verbiest, Astronomia Europaea sub imperatore Tartaro Sinico Cam Hy appellato ex umbra in lucem revocata, Dilingae 1687, p. 117; Id., Breve relatione dello stato e qualità delle misstom della Cina, a. 1688, in Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap. Sin. 131, f.18r; Monumenta Sinica, authore quodam Societatis Iesu theologo, s. l. 1700, pp. 186-389, passim;T. I. Dunin Szpot, Historiae Sinarum Imperii (ms. circa 1700), in Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap. Sin. 103, ff. 7r, 88v, 102r, 163rv; T. S. Bayer, Museum Sinicum in quo Sinicae linguae et literaturae ratio explicatur, Petropoli 1730, I, 15 s.; Catalogue of additions to the manuscripts in the British Museum in the years MDCCCXLVI-MDCCCXLVII, London 1864, pp. 325 s., n. 16933; Catalogus patrum ac fratrum e Societate Iesu qui a morte s. Francisci Xaverii ad annum MDCCCLXXII Evangelio Christi propagando in Sinis adlaboraverunt, Shanghai 1873, p. 6, n. 79; Huang Po-lu, Cheng-chiao feng-pao (Elogi alla vera religione), 1883, passim; O. Mass, Cartas de China. Documentos ineditos sobre misiones franciscanas del siglo XVII, Sevilla. 1917, p. 87; R. Streit, Bibliotheca missionum, V, Aachen 1929, pp. 808 n. 2266, 836 n. 2358, 840 n. 2367, 841 n. 2371; L. Pfister, Notices biographiques et bibliographiques sur les jesuites de l'ancienne mission de Chine 1552-1773, Chang-hai 1932, I, pp. 249 ss.; A. M. Riberi, Due documenti dell'archivio Ferraris di Celle, in Bollettino della Sezione di Cuneo d. R. Deput. subalp. di storia patria, XV (1943), pp. 64-70; G. H. Dunne, Generation of giants, London 1962, p. 307; J. Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer 1541-1758, in Aufsätze zur Portugiesischen Kulturgeschichte, VIII (1967), p. 295, n. 839; Fang Hao, Chung-kuo t'ien-chu-chiao shih jen-wu chuan (Biografie di personaggi della storia della religione cattolica in Cina), Hongkong 1970, II, pp. 175 s.; J. Dehergne, Répertoire des jesuites de Chine de 1552 à 1800, Roma-Paris 1973, p. 71; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, col. 679; IX, col. 332; XII, coll. 455 s.