LANCELLOTTI, Giovanni Francesco
Nacque a Staffolo, nella Marca d'Ancona il 20 genn. 1721 da Pierangelo e Elisabetta Berarducci di Castelbellino. Compì studi umanistici e filosofici a Macerata nel collegio gesuitico Cassini, ricevendo anche lezioni di diritto civile da F.A. Palmucci. Si perfezionò poi a Camerino, Bologna e infine Roma, impadronendosi anche del francese e dello spagnolo.
Visse ritirato, impiegando tutta la vita nello studio antiquario rivolto in molteplici direzioni, ma incentrato sempre sulla regione natale, di cui voleva riscattare la dignità culturale. La parte maggiore della sua opera riguardò però l'idea della Biblioteca picena, un elenco bio-bibliografico di scrittori marchigiani apparso postumo, suggeritogli da Pompeo Compagnoni, vescovo di Osimo e Cingoli, del quale fu un protetto.
In un periodo non specificabile il L. dimorò lungamente a Roma. Grazie al cardinale D. Passionei ebbe accesso all'Archivio Vaticano, dal quale trasse tutte le memorie sui dotti marchigiani, compilando anche un indice. Compì anche esaustive ricerche nelle biblioteche Vallicelliana, Laurenziana, Casanatense. Questa indefessa opera di ricerca giunse però solo raramente alla pubblicazione; i ricchissimi repertori di notizie estratte dagli archivi, conservati nei suoi manoscritti, sono sempre di stesura poco accurata, come se il L. non si fosse voluto attardare in un lavoro di limatura stilistica: questa scarsa ricercatezza di stile gli fu spesso rimproverata da chi si accostò alla sua opera.
In seguito, colpito da ripetute paralisi e impossibilitato a effettuare lunghi spostamenti di studio, a parte alcune ricognizioni negli archivi della sua regione, non si allontanò più dalla natia Staffolo. Tenne un vasto carteggio con moltissimi letterati, che gli furono di grande aiuto nella compilazione delle sue opere: tra questi G. Mazzuchelli, A. Zeno, A. Lazzarini, A. Olivieri, T. Benigni. Corrispose anche con Francesco Saverio Castiglioni, il futuro Pio VIII, cui predisse l'elezione. Oltre che sui letterati, il L. raccolse memorie anche sugli uomini illustri della provincia picena, che riunì a Osimo in dieci volumi; scrisse inoltre genealogie di famiglie nobili (Parere dell'ab. G.F. Lancellotti intorno alla patria, e famiglia del B. Ugo degli Atti di Sassoferrato, con molte memorie storiche della famiglia Attia) e resoconti di storie municipali (Catalogo dei lettori dell'Università di Macerata, cronologicamente disposto dall'anno 1540 al 1774, con circa 80 biografie).
Ma l'opera biografica di maggiore impegno del L. sono le Memorie concernenti la vita e le opere, sì stampate che inedite, di Aldo seniore, e giuniore di Antonio e Paolo Manuzi stampatori e letterati celebri del sec. XV e XVI. Il manoscritto osimano contiene biografie e un catalogo di opere dei membri della famiglia Manuzio che, secondo il L., avrebbe avuto origine dal notaio staffolano Vagnone Manutii, operante alla fine del Duecento (la famiglia Manuzio è storicamente attestata a Staffolo nel 1574 con Maria Manuzio, figlia di Paolo e nipote di Aldo il Vecchio). L'opera contiene lettere a membri della famiglia da parte di numerosi letterati, tra cui T. Tasso e M. Ficino, e notizie su letterati appartenuti all'Accademia Aldina.
L'esordio del L. nell'antichistica avvenne con la Dissertazione epistolare in comprova delle antichità di Cupra Montana, scoperte nella nobilissima terra del Masaccio (Monaco 1753), dove confermò l'identificazione dell'antico sito effettuata da M. Sarti nel 1748; l'opera fu indirizzata al futuro cardinale Stefano Borgia, che aveva contestato le conclusioni dello scopritore. Il L. coltivò anche la numismatica e l'epigrafia; il suo biografo F. Menicucci testimonia l'esistenza di un suo Thesaurus inscriptionum Picenarum, che non è conservato tra le sue carte.
Il L. pubblicò opere poetiche di autori marchigiani scarsamente noti: prima un poema in latino sul baco da seta di L. Lazzarelli da San Severino Marche, con notizie sulla vita e le opere dell'autore (Ludovici Lazzarelli Septempedani poetae laureati Bombix, Aesi 1765); quindi le Poesie italiane, e latine di mons. Angelo Colocci con più notizie intorno alla persona di lui, e della famiglia (Jesi 1772). Ai carmi del Colocci, tratti per la maggior parte dalla Biblioteca Vaticana, premise una biografia dell'autore, un elenco delle opere e testimonianze di scrittori su di lui; aggiunse poi un'appendice di documenti e tavole genealogiche. Questa pubblicazione, che ricevette il plauso dei dotti, era dedicata al suo mentore P. Compagnoni, in rapporti di parentela con i Colocci.
Il L. raccolse anche un gran numero di poesie antiche di autori marchigiani, pure estratte da antichi codici (F. Ranucci da Macerata, F. Brunamonti di Rocca Contrada). Ma, oltre a pubblicare gli altrui, il L. editò anche propri componimenti poetici, spesso riferiti ad avvenimenti della sua terra: Corona o sia Catena di sonetti in lode del r. p. Camillo Canina di Casale dell'Ordine de' predicatori oratore allo Staffolo la quaresima del 1751 (Jesi s.d.); Rime in lode del nobile sig. marchese A. Pianetti… composte in occasione ch'egli veste l'abito di cavalier milite per giustizia nell'inclito Ordine di S. Stefano (Osimo 1771). Alcune sue opere poetiche, come l'Orfeo vendicato, serenata per applaudire all'ecc.mo e r.mo sig. Guido Calcagnini vescovo d'Osimo (Jesi 1778), furono edite sotto il nome di un "messer Ellebico accademico regio in Roveredo". Altro suo pseudonimo fu "Il ridente".
Le poesie edite, notevoli per la vivezza di spirito, sono simili nel genere a quelle di P. Metastasio, con cui ebbe amicizia e carteggio (secondo il L. il grande poeta avrebbe stampato come proprie alcune sue composizioni). Dotato di grande verve polemica, il L. entrò nella rivalità culturale tra Camerino e Macerata con uno scritto anonimo ma certamente suo (Confutamento di quanto alcuni anonimi camerinesi, il sig. ab. Francesco Antonio Zaccaria, il novellista di Firenze e l'autore delle memorie enciclopediche che si stampano a Bologna, al n. 24 del mese di luglio 1780 contro Macerata hanno calunniosamente confermato, Cosmopoli 1782). Questo intervento gli valse l'appoggio dei nobili maceratesi, ma gli procurò polemiche che lo amareggiarono, tra cui quella con lo storico G. Baldassini, che si esacerbò fino a coinvolgere il valore delle rispettive opere.
Negli ultimi anni il L. fu colpito da emiplegia (rimase paralizzato al braccio destro e poi a una gamba), dovendo valersi negli studi dell'aiuto dell'osimano S. Bellini, rettore del seminario e collegio Campana.
Morì il 20 ag. 1788 a Staffolo (Libro de' morti della parrocchia di S. Egidio di Staffolo, lettera E, p. 54), e fu sepolto nella chiesetta rurale di S. Giambattista, di sua proprietà.
Due anni dopo la sua morte ebbe inizio la pubblicazione della Biblioteca picena, o sia Notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni (I-V, Osimo 1790-96) che tuttavia, sebbene completa, non fu stampata integralmente. I curatori, F. Vecchietti e T. Moro, si giovarono dell'aiuto di C.A. Bonfini, G.B. Boccolini e P. Compagnoni; in un primo momento ottennero da S. Bellini una selezione delle carte del L., poi ebbero accesso al corpus di manoscritti che l'autore, con donazione irrevocabile fatta in vita, aveva lasciato al conte A. Guarnieri di Osimo.
A fronte di notizie bibliografiche e biografiche su sedicimila scrittori piceni (come il L. affermò in una lettera del 26 marzo 1778 all'abate G.C. Amaduzzi), ne furono editi solo 1065. Il quinto e ultimo volume dell'edizione incluse una biografia del Lancellotti. Come denunciato dai curatori Vecchietti e Moro, il materiale confluito nella Biblioteca era abbondante ma farraginoso, a volte apocrifo e inattendibile; richiedeva quindi un lavoro di discernimento per dividere le informazioni utili da quelle superflue e inattendibili. Più volte si pensò di terminare la pubblicazione: nel 1845 prese l'iniziativa, senza portarla a compimento, l'Accademia dei Disuniti di Fabriano, poi la Deputazione di storia patria delle Marche.
Fonti e Bibl.: Osimo, Archivio Guarnieri - Balleani, Mss., Lancellotti (inventario a cura di G. Annibaldi, 1893); Cingoli, Biblioteca Raffaelliana, Carte Lancellotti; Gli archivi della storia d'Italia, a cura di G. Mazzatinti, Rocca San Casciano 1897-1915, I, pp. 109 s. (lettere a G.C. Amaduzzi); XXXIII, pp. 60, 138 (lettere ad A. Olivieri); XLV, pp. 44, 81 (63 lettere a Bonamini); XLVIII, pp. 45, 249 (lettere ad A. Olivieri e F.A. Benoffi); LII, p. 290 (carteggio con G.A. Lazzaroni); LXXIX, p. 11 (lettere a M. Sarti); E. Spadolini, Lettere inedite di G.F. L., in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche, n.s., IV (1907), pp. 41-91, 201-224, 323-360 (carteggio con il bibliotecario della Biblioteca Marciana J. Morelli); F. Menicucci, Notizie sulla persona del chiaris.o sig. abbate G.F. L., in C. Annibaldi, Una biografia inedita dell'ab. G.F. L., ibid., V (1908), pp. 479-493; Novelle letterarie, 1766, coll. 67, 10 s.; 1771, col. 198; 1777, col. 198; F. Vecchietti - T. Moro, Biblioteca picena, o sia Notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, I, Osimo 1790, pp. XVIII-XX; V, ibid. 1796, pp. 209-218 (con bibliografia ed elenco dei mss. del L.); F. Raffaelli, Raccolta delle lettere inedite d'illustri italiani del sec. XVIII, San Severino Marche 1846 (nella seconda centuria biografia del L., catalogo dei suoi mss. e carteggio con F.M. Raffaelli); A. Anselmi, Il primo centenario dell'erudito marchigiano abb. G.F. L., in Nuova Rivista misena, I (1888), pp. 4-9; G.M. Claudi - L. Catri, Diz. stor. biogr. dei Marchigiani, Ancona 1992, I, p. 658.