VIGANI, Giovanni Francesco
– Nacque a Verona intorno al 1650. Nulla è noto della sua famiglia e della sua educazione.
Si può supporre che non abbia seguito un regolare corso di studi, né ottenuto qualifiche accademiche. È lo stesso Vigani che ci informa dei suoi viaggi in Italia e in vari Paesi europei, dove visitò miniere, raccolse erbe e minerali e acquisì competenze chimiche e mediche. Nel 1671, a Parma, vide un ciarlatano ingoiare del veleno di vipera e, in un non meglio definito laboratorio, osservò l’estrazione di acqua e olio dal residuo fisso della distillazione (caput mortuum; queste notizie sono riportate nel suo trattato Medulla chemiae, ed. 1683, pp. 27, 41; v. infra). Fu a Parigi, a Siviglia e nei Paesi Bassi, per poi stabilirsi definitivamente in Inghilterra; probabilmente fu a Londra prima di risiedere, dal 1682, a Newark-on-Trent, dove allestì un laboratorio e aprì una farmacia.
Al 1682 risale la sua corrispondenza (non pervenuta) con Robert Boyle, e nello stesso anno ebbe inizio l’insegnamento a Cambridge. Si trattava di corsi privati, di carattere pratico, sia di materia medica, sia di chimica, frequentati da farmacisti, medici e studenti dell’università. Sempre nel 1682 uscì a Danzica la Medulla chemiae, un breve trattato in 8°, di sole 29 pagine, dedicato a Joannes de Waal, «Toparcha in Ankeveen», che è ringraziato per la protezione accordata all’autore. L’opera ha carattere eminentemente pratico e contiene riferimenti a Jan Baptiste van Helmont, Franz de le Boë (Franciscus Sylvius), Otto Tachenius e Boyle, di cui adotta la teoria corpuscolare della materia. Nel 1683 pubblicò a Londra, per i tipi di Henry Faithorne e John Kersey, Medulla chymiae, una seconda edizione dell’opera del 1682, ampliata e arricchita da quattro tavole che illustrano strumenti e forni, dovute a Vigani e a John Troutbeck, medico di Cambridge e royal surgeon.
La nuova edizione, che reca sul frontespizio una citazione dal De rerum natura di Lucrezio (I, vv. 820-822), è dedicata a Philip Stanhope, conte di Chesterfield, magistrato nel distretto del Trent, a Thomas Belasyse, visconte di Fauconberg, ambasciatore a Venezia, e a William Cavendish, duca del Devonshire, fellow della Royal Society. La Medulla chymiae si apre con una lettera firmata «T. R.», probabilmente Thomas Robson, corrispondente di Vigani. Nella lettera, l’autore è elogiato per aver seguito l’insegnamento di Boyle, in particolare per aver adottato un approccio sperimentale alla chimica e per aver contribuito a fare chiarezza nella terminologia chimica. Nel 1683 vide la luce ad Amsterdam la traduzione neerlandese della seconda edizione della Medulla (Medulla chemiae, of ‘T Merg der Scheikonst).
All’edizione londinese del 1683 fecero seguito due ristampe, sempre a Londra nel 1685 e 1688, mentre nel 1693 fu pubblicata a Leida una nuova edizione a cura e con aggiunte del chimico David Stam, che fu tra i maestri di Herman Boerhaave. Sempre nel 1693, a Basilea, la Medulla fu stampata come parte della raccolta Keras amaltheias, seu thesaurus remediorum, curata da Emanuel König, professore di medicina teorica a Basilea. L’ultima edizione (postuma) è del 1718 a Norimberga, a cura di Augustus Quirinus Rivinus, professore di medicina a Lipsia.
La Medulla chymiae fu recensita nei principali periodici eruditi: nelle Nouvelles de la république des lettres (agosto 1684, pp. 501-503), negli Acta eruditorum (ottobre 1684, pp. 394 s.) e nel Journal des sçavans (marzo 1685, pp. 91-93).
Vigani non fu mai affiliato ad alcun college di Cambridge, ma nelle lettere del 1696 a Newborough usava come proprio indirizzo Catharine Hall, al cui master John Eachard, così come ad alcuni studenti del College, vendeva i suoi preparati farmaceutici. Nel 1704 e 1705 teneva lezioni al Queens’ College, dove tra i suoi allievi vi era William Stukeley, medico, antiquario e sacerdote. Altri suoi studenti furono il reverendo Stephen Hales, botanico e chimico, e l’antiquario Abraham de la Pryme.
Nel Queens’ College è conservato l’armadio in cui Vigani aveva raccolto campioni di vari materiali, ben settecento esemplari, ciascuno con la propria etichetta, distribuiti in ventinove cassetti. Si tratta di solventi, reagenti, pietre dure, minerali, fossili, semi e radici di piante, animali essiccati (insetti e vipere), pigmenti e vari preparati farmaceutici di cui Vigani faceva uso nelle sue lezioni. Vigani acquistò la maggior parte dei campioni da mercanti londinesi e fu poi rimborsato dal Queens’ College, che nel 1704 acquisì anche l’armadietto in cui furono conservati.
Nel 1707 teneva corsi al Trinity College, dove Richard Bentley aveva progettato un laboratorio. Delle lezioni di chimica tenute a Cambridge, probabilmente trascritte e raccolte da studenti, ci restano i manoscritti che testimoniano il carattere pratico del suo insegnamento, che solo occasionalmente toccava temi dibattuti dai chimici europei tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, in particolare la dottrina degli acidi e degli alcali. Il 10 febbraio 1703 il Senato dell’Università di Cambridge conferì a Vigani il titolo di professore di chimica. Fu piuttosto il riconoscimento della sua ventennale attività didattica che l’istituzionalizzazione dell’insegnamento della chimica, poiché l’Università non gli accordò né uno stipendio, né gli fornì un laboratorio: Vigani continuò a essere remunerato direttamente dai propri studenti.
Vigani fu tra i pochi con cui Isaac Newton amava conversare, ed evidentemente lo stimava, come appare da una nota conservata tra i manoscritti della Biblioteca nazionale d’Israele, in cui lo scienziato inglese elogia i corsi di chimica dell’italiano (Westfall, 1980, p. 339).
Vigani aveva stabilito contatti con Roger Cotes, fellow del Trinity College e Plumian professor of astronomy, con cui tenne una corrispondenza nel 1707 e 1708 (Londra, British Library, Add. 22911, cc. 68, 74). Con i prestigiosi stampatori londinesi Samuel Smith e Thomas Newborough discusse, tra il 1695 il 1697, la pubblicazione di un’altra opera, probabilmente le lezioni di chimica (MS Add. 4276, cc. 172-173). L’opera, commissionata da Smith, non vide mai la luce, forse perché Vigani intendeva fornire il manoscritto in italiano, confidando in una sua traduzione inglese in vista della pubblicazione. Come appare dalle sue lettere, Vigani non riuscì mai a padroneggiare la lingua inglese ed è probabile che anche le sue conoscenze della lingua latina fossero piuttosto modeste.
Ben poco è noto della sua vita privata: pur insegnando a Cambridge continuò a risiedere a Newark-on-Trent con la propria famiglia. Si era sposato con Elizabeth (morta nel 1711) da cui aveva avuto due figlie, Frances, battezzata il 22 gennaio 1683, e Jane, il 7 marzo 1685. L’insegnamento a Cambridge, che promuoveva con fogli volanti, così come la produzione e il commercio di farmaci a Newark, erano abbastanza redditizi. Lo stesso Vigani, in una lettera del 2 agosto 1692 (MS Add. 22910, cc. 410-411) confida a John Covel (master del Christ Church College) di aver raggiunto una certa agiatezza. Nel 1697 commissionò due dipinti su vetro a Henry Giles di York. Le due finestre prodotte da Giles raffigurano lo stemma di Elizabeth e quello di Vigani, con il motto «Vigani Veronensis Chymicorum Princeps» (Schaffer - Steward, 2005, p. 36).
Giles, che era stato paziente di Vigani, era noto per aver fatto rinascere in Inghilterra la pittura su vetro, e a lui il Trinity College si era rivolto per le vetrate della hall del college.
Il testamento di Vigani, datato 19 luglio 1712, istituiva la figlia Frances erede universale. I suoi averi furono stimati pari a 136 sterline.
Morì a Newark, dove fu sepolto il 26 febbraio 1713 (Saville Peck, 1934, p. 38).
Fonti e Bibl.: Per la corrispondenza di Vigani: Londra, British Library, MS Add. 22910, 22911, 4276; MS Sloane 2052; per i corsi di chimica: Cambridge, University Library, MS Dd. 12.53; Cambridge, Caius College, MS 631/460; Queens’ College, Old Library; Glasgow, University Library, MS Ferguson 62 (contenente copia del testamento di Vigani); Cambridge, Harvard University Library, MS Eng. 685.
R. Bradley, A course of lectures, upon the materia medica, antient and modern read in the physick schools at Cambridge, London 1730; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, p. 239; P. Zagata, Cronica della città di Verona, II, 2, Supplementi, Verona 1749, p. 179; J. Ferguson, John Francis V.: first professor of chemistry in the University of Cambridge. Paper read to the Cambridge Antiquarian Society, Wednesday, May 16, 1894, Cambridge, Queens’ College, https://www. queens.cam.ac.uk/ files/downloads/francis_vigani.pdf; E. Saville Peck, John Francis V., first professor of chemistry in the University of Cambridge (1703-12), and his materia medica cabinet in the Library of Queens’ College, in Proceedings of the Cambridge Antiquarian Society, XXXIV (1934), pp. 34-49; L.J.M. Coleby, John Francis V., in Annals of science, VIII (1952), pp. 46-60; R.S. Westfall, Never at rest. A biography of Isaac Newton, Cambridge 1980; A. Guerrini, Chemistry teaching at Oxford and Cambridge, in Alchemy and chemistry in the 16th and 17th centuries, a cura di P. Rattansi - A. Clericuzio, Dordrecht 1994, pp. 183-199; S. Schaffer - L. Stewart, V. and after: chemical enterprise in Cambridge 1680-1780, in The 1702 Chair of chemistry at Cambridge: transformation and change, a cura di M.D. Archer - Ch.D. Haley, Cambridge 2005, pp. 31-56; L. Wagner, Fine art materials in V.’s cabinet, 1704, of Queens’ College, Cambridge, tesi di dottorato, Dresden, Hochschule für Bildende Künste, 2007. Si veda inoltre, sul sito del Queens’ College, la descrizione e documentazione fotografica del Vigani’s Cabinet, https:// www.queens. cam.ac.uk/visiting-the-college/history/college-facts/the-buildings/viganis-cabinet. Tutte le pagine web si intendono visitate l’ultima volta il 16 aprile 2020.