VITALE, Giovanni Francesco (Giano)
– Nacque a Palermo intorno al 1485. Non si hanno notizie della famiglia e dei primi studi; probabilmente fu avviato alla carriera ecclesiastica.
Forse fu a Napoli e a Bologna, ma la sua seconda patria fu Roma, dove giovanissimo frequentò il circolo di intellettuali legati a Johan Gorizt e partecipò alla raccolta dei Coryciana (Roma 1524), compilandone una copia manoscritta (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 2754). La sua presenza nell’Urbe è attestata almeno dall’aprile del 1512, quando uscì a stampa il carme De monstro nato, che è il primo da lui pubblicato: nel settembre dello stesso anno, nella epistola Lectori, che apre il panegirico per la cortigiana Imperia (Imperiae Panaegyricus), si professa alla sua seconda esperienza editoriale. Sappiamo che fu particolarmente caro a Leone X. Curò anche le edizioni di Lisia (1515) e Senofonte (1521) in traduzione presso l’editore Giacomo Mazzocchi, attingendo da versioni umanistiche. Fu negli anni Cinquanta a Bologna al seguito del Legato papale Girolamo Sauli. La data di morte è quanto mai incerta: Girolamo Tumminello (1883) ipotizza che sia morto prima del suo ultimo mecenate, ovvero intorno all’anno 1558, con ogni probabilità a Roma.
Fu poeta fecondissimo: oltre ai citati De monstro nato e Imperiae Panaegyricus, nello stesso 1512 compose il Panegyris Mathei Episcopi Gurcensis (Matteo Lang). Dopo l’elezione di Leone X, che cantava in un poemetto dedicato a Pierio Valeriano, pubblicò il Teratorizion, in cui, fingendo di scrivere negli ultimi mesi di vita di Giulio II, tornava sul tema dei monstra, intesi come segni di una provvidenza divina, per vaticinare l’avvento dell’iniziatore di una nuova età dell’oro, il nuovo papa Medici. L’opera è dedicata al cardinale Castellesi, che fu designato dal papa membro della deputazione che avrebbe dovuto occuparsi della pace in Italia. Alla crociata del 1514 è dedicato il De Ungarorum cruciata, edito insieme al De nostrorum temporum invidia, indirizzato a Egidio da Viterbo, mentre della sconfitta di Milano nella battaglia di Marignano tratta l’Epistola de ingressu Gallorum in Mediolanum et de eorum victoria (1515). Nel 1516 stampò In divos Archangelos Hymni, seguiti più tardi dagli inni De divina Trinitate (1521) e da un commento ad alcuni Salmi (1553). Ma la sua scrittura è per lo più ‘giornalistica’: compose versi per l’incoronazione di Carlo V nel 1520; per l’elezione di Adriano VI abbiamo, dedicate entrambe all’arcivescovo di Cosenza Giovanni Ruffo, ben due Congratulationes (1522); per il suo successore pubblicò Clementis VII pont. Max. Pietas erga rem publicam Christianam e In pacem hymnus (1524); pianse la morte di Fernando Francesco d’Avalos, Marchese di Pescara, nel 1525, non senza prima averne celebrato in versi il suo trionfo su Francesco I. In ultimo, vanno ricordate due opere celebrative nei confronti della Chiesa, composte e pubblicate sotto Giulio III, gli Elogia Romanorum pontificum maximorum in Iulii III electionem et coronationem gratulatio (1550) e i Sacrosanctae Romanae ecclesiae elogia (1553), entrambi dedicati a Sauli. Il primo epigramma di quest’ultima raccolta (intitolato Roma prisca) ebbe imitatori in tutta Europa ed è, a oggi, uno dei pochi testi studiati d Vitale. Altri testi pubblicati di recente sono l’epigramma che egli scrisse, su invito di Paolo Giovio, per il ritratto di Cristoforo Colombo (2009) e un carme Pro Petro Cursio Defensio (2017). Molti versi giacciono ancora manoscritti. Una raccolta dei suoi carmi (editi e inediti) fu realizzata a Palermo nel 1816 da Gregorio Speciale.
Fonti e Bibl.: L.G. Giraldi, Dialogi de poetis nostrorum temporum, Firenze 1551, p. 50; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, I, Palermo 1708, pp. 305 s.; S. Di Blasi, Tre inni di G. V. Palermitano, in Opuscoli di autori siciliani, XIII, Palermo 1772, pp. 307-364; I.F. Vitalis, Opera, Panormi 1816; G. Tumminello, G. V. umanista del secolo XVI, in Archivio storico siciliano, VIII (1883), pp. 1-94; S. Graciotti, La fortuna di una elegia di G. V., o le rovine di Roma nella poesia polacca, in Aevum, XXXIV (1960), pp. 122-136; Coryciana, Romae 1997, passim; R. Alhaique Pettinelli, Francesco Arsilli e i Poetae urbani, in Roma nella svolta tra Quattro e Cinquecento, Roma 2004, pp. 45-51; G.H. Tucker, Neo-Latin literary monuments to Renaissance Rome and the Papacy, 1553-1557: Janus Vitalis, Joachim Du Bellay and Lelio Capilupi, from Ekphrasis to Prosopopoeia, in Acta Conventus Neo-Latini Bonnensis, Tempe (Ariz.) 2006, pp. 81-119; O. Niccoli, Profeti e popolo nell’Italia del Rinascimento, Bari 2007, pp. 52-77; M. Schneider - A.V. van Stekelenburg, Ianus Vitalis: In Christophorum Columbum. Portrait of an hero, in Akroterion, LIV (2009), pp. 35-50; F. Minonzio, Con l’appendice di molti eccellenti poeti. Gli epitaffi degli Elogia degli uomini d’arme di Paolo Giovio, Lecco 2012, pp. 214 s.; P. De Capua, Tra G. V., Pietro Corsi e Niccolò Ridolfi, in Studi medievali e umanistici, XV (2017), pp. 451-511.