TADOLINI, Giovanni Gaetano Gioacchino.
– Nacque a Bologna il 18 ottobre 1789 da Luigi e da Regina Capelli (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri dei battesimi della cattedrale, n. 242, anno 1789, c. 232r).
Il padre, pittore e organista, gli diede le prime lezioni di musica. Ebbe due sorelle e quattro fratelli: fra questi, Giuseppe fu professore di contrabbasso e violoncello alla corte di Modena (Capanna, 1874, p. 6), Antonio fu esperto accordatore di pianoforti (Rossini, 2000-2016, IV, p. 23). Nella città natale Giovanni condivise quasi tutti gli insegnanti di musica del piccolo Gioachino Rossini, di tre anni più giovane: Angelo Tesei, Luigi Palmerini, Matteo Babini e, soprattutto, Stanislao Mattei: «Gli ottuagenarj viventi ancora ricordano con piacere il festoso e giulivo accedere di questi vispi e brillanti giovanetti alla casa del venerando monaco (già espulso dal chiostro) situata in via Nosadella. Ricordiamo ancora che il nostro Tadolini, unito a Rossini , si portava all’Annunziata, ed ivi allettato da certo religioso Minore Osservante farmacista F. Venanzio, ancor esso dilettante, scriveva messe, litanie e Tantum ergo, e queste eseguite, formavano la compiacenza dei bolognesi devoti ed al tempo stesso procacciavano ai virtuosi garzoncelli saporitissime merende» (Capanna, 1874, p. 7).
Verso la fine del 1810 si trasferì a Parigi, come maître au piano al Théâtre-Italien, componendo all’occasione brani di rimpiazzo per i cantanti, tanto in melodrammi quanto in concerti (Mongrédien, 2008, III, pp. 203, 250, 331, 333, 389, 510, IV, p. 167). Nel 1814 tornò in Italia, dove debuttò come compositore d’opere al teatro di S. Moisè di Venezia con Le bestie in uomini, «dramma per musica» comico su un vecchio libretto di Angelo Anelli. Ebbe poche recite, dal 18 al 25 aprile, surclassato dalla ripresa dell’Italiana in Algeri di Rossini (Miggiani, 1990). Seguì La principessa di Navarra, o sia Il Gianni di Parigi, «dramma in musica» comico, di librettista sconosciuto (Bologna, teatro Contavalli, estate del 1819).
Dopo la cantata Per la nascita del real primogenito delle loro altezze reali Francesco IV d’Este arciduca d’Austria [...] e Maria Beatrice principessa reale di Sardegna (Modena [1819]), Tadolini scrisse Il finto molinaro ossia Il credulo deluso, «dramma giocoso» di Cesare Sterbini, il librettista del Barbiere di Siviglia di Rossini (Roma, teatro Valle, 8 gennaio 1820).
Nella primavera del 1824 presentò per la prima volta un «dramma serio» al teatro Comunale di Bologna: Moctar gran visir di Adrianopoli circolò almeno fino al 1830, anche con il titolo di Tamerlano («Plauso e lode all’esimio maestro Giovanni Tadolini. La musica del Moctar [...] ha acquistato nuovi diritti alla gloria, e noi non possiamo encomiarlo abbastanza», Teatri Arti e Letteratura, 1824, n. 8, p. 72). Seguì la più grande occasione avuta dal Tadolini operista: Mitridate, «melodramma eroico» di Gaetano Rossi, allestito ad apertura della stagione di Carnevale della Fenice di Venezia il 26 dicembre 1826. Rossi scrisse a Giacomo Meyerbeer che la scelta di Tadolini per la serata di s. Stefano fu un ripiego (addirittura, «che il Cielo salvi la Fenice!»: 19 ottobre 1826, in Meyerbeer, 1970, p. 42); indi riferì l’esito della ‘prima’, meno disastroso del previsto (30 dicembre 1826; p. 52). Mitridate è l’unico melodramma di Tadolini di cui si conservi la partitura completa, autografa (Milano, Archivio storico Ricordi). Egli concluse la carriera da operista con Almanzor, «melodramma serio» di Felice Romani (teatro Grande di Trieste, 22 settembre 1827).
Dal 1822 al 1829 Tadolini fu «maestro al cembalo» e «direttore dei cori» (o «direttore della musica») nel Comunale di Bologna; ma già nel 1818 aveva concertato il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart nel teatro del Corso, lodato dal Corriere delle dame del 31 gennaio. Nel 1825 fu nominato maestro di cappella nella cattedrale di S. Pietro, carica che tenne fino alla morte, a onta delle prolungate assenze; nell’archivio musicale sono custodite due centinaia e più di sue composizione sacre, molte tuttora non catalogate (Hvass Pujol, 2015, p. 137).
Nel 1828 sposò una sua allieva ventenne, la forlivese Eugenia Savorani, che con il cognome del marito divenne uno dei più apprezzati soprani del primo Ottocento. Si trasferirono ben presto a Parigi, grazie anche a Rossini, coinvolto nell’impresa del Théâtre-Italien. Il 29 giugno 1830 il pesarese spedì a Parigi i contratti dei due coniugi (Rossini, 2000-2016, III, p. 681): l’uno fu ingaggiato come maestro preparatore, concertatore, direttore e all’occorrenza arrangiatore (la minuta del contratto con le sue mansioni, datata 1° ottobre 1830, è in Mongrédien, 2008, VIII, p. 425), l’altra come «prima donna soprano». Tadolini si separò dalla moglie nel 1834; l’impegno al Théâtre-Italien durò fino al 1848 (Rossini, 2000-2016, III, p. 691 nota 2, ma è attestata la presenza di Tadolini a Parigi anche nel 1858-59: cfr. la lettera di Marietta Brambilla del 23 aprile 1859, Bologna, Museo della musica, Carteggi, Epv. Brambilla.7).
La vicinanza tra Tadolini e Rossini è testimoniata dall’episodio più importante (dal punto di vista dei posteri) nella vita di Tadolini: la collaborazione alla prima versione dello Stabat mater, commissionato a Rossini da un prelato spagnolo nel 1831. Come gli era già capitato durante la carriera operistica, Rossini, in grave ritardo, si vide costretto a chiedere aiuto a un fidato collega. La scelta cadde su Tadolini, che compose sette numeri su tredici: tre arie, due duettini, un terzetto e la fuga finale. Lo Stabat mater di Rossini/Tadolini, composto verosimilmente nel marzo del 1832, avrebbe dovuto essere eseguito nel venerdì santo di quell’anno ma, non essendo arrivata in tempo la partitura a Madrid, lo fu l’anno dopo (5 aprile 1833) nella cappella di S. Felipe el Real. Nel 1841 Rossini riprese la partitura e scrisse quattro nuovi pezzi, eliminando quelli di Tadolini, per una nuova, attesissima, esecuzione a Parigi, ch’ebbe luogo il 7 gennaio 1842 nel Théâtre-Italien. Il più che mai fido Tadolini collaborò anche in questa occasione, rientrando nei ranghi e nel ruolo, a lui consono, di maestro preparatore e concertatore (Müller, 2002, p. 109).
L’editore parigino Aulagnier pubblicò una riduzione per canto e pianoforte di sei dei sette pezzi di Tadolini (fuga finale esclusa); girò inoltre i materiali preparatori all’editore tedesco Cranz che pubblicò, sempre per canto e pianoforte, l’intera prima versione dello Stabat mater, fuga di Tadolini compresa: tali spartiti sono le uniche fonti note dei pezzi di Tadolini, essendo tuttora irreperibile la partitura manoscritta (una libera orchestrazione dei brani di Tadolini, a cura di Antonino Fogliani, si ascolta nel CD Naxos 8.573531). Rossini tentò in tutti i modi d’impedire la pubblicazione della prima versione (e con l’editore francese, in parte, ci riuscì), anzi fu stimolato alla composizione dei nuovi pezzi proprio dalla minaccia che i vecchi pezzi di Tadolini fossero spacciati per suoi (Aulagnier fu astutamente ambiguo su questo punto). Qualche notizia sull’orchestrazione di Tadolini si ricava dal critico Henri Blanchard che, il 7 novembre 1841, pubblicò sulla Revue et Gazette musicale una recensione del primo Stabat mater, avendo la partitura sotto gli occhi e ignorandone la doppia paternità. Anzi, nella fuga finale di Tadolini scorse la mano di Rossini. Qualche settimana dopo Blanchard vide la fuga di Rossini, ma non cambiò giudizio sulla bontà di quella di Tadolini (Müller, 2015, p. 39).
Al di là del rapporto personale, anche di reciproca convenienza, in una lettera proprio di quei giorni (8 gennaio 1842) sappiamo cosa pensasse Rossini di Tadolini: «Persona, che non devo nominare, mi ha assicurato che Tadolini abbia sconsigliato Donizetti di accettare il posto di Bologna», ossia la direzione del Liceo musicale. «Sarebbe questo vero? Egli che sa non poter essere prescelto, non avendo, come si richiede, una riputazione europea, sarebbe assai tristo di cercare nuocere alla sua patria. Gli feci proporre il posto di Professore di canto [...], non rispose; [...] Sarebbe mai possibile che Tadolini s’opponesse alla carica di Donizetti!!! Affiderei volentieri al suddetto Tadolini il professorato d’armonie e fughe, non volendosene incaricare Donizetti; ma nulla di più» (Rossini, 1902, p. 122). Chissà a cosa si riferiva Rossini dieci anni dopo quando scrisse al tenore Domenico Donzelli, il 30 ottobre 1852: «Tadolini accompagna tua figlia a Venezia onde assisterla nel suo debutto? Crederei utile questa misura, quantunque il personaggio sia alquanto strambuccio» (p. 208; Rosmunda Donzelli era stata allieva di Tadolini, p. 212). Dal canto suo, Donizetti definì Tadolini «eccellente accompagnatore, versato nell’arte e molto nello stile di canto» (lettera a Felice Romani, 26 settembre 1840, in Zavadini, 1948, p. 522). Poco sappiamo degli ultimi decenni di vita di Tadolini, afflitti da un grave malattia agli occhi (Capanna, 1874, p. 14).
Morì a Bologna il 29 novembre 1872 e fu sepolto in Certosa. Sulla Gazzetta musicale di Milano dell’8 dicembre 1872 (a. XXVII, n. 49, p. 408) meritò tre righe di necrologio: «venerando e valente campione dell’arte musicale italiana [...] autore di molte opere e di composizioni di stile classico di gran pregio».
Un elenco delle composizioni si legge in Capanna, 1874, pp. 29-33; il sito opac.sbn.it segnala altre composizioni vocali e strumentali da camera; numerose le trascrizioni di opere altrui, tra cui il primo spartito per canto e pianoforte dei Puritani di Vincenzo Bellini.
Fonti e Bibl.: Il Museo della musica di Bologna possiede 69 lettere ricevute e tre inviate, per lo più da/a eminenti personaggi della vita musicale italiana ed europea; altre lettere sono segnalate da Paolo Fabbri, in Rossini..., 2001.
A. Capanna, Del Prof. G. T. accademico filarmonico di Parigi, Venezia 1874; G. Rossini, Lettere, a cura di G. Mazzatinti - F. Manis - G. Manis, Firenze 1902, ad ind.; G. Zavadini, Donizetti: vita, musiche, epistolario, Bergamo 1948, ad ind.; G. Meyerbeer, Briefwechsel und Tagebücher, II, a cura di H. Becker, Berlin 1970, ad ind.; Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1987, ad ind.; M.G. Miggiani, Il teatro di San Moisè (1793-1818), in Bollettino del Centro rossiniano di studi, XXX (1990), pp. 164-166; G. Rossini, Lettere e documenti, a cura di B. Cagli - S. Ragni, III-IV, Pesaro 2000-2016, ad ind.; Rossini nelle raccolte Piancastelli di Forlì (catal., Lugo), a cura di P. Fabbri, Lucca 2001, ad ind.; R. Müller, Die Urfassung von Rossinis ‘Stabat Mater’, in Rossini in Paris, Tagungsband, Leipzig... 1996-1999, a cura di B.-R. Kern - R. Müller, Leipzig 2002, pp. 105-124; J. Mongrédien, Le Théâtre-Italien de Paris (1801-1831), III, IV, VIII, Lyon-Venezia 2008, ad ind.; L.M. Hvass Pujol, Il fondo musicale della cattedrale di S. Pietro in Bologna: formazione e organizzazione fra Seicento e Ottocento, in La musica in chiesa: le raccolte musicali negli archivi ecclesiastici dell’Emilia-Romagna. Atti del Convegno, Ravenna... 2014, a cura di G. Zacchè, Modena 2015, pp. 133-154; R. Müller, Lo ‘Stabat Mater’ del 1832: Rossini (e T.) alla crociata del ‘Mufti’, in ‘Stabat Mater’. Donizetti dirige Rossini, a cura di L. Aragona - F. Fornoni, Bergamo 2015, pp. 11-49; M. Everist, Rossini, G. T. e le opere degli anni dieci dell’Ottocento, in Alle più care immagini. Atti delle due Giornate di studi rossiniani..., Roma... 2011, a cura di D. Macchione - P. Gossett, Borghetto Lodigiano 2016, pp. 179-192 (a p. 181 sono segnalati alcuni autografi di Tadolini presenti nella Bibliothèque nationale de France).