BOSSI, Giovanni Galeazzo
Primogenito di Fabrizio e della marchesa Laura Fregoso, nacque a Milano nel 1621. Fu avviato dal padre, giureconsulto collegiato e senatore, a studi legali secondo i canoni di preparazione culturale e amministrativa consueti ai giovani del suo rango. Ammesso nel 1644 nel collegio dei dottori di Milano, il B. venne nominato quattro anni dopo, nel 1648, auditore generale delle milizie foresi. Giurista di sicura competenza, abile negoziatore nel maneggio di affari politici correnti, egli iniziò da quegli anni una rapida ascesa nell'ambito delle magistrature pubbliche lasciate dal governo spagnolo agli elementi di fiducia cittadini. La famiglia del B., già postasi autorevolmente in luce con Fabrizio, godeva d'altra parte proprio allora un momento di particolare notorietà per il riconoscimento concessole di recente da Urbano VIII delle presunte origini gentilizie. Di fatto egli conseguiva il 19 maggio del 1648 anche la dignità di decurione del Consiglio generale della città di Milano, succedendo al conte Filiberto Cavazzi della Somaglia e, ancora sotto il governatore marchese di Caracena, perveniva nel giugno 1651 alla carica di consultore del tribunale della Inquisizione.
Un anno dopo, nel 1652, era designato regio luogotenente dell'ufficio di provvisione e, quindi, nel 1653 vicario di provvisione, la suprema magistratura amministrativa cittadina, che già era stata del padre cinquant'anni prima, succedendo al conte Barbo. Fu ancora "giudice del Gallo" per due bienni dal 1654, e assunse più tardi - il 17 luglio 1664 - funzioni di capitano di giustizia per lo Stato di Milano e, quindi, dal 1672, di titolare del regio ufficio fiscale. La sua pratica amministrativa e l'assidua, ormai ventennale, collaborazione con le autorità del governo spagnolo venivano infine compensate da Carlo II con la nomina, il 7 sett. 1673, a senatore; cui seguirà, nove anni dopo, il 6 giugno 1682, l'incarico di podestà della città di Pavia. Quale decurione servì ancora sotto il principe di Ligne e il conte di Melgar; alla sua morte, avvenuta nel marzo dell'anno 1686, il posto in Consiglio generale andava al senatore Antonio Crivelli.
Aveva sposato la marchesa Apollonia de Rosales. Dei figli va ricordato - oltre a Carlo e Fabrizio Benigno - anche Simone, fra i sessanta decurioni di Milano dal 1694. Unitamente a numerosi pareri e allegazioni in materia giuridica, il B. lasciò un'orazione dal titolo: Phoebus,panegyrica dictio de Daniele Comite Patritio Mediolanensi, pubblicata a Milano nel 1636.
Bibl.: F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, Mediolani 1745, col. 218; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1854; F. Calvi, Il patriziato milanese, Milano 1865, p. 402; D. Sant'ambrogio, Di una lapide milanese recentemente venuta in luce, in Arch. stor. lomb., XXX (1903), 20, p. 241; F. Arese, Elenco dei magistrati patrizi di Milano, I, I sessanta decurioni del Consiglio Generale della città di Milano,ibid., LXXXIV (1957), 7, pp. 168, 172; Id., Elenco dei magistrati patrizi di Milano. II, I vicari di provvisione,ibid., XCI-XCII (1964-65), 4, p. 76; P. Litta, Le famiglie celebriitaliane,s. v. Bossi, tav. III.