GALVANI, Giovanni
Nacque a Modena il 24 giugno 1806, figlio secondogenito di Giuseppe e Giuseppina Conti. Precocissimo, ancora fanciullo studiò la geometria, la retorica e la fisica, completando a dodici anni il corso di filosofia. Successivamente, dopo l'incontro con C. Cavedoni, cultore della lirica provenzale, indirizzò i propri interessi verso la filologia dedicandosi allo studio della poesia provenzale duecentesca su un codice provenzale della Biblioteca Estense di Modena (poi descritto da A. Mussafia). Si recò poi a Bologna per seguire all'Università le lezioni di F. Schiassi e G.G. Mezzofanti e ne approfittò per rintracciare nella Biblioteca dell'Archiginnasio un codice di poeti modenesi.
Al ritorno a Modena nel dicembre 1828 fu nominato consigliere dei Comuni di Modena e Vignola, ufficio in cui restò per un quinquennio aggiungendovi nel 1831 quello di giudice alle vettovaglie. Proseguiva intanto le ricerche filologiche pubblicando le Osservazioni sulla poesia de' trovatori e sulle principali maniere e forme di essa (Modena 1829), in cui, riprendendo precedenti ricerche di Fr.-J-M. Raynouard, affrontava lo studio dei vari generi poetici restando peraltro penalizzato, qui e nelle opere successive, dalla mancata conoscenza delle innovative teorie di Fr.-Ch. Diez. Il filone aperto con questo volume verrà completato dal Fiore di storia letteraria e cavalleresca dell'Occitania (Milano 1845), opera storico-letteraria corredata da componimenti lirici occitanici tradotti in italiano da lui stesso.
Nel 1832 fu nominato bibliotecario aggiunto della Biblioteca Estense (nel 1838 divenne vicebibliotecario); nel 1834 censore secolare per i libri e le stampe; nel 1839 direttore della Tipografia camerale.
Un altro filone di studi cui attese il G. fu quello linguistico al quale dedicò il volume di Dubbi sulla verità delle dottrine perticariane nel fatto storico della lingua (Modena 1834) in cui, prendendo posizione contro il purismo, sottolineava la stretta relazione tra scritto e parlato e portava nuovi argomenti a conferma della priorità linguistica del volgare toscano, rifiutata dai seguaci di G. Perticari. Seguirono i due volumi delle Lezioni accademiche (ibid. 1839), che posero in evidenza la profonda preparazione storico-letteraria e linguistica del G. relativa all'Italia (con particolare riferimento al Lazio) e alla Provenza, con ampi riferimenti alla filologia indogermanica.
Fregiato il 17 dic. 1841 del titolo di conte da Carlo Ludovico di Borbone, duca di Lucca, nel 1842 il G. fu incaricato di organizzare i festeggiamenti per le nozze del principe ereditario di Modena Francesco con Adelgonda di Baviera.
Dopo i moti del '48 Francesco V, riportato in patria dall'esilio viennese dalle armi austriache, varò nuove norme per il governo delle province: quella di Modena fu direttamente sottoposta al ministero dell'Interno, mentre per quella di Reggio, il 19 sett. 1848, il duca provvide a nominare, nella persona del G., un delegato governativo. Nell'aprile del 1849 il G. fu anche nominato commissario straordinario per la rioccupazione di alcuni territori della Garfagnana (acquisiti da Modena nel '47 dal Ducato di Lucca), fra cui Fivizzano, Minucciano e Montignoso, che si erano ribellati.
Frattanto egli proseguiva gli studi filologici e linguistici. Eseguì la traduzione dal francese antico della Cronique des Veniciens di Martino da Canale (ed. F.L. Polidori, in Arch. stor. italiano, VIII [1845], pp. 229-766), inizialmente proposta a N. Tommaseo. Alla versione, discussa per l'uso di espressioni arcaiche e classiche, egli premise un Discorso del traduttore sulla precedenza dei volgari francesi rispetto a quelli italiani. Il G. attese in seguito all'Istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia, scritta da Giovanni sire di Gionville siniscalco di Sciampagna (Bologna 1872), traduzione italiana di un antico documento storico in francese.
Ancora nell'Archivio storico italiano, occupando l'intero XIV tomo (1849) vide la luce una serie di studi del G. in materia di filologia classica, introdotti da un suo discorso Delle genti e delle favelle loro in Italia dai primi tempi storici sino ad Augusto.
Tra i lavori sui trovatori va ricordato quello sul trattato di Raimon Vidals de Besaudun, Razos de trobar (Della diritta maniera di trovare, in Memorie di religione, s. 2, t. XV [1843], pp. 406-422). Questa pubblicazione causò al G. un'accusa di plagio da parte del francese F. Guessard, convinto che per quell'opera non fosse stato consultato un codice laurenziano come sostenuto dal G., ma l'edizione parigina del 1840 curata dal Guessard stesso. La discolpa del G., che affermava di non essere stato a conoscenza di questa, fu efficacemente affidata all'opuscolo Monsieur F. Guessard e G. G., cioè Difesa di quest'ultimo dalle accuse direttegli dal primo nell'Avvertimento anteposto alla sua seconda edizione della Grammatica limosina di Raimondo Vidale (Paris 1858).
Nominato il 23 apr. 1850 consigliere del ministero degli Affari esteri, il G. fu inviato a Roma per concludere un concordato che prevedeva la rettifica dei confini delle diocesi dello Stato e l'erezione di Modena a sede arcivescovile. A Francesco V premeva inoltre uniformare alla legislazione ecclesiastica del Ducato Guastalla, Fivizzano e Rolo, recentemente acquisite.
Mentre non ebbe esito la promozione di Modena a sede arcivescovile, la proposta di unificazione legislativa fu accolta di buon grado dalla Curia romana che giudicava la normativa modenese più favorevole alla libertà della Chiesa. La missione, conclusasi nel 1851 con la sottoscrizione del concordato, guadagnò al G. - che tra il 1855 e il 1858 avrebbe trattato con i governi del Regno Lombardo-Veneto e dello Stato pontificio anche la sistemazione idraulica del canale di Burana - le insegne di commendatore dell'Ordine di S. Gregorio Magno.
Dopo lo scoppio della seconda guerra d'indipendenza Francesco V fu costretto da un'insurrezione ad abbandonare Modena, istituendo l'11 giugno 1859 un Consiglio di reggenza, composto da G. Coppi, P. Gandini, L. Giacobazzi e dal G. stesso, che rimase in carica fino al 13 giugno quando fu creato un governo provvisorio che preludeva alla dittatura di L.C. Farini; il G. allora si ritirò a vita privata dedicandosi esclusivamente agli studi.
Tra le sue ultime opere figurano il Saggio di un glossario modenese (Modena 1868), studio glottologico su alcuni idiotismi locali, e il Novellino provenzale (Bologna 1870), versione italiana di diverse razos di trovatori in lingua d'oc.
Trascorsi gli ultimi anni in precarie condizioni di salute, il G. si spense a Modena il 19 apr. 1873.
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