GARGIOLLI, Giovanni
Poche sono le notizie certe sull'attività iniziale di questo artista nato a Fivizzano (allora possesso fiorentino in Lunigiana), dove la sua famiglia, originaria di Luni, si era trasferita. La sua data di nascita dovrebbe risalire al secondo quarto del Cinquecento, dato che a fine secolo si parla di lui come di un uomo vecchio.
Pini, pur dichiarandolo nato a Settignano, lo identifica con l'intagliatore, figlio di Giovan Francesco, attivo a Firenze, intorno al 1565, nella chiesa di S. Maria Novella con il compito di utilizzare i disegni di G. Vasari per adattare il coro ligneo di Baccio d'Agnolo (Bartolomeo Baglioni). Tra il 1569 e il 1571 lo stesso intagliatore lavorò nella chiesa di S. Croce a Bosco Marengo, presso Alessandria. Tale identificazione, tuttavia, non sembra aver avuto successive conferme.
Nel 1585 la presenza del G. è documentata a Innsbruck, al servizio del conte G. von Zimbern, maggiordomo maggiore dell'arciduca Ferdinando II d'Austria-Tirolo, zio dell'imperatore Rodolfo II; in questa occasione l'artista realizzò il progetto di un giardino (Krcálová, 1980). Il passaggio alla corte imperiale del G. dovette essere preparato da qualche ambasciatore fiorentino, oppure dallo stesso Zimbern, presso il quale il G. aveva avuto modo di dimostrare le sue qualità. Nella primavera del 1585 il G. andò a Praga, dove dal mese di giugno risulta essere impiegato quale architetto di Rodolfo II con una paga di 40 fiorini al mese per realizzare modelli di edifici progettati insieme con A. Valenti; il G. ricevette tale paga fino al 1589, quando venne sostituita da una pensione di 200 talleri. Nell'aprile 1588 Rodolfo commissionò al solo G. l'elaborazione di un modello per la costruzione del castello di Praga; per tale incarico il rapporto fra committente e artista dovette essere molto diretto, dal momento che mancano negli archivi praghesi istruzioni scritte.
Al G. si deve la concezione generale dell'edificio che trasformava delle preesistenze medievali inserendole in un complesso architettonico regolare; a lui si possono attribuire con certezza l'appartamento d'estate per l'imperatore, composto di tre stanze, l'arsenale segreto cui si lavorava già dal 1587 e che fu completato sette anni dopo e l'impianto generale dell'ala settentrionale. Era quest'ultima la zona monumentale del castello costituita da un corpo di fabbrica lungo 107 m, il piano terra fu destinato alle scuderie, mentre al piano nobile trovarono sistemazione alcune stanze di rappresentanza. Durante la permanenza del G. venne realizzata la parte a est della porta settentrionale che ospita la scuderia spagnola e la sala della galleria di pittura di Rodolfo costituita da un lungo vano illuminato da undici finestre aperte a nord, secondo le raccomandazioni di Vitruvio in materia d'illuminazione per gli spazi espositivi. Non si sa invece se il G. fu anche l'autore delle gallerie per le collezioni, sistemate su due piani fra il secondo e il terzo cortile.
Rodolfo II impiegò il G. anche nella realizzazione di giardini, dove l'architetto poté trasporre l'esperienza toscana; impiantato nel 1534, il giardino reale del Castello di Praga fu del tutto rinnovato durante il regno rudolfino con l'inserimento di un villino, di due padiglioni per il gioco della palla, di pergole, di una fontana, una piscina e un labirinto. L'impianto generale può attribuirsi al G., il quale risulterebbe anche realizzatore della prima limonaia in mattoni d'Europa; come molte delle sue realizzazioni, anche questa venne spazzata via dalla guerra dei Trent'anni. Dell'ampliamento della riserva di caccia a Bubenec, iniziato nel 1585, sono da attribuire al G. la progettazione della grotta del giardino degli alberi al Mulino dell'imperatore, molto diversa nella concezione da quelle che si trovavano nei giardini italiani, mancando quasi del tutto la riproposizione dell'elemento naturale. Del complesso oggi si conserva solamente il portale d'ingresso accompagnato da due nicchie; l'insieme richiama molto da vicino la porta Nuova di M. Sanmicheli a Verona, il resto fu distrutto dai Francesi nel 1742. Nel 1586, a Brandýs nad Labem a nord di Praga, Rodolfo ordinò la sistemazione a terrazze di un altro giardino, che venne collegato con un corridoio pensile alle stanze private dell'imperatore. Anche in questo caso l'ideazione si deve al G.: un'ampia area rettangolare venne suddivisa in quattro terrazze con un villino a nove stanze, un padiglione per il gioco della palla, l'abitazione del giardiniere, un vivaio, alcune fontane. Da una terrazza aveva inizio l'asse, di chiara derivazione italiana, costituito da uno scalone con balaustre, nicchie a forma di conchiglia, vasche dal gusto antichizzante; anche questo giardino scomparve con la guerra dei Trent'anni.
Nel 1590 il G. seguiva lavori a Praga e a Vienna, e nello stesso anno fu nominato successore di P. Ferrabosco; per i suoi meriti professionali il G. ricevette nel 1593 una patente di nobiltà valida anche per i suoi discendenti. Trasferitosi a Vienna nell'estate del 1594, vi lavorò per quattro anni, fino a quando, a causa dell'età avanzata e dei frequenti malori che impedivano lo svolgimento delle sue mansioni, fu esonerato da Rodolfo II. Secondo J. Krcálová è del G. anche la cappella di S. Stanislao nel transetto sud della cattedrale di Olomouc in Moravia; l'attribuzione si deve a motivi non solo stilistici: le fondamenta, infatti, furono scavate nel 1585 per ordine del vescovo S. Pavloský, grande conoscitore dell'architettura italiana e in contatto con la corte di Rodolfo II.
Rientrato in Italia all'inizio del nuovo secolo, il G. fu impiegato dal granduca Ferdinando nelle fortificazioni di Livorno, dove lavorò dal 1601 e dove morì nel 1608.
Fonti e Bibl.: E. Gerini, Memorie storiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, II, Massa 1829, p. 146; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori, architetti… nativi di Carrara e di altri luoghi della provincia di Massa, Modena 1873, p. 114; C. Pini, La scrittura di artisti italiani (secc. XIV-XVII), con aggiunte di G. Milanesi, III, Firenze 1876, scheda 233; E. Morpurgo, Gli artisti italiani in Austria, I, Roma 1937, pp. 67, 98, 131; M. Trionfi Honorati, Note sui maestri legnaioli, in Le arti del principato mediceo, Firenze 1980, pp. 374 s.; J. Krcálová, La Toscana e l'architettura di Rodolfo II: G. G. a Praga, in Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del '500.Atti… 1980, III, Firenze 1983, pp. 1029-1051; Id., Die rudolfinische Architektur, in Leids kunsthistorisch jaarboek, I (1982), pp. 271-308; G. Ieni, in Pio V e S. Croce di Bosco. Aspetti di una committenza papale (catal.), a cura di C. Spantigati - G. Ieni, s.l. 1985, pp. 55, 57 e passim; A. Cecchi, Percorso di Baccio d'Agnolo legnaiuolo e architetto fiorentino. Esordi al palazzo Borghini, in Antichità viva, XXIX (1990), 1, pp. 32, 34; Rudolf II and Prague. The court and the city (catal.), Prague 1997, pp. 16, 29 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 194; The Dictionary of art, XII, p. 149.