GARZONI, Giovanni
Nacque di nobile famiglia, a Bologna nel 1419, da Bernardo, professore di medicina e di filosofia morale nell'ateneo di quella città (fino all'anno 1448), e da Giovanna Zambeccari.
È probabile che il padre stesso, uomo di alta cultura, provvedesse all'istruzione primaria del figlio, nella propria casa, dove i genitori gli instillarono quel profondo sentimento religioso, fedele ai principi del cristianesimo, che caratterizzò tutta la vita e l'opera del Garzoni. Dotato di precoce ingegno, si applicò con maggiore zelo agli studi umanistici, e specialmente alla retorica e alla filosofia, con l'intendimento, come egli stesso scrisse, di diventare letterato. Desideroso di maggior istruzione, visitò alcune città italiane: fu certamente a Ferrara, dove si valse dell'insegnamento di G. Guarini, nonché a Firenze, dove subì l'influenza di L. Bruni.
Ma la più importante fase della sua formazione si svolse certamente a Roma, allorché seguì il padre, chiamato nel 1449 da Niccolò V come archiatra pontificio. Qui non tardò ad affermarsi nei circoli umanistici che fiorivano nella corte romana, stringendo amicizia in particolare con T. Gaza. Morto il padre sotto il pontificato di Callisto III (1455-58), si trattenne a Roma e in quegli anni compì la sua educazione sotto la guida di L. Valla, da lui più tardi ricordato come maestro.
Verso il 1458 tornò a Bologna e, già trentottenne, si volse allo studio della medicina. Addottoratosi nel 1466, fu immediatamente nominato lettore di "prattica di medicina e medicina all'ordinario", insegnando senza interruzione fino all'anno 1505, come attestano i rotoli dello Studio bolognese. Aprì inoltre nella propria casa una scuola privata per la retorica e filosofia, frequentata da molti studenti italiani e stranieri, tra i quali molti domenicani, come G. Savonarola, L. Alberti, F. Musotti, F. Silvestri da Ferrara. Acquistata così ampia reputazione, divenne medico privato di Giovanni (II) Bentivoglio e, nel 1467, 1473 e 1483, magistrato degli Anziani e tribuno della plebe. Dimostrò in tali mansioni forza d'ingegno e un'eloquenza così vivace che la Signoria lo giudicò il più adatto a condurre le ambascerie inviate per dichiarare obbedienza ad Alessandro VI (nel 1492) e a Pio III (nel 1503), e per salutare il neoeletto maestro generale dell'Ordine dei predicatori V. Bandelli, accolto festosamente nella città nel 1501. Sposò Tommasina della nobile famiglia Zambeccari: dal matrimonio nacquero quattro figli, tre dei quali morirono in un solo anno, rimanendo in vita soltanto Marcello, insigne anatomista.
Esponente tra i primi della vita culturale bolognese, il G. strinse amichevoli relazioni con principi e sovrani, tra i quali i Malatesta di Pesaro, gli Sforza di Milano, i duchi di Urbino; ebbe inoltre particolare amicizia col cardinale Ascanio Maria Sforza e con i più illustri letterati del suo tempo, ma le sue simpatie furono soprattutto per l'Ordine dei domenicani.
Degna di nota è la polemica con B. Morandi, che suscitò grande scalpore in Bologna, in seguito all'opuscolo del G. De miseria humana (Argentorati 1505), scritto probabilmente nel 1474, in cui riconosceva quanto l'uomo sia misero anche quando con la scienza e con l'arte crede di farsi immortale.
Inoltre, si propose di descrivere le imprese militari del re Mattia I d'Ungheria, sperando così di diventarne il suo storiografo. Di quest'intento dette anche un saggio al sovrano col Libellus ad Matthiam Pannoniae regem de bello ab eo cum Ioanne Sagoma feliciter gesto (pubblicato da F. Banfi nel 1935), ma il suo progetto fu frustrato dalla morte del re nel 1490. Per l'occasione scrisse un'orazione funebre recitata in Bologna al cospetto di Giovanni (II) Bentivoglio (pubblicata da S. Hegedeus, Analecta nova ad historiam renascentium in Hungaria litterarum spectantia, Budapesti 1903, pp. 195-201). In seguito strinse relazioni amichevoli col primate d'Ungheria T. Bakócz, accingendosi a compilare per lui un'opera intorno alla vita di s. Agostino (le lettere sulle relazioni tra il G. e il Bakócz furono pubblicate da Banfi nel 1936). Scrisse anche un'orazione su Ladislao II (Oratio… quae laudes continet domini Ladislai serenissimi regis…, anch'essa pubblicata da Banfi nel 1936), nella quale celebrò la vittoria delle armi ungheresi presso Jajce, nel 1502.
La sua attività letteraria toccò ogni ramo del sapere: compose saggi di medicina, teologia, agiografia, pedagogia, filosofia, letteratura, grammatica e soprattutto di storia, scrivendo un'infinità di componimenti in pomposo stile ciceroniano, la maggior parte dei quali rimane inedita (di essi G. Fantuzzi e L. Frati ci forniscono un esauriente elenco). Tuttavia il suo opus magnum consiste certamente negli Epistolarum familiarum libri X (ms. 1896 della Biblioteca universitaria di Bologna), tuttora inediti, fonte preziosa per la storia culturale di quel tempo, grazie alla corrispondenza che ebbe con i più famosi personaggi e i più rinomati letterati, anche stranieri, nonché con le famiglie più illustri. V. Fassini preparò e intendeva pubblicare una selezione di tali lettere, precedute dalla vita del G. (dal ms. Vat. lat. 10686), ma uscì soltanto la biografia (sotto lo pseudonimo di D. Sandelli, De vita et scriptis Ioannis Garzonis Bononiensis commentarius, Brixiae 1781).
Altre sue opere sono: una Epistola… ad Antonium Codrum, negli Opera omnia di A. Cortesi Urceo detto Codro, Bononiae 1502; Prohemium in vitam gloriosissimi martyris Christofori Cananei, ibid. 1503; Prohemium in vitam divi Antonii abbatis, ibid. 1503; Vita s. Antonii, ibid. 1503. Il domenicano Leandro Alberti stampò, nella sua opera De viris illustribus Ordinis praedicatorum, ibid. 1517, le vite di s. Domenico, s. Tommaso d'Aquino e s. Pietro martire scritte dal G.; De rebus Saxoniae, Thuringiae, Libonotriae, Misniae et Lusatiae libri duo…, Basileae 1518; De rebus Ripanis libellus Ioannis Garzonii,… per Theodorum Quatrinum,… nunc primum correptus, auctus et impressus, Anconae 1576; De bellis Friderici magni, Francofurti 1580; De dignitate urbis Bononiae commentarius, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXI, Mediolani 1732, coll. 1143-1168; Clarissimi artium et medicinae doctoris eloquentissime oratoris Ioannis Garzonis De laudibus legum…, s.d. Inoltre nell'Itineris literari per Italiam di A. Zaccaria si trovano pubblicate: De Ioannis Bentivoli senioris gestis ad Ioannem Bentivolum iuniorem libellus (scritto nel 1481), e De Petro Cassolino ad Albertum Parisium. G. Fantuzzi (Notizie degli scrittori bolognesi, IX, Bologna 1794, pp. 115-128) ha pubblicato alcune orazioni funebri del G. che si conservano manoscritte nella Biblioteca dell'Università di Bologna: per P. Zambeccari, N. Morandi, G. Ranuzzi, A. Milano, V. Malvezzi. Infine, due lettere del G. al Savonarola sono pubblicate in Nuovi documenti e studi intorno a Girolamo Savonarola, a cura di A. Gherardi, Firenze 1887, pp. 37-39.
Possedette un'ingente biblioteca; i suoi libri raccolti e annotati, tranne pochissimi, non sono di lusso; si tratta per la maggior parte di semplici manoscritti cartacei (parzialmente o totalmente di mano del G. stesso): opere latine classiche (nelle quali l'autore predominante è Cicerone), poca letteratura volgare, opere di carattere religioso, libri filosofici (specie Aristotele), tre volumi di logica, manoscritti di medicina e un libro di astrologia, scienza di cui il G. in più luoghi tessé l'elogio, considerandola utilissima e onorevole (le vicende della biblioteca garzoniana e la sua destinazione sono state studiate e descritte accuratamente da G. Manfré).
Il G. morì il 28 genn. 1505, durante un'epidemia che infestava Bologna, e fu sepolto nel chiostro di S. Domenico.
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 10686: Ioannis Garzonis Bononiensis selectae epistolae nunc primum e ms. codice Bibliothecae S. Dominici erutae et auctoris vitae illustratae a F. Vincentio Domenico Fassini o.p. anno 1761; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna parte terza, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXXIII, p. 341; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, I, Bologna 1888, ad indicem; G.N. Pasquali Alidosi, Libro quinto degli Antiani, consoli e confalonieri di Giustizia della città di Bologna dall'anno 1456 fino al 1530, Bologna 1621, pp. 12, 18, 28; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, pp. 332-335, 725-728; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 78-100; IX, ibid., 1794, pp. 115-128; L. Frati, Indice dei codici latini conservati nella R. Biblioteca universitaria di Bologna, in Studi italiani di filologia classica, XVI (1908), pp. 266, 284-286, 367 s., 375, 394, 407; XVII (1909), pp. 78-80; Id., Le polemiche umanistiche di Benedetto Morandi, in Giorn. stor. della letteratura italiana, LXXV (1920), pp. 32-39; L. Thorndike, G. G. on ruling a city, in Political Science Quarterly, XLVI (1931), pp. 277-280; Id., G. G. on the office of prince, ibid., pp. 589-592; F. Banfi, Il memoriale di G. G. sulla campagna di Mattia Corvino re d'Ungheria contro il principe Giovanni di Sagan nel 1488, Roma-Budapest 1935; Id., Orazione di G. G. su re Uladislao II d'Ungheria, in Corvina, n.s., XVI (1936), pp. 78-97; Id., Un umanista bolognese e i domenicani, in Memorie domenicane, LII (1935), pp. 365-378; LIII (1936), pp. 14-25, 69-80; Id., G. G. ed il cardinale Tommaso Bakócz primate d'Ungheria, in L'Archiginnasio, XXXI (1936), pp. 120-139; E. Raimondi, Umanesimo e università nel Quattrocento bolognese, in Università di Bologna. Istituto per la storia dell'Università, Studi e memorie per la storia dell'Università di Bologna, n.s., I, Bologna 1956, pp. 347-349; G. Manfré, La biblioteca dell'umanista bolognese G. G. (1419-1505), in Accademie e biblioteche d'Italia, XXVII (1959), pp. 249-278; XXVIII (1960), pp. 17-72; O.P. Kristeller, Iter Italicum, I-VI, London 1963-89, ad indicem; P. Kibre, G. G. of Bologna (1419-1505), professor of medicine and defender of astrology, in Isis, LVIII (1967), pp. 504-514; C. Trinkaus, In our image and likeness. Humanity and divinity in Italian humanist thought, I, Chicago 1970, pp. 271-293, ad indicem; H.S. Matsen, G. G. (1419-1505) to Alessandro Achillini (1463-1512): an unpublished letter and defense, in Philosophy and humanism. Renaissance essays in honor of P.O. Kristeller, a cura di E.P. Mahoney, Leiden 1976, pp. 518-530; Censimento delle cronache bolognesi del Medioevo e del Rinascimento, a cura di L. Quaquarelli, Bologna 1993, p. 44.