Scrittore (Prato 1367 circa - Firenze tra il 1442 e il 1446). Lesse a S. Maria del Fiore la Commedia e le canzoni morali di Dante dal 1417 al 1425. È noto per una specie di romanzo, in lingua volgare, Il Paradiso degli Alberti (titolo datogli dal suo primo editore, A. Wesselofsky, 1867-69), in cui dopo aver descritto un viaggio immaginario a Creta e a Cipro, e visite ai santuarî di Toscana, narra i ritrovi e colloquî di alcuni dotti e politici fiorentini in Casentino e nella villa del Paradiso di Antonio degli Alberti, presso Firenze. Schemi narrativi e racconti d'ispirazione boccaccesca vi si alternano, in modo alquanto disorganico, a dispute storiche e filosofiche. È interessante soprattutto come rappresentazione dell'ambiente culturale fiorentino. Scrisse anche un Trattato d'una angelica cosa mostrata per una divotissima visione, dove la Carità stessa, in aspetto di veneranda matrona, scende a consolare una pia donna; e un poema in terzine, di imitazione dantesca, Philomena.