CASANOVA, Giovanni Giacomo
Avventuriero, nato a Venezia il 2 aprile 1725, da Gaetano Giuseppe Giacomo, attore, e da Zanetta Farusi, attrice, morto a Dux il 4 giugno 1798. Attivo, energico, intraprendente, ebbe come i suoi cinque fratelli, un'educazione spregiudicata. La madre voleva farne un ecclesiastico: ma fu cacciato dal seminario di Venezia e chiuso nel forte di S. Andrea; e più tardi, segretario del cardinale Acquaviva a Roma, ne fu congedato per aver favorito un ratto. Dopo aver indossato per poco l'abito militare a servizio della repubblica veneta ed essere stato l'eroe di molte avventure e di parecchi intrighi si fece suonatore di violino, dal 1745, nel teatro S. Samuele. È adottato per figlio dal senatore Bragadin, che aveva salvato da morte e per cui cercò la pietra filosofale; ma, giocatore e libertino, dà molte noie al padre adottivo. Nel 1750 partì per la Francia, e fu ricevuto a Lione nella massoneria. Dopo due anni di soggiorno a Parigi, fu a Dresda, a Praga, a Vienna. Tornato a Venezia, dove fu rivale e compagno d'alcova del De Bernis, cadde in disgrazia del grande inquisitore. Arrestato per empietà, magia e massoneria nel luglio del 1755, rimase quindici mesi nei Piombi; riescì dopo cinque mesi di sforzi inauditi, a evaderne. Lo ritroviamo a Parigi nel 1757, direttore della lotteria reale, da lui importata, e incaricato di missioni diplomatiche. Strabilianti le sue relazioni con la vecchia marchesa d'Urfé, ch'egli mette in relazione col mondo invisibile, togliendole scudi con ammirevole maestria. Riuscito ad averne un'importante missione tra i mercanti d'Olanda, al suo ritorno mette su una casa magnifica con domestici e carrozza. Fonda una fabbrica di tessuti stampati, che è la sua rovina. Impossibile seguire il C., diventato il cavaliere di Seingalt, in Olanda, Germania, Svizzera, Francia, Italia. Da per tutto seduce donne, gioca, guadagna, perde, si fa cacciare o imprigionare, fugge, sparisce. Potrebbe ottenere (a credergli) un buono stato presso Giorgio II a Londra e presso Federico il Grande a Berlino ma non vuole catene. A Pietroburgo spera invano di ottenere, col suo spirito, aiuti da Caterina II; a Varsavia ha un duello col generale Branicki. Dopo essersi fermato a Aix in Provenza, dove incontra il Cagliostro, torna in Italia. A Trieste, nel 1774, riceve quattrocento ducati dal governo veneto. Qui s'arresta il racconto delle sue Memorie. Gli ultimi anni sono poco noti. Sappiamo che l'ufficio di confidente gli ottenne per qualche tempo il favore del governo veneto, ma non soggiornò a lungo a Venezia, donde lo cacciò lo scandalo suscitato da un suo libello (1782). Dopo un affannoso girovagare per i luoghi delle antiche sue imprese, il conte di Waldstein lo condusse con sé nel castello di Dux in Boemia (1785), eleggendolo suo segretario e conservatore della sua biblioteca.
Nonostante le imprese erotiche, il C., ingegno versatile, trovò modo d'occuparsi di affari e di studî, a volta a volta poeta, teologo, matematico, filologo, traduttore d'Omero, storiografo, confutatore della Storia del Governo Veneto di Amelot de la Houssaye, critico degli Elogi del Voltaire, romanziere. Straordinario è un romanzo da lui pubblicato a Praga nel 1788, Jcosameron, ou Histoire d'Édouard et d'Élisabeth qui passèrent quatrevingt un ans chez les Mégamicres, habitans aborigènes du Protocosme dans l'intérieur de notre globe, che sembra un'anticipazione del Voyage au centre de la terre di Giulio Verne e dei più fantastici romanzi del Wells. Vivacissima e interessante narrazione della sua evasione dai Piombi è la Histoire de ma fuite... (Lipsia 1788), ristampata dal Di Giacomo (Milano 1911), dal Samaran (Parigi 1922), e dal Vèze (Spoleto 1929). Nel Castello di Dux egli scrisse, nei suoi ultimi anni (1791-98), i Mémoires. Divenute proprietà nel 1820 della casa editrice Brockhaus di Lipsia, queste Memorie furono pubblicate in tedesco nel 1822, rimanipolate e spogliate dei passi più osceni. La fortuna che ebbe questa edizione, determinò l'editore a pubblicare il testo francese, dopo aver fatto velare le parti più scabrose, correggere lo stile e gl'italianismi da Giovanni Laforgue (voll. 12, Lipsia-Parigi-Bruxelles 1826-38). L'autenticità delle Memorie, negata dal Foscolo e da altri, fu provata dal tedesco Barthold (1846-64) e dal francese Baschet (1881). Alcuni, pur non discutendo l'autenticità, ma avendo notato qua e là esagerazioni, inesattezze, bugie, negano qualsiasi fede al racconto casanoviano. È però innegabile la sostanziale veracità delle Memorie (delle quali è in corso una documentatissima ristampa critica a cura di R. Vèze, Parigi 1924 segg.), là dove il C. dipinge uomini e cose del Settecento, e narra fatti controllabili con i documenti, meno facile invece è sostenere la veracità del racconto là dove il C. tende a suscitar nel lettore non simpatia, ma ammirazione, idealeggiando sé stesso specialmente come eroe del libertinaggio e genio della conquista erotica. Liberate dai troppi e stucchevoli episodî erotici, che si somigliano tutti, le Memorie diventano un grande vivissimo quadro della vita intima del Settecento europeo, nel quale rivivono i più illustri personaggi di quel tempo, e che al Foscolo non parve indegno d'essere attribuito allo stesso Stendhal. Il C. è un eroe cosmopolita, che visse la maggior parte della vita fuori d'Italia e scrisse in francese le sue Memorie, nelle quali fu lo storico d'una società cosmopolita di gaudenti e d'intriganti. Uomo rappresentativo del suo secolo, in Europa e non soltanto in Italia.
Bibl.: Nessun personaggio del Settecento è, forse, tanto noto e popolare quanto il Casanova, sul quale s'è accumulata un'immensa letteratura. Basti citare alcuni lavori complessivi: A. D'Ancona, Un avventuriere del sec. XVIII, in Nuova Antologia, I (febbraio 1882), e in Viaggiatori e avventurieri, Firenze 1911; F. Tribolati, G. C., in Saggi crit. e biogr., Pisa 1891; H. Charles, J. C. et la critique historique, in Revue historique, 1889; E. Maynial, C. et son temps, Parigi 1911; G. De Frenzi, l'Italiano errante, Napoli 1913; Docteur Guède, J. C., Parigi 1912-13 (dal Mercure de France); Ch. Samaran, J.C. vénitien, Parigi 1914; P. Molmenti, Due avventurieri (C. e Da Ponte), in Epistolarii veneziani del sec. XVIII, Palermo 1914; P. Grellet, Les aventures de C. en Suisse, Losanna 1919; J. Le Gras, Lextravagante personnalité de J. C., Parigi 1922; R. Vèze e E. Pollio, Bibliographie anectodique et critique des oeuvres de J. C., Parigi 1926; Pages casanoviennes, Parigi 1925-26, voll. 8; J. Le Gras e R. Vèze, Casanova, Parigi 1930. Fondamentale G. Gugitz, G. C. und sein Lebensroman, Vienna 1921.