GIAROLA, Giovanni
Figlio di Domenico e di Maria Tosi, nacque a Fosdondo di Correggio (Pungileoni, II, p. 272) in data non nota collocabile agli inizi del XVI secolo. Poiché Orlandi lo ricorda come allievo di Antonio Allegri detto il Correggio, è possibile che il G. avesse lavorato accanto al Correggio nelle grandi imprese parmensi del terzo decennio del Cinquecento (cupole di S. Giovanni Evangelista e del duomo), imparando, dal grande maestro, la tecnica dell'affresco. Ma è a Reggio nell'Emilia che il G. è documentato per la prima volta, il 5 ag. 1529 (Monducci, 1985, p. 220). Molte delle notizie che attestano la presenza del G. in questa città, tra il 1529 e il 1555, non sono in relazione alla sua attività pittorica; inoltre sopravvivono solo pochissimi brani delle opere ad affresco da lui eseguite e ricordate dalle fonti. Per questo motivo sono molto importanti i quattro frammenti del fregio che ornava il cornicione di palazzo Fontanelli (già Donelli), oggi conservati alla Galleria Fontanesi. Staccati nell'Ottocento e trasportati su tela nel 1902, raffigurano una Fanciulla con putto, un Corteo di offerenti, un Guerriero con una fanciulla e una Scena di sacrificio. Le fonti indicano chiaramente nel G. l'autore del fregio (Tiraboschi, Pungileoni, Bigi), oggi concordemente a lui assegnato. Quest'opera, una delle poche leggibili nel ridottissimo corpus del pittore, denuncia la completa dipendenza formale del G. dal linguaggio del Correggio intorno allo scadere del terzo decennio, quando è documentato per la prima volta a Reggio. Anche il fregio con Episodi della guerra di Troia, affrescato in una sala interna del palazzo, è stato riferito al G., ma la scarsa qualità dell'opera ha indotto la critica a riconoscervi la mano di un mediocre allievo (Pirondini, 1985, p. 132).
Il 13 genn. 1542 l'artista si impegnò a dipingere, per conto del notaio Giovan Battista Caprari, una cappella con ancona nella chiesa di S. Francesco (perdute), ricevendo un compenso di 40 ducati (Monducci, 1985, pp. 222 s.). Il 1542 è anche la data (graffita in epoca recente ma probabilmente su quella originale) che compare accanto alla firma del G. nell'affresco con la Madonna con il Bambino e santi della pieve di San Polo. Quest'opera, anche se in cattivo stato di conservazione, è assai preziosa, perché dimostra come l'artista si fosse decisamente aggiornato sui testi di Michelangelo Anselmi, primo fra tutti il Battesimo di Cristo, che il pittore toscano aveva dipinto in S. Prospero tra il 1535 e il 1536 (Pirondini, 1985, pp. 40, 132). Il 30 genn. 1542 il G. acquistò un pezzo di terra dall'architetto e lapicida Alberto Pacchioni, che gli avrebbe fatto da testimone il 4 ag. 1544, quando il G. si apprestava a ricostruire la sua casa, impegnandosi a risarcire degli eventuali danni i vicini (Monducci, 1985, p. 223).
Nel 1546 il G. venne pagato per dipingere lo stallo maggiore del coro della basilica di S. Prospero e per indorarne lo stemma (Malaguzzi Valeri, 1892, p. 39). Successivamente lavorò più volte in questa chiesa e gli affreschi che vi eseguì, purtroppo quasi totalmente perduti, erano, senza dubbio, la sua opera più importante.
Il primo a menzionarli è Isachi (1602), che ricordava il G. attivo nella decorazione delle quattro cappelle ai lati della maggiore. Le notizie documentarie riguardano però solo due di esse. La prima a essere affrescata fu quella di S. Venerio (ora di S. Teresa, a sinistra rispetto all'altare), dove sono emersi, sotto la scialbatura che li ricopriva probabilmente dalla fine del Settecento, gli unici brani di pittura superstiti (Pirondini, 1985, p. 133); questa cappella risulta completata in un documento del 26 febbr. 1548 relativo alla decorazione di quella attigua del Ss. Sacramento (o del Corpo di Cristo), che venne realizzata con un lascito di 15 ducati della contessa Costanza Sessi. Furono però i canonici a scegliere il pittore e ad aggiungere i 3 ducati in più richiesti dal Giarola. I lavori prevedevano un'ancona sull'altare, i Miracoli del Corpo di Cristo nelle pareti laterali e la doratura di alcuni rosoni lignei (Malaguzzi Valeri, 1892, pp. 40 s.). Ancora nel marzo del 1550 il G. veniva pagato per gli Evangelisti affrescati nella stessa cappella; infine, il 23 giugno del 1555, tornò a lavorare in S. Prospero, dove dipinse alcune armi in occasione della festa del santo titolare (Monducci, 1985, pp. 224 s.).
Una serie di notizie dimostra quanto fossero stretti i legami dell'artista con l'ambiente dei lapicidi e degli scultori di Reggio. Il 1° sett. 1551 il G. fu nominato perito per stimare una "porta pulcra" di Girolamo Spani lapicida, figlio di Bartolomeo (ibid., p. 224). Il 6 maggio 1555 acquistò una casa a Reggio in comproprietà con A. Pacchioni; loro testimone era lo scultore Prospero Spani (detto il Clementi), figlio di Bernardino, nipote e allievo di Bartolomeo Spani. Proprio nell'inventario dei beni appartenuti a Prospero Spani, stilato nel 1630, sono elencati 266 "pezzi di dissegni del Giarolla" e un altro suo disegno per il "choro di Santo Prospero di Reggio", dove anche il Clementi aveva a lungo lavorato (Artioli - Monducci, pp. 33, 209). Il 10 ott. 1555 si impegnava, sempre con A. Pacchioni, a pagare entro tre anni una somma a conto dell'eredità di Cristoforo Ricci, un altro lapicida (Monducci, 1985, p. 225). Il 19 nov. 1555 il G., dovendosi trasferire a Parma per lavorare in una chiesa non specificata, lasciò a Prospero Spani 135 scudi d'oro ricavati dalla retrovendita della casa precedentemente acquistata (Artioli - Monducci, p. 35).
Benché nessuna guida locale menzioni una sua opera, il G. fu dunque attivo a Parma, come ricordavano prima Azzari e poi Pungileoni (I, p. 279), che citava una lettera di padre Sebastiano Resta, dove si ricordava il lavoro del G. a Parma.
Le fonti ricordano altre opere del G., tutte ad affresco e oggi perdute, eseguite per lo più a Reggio: nel cortile del palazzo del vescovado, nel coro dei Ss. Giacomo e Filippo, nel palazzo Malaguzzi a S. Tommaso, in piazza S. Giacomo (Tiraboschi). Gli affreschi nella chiesa di S. Terenziano di Cavriago sono nominati nella visita pastorale del cardinale Rinaldo d'Este del 1652 (Pirondini, 1985, p. 134). Malaguzzi Valeri (1903) citava, fra le opere dell'artista, anche la decorazione dei pilastri della cappella di S. Crispino nel duomo reggiano.
Infine, un fregio nel palazzo Cassoli di Reggio è stato ipoteticamente accostato al nome del G. (Pirondini, 1985, p. 132). Il G., come ricordava la lapide in S. Prospero, morì nel 1557 (Tiraboschi).
Non è noto il nome della moglie, che gli dette tre figli: il primogenito, Giulio Cesare, nacque il 26 marzo del 1536; Ercole, il 10 dicembre dell'anno successivo; Pietro Paolo fu battezzato il 6 luglio del 1552 (Monducci, 1985, pp. 221 s.).
Fonti e Bibl.: A. Isachi, Inventione de' santissimi corpi di Prospero, et Venerio, protettori della città di Reggio, Reggio 1602, pp. n.n.; F. Azzari, Compendio dell'historie della città di Reggio, Reggio 1623, pp. n.n. (anno 1530 e capitolo "Pitture di diverse chiese"); P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1753, p. 251; G. Tiraboschi, Notizie de' pittori, scultori, incisori e architetti, Modena 1786, pp. 219 s.; L. Pungileoni, Memorie istoriche di Antonio Allegri detto il Correggio, Parma 1817-21, I, pp. 276-280; II, pp. 272-274; Q. Bigi, Notizie di Antonio Allegri, di Antonio Bartolotti suo maestro e di altri pittori ed artisti correggiesi, in Atti e memorie delle Reali Deputazioni di storia patria per le province modenesi, VI (1872), pp. 396-398; F. Malaguzzi Valeri, Notizie di artisti reggiani (1300-1600), Reggio nell'Emilia 1892, pp. 39-41; Id., La pittura reggiana nel Quattrocento, in Rassegna d'arte, III (1903), p. 152; E. Monducci, Gli affreschi cinquecenteschi del G. nella basilica di S. Prospero, in Bollettino storico reggiano, VI (1973), 21, pp. 10-14; G. Berti, La pittura a Reggio Emilia dal XIII secolo alla metà del Cinquecento, in G. Ambrosetti - G. Berti - M. Pirondini, La Galleria Fontanesi, I, I dipinti, Reggio Emilia 1977, pp. 20, 29 s.; M. Pirondini, in M. Pirondini - E. Monducci, La pittura del Cinquecento a Reggio Emilia, Milano 1985, pp. 36-42, 131-134; E. Monducci, ibid., pp. 220-225, 254; M. Pirondini, La pittura a Reggio Emilia nel Cinquecento, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1987, I, p. 250; M.C. Chiusa, ibid., II, p. 728; N. Artioli - E. Monducci, Prospero Sogari Spani Clementi scultore reggiano (1516-1584). Regesti e documenti, Modena 1990, pp. 33, 35, 209; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 591 s.