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GIOVANNI GIORGIO Paleologo, marchese di Monferrato

di Raffaele Tamalio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 56 (2001)
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GIOVANNI GIORGIO (Zo Zorzo, Gio Giorgio, Gian Giorgio) Paleologo, marchese di Monferrato

Raffaele Tamalio

Nacque a Trino di Monferrato il 20 genn. 1488, secondogenito del marchese del Monferrato Bonifacio III e di Maria di Serbia, figlia del despota serbo Stefano Branković; in onore al santo venerato in quel giorno ricevette anche il nome di Sebastiano.

In seguito alla morte dell'anziano padre, nel 1494, e poi della madre nel 1495, fu posto, insieme con il primogenito Guglielmo, sotto la tutela dello zio materno Costantino Arianiti Cominato, duca di Macedonia, il quale, in esecuzione delle volontà testamentarie del defunto marchese, assegnò a G. i castelli e i luoghi di Mombello e Morano. Essendo suo fratello destinato alla successione, G. fu avviato alla vita ecclesiastica affinché potesse seguire l'esemplare carriera dello zio, il cardinale Teodoro. Ben presto, nel 1509, fu eletto commendatore della ricca abbazia di Lucedio e protonotario apostolico. L'anno seguente il pontefice Giulio II lo nominò coadiutore del primo vescovo di Casale, Bernardino Tibaldeschi, alla morte del quale, nel 1517, G. assunse in pieno la carica episcopale nelle vesti di amministratore e commendatario della diocesi di Casale.

Sebbene sia spesso ricordato come il secondo vescovo tra coloro che si succedettero nella diocesi di Casale Monferrato, egli non fu mai consacrato vescovo, né ricevette gli ordini sacri. Tuttavia svolse con dignità il proprio esercizio pastorale, annoverando tra i provvedimenti adottati l'emanazione di alcuni atti riguardanti la riforma dei costumi del clero al fine di affermare una condotta di vita esemplare.

Non era andata però nello stesso senso la sua condotta se, già nel 1518, da una relazione con una donna "di bassa condizione" (Davari, 1891, p. 69), gli era nato un figlio, cui diede il nome di Flaminio.

Già alla morte del fratello Guglielmo, nel 1518, egli si era affiancato alla cognata nella reggenza dello Stato e nella tutela del nipote Bonifacio, di soli sei anni e unico figlio maschio del defunto marchese; sul finire del 1524 rinunciò quindi definitivamente alla carica episcopale per assistere più efficacemente Anna di Alençon, madre del piccolo, nel governo del Monferrato. In tale periodo assistette direttamente alle intricate vicende politico-matrimoniali che dal 1517 legavano il marchese di Mantova Federico Gonzaga a sua nipote Maria Paleologo.

Nel 1517 si era celebrato a Casale Monferrato il matrimonio tra Federico e Maria la quale - aveva appena otto anni -, rimase presso i genitori in attesa del compimento del quindicesimo anno di età, allorché il Gonzaga avrebbe dovuto condurla a Mantova. Nel 1524, l'anno stabilito, Federico tergiversava, ammaliato dalla sua amante Isabella Boschetti. Nel 1528 egli approfittò persino del tentativo di avvelenare la Boschetti, organizzato dal marito, per volgere la situazione a proprio favore incolpando la marchesa del Monferrato e sua figlia Maria, motivando l'accusa con la loro presunta gelosia: un pretesto addotto dal Gonzaga per chiedere al papa lo scioglimento del matrimonio. Clemente VII stette al gioco ed emise il 6 maggio 1529 a favore di Federico, suo gonfaloniere, una sentenza di annullamento. In tal modo il Gonzaga era di nuovo in grado di potersi scegliere il partito matrimoniale più vantaggioso, magari in ambito imperiale. L'occasione si presentò nel marzo del 1530 quando, di ritorno dalla solenne incoronazione di Bologna, l'imperatore Carlo V soggiornò a Mantova per oltre un mese concedendo a Federico una moglie - sua zia Giulia d'Aragona - più vecchia del Gonzaga di otto anni e il titolo di duca.

Dopo la prematura e accidentale morte di Bonifacio, avvenuta nel giugno del 1530 gli successe G.: alla sua morte - che si prevedeva prossima considerato che la sua salute era andata peggiorando negli anni per una lenta malattia intestinale, aggravata anche da disordinate abitudini alimentari -, Maria, la sposa ripudiata da Federico, avrebbe ereditato il Monferrato. Resosi conto dell'errore commesso, il duca di Mantova si mosse presso l'imperatore, il papa e la marchesa madre del Monferrato perché riconoscessero valide le nozze contratte nell'ormai lontano 1517. Quando il 20 sett. 1530 fu firmato da Clemente VII il breve invocato, esso si rivelò del tutto inutile, giacché Maria Paleologo era morta cinque giorni prima. La marchesa del Monferrato offrì quindi in moglie al Gonzaga l'altra figlia, Margherita, che avrebbe ereditato il Monferrato, e la proposta fu prontamente accettata: venti giorni dopo erano infatti già firmati i capitoli delle nozze. Il matrimonio fu celebrato nell'ottobre 1531.

Al possesso del Monferrato aspiravano tuttavia anche il duca di Savoia e il marchese di Saluzzo, forti del diritto che potevano far valere su quei territori in caso di estinzione della linea dei Paleologo con G., ma fu il duca di Mantova, in occasione della seconda visita di Carlo V a Mantova, nel novembre 1532, a ottenere dall'imperatore la promessa di riconoscere l'investitura del Monferrato per Margherita Paleologo in caso di morte di G. senza discendenza legittima. Per facilitare quest'ultima condizione, Carlo V coglieva l'occasione per accasare finalmente la non più giovane Giulia d'Aragona, figlia del defunto re di Napoli Federico e di Isabella Del Balzo, proponendo di darla in moglie a Giovanni Giorgio. In precedenza (1531), per scongiurare l'estinzione della linea maschile dei Paleologo e il rischio di divenire sudditi del signore di Mantova, la nobiltà di Casale devota a G. aveva tentato di sollecitarlo a legittimare il figlio naturale Flaminio sposandone la madre, rimasta nel frattempo vedova in circostanze che a Mantova si pensavano sospette. Contraria a tale progetto, Anna d'Alençon, rimasta sempre favorevole alle nozze di sua figlia con Federico Gonzaga e al possesso del Monferrato per il suo genero, si oppose, facendo sollecitamente risposare la donna a un altro uomo, il quale per prudenza fu condotto a Mantova e affidato al Gonzaga. Dopo aver investito Flaminio, nell'aprile 1532, del feudo di San Giorgio Monferrato con Caluso, benefici che furono confermati successivamente dai Gonzaga, G. accettò le nozze propostegli dall'imperatore, che si svolsero per procura il 29 marzo 1533 a Ferrara, dove Giulia d'Aragona viveva esule con la madre Isabella Del Balzo. L'atto matrimoniale alla presenza di entrambi gli sposi, con il Paleologo giacente ormai in fin di vita, fu rogato nel castello di Casale il 21 aprile.

Nello stesso luogo G. moriva qualche giorno dopo, il 30 apr. 1533: con lui si spegneva definitivamente la dinastia dei Paleologo marchesi del Monferrato.

La sua salma fu tumulata accanto a quella dei suoi predecessori nella chiesa di S. Francesco, dove rimase fino al 1834, allorché, in seguito alla distruzione della chiesa, fu trasportata nella chiesa di S. Domenico. Con il diploma imperiale del 3 nov. 1536, che riconosceva definitivamente il diritto di successione a sua nipote Margherita, il Monferrato diveniva feudo dei duchi di Mantova.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 6, 198, 741, 746-749, 750, 753, 812, 1946; C. Campana, Arbori delle tre famiglie Alerama, Paleologa e Gonzaga…, Mantova 1590, pp. 3, 41; Benvenuto di San Giorgio, Cronica del Monferrato, Casale 1639, p. 414; S. Agnelli Maffei, Gli annali di Mantova scritti da Scipione Agnello Maffei vescovo di Casale, Tortona 1675, pp. 862-870; G.A. Irico, Rerum patriae libri III…, Mediolani 1745, pp. 224, 228-230, 253, 258, 267-271; S. Davari, Federico Gonzaga e la famiglia Paleologa del Monferrato, in Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura, XVII (1890), pp. 436 s.; XVIII (1891), pp. 40 s., 106; P. Marchisio, L'arbitrato di Carlo V nella causa del Monferrato. Documenti inediti, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XLII (1907), pp. 530 s., 547; F. Valerani, La morte di Gian G. P. marchese di Monferrato (estr. da Riv. di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, XIX [1910]), Alessandria 1910; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, II, Mantova 1955, pp. 543-545, 548 s., 551; G. Cattaneo, Cronica et genologia de li illustrissimi et eccellentissimi signori marchesi de Monferrato, 1493, in G.A. di Ricaldone, Annali del Monferrato (951-1708), Torino 1972, pp. 1319, 1341; V. De Conti, Notizie storiche della città di Casale e del Monferrato, IV, Casale Monferrato 1839, pp. 284 s., 293, 327; V, ibid. 1840, pp. 26, 29, 57 s., 64, 66 s., 80, 88, 91, 112, 118, 125 s., 141, 145-148, 151-157, 161; G. Minina, Della Chiesa casalese, Casale Monferrato 1887, p. 99; P. Marchisio, La fine dei Paleologi e l'avvento dei Gonzaga nel dominio del Monferrato, Casale Monferrato 1908, passim; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli, Mantova 1933, pp. 111, 119-121, 132; Mantova. La storia, II, Mantova 1961, ad ind.; G. Coniglio, I Gonzaga, Varese 1967, pp. 277, 280-282; A. Goria, Bonifacio III, in Diz. biogr. degli Italiani, XII, Roma 1970, p. 129; L. Marini, Bonifacio IV, ibid., pp. 131 s.; G.A. di Ricaldone, Annali del Monferrato, cit., pp. 393, 503, 530, 575-581, 583 s., 587, 590; D. Testa, Storia del Monferrato, Castello d'Annone 1979, ad ind.; Stefano Guazzo e Casale tra Cinque e Seicento, a cura di D. Ferrari, Roma 1997, ad ind.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, tav. III.

Vedi anche
Monferrato Regione storica del Piemonte, quasi interamente compresa nella provincia di Alessandria e in parte in quella di Asti, delimitata a S dai corsi del Tanaro, del Belbo e della Bormida, a N dal corso del Po. È diviso in Basso Monferrato (a N) e Alto Monferrato (a S). Intensamente agricolo, la coltivazione ... Bonifàcio IV Paleologo marchese di Monferrato Bonifàcio IV Paleologo marchese di Monferrato. - Figlio (Casale 1512 - ivi 1530) di Guglielmo IX, gli successe (1518) a sei anni, sotto la tutela della madre Anna d'Alençon e dello zio paterno Gian Giorgio, che, ultimo marchese, governò, succedendogli (1530), fino al 1533. Paleòloghi Paleòloghi (o Paleòlogi; gr. Παλαιολόγοι). - Nome gentilizio dell'ultima dinastia che regnò in Bisanzio dal 1259 alla caduta dell'Impero (1453). Il primo dei Paleologhi ricordato nelle cronache bizantine è un Niceforo, alto dignitario della corte e generale al tempo di Niceforo Botoniate (1078-1081). ... Federico Gonzaga marchese e poi duca di Mantova marchese di Monferrato Figlio (1500-1540) del marchese di Mantova Francesco e di Isabella d'Este, dopo essere stato ostaggio di Giulio II (1510) e di Francesco I re di Francia (1515), divenne marchese di Mantova nel 1519. Capitano generale della Chiesa, combatté con fortuna nel 1521 a Parma e a Milano. Creato duca da Carlo ...
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    Figlio (m. 1533) del marchese Bonifacio III; vescovo di Casale (1517), successe poi, nel 1530, al nipote Bonifacio IV. Con lui si estinse la dinastia dei Paleologo, e il marchesato passò, per volere dell'imperatore Carlo V, a Federico II Gonzaga duca di Mantova, cognato di Bonifacio IV.
Vocabolario
marchéṡe¹
marchese1 marchéṡe1 s. m. [der. di marca2]. – 1. Nel medioevo, il conte di una marca, cioè di un territorio di confine. 2. Titolo nobiliare che nella gerarchia araldica segue quello di duca; anche la persona investita di tale titolo. Corona...
marcheṡato
marchesato marcheṡato s. m. [der. di marchese1]. – 1. La regione sulla quale anticamente un marchese esercitava i suoi diritti: il m. di Mantova. 2. Grado e titolo nobiliare di marchese: concedere, ottenere il marchesato. 3. scherz., non...
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