GIROSI, Giovanni
Figlio di Pietro e di Emanuela Nappa, nacque a Napoli il 28 giugno 1818. Si formò come pittore nell'ambito del Reale Istituto di belle arti di Napoli, ove riportò varie medaglie e premi; nel 1842 si iscrisse nella locale Accademia di belle arti. Molto presto iniziò la sua attività espositiva, se già nel 1835 alla Biennale borbonica in qualità di alunno della Scuola elementare di disegno per gli artieri esponeva un disegno di un Fauno (n. 421 del catalogo). Come allievo del Reale Istituto di belle arti, partecipò alle Biennali borboniche fino al 1845, con esclusione della mostra del 1841.
Nel 1837 espose una Sacra Famiglia, disegno da Carlo Maratta (n. 53 del catalogo). Nel 1839 presentò un Ritratto muliebre, acquerello colorato (n. 89 del catalogo); e nel 1843, due quadri a olio, La flagellazione di Nostro Signore Gesù Cristo e Ritratto virile a mezza figura (n. 324 del catalogo e n. 32 dell'appendice). Prese parte alla Biennale del 1845, ancora come "pensionato" del Reale Istituto di belle arti, con i quadri Ritratto muliebre a mezza figura e Marsia e Apollo (nn. 358 e 366 del catalogo). Quest'ultimo quadro di grandi dimensioni, in cui la scena mitologica era romanticamente ambientata in un paesaggio boschivo, pervaso da una luce soffusa, venne donato da un erede al Comune di Cava de' Tirreni. Alla Biennale del 1848 figuravano i quadri Fanciullo che scherza al cerchio, Ritratto virile e Deposizione dalla croce (nn. 217, 313 e 314 del catalogo). Del medesimo soggetto si conserva un disegno a matita su carta firmato e datato 1844 presso il Museo di S. Martino a Napoli, forse preparatorio del quadro, che rivela un'interpretazione del tema in stile neorinascimentale, con due scale ai lati della croce. Il G. intervenne alla Biennale del 1851 con tre ritratti, due a mezzo busto di un Brigadiere e di una Donna e un terzo di un Uomo in uniforme. Alla stessa mostra presentò pure il dipinto Nostro Signore benedice i fanciulli, il cui stile è caratterizzato da un pacato classicismo neocinquecentesco. Il dipinto si trovava nella ex Scuola di guardia di marina di Napoli; mentre si trova a Napoli, in collezione privata, un bozzetto di grandi dimensioni. Dello stesso soggetto esiste una tempera acquerellata firmata e datata 1856 nell'Album della Regina, composto di disegni e acquerelli di molti artisti napoletani attivi intorno alla metà del secolo e donato da Ferdinando II alla moglie Maria Teresa d'Austria (M. Picone, in L'album della Regina, un dono romantico di Ferdinando di Borbone, Roma s.d. [ma 1992]). Alla Biennale borbonica del 1855, citato in catalogo già come professore onorario del Reale Istituto di belle arti, il G. presentò i quadri Un ufficiale di marina e Una madre con due figlie, delle quali una suona l'arpa, nonché un Ritratto muliebre (nn. 17, 18 e 19 del catalogo).
Il G. insegnò per trentacinque anni al Collegio della Marina di Napoli, istituzione deputata alla formazione degli ufficiali, fin quando questo non venne trasferito a Livorno nel 1878. Fu professore onorario del Reale Istituto di belle arti di Napoli, e membro della Reale Accademia. Artista di rigorosa formazione accademica di stampo neoclassico approdò successivamente a uno stile eclettico con inflessioni tipiche del romanticismo. Fu amico e collaboratore di Giuseppe Mancinelli, con il quale partecipò alla realizzazione nel 1855 del grande sipario per il teatro S. Carlo a Napoli, raffigurante L'ascesa al Parnaso degli uomini illustri.
Il G., però, fu soprattutto un ritrattista raffinato, che eseguì anche ritratti della famiglia reale borbonica e come tale venne notato dalla critica (Petti) essendo definito uno dei più rappresentativi ritrattisti del tempo "per bontà di stile, per vivacità di colorito, per franchezza di pennello e per fedele imitazione degli originali" (Borzelli, p. 205). I suoi ritratti rivelano un'attenzione alla resa naturalistica del dato fisiognomico, volta a una sottile introspezione psicologica del personaggio, in accordo con la migliore tradizione ritrattistica neoclassica. A parte i dipinti esposti alle Biennali e citati nei cataloghi, numerosi sono i ritratti in collezioni private; un autoritratto a olio di pregevole fattura e carico di forza espressiva fu donato dal figlio, Gustavo, anch'egli pittore e restauratore, al Museo di S. Martino nel giugno del 1923. Tra il 1850 e il 1859 dovette eseguire la grande tela con S. Pietro e il Rosario, nella chiesa dell'Immacolata a Pizzofalcone (distrutta in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale). Nel duomo di Napoli è del G. la Madonna nella lunetta del monumento al cardinale Sisto Riario Sforza, di cui esiste un disegno a penna in collezione privata ad Alassio. Ancora del G. è la sacra immagine femminile, già tutta romantica, dell'edicola ottocentesca accanto a villa Pignatelli, a Napoli, presso la riviera di Chiaia, attribuita in passato a Domenico Morelli. Il G. lasciò inoltre nella chiesa di S. Francesco di Paola a Napoli un dipinto in monocromo nel tamburo della cupola emisferica.
Egli fu un valente disegnatore, forte e incisivo ma, al tempo stesso, dalle morbide cadenze. Alcuni grandi disegni presso il Museo di S. Martino testimoniano le sue qualità e potenzialità già ai tempi della formazione, come Nudo maschile, Nudo maschile seduto, Cristo alla colonna (tutti a carboncino e pastello su carta) firmati e controfirmati dal professore del Reale Istituto di belle arti Angelo Solari. Presso lo stesso museo si trova un altro disegno del G., di pregevole fattura nella resa virtuosistica dei particolari, Cinque amorini, di gusto prettamente neoraffaellesco. In collezione privata ad Alassio sono conservati un nutrito gruppo di disegni notevoli sia dal punto di vista storico sia stilistico, con ritratti, scene mitologiche o soggetti sacri.
Dopo la fine del Regno borbonico il G. partecipò soltanto alla XIX Esposizione della Società promotrice di belle arti di Napoli, del 1883, con i dipinti a olio Piazzetta dell'ex Collegio di Marina in Napoli con gli aspiranti che fanno esercizi pratici e Ritratti di una famiglia. Come ricorda De Gubernatis, il G. fece una vita molto ritirata.
Morì a Napoli il 19 ott. 1891.
Lasciò in eredità la tradizione della sua attività ai figli Alfredo e Gustavo, e ai nipoti, figli di Alfredo, Maria, che operò a Napoli e a Torino nel campo del restauro dei dipinti, e Franco, pittore.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. stor. dell'Ac-cademia di Belle arti, fascio Alunni, lettere E, F, G, H; Ibid., fascio Pensionati, 1822-48; A. Petti, Guida pittorica, ossia Analisi intorno alle diverse scuole di pittura e degli artisti italiani antichi e moderni, Napoli 1855, p. 46; A. Borzelli, Sulla pubblica mostra degli oggetti di belle arti nella primavera del 1855, Napoli 1855, p. 205; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume des Deux Siciles, II, Genève 1859, p. 236; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, p. 252; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi: pittori, scultori, architetti, Firenze 1889, p. 232; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi: pittori, scultori, architetti, Napoli 1916, pp. 271 s.; G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, II, Napoli 1937, ad vocem; Mostra di stampe e disegni napoletani dell'Ottocento nel ridotto del real teatro S. Carlo (catal.), a cura di A. Cesareo, Napoli 1941, p. 56 n. 347; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli, Firenze s.d. (ma 1954), p. 432; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 191; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori, incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 1502.