BIANCONI, Giovanni Giuseppe
Nacque a Bologna, il 31 luglio 1809, da Giovanni Antonio (figlio di Angelo Michele, fratello dei più noti Giovanni Lodovico e Carlo) e da Luisa Garnier di Chambéry; era fratello del fisico Giovanni Battista (1814-1847). Rimasto orfano, fu affidato alla tutela degli zii e frequentò le scuole dei gesuiti di Modena, dedicandosi alla retorica, alla filosofia, alla geometria. Ritornato a Bologna, si occupò di scienze naturali sotto la guida di mons. C. Ranzoni, professore di storia naturale all'università. Morto questo nel 1841, l'anno seguente il B. venne nominato suo successore. Sposò la figlia di Alfonso Bignardi, professore di anatomia a Modena, Vittoria, dalla quale ebbe due figlie, morte in tenera età, e un figlio, Giovanni Antonio, morto nel 1875, anch'egli naturalista.
Direttore anche del Museo di storia naturale di Bologna, il B. fu accademico benedettino dell'Istituto delle scienze, membro della Società agraria e di altre accademie, cavaliere dell'Ordine di S. Gregorio Magno. I suoi interessi e i suoi studi abbracciarono vasti campi delle scienze; si occupò di geologia e di paleontologia, studiando i "terreni ardenti e i vulcani fangosi", i mari che occupavano le pianure d'Italia, e opponendo la concezione creazionista alla teoria dell'evoluzione che si andava affermando dopo la pubblicazione de L'origine delle specie di C. Darwin nel 1859; si interessò anche di botanica, con ricerche riguardanti il sistema vascolare delle foglie e la diffusione dei semi delle piante, di chimica e di fisica, con studi sulle forme cristalline dello zolfo e sull'attrito tra fluidi e solidi.
Nel 1865 il B. pubblicò un'opera sulla presunta origine dell'uomo dalle scimmie (Les singes et l'homme,considérations naturelles sur leurs pretendues affinités, Versailles 1865), nella quale, in polemica con Darwin, Huxley, Lyell e Asa Grey, contestava tale derivazione, che egli considerava umiliante e offensiva. Sosteneva che il cervello umano si sarebbe evoluto attraverso lo sviluppo delle facoltà "cerebrali" e quello dei quadrumani per estensione delle facoltà "violente e brutali". Nella difesa della teoria delle "creazioni indipendenti" affermava che l'uomo è l'opera diretta dell'autore della natura e non ha alcuna affinità genealogica o consanguineità con le scimmie.
Nel 1874 il B. pubblicò a Bologna, sotto forma di lettera a Darwin,La théorie darwinienne et la création dite indépendante, dove ancora si opponeva all'evoluzionismo in contrasto anche con Haeckel e Geoffrey-Saint-Hilaire. Questa opera, tradotta in italiano nel 1875 dal figlio del B., Giovanni Antonio, costituì uno dei pochi tentativi seri fatti in Italia per opporre alle tesi evoluzionistiche del Darwin - che anche da noi andavano suscitando vivaci polemiche (De Filippi, Tommaseo, Zanella, Stoppani) - argomenti scientificamente probativi. L'autore infatti contestava che la unità di piano in strutture omologhe (la mano dell'uomo, le zampe del quadrupede, l'ala del pipistrello) potesse interpretarsi come conseguenza di un nesso filogenetico e cercava di dimostrare che questa unità è in ogni dettaglio determinata dalla analogia di condizioni meccaniche in cui vivono i vari organismi.
Il B. morì a Bologna il 18 ott. 1878.
Bibl.: B. Veratti,Della vita e delle opere del prof. G. G. B., Modena 1882; G. B. Comelli, Elogio del prof. G. G. B., Bologna 1882; C. Fenizia,Storia della evoluzione, Milano 1901, pp. 340 s., 343.