FRANCO, Giovanni Giuseppe
Nacque a Torino il 22 genn. 1824 da Giovanni Giuseppe e da Maria Turletti, in una famiglia benestante. Insieme con il fratello maggiore Secondo, anch'egli poi entrato in religione e assai noto per le sue doti di predicatore, aveva frequentato il convitto del Carmine, tenuto dai gesuiti, e fu quindi accolto nella Compagnia il 9 ag. 1838. Compiuti gli studi e il tirocinio teologico presso il seminario diocesano di Chieri e quelli di filosofia al seminario regionale di Torino, fu trasferito nell'ottobre 1845 presso il collegio di Novara per insegnarvi letteratura e filosofia; si esercitò, in questo periodo, con buoni risultati, in sermoni e saggi che cominciò a pubblicare in sede locale, acquistando presto fama di valente letterato.
Furono quelli anni di fecondo approfondimento della letteratura italiana - in particolare di quella umanistica e rinascimentale - e delle letterature europee neolatine, della spagnola soprattutto; nella lettura dei classici greci e latini, inoltre, egli venne affinando uno stile asciutto e denso di reminiscenze classiche.
Nel tardo 1847 fu assegnato al collegio di Voghera, come insegnante di lettere classiche; qui, dove aveva da poco iniziato un'intensa attività di apostolato educativo e di soccorso agli indigenti, fu sorpreso dai moti del 1848, in seguito ai quali i gesuiti vennero espulsi dallo Stato piemontese. Quando la rivoluzione si propagò al Ducato di Parma, dove si era nel frattempo stabilito, il F. dovette ancora una volta trasferirsi, ospite di conoscenti, a Bologna, Modena e in altri centri minori dei Ducati padani e delle Romagne pontificie, per riparare, infine, in Francia, dapprima a Lione, quindi, nel giugno 1848, a Parigi. Rientrato in Italia, il 4 giugno 1849 fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Vercelli, quindi completò la sua formazione con un periodo di studi condotti prevalentemente in Francia e in Belgio.
Riprese, infatti, gli studi di teologia nella casa dei gesuiti a Vals, proseguendoli a Dôle, nel Giura, e infine a Lovanio; trascorse anche due mesi estivi a Parigi, dove si dedicò fra l'altro, a studi di botanica, seguendo le lezioni della facoltà di scienze naturali, frequentando il famoso Jardin des plantes, informandosi sulla botanica sperimentale che restò, nel novero delle scienze da lui frequentate, come un prediletto diversivo scientifico. In Belgio, e segnatamente presso l'ateneo cattolico di Lovanio, dapprima approfondì la sacristica, in seguito si dedicò agli studi storici.
Dopo tre anni di studi e il perfezionamento in teologia il F. rientrò in Italia e fu assegnato a incarichi di insegnamento e di predicazione presso i seminari e le diocesi di Massa, Reggio Calabria e infine Napoli. In quegli anni ebbe modo di conoscere bene l'Italia nelle varie realtà locali, conoscenza che avrebbe utilizzato in seguito nella sua opera letteraria, basata per molta parte su eventi e caratterizzazioni regionali.
Dall'inizio del 1857, rientrato a Massa, s'impegnò in una vasta e capillare opera di predicazione in Garfagnana e Lunigiana, quindi in tutta la Toscana. Nell'avanzato autunno dello stesso anno venne destinato a Bastia, in Corsica, dove rimase circa sei anni, con brevi interruzioni trascorse in Toscana e a Roma. L'attività di predicazione svolta in Corsica, con un fervore di iniziative che testimoniano un animo intraprendente e portato all'innovazione delle forme di evangelizzazione, lo portò a viaggiare molto nell'interno dell'isola; proprio in questo periodo il F. mise a punto i primi risultati della sua attività letteraria con la stesura di alcune novelle, poi raccolte nei volumi Tre racconti (Torino 1862) e Aurora (Roma 1863), e della maggior parte delle pagine di Le cospiratrici (Torino 1863), Le trecce d'Aurora (Modena 1864) e, con ogni probabilità, anche dei Sei racconti (Roma 1866) e Tigranate (ibid. 1867), in cui ricostruiva la persecuzione di Giuliano l'Apostata.
Quest'ultimo lavoro può considerarsi lo spartiacque tra la prima e più generica produzione novellistica e le opere successive d'impianto decisamente storico-moralistico, in cui, secondo uno schema molto comune nella narrativa apologetica cattolica dopo l'Unità, il passato veniva utilizzato in funzione di una valutazione politica del presente.
Intanto il F. era stato trasferito dalla Corsica a Firenze, quindi, il 2 nov. 1863, veniva richiamato a Roma, dove la sua già ampia e conosciuta produzione letteraria nonché le notevoli capacità di organizzatore gli valsero, dopo la morte del padre A. Bresciani Borsa, l'ingresso nella redazione della Civiltà cattolica. Le pagine della rivista, nei molti anni in cui il F. vi lavorò, sono ricche di suoi saggi e articoli, nonché di numerosissimi interventi redazionali minori: note, recensioni, puntualizzazioni, spesso senza titolo o firma. Pubblicò, inoltre, numerosi racconti, fra cui si ricordano, oltre al già citato Tigranate, Simon Pietro e Simon Mago (1868), La campana di don Ciccio (1868), e gli impianti iniziali, poi ripresi e ampliati in pubblicazioni autonome spesso di notevole estensione, di opere quali I crociati di S. Pietro (1868; poi in 3 voll., Roma 1869), Cuori popolari (1870; Prato 1874), La savia e la pazza (1871; 2 voll., Modena 1873), Le vie del cuore (1872; Prato 1889), Le gemelle africane (1876; 2 voll., s.n.t., ma 1878).
L'opera narrativa del F., soprattutto quella successiva al 1870, può essere ascritta al genere dei romanzi didascalici a tesi, in quanto l'intreccio, le situazioni di fantasia, per cui il F. ricorre talvolta a temi ed eventi della tradizione popolare regionale italiana ed europea, vengono utilizzati come proposizioni dimostrative di tesi morali, religiose e politiche, riferite alla storia sacra, a schemi teologici e filosofici cattolici, a singoli eventi storici persino alle leggi della biologia e della fisica. In Le vie del cuore, per esempio, uno dei suoi romanzi migliori come concezione e impianto letterario, il F. riproponeva il tema della contrapposizione tra cattolicesimo e protestantesimo; in Le gemelle africane quello dell'evangelizzazione missionaria nei termini suggeriti dalla Curia di Gregorio XVI; in La contessa internazionale (Prato 1886) gli incontri di una nobildonna tra Torino e Milano sono occasione di una ricostruzione sociale e ambientale che consente di esprimere una serie di giudizi sugli avvenimenti recenti della politica italiana ed ecclesiale, nonché alcune caute aperture sull'educazione della donna. Nell'ambito della produzione storico-apologetica del F. si fece notare l'opera I crociati di S. Pietro, ricostruzione dichiaratamente partigiana degli episodi principali della campagna garibaldina del 1867 fino all'epilogo di Mentana, basata, secondo quanto ebbe a riferire in seguito La Civiltà cattolica (1908, p. 354), sui documenti dell'Archivio segreto Vaticano appositamente aperti al F. da Pio IX.
I limiti di un'identica visione manichea della storia si riscontrano nell'opera forse più interessante del F., gli Appunti storici sopra il concilio Vaticano I (editi a cura di G. Martina, Roma 1972): il manoscritto anonimo ma attribuito al F., scoperto in epoca relativamente recente da G. Caprile nell'Archivio della Civiltà cattolica, si presenta in fascicoli per un totale di 140 fitte pagine manoscritte, corredate da altri fogli e schemi staccati e da vari testi a stampa.
Nell'ultimo periodo della sua vita il F. si dedicò sempre più sporadicamente alla narrativa e il suo interesse si orientò verso le scienze occulte, lo spiritismo, l'animalismo e infine le dottrine antropologiche-evoluzioniste, con opere di volgarizzazione che ammonivano contro ogni deviazione in questo campo dalla dottrina cristiana (si veda fra gli altri La nuova teoria delle suggestioni destinata a spiegare l'ipnotismo…, Roma 1890; Stato dello spiritismo, ibid. 1892; Presentimenti e telepatie, ibid. 1900; Spiritismo. Manuale scientifico e popolare, ibid. 1907).
Il F. morì a Roma il 15 genn. 1908.
Tra le opere del F., molte delle quali tradotte anche in francese e spagnolo, si ricordano ancora: La beniamina, Modena 1863; L'orbe cattolico al pontefice Pio IX pel suo giubileo sacerdotale, ibid. 1869; La sposa della Sila, Prato 1880; Spiriti delle tenebre, ibid. 1882; Massone e massona, ibid. 1889; Catalogo di libri per le famiglie colte ed oneste, Roma 1897.
Fonti e Bibl.: Necr. [C. Bricarelli], Il padre G.G. F. S.I., in La Civiltà cattolica, LIX (1908), 1, pp. 350-355; G.G. Franco, Appunti stor. sopra il concilio Vaticano I, a cura di G. Martina, Roma 1972, Introduz., pp. 1-9, 27-69; Dict. d'histoire et de géographie ecclés., XVIII, s.v.