PIANTANIDA, Giovanni Gualberto Maria
PIANTANIDA, Giovanni Gualberto Maria. – Figlio di Giuseppe Maria e Maria Maddalena Cavalli, nacque a Livorno l’11 luglio 1706.
Erronea è la tradizione che lo vuole nato a Firenze nel 1705. Violinista celebre e discreto compositore, incerti sono tempi e luoghi della sua formazione musicale e degli esordi di carriera. Si può congetturare la sua precoce presenza artistica accanto a Costanza Posterla, cantante di fama, sposata con un tale Ercole Fontana e poi, sciolto il primo nodo nuziale, con lui stesso (nel Medo di Leonardo Vinci al teatro Ducale di Parma, maggio 1728, ella intonò un’aria accompagnata unicamente da una virtuosistica parte di violino solo, Fra le catene, o barbaro, forse un omaggio alle doti tecniche del compagno). Il 12 dicembre 1732 Filippo d’Assia-Darmstadt, governatore di Mantova, scrisse al conte Sicinio Pepoli di avere assunto il violinista tra i propri servitori e di «avergliene fatta spedire l’opportuna patente, affinché mi favorisca di significarlo al signor abate Fontana, e si compiaccia desistere di più oltre molestarlo in conto alcuno» (cit. in Sechi, 2015).
Nel 1735 Piantanida e Posterla si trasferirono a Pietroburgo, al servizio della zarina Anna, raggiungendo la compagnia di italiani radunata da Pietro Mira detto Petrillo (tra essi, anche Filippo Giorgi con la moglie Caterina e Pietro Morigi). Vi rimasero fino al 28 febbraio 1737 (calendario gregoriano), prima di riguadagnare l’Europa nord-occidentale. Giovanni, che già in Russia si era distinto come virtuoso e insegnante, si esibì con successo ad Amburgo nell’inverno 1737-38, passò poi in Olanda e dal 1739 si stabilì infine a Londra con la moglie e la figliastra Chiara (Scheibe, 1773; Gottsched, 2011; è errato quanto dice Jacob von Staehlin, secondo il quale avrebbe lasciato la Russia solo sul finire del 1740 per prendere servizio a Dresda presso il primo ministro, il conte Heinrich von Brühl). Nella capitale britannica i tre lavorarono con Georg Friedrich Händel: le donne apparvero in una ripresa del Saul e nel Giove in Argo (teatro di Haymarket, 19 aprile e 1° maggio 1739), mentre egli eseguì al violino uno dei due concerti inseriti tra gli atti del Saul (l’altro fu eseguito all’organo dal Sassone); si esibì quindi a York (ottobre 1739 e febbraio 1741), Scarborough (agosto 1740) e Hull (dicembre 1741), e diede alle stampe una raccolta di VI sonate a tre: due violini e basso e cembalo (Londra 1742; composizioni modeste cui Scheibe, 1745, allude con sarcasmo e forse con addebiti di plagio). Alludendo ai successi inglesi, Henry Fielding cita il «signior Piantinida» in A Journey from This World to the Next ed evoca la soavità del suo violino narrando le avventure dell’autore al suo primo ingresso nell’Eliso (1743, cap. VIII).
Sul finire del 1743 Piantanida eseguì una propria sonata al Concert Spirituel di Parigi e da lì, col sostegno di facciata del principe russo Antioch Dmitrievič Cantemir, cercò invano d’ottenere un nuovo impiego alla corte imperiale di Pietroburgo. L’anno successivo si spostò a Ginevra, con la moglie e altri musicisti italiani, ma il 22 agosto il Consiglio della città calvinista, contrariato della loro presenza, intimò l’espulsione del gruppo. Rientrato in Italia, seguì verosimilmente la moglie nelle ultime apparizioni teatrali documentate, a Fano (1745), Genova (1746) e Sassuolo (1749); in quest’ultima città, nel 1750, è attestata la sua presenza come violino principale in un Alessandro nell’Indie (musiche di Vinci e altri) e in un Artaserse (musiche di Baldassarre Galuppi e altri).
Dal 1752 si legò a Bologna e alle sue istituzioni: il 10 marzo fu assunto come violino principale nella cappella musicale di S. Petronio, succedendo a Girolamo Nicolò Laurenti con una paga mensile di 8 lire (in seguito abbassata a 5 lire), e nel 1758 fu aggregato all’Accademia Filarmonica nella classe dei suonatori (senza poi mai passare a quella dei compositori). Negli stessi anni risulta attivo non solo in città vicine – per esempio a Reggio nell’Emilia come violino principale nell’Ezio di Niccolò Conforto (25 recite dal 29 aprile al 4 giugno 1754) – ma anche, tra il 1758 e il 1763 e con una paga tra le più alte, alla corte del margravio Federico di Brandeburgo-Bayreuth (insieme con un più giovane Giorgio Piantanida, violoncellista, probabilmente suo figlio): lì fu il compositore principale di Aristée, ballet héroïque in onore della nuova margravia consorte Sofia Carolina Maria (8 ottobre 1759). Mantenne comunque il ruolo in S. Petronio fino al 16 aprile 1765, avvalendosi della supplenza di Antonio Villani; gli successe Giovanni Salpietro.
Lo si rintraccia quindi in accademie musicali a Firenze (febbraio 1766, con il figlio Francesco) e in spettacoli teatrali a Lucca (1769); da Firenze, 1° ottobre 1768, prega padre Giambattista Martini di raccomandare il figlio Gaetano al «Marchese di Regnevill» (Pierre-Eugène-François Ligniville), affinché «sia scelto per Direttore della musica di S.A.R.» (ossia di Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, granduca di Toscana; Bologna, Museo della Musica, I.008.189). Il 30 agosto 1770 Charles Burney, partecipando a una messa solenne celebrata nella chiesa bolognese di S. Giovanni in Monte, ascoltò «una sinfonia con parti di strumento solo, composta dal signor Gioanni [sic] Piantanida, il capofila dei violinisti di Bologna, il quale mi ha lasciato davvero di stucco. Questo esecutore ha superato i sessant’anni e ancora possiede tutto il fuoco della giovinezza, con una bella qualità di suono e un gusto moderno; e soprattutto, sebbene la mano che tiene l’archetto abbia un aspetto sgraziato e goffo, mi è sembrato ch’egli avesse sul suo strumento più temperamento d’ogni altro da me ascoltato in Italia» (1773; un altro giudizio lusinghiero è di Johann Joachim Quantz, che anni prima lo aveva paragonato a Giuseppe Tartini, 1755).
Il 10 settembre successivo Piantanida fu preferito a Gaetano Mattioli e Antonio Palmini per il ruolo di «regolatore dell’Orchestra di S. Petronio» e «maestro di violino della città di Bologna» (cit. in Gambassi, 1987, p. 35; il contratto gli assegnava per sei anni una paga mensile di 30 lire, 20 versate subito e 10 alla scadenza del contratto). Il 9 ottobre fu membro della commissione d’esame per l’aggregazione di Wolfgang Amadé Mozart all’Accademia Filarmonica. In ragione dell’età avanzata, il 13 novembre 1772 gli fu accordato un coadiutore con diritto alla successione nella persona di Cristoforo Babbi.
Il 28 ottobre 1773, «dopo aver sonato un concerto» in S. Petronio, «nello scendere la scala dell’orchestra cadde improvisamente morto» (Bologna, Archivio generale Arcivescovile, Parrocchie di Bologna soppresse, 46/59, Parrocchia di S. Giov. Batt. dei Celestini, Posizioni diverse riguardanti l’antica parrocchia di S. Giovanni Battista dei Celestini secc. XV-XIX, ad diem).
Si conservano manoscritte le seguenti composizioni: la romance Tu le veux donc, ô peine extrême (Lubecca, Stadtbibliothek; Praga, Národní knihovna České republiky; Steinfurt, Fürst zu Bentheimsche Musikaliensammlung Burgsteinfurt; Stoccolma, Musik- och Teaterbiblioteket), il bolero Il gelsomino (Son gelsomino, son picciol fiore; Donaueschingen, Fürstlich Fürstenbergische Hofbibliothek; Mügeln, Evangelisch-lutherisches Pfarramt St. Johannis; Steinfurt), una sonata per violino e violoncello (Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde), due sonate per due violini e basso continuo (in Sol maggiore e in Mi maggiore; Stoccolma), un’ouverture in Sol maggiore con oboi e corni (Donaueschingen), una sinfonia in Si bemolle maggiore tratta da un originale di Johann Adolf Hasse (Lund, Universitetsbiblioteket; Stoccolma), una sinfonia in Mi bemolle maggiore con corni (Bruxelles, Conservatoire royal, Bibliothèque; Stoccolma; Uppsala, Universitetsbibliotek, Carolina Rediviva), un’altra sinfonia in Mi bemolle maggiore (Schwerin, Landesbibliothek Mecklenburg-Vorpommern) e una serie di sei concerti grossi forse destinati a un’edizione a stampa e ricollegabili ai sei per violino, perduti, indicati nel catalogo Breitkopf del 1762 (Washington, Library of Congress); un concerto per violino in La minore, attribuito a Piantanida (Stoccolma), è da assegnare ad Antonio Vivaldi (op. IX, n. 5).
Fonti e Bibl.: J.Ch. Gottsched, Briefwechsel. Historisch-kritische Ausgabe, 5: 1738-1739, a cura di D. Döring - R. Otto - M. Schlott, Berlin-New York 2011, p. 164; H. Fielding, A Journey from This World to the Next, London 1743, ed. moderna in “A Journey from This World to the Next” and “The Journal of a Voyage to Lisbon”, a cura di I.A. Bell - A. Varney, Oxford-New York, 1997, p. 33; J.A. Scheibe, Critischer Musicus, ed. aumentata, Leipzig 1745, p. 638; J.J. Quantz, Lebenslauf, in Fr.W. Marpurg, Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, I, Berlin 1755, p. 221; Ch. Burney, The present state of music in France and Italy, London 17732, p. 232; J.A. Scheibe, Über die musikalische Composition, Leipzig 1773, pp. LIX s.
R.-A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIme siècle, I, Genève 1948, pp. 57 s., 120, 131, 153, 139-142, 163, 166, 170; Id., Violinistes-compositeurs italiens en Russie au XVIIIe siècle. V. Giovanni Piantanida, in Rivista musicale italiana, L (1948), pp. 113-123; H.-J. Bauer, Barockoper in Bayreuth, Laaber 1982, pp. 183-185; Händel-Handbuch, 4: Dokumente zu Leben und Schaffen, Kassel-Basel-London 1985, p. 309; P. Fabbri - R. Verti, Due secoli di teatro per musica a Reggio Emilia. Repertorio cronologico delle opere e dei balli 1645-1857, Reggio Emilia 1987, p. 69; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio, Firenze 1987, pp. 35, 188-194, 198 s.; L. Callegari Hill, L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800, Bologna 1991, pp. 209, 251, 273, 309; O. Gambassi, L’Accademia Filarmonica di Bologna, Firenze 1992, pp. 280, 450; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater, 1751-1800, Warren 1993, p. 223; G. Salvetti - O. Gambassi, P., G., in The New Grove dictionary of music and musicians, XIX, London 2001, pp. 698 s.; R. Southey, Commercial music-making in eighteenth-century North-East England: a pale reflection of London?, diss., 2 voll., University of Newcastle, 2001, I, p. 56, II, pp. 31, 48; D. Lehmann - F. Heller, Piantanida (Familie), in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 524 s.; K.S. Markstrom, The operas of Leonardo Vinci, Napoletano, Hillsdale (NY) 2006, p. 251; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford (Cal.) 2007, p. 382; R.-S. Pegah, The court of Brandenburg-Culmbach-Bayreuth, in Music at German courts, 1715-1760: changing artistic priorities, a cura di S. Owens - B.M. Reul - J.B. Stockigt, Woodbridge 2012, pp. 405 s., 409; G.A. Sechi, Breve comunicazione in merito all’Archivio Rangoni Machiavelli di Modena, in La cantata da camera e lo stile galante, a cura di S. Aresi - G. Giovani, Amsterdam 2015, in corso di stampa.