GUICCIARDI, Giovanni
Nacque a Reggio nell'Emilia il 12 genn. 1819 (secondo P. Casali), da povera famiglia, figlio di Ignazio e Maria Vizzoli. Rimasto orfano del padre, a dodici anni entrò nel seminario di Marola, presso Carpineti, e divenne in breve un distinto cantore, forse già sotto la guida di A. Peri. Uscì dal seminario con la veste di chierico e un piccolo beneficio annessovi; frequentò poi le scuole pubbliche e qui conobbe Pietro Casali, che divenne suo amico e biografo.
Nella breve, affettuosa biografia, scritta "di memoria" subito dopo la morte del G., il Casali, tra gli aneddoti di gioventù, riferisce che il G. vestiva ancora l'abito nero, per non perdere il "beneficio" da cui traeva il suo sostentamento, nel periodo in cui si perfezionava con il maestro Peri, il quale, pur "compiacendosi del distinto scolaro, non si risolveva mai ad approvare la svestizione del beneficiato […] che non avesse a rimanere senza risorse […], se mai non riuscisse nella carriera del teatro" (Casali, p. 10). Di tutt'altro avviso è il Regli, il quale riferisce che Cesare Badiali, artista di canto attivo nella stagione della Fiera del 1843 a Reggio, uditolo cantare, lo spinse ad abbandonare l'abito e a intraprendere la carriera teatrale. Così, lasciato il collarino e la prebenda, il G. entrò nel coro del teatro Comunale della natia Reggio.
Il suo esordio avvenne durante il Carnevale del 1847, nello stesso teatro in cui era stato corista, come primo baritono nelle opere Linda di Chamonix (26 dic. 1846) e Lucrezia Borgia (23 genn. 1847) di G. Donizetti, rappresentata negli Stati del duca di Modena con il titolo di Eustorgia da Romano.
Ricorda il Casali che, in quel Carnevale, il G. ebbe anche la sua beneficiata, e che "al veder tanti bezzi, che gli furon sborsati, dopo la serata nel camerino del teatro", fu colto da una grande euforia per non averne mai visti tanti (p. 6). Nella successiva stagione di primavera-estate fu scritturato a Como, e nel viaggio di andata sostò a Piacenza dove l'amico Casali quasi non lo riconobbe: "Lo avevo lasciato a Reggio con la sua bella barba bionda, e me lo vedevo dinanzi con un faccione sbarbato da canonico. Erano i tempi di quel famoso mistificator mistificato che fu Pio IX. L'amico Guicciardi aveva sacrificato la bella barba bionda alla prudenza […] cioè agli sbirri di Francesco V che lo avevano imprigionato o chiamato in Polizia con altri musicisti reggiani che avevano inneggiato a Pio IX e all'Italia […]. A chi non lo sapesse, dirò che allora le barbe erano sospette" (p. 7).
Dopo gli avvenimenti del 1848, il G. lasciò comunque l'Italia, e non vi ritornò che nel 1851. Secondo il Regli, fu scritturato a Copenaghen da F. Ricci, e vi fu riconfermato nel 1849-50. Nella primavera del 1850 passò a Dresda e ad Amburgo, mentre nell'autunno e durante il Carnevale del 1851 lo troviamo a Berlino. Non si ha riscontro invece sulla sua presenza alla Scala di Milano dove, secondo il Regli, avrebbe cantato nell'autunno del 1851 e in quello seguente. Risulta invece presente a Parma nella stagione di Carnevale 1851-52, con una compagnia di canto quasi tutta reggiana, nel Poliuto di Donizetti, nella Tancreda di A. Peri e nel Luigi V di A. Mazzucato; lo troviamo in seguito a Genova, al teatro Carlo Felice, nella Luisa Miller (27 apr. 1852) e in Ernani di G. Verdi (15 maggio), e nel Marin Faliero di Donizetti (9 giugno). Il Casali, segnalandoci una sua presenza anche in Spagna e Portogallo, riferisce che "avrebbe potuto raccogliere tesori in America, come n'ebbe ripetute profferte, se il fantasma della febbre gialla non lo avesse trattenuto" (p. 11).
Verdi scrisse per il G. la parte del Conte di Luna ne Il trovatore, che lo stesso maestro mise in scena il 19 genn. 1853 al teatro Apollo di Roma.
Il G. aveva qualche perplessità rispetto alla partitura de Il trovatore perché "non gli riusciva di trarre l'effetto che avrebbe voluto nell'aria "Il balen del suo sorriso"; e che l'allegro del duetto "Ah! dell'infame rendere" parevagli troppo affrettato e rabbioso, così come lo voleva il Maestro. Ma quanto all'aria si era poi ricreduto, e se ne diceva contento. Difatto nella prima rappresentazione vi fu acclamatissimo; non così nel "duetto", che provocò le risa del Publico. - Hai visto, Maestro, se io aveva ragione? - disse a Verdi rientrato che fu tra le quinte. Ma il Verdi insistette, e nelle successive sere il "duetto" affrettato la vinse" (p. 12).
Tra marzo e giugno 1853, il G. cantò al teatro Carlo Felice di Genova nel Mosè di G. Rossini, ne Ipuritani di V. Bellini e nella prima assoluta dell'Editta di Lorno di G. Litta (1° giugno 1853); nello stesso anno lo ritroviamo al teatro alla Scala, impegnato nelle prime assolute de Il convito di Baldassarre di A. Buzzi (26 dic. 1853), La maschera di C. Dominiceti (2 marzo 1854) e Genoveffa delBrabante di C. Pedrotti (20 marzo 1854). Nel 1855 tornò a Reggio: risulta presente alla stagione di Fiera del Filodrammatico con Giovanna d'Arco (29 aprile) e Il trovatore (16 maggio), Marco Visconti di E. Petrella (2 giugno); ebbe anche una sua beneficiata in cui non mancò di esibirsi nell'aria del terzo atto del Torquato Tasso di Donizetti, "nella quale era inarrivabile" (p. 12), che fu accolta con interminabili ovazioni. Nel Carnevale del 1856 fu al teatro La Fenice di Venezia, e nell'ottobre dello stesso anno provava a Trieste I vespri siciliani di Verdi, quindi, nel gennaio-marzo 1857, fu al teatro Regio di Torino in Lucia diLammermoor di Donizetti, Rigoletto ed Ernani di Verdi; nel dicembre partecipò all'allestimento scaligero della Giovanna de Guzman (I vespri siciliani), sempre di Verdi. Rimase alla Scala anche nel periodo gennaio-marzo dell'anno successivo e vi cantò nella Jone di E. Petrella (prima assoluta, 26 genn. 1858), come protagonista nel Guglielmo Tell di Rossini e nel Berengario d'Ivrea di V. Lutti (prima assoluta, 22 marzo 1858).
Nell'agosto 1859 partecipava, al teatro S. Carlo di Napoli, alle opere verdiane Batilde di Turenna (altro titolo per I vespri siciliani), e nell'ottobre successivo a Violetta (La traviata) e Il trovatore. Continuava la sua collaborazione con le produzioni napoletane anche nel 1860 sia nella stagione invernale, con le prime assolute di Morosina o L'ultimo dei Falieri di Petrella (6 genn. 1860), Mirinda di S. Pappalardo (10 marzo 1860) e Il duca di Scilla di Petrella, sia in quella estiva, con Leonora di Gusman (La favorita) di Donizetti, I due Foscari e Macbeth di Verdi. Nella successiva stagione autunnale cantava ancora a Napoli ne I due Foscari, nel Macbeth, ne La favorita e ne Il giuramento di S. Mercadante. Nel dicembre di quell'anno tornò al teatro Regio di Torino in Un ballo in maschera di Verdi e, nel gennaio 1861, vi proseguì la stagione invernale con La favorita e Il trovatore. Nel 1863 fu presente alla Scala con Rienzi di A. Peri (prima assoluta, 26 dic. 1862), quindi, nel gennaio-marzo, con l'Otello di Rossini e il Faust di Ch. Gounod; fu poi a Genova, al Carlo Felice, dove tra aprile e maggio prese parte a Lucia di Lammermoor, Rigoletto, Marta di F. von Flotow ed Ezzelino da Romano di V. Noberasco.
Nel maggio 1864 tornò a Reggio ne I vesprisiciliani; qui, ritiratosi dalle scene, si stabilì per godere della discreta fortuna accumulata durante la carriera. La sua presenza è segnalata in una manifestazione benefica, un'accademia che ebbe luogo nella stessa città il 26 febbr. 1872; nel 1874 tornò a cantare, sempre a Reggio, nella Lucrezia Borgia (v. Casali, pp. 5 s., per un dettagliato resoconto dell'infelice serata). Prestò gratuitamente la sua opera come maestro di canto nella scuola musicale di Reggio e fu anche presidente del Patronato per gli orfani musicanti. Gli ultimi anni della vita furono amareggiati dalla perdita di due figli.
Il G. morì il 4 ott. 1883 a San Polo d'Enza, presso Reggio Emilia.
Fonti e Bibl.: P. Casali, G. G. Artista di canto, Reggio Emilia 1883; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli ed i suoi conservatorii, IV, Napoli 1882, p. 332; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1884, pp. 140, 234; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1964, I, pp. 129 s., 135; II, Cronologia, a cura di G. Tintori, pp. 49-51, 53 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova 1980, pp. 204, 207 s., 255 s.; Teatro a Reggio Emilia, a cura di S. Romagnoli - E. Garbero, II, Firenze 1980, pp. 130, 154, 344 s.; Teatro Regio - città di Parma, Cronologia degli spettacoli lirici 1829-79, a cura di V. Cervetti - C. del Monte - V. Segreto, Parma 1981, pp. 163, 166 s.; P. Fabbri - R. Verti, Due secoli di teatro per musica a Reggio Emilia, Reggio Emilia 1987, pp. 275, 302; Il teatro di S. Carlo 1737-1987, II, La cronologia, a cura di C. Marinelli-Roscioni, Napoli 1987, pp. 346-349, 351; Storia del teatro Regio di Torino, V, M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Cronologie, Torino 1988, pp. 135, 169, 177, 199, 239, 265; F. Regli, Diz. biogr. dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici… che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 257 ss.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 360.