HAUSSMANN, Giovanni
Nacque a San Pietroburgo il 31 ott. 1906 da Michele (il cui nonno omonimo era fratello di G. Haussmann, il prefetto e rinnovatore della struttura urbanistica di Parigi) e di Vera Malaief, e crebbe in un ambiente aristocratico e colto.
Dopo la Rivoluzione bolscevica e la morte prematura dei genitori (la madre era morta nel 1910; il padre morì nel 1921) l'H. e il fratello minore Nicola ripararono in Italia, a Firenze presso la nonna paterna Alessandra, che ne curò l'istruzione.
Nel 1930 l'H. si laureò in scienze agrarie all'Università di Firenze, figurando tra i migliori allievi di A. Oliva. Nel 1931 entrò come sperimentatore presso la stazione sperimentale chimico-agraria di Torino e, giovandosi della conoscenza delle principali lingue europee, si impadronì delle letterature pedologiche anglosassone e russa, allora caratterizzate da una originale elaborazione scientifica.
Come ha osservato Oliva (prefaz. a G. Haussmann, L'evoluzione del terreno…), l'H. rompeva con la tradizione scientifica europea della pedologia - dominata dall'autorità assoluta di J. von Liebig - ed entrava nello spirito e nella sostanza del movimento scientifico tedesco che faceva capo a E. Mitscherlich, riportandolo peraltro al suo valore scientifico e pratico attraverso un'autonoma elaborazione critica.
L'H., primo in Italia, illustrò le cosiddette leggi d'azione della produzione, elaborate da E. Mitscherlich e fu conquistato dall'opera originale del grande pedologo russo W.R. Williams (ancorché poco nota nel nostro Paese), divenendone il principale interprete. Dal 1937 libero docente di agronomia generale e coltivazioni erbacee dell'Università di Torino, nel 1948 fu nominato direttore della stazione sperimentale di praticoltura di Lodi - dal 1968 istituto sperimentale per le colture foraggere che sotto la sua guida divenne celebre in Italia e all'estero per la ricerca tecnico-scietifica - mantenendo la carica fino al 1976, quando fu collocato in pensione.
L'H. rappresentò l'Italia presso la Comunità economica europea e in molte altre assise internazionali e associazioni scientifiche. Dal 1968 al 1971 fu presidente generale di Eucarpia, l'Associazione europea di miglioramento genetico delle piante.
Nel 1965 fu insignito del prestigioso premio Justus von Liebig dall'Università tedesca "Christian Albrecht" di Kiel, per le indagini da lui compiute sugli "effetti degli interventi umani sull'evoluzione della fertilità del suolo" (Justus von Liebig Preis, Hamburg 1965, p. 42).
L'H. morì a Lodi il 15 marzo 1980.
Opere. Ammontano a 270 i lavori scientifici dell'H.
Tra i più importanti: Controllo della fertilità dei terreni italiani col metodo fisiologico Mitscherlich, in Italia agricola, LXXIV (1937), pp. 1-8; Sull'analisi fisiologica dei terreni, nota I-V, in Annali della sperimentazione agraria, XXVI (1937), pp. 55-185; Primi risultati dell'impiego dei concimi complessi sulle culture foraggere, in Concimi e concimazioni, 1959, n. 4-5, pp. 4 s.; Foraggicultura ed ecologia, in Annali dell'Acc. di Agricoltura di Torino, CXVII (1974-75), pp. 1-26.
L'opera dell'H. si sviluppò tanto sul piano scientifico-sperimentale quanto su quello storico, entro una visione globale di ampio respiro basata sui problemi relativi alla fertilità del suolo, in cui l'autore trasfuse la sua vastissima cultura sia nel campo delle scienze agronomiche, sia in quello delle scienze umane. L'H., oltre a numerosi contributi scientifici su periodici e riviste (circa 300 lavori), scrisse tre opere di sintesi sui temi della genesi del terreno e della dinamica della sua fertilità sotto l'azione dei fattori naturali e del governo dell'uomo, in relazione al comportamento delle società che si sono succedute nel corso dei tempi: L'evoluzione del terreno e l'agricoltura (Torino 1950), La terra e l'uomo (ibid. 1964), Suolo e società (postumo, a cura di P. Rotili, Lodi 1986). Queste tre opere furono integrate dal saggio Il suolod'Italia nella storia (in Storia d'Italia [Einaudi], I, a cura di R. Romano - C. Vivanti, Torino 1971, pp. 53-132) e dal volume L'uomo simbionte. Per un nuovo equilibrio fra uomo e società (postumo, Firenze 1992), che, nell'intenzione dell'autore, avrebbe dovuto costituire l'ultimo capitolo di Suolo e società.
Tali opere, nel loro sviluppo diacronico, testimoniano il graduale spostamento d'interesse dell'autore dalla dimensione tecnico-scientifica a quella storico-antropologica. L'evoluzione del terreno e l'agricoltura - l'opera tecnico-scientifica più importante dell'H. - illustra la genesi e l'evoluzione del terreno, dalla sua fase iniziale detritica a quella terminale, rappresentata dalla realizzazione dell'optimum di fertilità; il ciclo pedogenetico che presiede alla formazione del terreno, l'evoluzione biologica dei terreni attuali, ovvero quella connessa all'ingresso della vegetazione con la successione delle associazioni vegetali, illustrate innovativamente da Williams; le relazioni tra struttura del terreno e fertilità; il ruolo della sostanza organica. Particolarmente aggiornati e innovativi sotto il profilo scientifico e concettuale sono i capitoli sulla dinamica della materia organica, la formazione dell'humus con i suoi biogeni e colloidi, e la funzione da loro svolta sulla struttura e sulla fertilità del terreno. L'ultimo capitolo tratta la genesi del suolo in rapporto all'attività agricola e costituisce quasi un implicito rinvio alle opere successive. È funzionale alla struttura dell'opera la distinzione tra terreno "vergine", frutto dei processi pedogenetici, e terreno "coltivato", nel quale, per l'intervento dell'uomo, si attivano dinamiche che è necessario guidare per conservare, esaltare o ripristinare la fertilità.
Il terreno agrario è per l'H. un corpo vivente, con ciclo vitale, storia e dinamiche proprie. La fertilità deve essere considerata una qualità dinamica: non dipende solo dalla presenza di acqua e di sostanze nutritive, come sostenevano alcuni sotto l'influenza delle idee liebighiane e della scuola dei mineralisti. I processi batterici di anaerobiosi e aerobiosi, decorrenti simultaneamente e armoniosamente nel terreno, forniscono al substrato i prodotti (acidi ulmici e umici) che rendono possibile la struttura glomerulare garantendo così con ciò la stabilità e la perpetuazione dei processi medesimi. La condizione iniziale della loro simultanea presenza è la comparsa - nel corso della pedogenesi - di una particolare associazione vegetale definita "cotica di prato".
Richiamandosi all'insegnamento di Williams, l'H. ricorda che la fertilità durevole ed elevata è dovuta essenzialmente alla struttura glomerulare del terreno; tale struttura è il risultato di un'evoluzione particolare dell'humus, nella quale la funzione preminente spetta a una specifica flora prativa. L'agricoltura agronomicamente prospera, dunque, si fonda sulla creazione e conservazione della struttura, e innanzitutto sulla coltivazione discriminata e opportunamente avvicendata delle foraggiere poliennali prative in quanto capaci di esaltare al massimo la fertilità integrale del suolo e di restaurare gli equilibri fisico-chimici e biotici compromessi dalle omosuccessioni di seminativi annuali.
Lo studio pedologico dell'H. "si differenzia da quelli precedenti per una visione del dinamismo evoluzionistico del suolo, non tanto panoramica, quanto più possibilmente storica, per dedurne le posizioni dell'evoluzione futura" (Oliva, prefaz., p. 15), ovvero per comprendere, attraverso la "storia della fertilità" e una visione più chiara del suo significato, come si possa influire sulle proprietà del suolo attraverso i mezzi agronomici disponibili.
I successivi La terra e l'uomo e Suolo e società concorrono a collocare l'H. tra i grandi storici dell'agricoltura, insieme con B. Slicher van Bath e W. Abel, dai quali tuttavia si distingue per la più consistente dimensione spazio-temporale della sua analisi. L'H. sostiene che, con l'avvento dell'agricoltura, l'uomo ha stabilito una "simbiosi" con la terra, cercando di dimostrare come questo rapporto si sia conservato o sia stato violato e in che misura l'uomo sia stato animale simbionte o animale distruttore (Romano, 1997, p. 25).
Mentre L'evoluzione del terreno e l'agricoltura tracciava la fase "preistorica" del suolo, Laterra e l'uomo traccia la fase storica, ovvero l'influenza del fattore antropico sull'evoluzione del terreno e gli insegnamenti che ne derivano (non solo per l'esercizio dell'agricoltura, ma anche per la posizione del coltivatore nella società). Trovano illustrazione: la pedogenesi e l'insediamento umano; il processo storico dell'impiego del terreno; l'evoluzione dell'agricoltura e dei rapporti col suolo nel mondo primigenio dell'Eurasia e del nucleo europeo; i compiti della tecnica agronomica nei riflessi del substrato vegetativo; le scelte degli ordinamenti colturali; la preparazione del terreno alla coltura. L'ultimo capitolo, relativo al coordinamento tra utilizzazione del suolo e strutture sociali, è un ponte teso verso l'opera successiva, a indicare un preordinato piano di lavoro. Suolo e società, finito di scrivere poco prima della morte, fu commissionato all'H. dalla casa editrice Einaudi e avrebbe dovuto inaugurare una Storia universale che poi non fu pubblicata. Nel volume l'H. affronta la storia dei rapporti che le varie comunità umane, in quanto socialmente organizzate, hanno instaurato con il suolo nel corso di secoli e traccia il lungo cammino dell'agricoltura: dalle prime e saltuarie coltivazioni praticate da cacciatori-raccoglitori alle forme stanziali di agricoltura che hanno dato origine alla civiltà urbana e quindi ai moderni Stati universali; dai modelli produttivi e organizzativi della civiltà del villaggio a quelli dell'azienda familiare greco-romana e, infine, alle attuali forme di agricoltura intensiva e specializzata, collegata all'industria alimentare. Ampiamente illustrate e documentate sono le politiche statali e le tipologie di intervento pubblico mirate al potenziamento dell'agricoltura.
L'avvento dell'industrializzazione dell'agricoltura, con l'adozione di criteri di semplificazione e specializzazione colturale esasperati, l'abbandono delle tradizionali rotazioni, le lavorazioni sempre più intense, l'impiego di fertilizzanti chimici e biocidi, ha determinato una rottura dell'equilibrio che nasce dal prevalere di un atteggiamento speculativo, di sfruttamento e di rapina della società nei confronti del suolo. Pioniere nel denunciare lo sfruttamento sconsiderato e contrario alla crescita economica a ogni costo, l'H. ne ricorda gli effetti negativi non solo nei confronti della conservazione della fertilità integrale, ma anche degli equilibri ecologici e della sicurezza ambientale, auspicando una revisione dei criteri di comportamento e avanzando la rivoluzionaria proposta di un uso pianificato della terra (adozione di forme collettive e comunitarie nella sua gestione).
L'uomo simbionte costituisce una sorta di testamento morale dell'H. e vi compaiono numerosi riferimenti a valori morali ed etici. Inoltre, si deve osservare che l'"imprescindibilità dell'etica", non solo nel rapporto uomo-natura, ma in ogni attività umana, costituisce elemento nodale e fondativo dell'intera opera dell'H. (Romano, pp. 28 s.). Le società più avanzate non possono rinunciare alla conoscenza scientifica, cui dovranno tuttavia restituire il significato etico primigenio: "non possiamo dimenticare la splendida prerogativa della scienza di non credere ai dogmi, neanche - se non condizionatamente - alle certezze provvisorie da essa medesima appurate e aspettiamo pertanto di vederla cancellare dal suo codice il dogma della sua estraneità ai problemi etici semplicemente perché afferiscono ad un piano diverso da quello materiale, di sua competenza" (L'uomo simbionte, p. 66). Secondo l'H. - che in tal modo prefigura il concetto di "sviluppo sostenibile", largamente diffuso e condiviso in seguito - è necessario arrivare al conseguimento di un nuovo equilibrio uomo-natura in grado di conciliare ogni attività creativa con un assetto ambientale non pregiudizievole allo sviluppo biologico del vivente.
Fonti e Bibl.: Lodi, Arch. stor. dell'Istituto lodigiano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Fondo Haussmann: note autobiografiche dell'H., comprendenti notizie sulla famiglia (106 cartelle, datate 1934; allo stesso periodo risale, ed è conservata nello stesso fondo, una monografia di carattere filosofico, anch'essa inedita, che, seppure non ha attinenza con l'opera specifica dell'H. in quanto agronomo e storico dell'agricoltura, testimonia della sua molteplicità d'interessi).
P. Rotili, Commemorazione, in Annali dell'Istituto sperimentale per le colture foraggere, 1982, vol. VI, pp. 7-17; L. Cavazza, Suolo e società di G. H.: l'uomo e l'opera, in Annali dell'Istituto sperimentale per le colture foraggere, 1989, vol. VIII, pp. 11-23; R. Romano, G. H. pedologo umanista, in P. Bertolini et al., Terra e lavoro nel Lodigiano, a cura di M. Magri - A. Scarpelli, Roma 1997, pp. 21-30; P. Rotili, G. H.: il lavoro e il pensiero, ibid., pp. 157-167.