CANI (Cane, Canis, a Canibus, de Canibus), Giovanni Iacopo
Non è sicura la data di nascita, che si può collocare con buona probabilità a Padova nel decennio 1420-1430.Non abbiamo notizia della sua famiglia, ma il fatto che nel corso della sua vita il C. fu in rapporto e in stretta amicizia con illustri personaggi della cultura e della politica veneta dimostra che i Cani non dovevano essere né poveri né oscuri.
Ricevette senza dubbio un'accurata educazione umanistica, orientata in senso letterario-giuridico, e iniziò la sua lunga attività di maestro insegnando diritto civile e canonico nello Studio di Padova, a partire dal 1448. Al 1455, come apprendiamo da un'orazione di Lauro Palazzolo (Bibl. Ambros., cod. Ambr. C 145, cart. del sec. XV, ff. 75r-77v), deve essere riferito il matrimonio del C., cui arrise abbondante figliolanza. Ricoperse il suo primo importante incarico universitario nel 1465, sostituendo il Palazzolo nella cattedra straordinaria di diritto canonico, con uno stipendio annuo di 55 scudi d'argento. Nel gennaio 1466 succedette in cattedra a Francesco Barozzi, futuro vescovo di Padova, come professore ordinario. Esordì come poeta nel 1466 componendo, in occasione del torneo bandito a Padova per la festa di s. Antonio, a spese dell'inglese John Chetwort, un poemetto in esametri intitolato De ludo equestri Patavii edito (Vicentiae, Leon. Achates, 1475), che dedicò al governatore di Padova, Ludovico Foscarini. La prima opera giuridica del C. sembra essere il De iniuriis et damno dato, breve opuscolo pubblicato s. l. nel 1468 e dedicato a Bernardo, figlio di Leonardo Giustinian. Lo stesso argomento fu ripreso più tardi nel trattato De represaleis (ossia "rappresaglie", volgarismo che rende il termine tecnico "pignorationes") del 1479 (Papiae, Fr. de S. Petro), avente come sottotitolo "Compendiolum ex commentariis iuris interpretum". Nel 1470, probabilmente, il C. completò la sua seconda scrittura poetica, il Carmen ad Nicolaum Canalem classem contra Turcos ducentem, in distici elegiaci di buona fattura, dedicato appunto all'ammiraglio e giureconsulto Nicolò Canal (deposto nel 1471 dalla sua carica di capitano generale della flotta veneziana). Anche questo poemetto fu pubblicato nel 1475 (Vicentiae, Leon. Achates).
L'attività del C. fu feconda, come dimostra il gran numero delle sue pubblicazioni giuridiche; fra queste merita particolare menzione la Summa Institutionum Iustiniani versibus conscripta in esametri, concepita nel 1468 come scherzoso sommario poetico di diritto romano in onore del futuro card. P. Riario e stampata nel 1485 (Patavii, Matth. Cerdonis) con dedica a Giovanni Grandner, giurista e rettore dell'università di Padova, dove l'intento didascalico, secondo modelli illustri, fa leva sulla forma poetica. Opera famosa di contenuto pedagogico-propedeutico, dedicata a Pietro Vetturi, giovane nobile veneziano studente di diritto a Padova, fu il De modo studendi in iure (Patavii, B. de Valdezoccho, 1476) che ebbe numerose ristampe. Tra le opere tuttora inedite, sono molto importanti due dialoghi manoscritti (Ferrara, Bibl. com. Ariost., II 162, cod. cart. misc. del sec. XV appartenuto a Lilio Gregorio Giraldi): un Compendiolum de arbitris dedicato a Francesco Diedo, nobile veneziano (ff. 78-84), e la Disceptatio de Constantini donatione, dedicata al senatore Francesco Sanuto (ff. 60-77).
Il primo dialogo si svolge tra Antonio Dandolo, Bernardo Bembo e Giovanni da Prato, e tratta problemi legali specialistici (fu scritto tra il 1448 e il 1465, dato che nella prefazione al Diedo il C. appare ancora "inter iuris utriusque doctores... praeceptor minimus", f. 78). Ben più importante risulta il secondo dialogo intorno alla donazione di Costantino, ambientato lungo le rive del Brenta (pref., f. 61), tra Angelo degli Ubaldi, illustre giureconsulto e maestro dell'università di Padova, e i suoi discepoli (forse anche del C.) Bernardo Bembo e Francesco Diedo (fu scritto perciò dopo il 1471, anno in cui il degli Ubaldi ottenne la cattedra universitaria). Angelo degli Ubaldi espone prima gli argomenti contro, poi quelli a favore della validità della donazione di Costantino (ff. 62-70), citando soprattutto autori di diritto, ma anche la Metafisica di Aristotele e in particolare richiamandosi all'opuscolo analogo del Valla, scritto nel 1440 e divulgato manoscritto (f. 65: "nostra tempestate floruit vir omnium historiarum curiosus, et in utraque lingua eruditus Laurentius Valla, qui affirmare ausus est illam donationem numquam factam extitisse, et edidit librum, qui inter manus versatur De falso credita Const. donat."). Dei suoi discepoli, il Diedo sostiene la validità della donazione sancita dal decreto imperiale e dalla volontà popolare (ff. 70-72) mentre Bernardo Bembo respinge il dogma dell'infallibilità pontificia dovendosi decidere di materia profana, e confuta perciò la qualità intrinseca del donativo, individuandovi implicitamente l'origine delle arbitrarie pretese temporali dello Stato della Chiesa (ff. 72-76). Il dialogo è stato scritto anche con ambizioni letterarie, e il C. si è proposto (pref., f. 61) di scostarsi dallo stile proprio delle opere di diritto, tentando di "emollire dulcificareque... cruditatem et asperitatem" dell'arida materia e ornandolo "vetustatis priscae amoenitate".
La vita del C. si svolse tutta a Padova e sappiamo che nel 1478 il Senato della città, per alleviare il carico dei suoi dodici figli, gli decretò l'esenzione dai tributi e dalle tasse e nel 1481 portò il suo stipendio a 110 scudi d'argento. Sembra invece una esagerazione dei biografi la notizia (Papadopoli, I, p. 228) che fu insignito del titolo di conte e cavaliere. Il C. morì a Padova nell'aprile del 1494, come si ricava da una sottoscrizione del cod. Vat. Regin. lat. 1385, f. 46v.
Dei suoi tanti figli uno, Pietro, seguì le orme paterne, e tenne all'università di Padova dal 1495 al 1505 (o 1506) corsi di esegesi delle Decretali.
Opere inedite: De regulis iuris (Padova, Bibl. univ., cod. Lat. membr. del sec. XVI, n. 185); I. I. Canis Oratio (ibid., Mus. civ., misc. 770 fasc. II) in onore del podestà B. Vetturi; Consilia (Venezia, Bibl. Marc., Marc. lat., Cl. V 2, 2324); I. I. Canis Oratio (Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Ottob. lat. 1384, misc. cart. del sec. XV, ff. 110r-113v). Opere a stampa: De executoribus ultimarum voluntatum (cit. dal Vedova, I, p. 208), dedicato a Tommaso Trevisano, procuratore di S. Marco; De tabellionibus libellus (Bononiae, Henr de Colonia, 1482; Patavii, Matth. Cerdonis, 1482); Repetitiones ac responsa (cit. dal Papadopoli); Oratio in adventu Petri Barotii Episcopi Patavini habita (Patavii, Matth. Cerdonis, 1487).
Bibl.: In generale M. E. Cosenza, Dict. of the Ital. Humanists, I, Boston, Mass. 1962, p. 821. Le fonti biografiche più antiche sono B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii et claris civibuspatavinis libri tres, Basileae 1560, p. 184; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 228; in particolare I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii 1757, p. 41; inoltre G. Degli Agostini, Notizie istorico-criticheintorno la vita,e le opere degli scrittori viniziani, I, Venezia 1752, p. 94 (in merito alla giostra del 1466), e specialmente G. Vedova, Biografia degliscrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 207-209. Per le opere inedite si veda G. Baruffaldi, Relazione o sia esame d'un codice manoscritto del sec XV, in Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXVI (1742), pp. 155-182; P. O. Kristeller, Iter Italicum,I, p. 58;II, pp. 13, 22 s., 51, 220, 408, 433. Il cod. contenente i dialoghi è stato scritto con cura e corretto da una seconda mano che potrebbe essere anche quella dell'autore. Notizie sulle opere edite in A. Orlandi, Originee progressi della stampa, Bologna 1722, pp. 153, 184, 306; J.-Ch. Brunet, Manuel du libraire et del'amateur de livres, I, Paris 1860, coll. 1541 s.; J. G. Th. Graesse, Trésor de livres rares et précieux, II, Dresden 1861, p. 35 col. II; T. Accurti, Aliae editiones saeculi XV pleraeque nondum descriptae, II, Firenze 1936, pp. 101 s.; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, nn. 5971-5982.