INVERARDI, Giovanni
Nato ad Alessandria il 4 febbr. 1854 da Giuseppe e da Beatrice Rivera, dopo aver completato nella città natale gli studi liceali si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia presso l'Università di Pavia. Superati i primi tre anni, si trasferì all'Università di Torino, ove conseguì la laurea il 10 luglio 1877, entrando poi a far parte dell'organico della clinica ostetrica diretta da D. Tibone. Allievo nel 1878, nominato secondo assistente l'anno successivo, nel 1881, superato il relativo concorso, divenne primo assistente. Le sue ricerche affrontarono argomenti allora di grande attualità.
In uno studio condotto su ben 301 casi, l'I. analizzò cause, frequenza, metodi diagnostici, giudizi prognostici e norme di assistenza ostetrica nel parto podalico (Il parto podalico studiato nella clinica ostetrica di Torino, Torino 1878). Durante gli anni trascorsi nella clinica torinese, particolare interesse rivolse alla manovra del rivolgimento, intervento ostetrico in quei tempi molto praticato (Considerazioni critiche sulle indicazioni del rivolgimento ricavate dai registri della clinica ostetrica di Torino, in Annali di ostetricia, ginecologia e pediatria, I [1879], pp. 637-659, 697-730), e alle caratteristiche del bacino femminile quale elemento prognostico essenziale dello svolgimento del parto (Descrizione di un bacino cifotico, ibid., III [1881], pp. 171-207; Ricerche e studi per arrivare alla diagnosi della coniugata ostetrica, in Giorn. dell'Accademia di medicina di Torino, s. 3, XXXIII [1885], pp. 241-454). Un cenno particolare merita il modello di forcipe traente nell'asse, introdotto nel 1884 dall'I., progettato in modo da riunire nello stesso strumento i pregi dei forcipi di S. Tarnier e di J.Y. Simpson (Il forcipe traente nell'asse. Tesi per la libera docenza in ostetricia, in Annali di ostetricia, ginecologia e pediatria, VI [1884], pp. 229-252, 261-270, 329-353, 465-481).
Conseguita la libera docenza nella specialità nel 1884, nel 1886 l'I. - dopo aver ottenuto un lusinghiero risultato al concorso per la direzione della Scuola ostetrica di Venezia - fu nominato, dal 1° dicembre, professore ordinario di clinica ostetrica presso l'Università di Messina. Successivamente, vinti i concorsi per le cattedre di Catania e di Padova, optò per quest'ultima sede e il 1° nov. 1889 divenne professore ordinario di ostetricia e ginecologia presso l'Università patavina. Alla direzione di tale cattedra rimase sino alla morte, con la breve parentesi del periodo 1891-93, quando venne chiamato a sostituire D. Chiara, titolare dell'insegnamento dell'ostetricia e della ginecologia presso l'Istituto superiore di studi pratici e di perfezionamento di Firenze. A Padova l'I. seppe suscitare un più vivo interesse nei confronti dell'ostetricia e della ginecologia intese come discipline complementari delle scienze mediche, sancendone di fatto la fusione nell'unica specialità di clinica ostetrica e ginecologica: dal 1890, infatti, riuscì a far trasferire la clinica dagli angusti locali del vecchio ospedale nella nuova, autonoma sede della villa del canonico Giustiniani, ove sarebbe rimasta fino alla metà del secolo XX, riorganizzandone completamente struttura e servizi.
Divenuto direttore di cattedra, l'I. proseguì i suoi studi sul meccanismo del parto nelle presentazioni cefaliche e podaliche (Studi sul meccanismo del parto. Il moto di rotazione interna nelle presentazioni cefaliche, in Giorn. dell'Accademia di medicina di Torino, s. 3, XXXIV [1886], pp. 184-276, 331-458; Il meccanismo del parto nelle presentazioni cefaliche e podaliche, Milano 1888). A Padova dette un decisivo impulso alla strutturazione della clinica ostetrica e ginecologica sul piano clinico e scientifico, inaugurando di fatto un insegnamento ostetrico più moderno: curò in modo particolare il carattere chirurgico della disciplina, delineandone rigorosamente le regole asettiche derivate dalle pionieristiche osservazioni di I.Ph. Semmelweis, volte a prevenire l'infezione puerperale che all'epoca ancora infieriva in alcuni ospedali; perfezionò le tecniche degli interventi per via vaginale e addominale; approfondì gli studi pelviometrici e le indagini sul meccanismo del parto in condizioni normali e nei casi di viziatura pelvica, realizzando anche uno strumento didattico per la dimostrazione pratica delle modalità di progressione e rotazione del feto durante il travaglio.
Preside della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Padova nel 1896, l'I. appartenne a numerose accademie e società scientifiche: tra l'altro fece parte della Società ostetrica di Lipsia e fu tra i soci fondatori della Società italiana di ostetricia e ginecologia. Dal 1890 entrò a far parte, con Tibone e con A. Cuzzi, del comitato di direzione della Rivista di ostetricia e ginecologia. Era stato insignito dell'onorificenza di cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Colpito da polmonite, l'I. morì a Padova il 28 apr. 1899.
L'Università di Padova istituì una fondazione a lui intitolata che conferiva un premio quadriennale a favore di giovani laureati in medicina e chirurgia che avessero dimostrato - con le loro pubblicazioni e con la loro attività clinica - speciali attitudini per gli studi di ostetricia e ginecologia.
Fonti e Bibl.: Necr., in Annali di ostetricia e ginecologia, XXI (1899), pp. 383 s.; in La Clinica ostetrica, I (1899), p. 216; in Atti della Società italiana di ostetricia e ginecologia, VI (1899), p. LIX; Alessandria, Arch. familiare di Emanuela Inverardi; I. Clivio, Trattato di ostetricia, I, Milano 1926, p. 208; O. Viana - F. Vozza, L'ostetricia e la ginecologia in Italia, Milano 1933, p. 1110; M.G. Nardi, Il pensiero ostetrico-ginecologico nei secoli, Milano 1954, ad ind.; L. Premuda, Personaggi e vicende dell'ostetricia e della ginecologia nello Studio di Padova, in Attualità di ostetricia e ginecologia, IV (1958), pp. 294-298; La ginecologia in Italia, a cura di P. Mutti - N. Vaglio, Napoli 1963, p. 426; F. Crainz, La Società italiana di ostetricia e ginecologia nei primi cento anni dalla sua costituzione…, Roma 1992, pp. 36 s., 260; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, I, pp. 683 s.; Enc. Italiana, XIX, p. 427.