INZANI, Giovanni
Nacque da Mariano e da Anna Corsari il 2 ag. 1827 a Parma e qui, conclusi gli studi secondari, nel 1848 si laureò in medicina. Nell'imminenza della prima guerra di indipendenza, arruolatosi volontario nell'esercito di Carlo Alberto fu aggregato alla brigata Bersaglieri di Savoia e prese parte alla battaglia di Novara. Terminate le ostilità non poté riprendere gli studi in patria sia per la chiusura dell'Università per ordine ducale sia per il divieto opposto al suo rientro dalle autorità. Si recò allora, nel '49, presso la Scuola medica di Firenze, ove fu allievo di illustri maestri, tra i quali M. Bufalini e C. Burci. Fu quindi a Parigi, ove poté approfondire le proprie conoscenze in anatomia microscopica e apprenderne le tecniche d'avanguardia alla scuola di C. Robin, considerato il maggior istologo dell'epoca, e seguire le lezioni dei più quotati maestri della medicina clinica e sperimentale dell'epoca, quali A.-A. Velpeau, P.-J.-M. Flourens, F.A. Longet, C. Bernard, J. Cruveilhier, A.-L. Foville. Nel 1850 poté finalmente tornare a Parma: riconfermato nella laurea, nel 1853 conseguì il diploma per il libero esercizio della chirurgia maggiore e divenne assistente presso la clinica chirurgica diretta da G. Rossi e, alla morte di questo, da L. Gherardi; l'anno successivo gli fu affidato l'incarico di dissettore anatomico e poco dopo quello dell'insegnamento della anatomia e della fisiologia.
Nel 1855, l'I., severamente impegnato nello sforzo di arginare l'epidemia di colera, ebbe modo di eseguire numerose autopsie e di studiare i preparati microscopici di intestino, alla vana ricerca del parassita che riteneva fosse l'agente etiologico della malattia. A seguito delle osservazioni compiute, in un articolo pubblicato nella Gazzetta di Parma del 14 ag. 1855 sostenne che, non essendo il colera una "malattia da stasi" né una "malattia infiammatoria", occorreva non contrastarne, secondo il metodo seguito dalla maggior parte dei medici, bensì favorirne il cosiddetto periodo di reazione.
È sorprendente l'assoluto disinteresse prestato all'epoca dalla classe medica alle ricerche anatomopatologiche e batteriologiche che F. Pacini andava compiendo dal 1854 sui cadaveri di colerosi, che gli consentirono di individuare con precisione il vibrione causa della malattia e che riassunse dettagliatamente in un lavoro pubblicato ne Lo Sperimentale del 1879 (si veda A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, pp. 1332 s., 1402 s.).
Nominato nel novembre 1855 chirurgo aggiunto presso l'ospedale Maggiore di Parma, il 7 dic. 1858 l'I. assunse la direzione di una divisione di chirurgia, che mantenne fino al 1897. Nel '59, abbandonati temporaneamente l'insegnamento e l'ospedale, accorse in Piemonte, ove, ottenuta la convalida della laurea, fu assegnato come luogotenente medico all'ambulanza del quartier generale. Presente nella battaglia di San Martino, si distinse nell'attività di soccorso ai feriti, raccogliendone i più gravi presso un ospedale improvvisato nella chiesa parrocchiale di Desenzano sul Garda; in seguito prestò servizio nell'ospedale di Brescia. Per i meriti acquisiti negli eventi bellici fu nominato dal ministero capitano medico. Le eccellenti doti di chirurgo dimostrate nell'occasione gli procurarono due allettanti offerte: la direzione della cattedra di patologia speciale chirurgica dell'Università di Pavia e della clinica chirurgica di Bologna come successore di F. Rizzoli, entrambe rifiutate dall'I. che non intendeva lasciare la sua città.
Tornato a Parma, nel 1860, dopo la riforma degli studi universitari Cipriani-Albicini, nel 1864 l'I. fondò l'insegnamento della anatomia patologica e ne assunse la direzione della cattedra e del relativo istituto, che mantenne fino al 1899. Sotto la sua direzione la sala autoptica venne adeguatamente isolata dagli altri locali dell'ospedale Civile, come fu riportato nella Gazzetta di Parma del 16 marzo 1885, e l'istituto venne dotato di un importante museo, oggetto di lusinghieri apprezzamenti - secondo quanto riferito ne Il Presente del 6 maggio 1886 - in occasione di una ispezione ordinata dal ministro della Pubblica Istruzione al fine di vagliare le dotazioni didattiche esistenti presso gli istituti universitari, che fu arricchito progressivamente col materiale raccolto nel corso di oltre 30.000 esami necroscopici. La scuola di anatomia patologica dell'I. fu molto nota e godette di meritato prestigio: tra i suoi allievi si distinsero illustri cultori della specialità, quali P. Guizzetti e A. Verga.
Nel 1873, in qualità di vicepresidente della Commissione di sanità del Comune di Parma l'I. si trovò a gestire l'emergenza sanitaria determinata da una nuova epidemia di colera, guadagnandosi, come riconoscimento della città per la sua opera, una medaglia d'argento: in questa occasione richiamò l'attenzione sulla necessità di fornire i quartieri più poveri di un adeguato sistema di fognature e di assicurare un maggiore flusso di acqua potabile onde mettere in atto una vera, efficace misura profilattica. Direttore dell'ospedale Maggiore di Parma dal 1875 al 1890, si impegnò per un globale ammodernamento della vecchia struttura ospedaliera, promosse l'introduzione della medicazione antisettica alla Bassini e la sterilizzazione di strumenti e materiale chirurgico, provvide all'isolamento degli ammalati contagiosi compresi i tubercolotici, inaugurò l'apertura di un ambulatorio per il pubblico. Tra il 1881 e il 1883 fece parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione in qualità di rappresentante delle facoltà di medicina e chirurgia.
Valente chirurgo, l'I. fu anche un accurato ricercatore. Dalle sue annotazioni riportate sui registri delle autopsie risulta che fu sua la prima descrizione di un caso di megacolon congenito, che fece fotografare, del quale intuì l'esatto meccanismo patogenetico. Pubblicò interessanti studi anatomici sui nervi che, da autentico innovatore, corredò di disegni riproducenti i reperti osservati (Sulle origini di varii fasci nervosi del cervello. Ricerche anatomiche, Parma 1861, in collab. con A. Lemoigne; Sui nervi del gusto. Osservazioni ed esperienze, s.l. 1862, in collab. con F. Lussana; Ricerche anatomiche sulle terminazioni nervose, Parma 1869; Ricerche sulla terminazione dei nervi nelle mucose dei seni frontali, ibid. 1872): fu suo merito l'identificazione del fascicolo uncinato e la descrizione della suddivisione delle fibre nervose midollari in fibre pallide amieliniche e di queste in fibrille, ognuna delle quali, in corrispondenza del cosiddetto "bottone nervoso", si sfiocca in filuzzi che con l'estremo libero chiamato "bottoncino terminale" raggiungono le cellule epiteliali. Per la didattica dette alle stampe a Parma nel 1865 un pregevole Compendio di anatomia descrittiva, corredato da un Atlante di anatomia descrittiva contenente 30 tavole in folio per un totale di 388 figure in bianco e nero in gran parte riproducenti preparati anatomici allestiti dall'autore; e Note di anatomia patologica. Raccolte per cura di Camagni e Gherardi l'anno 1881-82 (ibid. 1882).
Tra i lavori clinici dell'I. si ricordano: Sulle ernie. Cause principali d'insuccesso della chelotomia, in L'Ateneo medico parmense, I (1887), pp. 3-40; Uretra a colonne e cellule uretrali, ibid., pp. 144-158; Sugli ascessi per congestione da carie vertebrali, ibid., II (1888), pp. 3-16; Deformazioni dell'utero per i tumori fibroidi e pei polipi, ibid., pp. 199-215.
Nel 1897 l'I. fu collocato a riposo con il titolo di chirurgo emerito e direttore onorario dell'ospedale Maggiore di Parma. Morì nella sua villa di Sant'Ilario d'Enza, presso Reggio nell'Emilia, la notte fra il 7 e l'8 marzo 1902.
Fonti e Bibl.: Necr., in Annuario dell'Università di Parma. Anno accademico 1902-03, Parma 1903, pp. 151-157; Parma, Arch. stor. dell'Università, Fascicoli personali; G. Pighini, Due lavori dimenticati di G. I. sulle terminazioni nervose degli epiteli, in Giorn. italiano delle malattie veneree e della pelle, XXXVI (1901), pp. 299-305; A. Pariset, Diz. biogr. dei parmigiani illustri o benemeriti, Parma 1905, pp. 51-55; C. Gallenga et al., Nell'inaugurazione del monumento di G. I., Parma 1906; G. Setti, Parma nel nome delle sue strade, Parma 1929, pp. 106-108; L. De Giorgi, Il contributo scientifico della scuola anatomo-patologica parmense. Da G. I. a P. Guizzetti (1860-1935), in Giorn. di clinica medica, XVII (1936), pp. 569-577; C. Monguidi, G. I., in Aurea Parma, XXVI (1940), 6, pp. 187-195; G. Lambertini, Diz. anatomico. Anatomici e morfologi e loro trovati, Napoli 1949, p. 543; G. Bini, Nel 1° centenario di istituzione della cattedra di anatomia patologica presso l'Università di Parma, in L'Ateneo parmense, XXXI (1950), pp. 1-51; F. Rizzi, I professori dell'Università di Parma attraverso i secoli, Parma 1953, p. 81; B. Molossi, Diz. dei parmigiani grandi e piccini dal 1900 ad oggi, Parma 1956, p. 83; L. Bocchi, Un valoroso chirurgo ospedaliero e scienziato nell'Ottocento a Parma: G. I. (1827-1902), in Studi di storia ospitaliera, II, Firenze 1965, pp. 83-88; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, III, pp. 375 s.; Enc. Italiana, XIX, p. 432.