Lanza, Giovanni
Uomo politico (Casale Monferrato 1810 - Roma 1882). Di famiglia modesta, si laureò in medicina (1832) e chirurgia (1833) a Torino. Le difficoltà di accesso alla carriera accademica lo portarono a maturare un interesse scientifico per gli studi agronomici: divenne così uno dei principali animatori dell’Associazione agraria, un’organizzazione nata a Torino nel 1842 che agì come palestra di educazione politica. L’intensa attività pubblicistica sulle pagine della «Gazzetta» dell’Associazione e sul «Messaggiere torinese» lo portò a occuparsi di statistica, credito agrario, piccola proprietà contadina, rete viaria, beneficienza. Diventato uno dei maggiori esponenti del gruppo liberale piemontese, nel 1848 andò volontario in Lombardia per combattere gli austriaci e nel maggio fu eletto deputato al Parlamento subalpino schierandosi inizialmente con la Sinistra. Contrario alla ripresa delle ostilità con l’Austria, perché non voleva che ciò avvenisse senza il concorso degli altri Stati italiani, dopo la sconfitta di Novara si dichiarò per la resistenza a oltranza e votò contro la pace di Milano, che definì «un patto disonorevole per la nazione». La sua carriera parlamentare, destinata a durare ininterrottamente per quattordici legislature, conobbe una svolta con l’avvicinamento a Cavour, con il quale iniziò a collaborare durante la preparazione della guerra di Crimea. Chiamato al ministero dell’Istruzione (1855), poi alle Finanze all’uscita di Rattazzi dal governo (1858), nel 1860 fu eletto presidente della Camera. Accentuatosi intanto il suo spostamento verso la Destra, della quale divenne uno dei capi più autorevoli, dal settembre 1864 Lanza fu ministro dell’Interno nel secondo gabinetto La Marmora e si pronunciò per il trasferimento della capitale a Roma. Si dimise nell’agosto 1865 perché contrario alla tassa sul macinato proposta dal ministro delle Finanze Sella. Nuovamente presidente della Camera (1867-68 e 1869), fu nominato presidente del Consiglio nel dicembre 1869. Il suo governo, in cui entrarono tra gli altri Sella alle Finanze e Visconti Venosta agli Esteri, si pronunciò per la neutralità durante il conflitto franco-prussiano e proseguì nella riduzione delle spese in un regime di stretta economia. Nel settembre 1870, dopo la proclamazione della repubblica in Francia e superati alcuni tentennamenti dello stesso Lanza, fu decisa l’occupazione di Roma, seguita l’anno successivo dal trasferimento della capitale da Firenze a Roma. I rapporti tra l’Italia e la Santa Sede furono regolati dalla legge delle guarentigie, approvata nel maggio 1871 sempre durante il suo dicastero: un provvedimento che, per quanto respinto da Pio IX, divenne un punto di riferimento costante della politica estera italiana. Criticati sia a destra sia a sinistra, i progetti di decentramento amministrativo studiati da Lanza per correggere gli aspetti più negativi dell’ordinamento centralistico rimasero sulla carta. Nel giugno 1873 si dimise dopo il voto contrario della Camera ad alcuni provvedimenti finanziari proposti da Sella. Emarginato dalla politica nazionale, si impegnò nel governo locale con iniziative a tutela della salute pubblica. Dal 1878 fu presidente dell’Associazione costituzionale di Torino. Nel 1870 aveva ricevuto il collare dell’Annunziata, la massima onorificenza sabauda.