LARBER, Giovanni
Nacque nel 1703 a Crespano del Grappa dal medico e chirurgo Giacomo Antonio (1667-1737) e da Angela Bosa di Borso, che il padre aveva sposato l'anno precedente in seconde nozze e che gli diede in seguito due figlie. Come accertato (Giordano; De Sandre), Giacomo Antonio esercitava la medicina a Crespano dalla fine del Seicento, ma discendeva da una famiglia originaria di Lavis, presso Trento. Il L. è forse l'esponente più cospicuo di una dinastia che, dalla metà del Seicento ai primi decenni del Novecento, ha prodotto sette generazioni di medici, alcuni dei quali hanno raggiunto una certa notorietà per le loro pubblicazioni a carattere scientifico e letterario-erudito.
Studiò medicina all'Università di Padova, dove ebbe contatti con esponenti di prestigio della medicina accademica quali A. Knips Macoppe e G.B. Morgagni. Laureatosi precocemente nel 1720, si trasferì ben presto a Roma dove proseguì gli studi seguendo le lezioni dell'archiatra pontificio, mons. G.B. Nuccarini. La frequenza assidua dell'arcispedale di S. Spirito consolidò la sua preparazione clinica e gli permise l'ammissione nel Collegio medico della capitale pontificia. Le qualità di clinico e di terapeuta ne favorirono la carriera quale medico ordinario di importanti famiglie romane (Borghese, Rospigliosi, Serra, Salviati).
Nel 1726 accettò l'incarico di protomedico di Frascati, dove si trovò a fronteggiare temibili febbri tifoidee con risultati che i contemporanei giudicarono ragguardevoli. Rientrato a Roma nel 1734 a seguito della nomina a medico del cardinale Álvaro Cienfuegos, ministro plenipotenziario di Carlo VI presso la S. Sede, vide crescere il suo prestigio intellettuale anche in virtù di apprezzate competenze in settori estranei alla medicina. Il suo principale biografo ottocentesco, il nipote Giovanni, gli attribuì interessi botanici, numismatici e in "ogni altro ramo dell'Archeologia" (Storica notizia sopra la vita e le opere di Antonio Larber, Bassano 1825, p. 5); di essi, tuttavia, non restano tracce consistenti. A ogni buon conto, la frequentazione della casa del cardinale Melchior de Polignac, arcivescovo di Auch e incaricato d'affari francese, autorevole cultore di antichità romane, rappresentò una preziosa occasione per introdursi nei circoli più esclusivi della Curia pontificia e del mondo diplomatico che le ruotava attorno. Tra i suoi clienti più famosi e influenti si ricorda anche il cardinale Carlo Rezzonico, poi papa Clemente XIII.
Tuttavia, nel 1737, la morte improvvisa del padre costrinse il L. a rientrare nella nativa Crespano, dove prese le redini degli affari di famiglia. Quando gli si presentò l'opportunità di diventare protomedico e clinico dell'ospedale civile della vicina Bassano, decise di stabilirsi definitivamente nella cittadina veneta rinunciando, certo a malincuore, a indubbie prospettive di carriera a Roma. A Bassano sposò Anna Maria (Marianna) Baggio, appartenente alla facoltosa nobiltà locale. In virtù sia del prestigio acquisito negli anni romani, sia delle qualità professionali e umane, il L. diventò un punto di riferimento della vita culturale locale, e la considerazione di cui era circondato valicò presto i confini del territorio bassanese. Vari esponenti del patriziato veneziano, tra cui il procuratore Giovanni Emo, si avvalsero dei suoi servigi e consigli; nel novembre 1756 Francesco Felice dei conti Alberti di Enno, principe vescovo di Trento, lo nominò suo medico consultore e nobile dell'Impero. Nonostante la lontananza da Roma, a lui continuarono a rivolgersi esponenti dell'aristocrazia romana come il principe spoletino N. Benedetti duca di Ferentillo, il cardinale Rezzonico e alti prelati romani.
A conferma della solidità della sua cultura medica rimangono importanti volgarizzamenti di opere medico-chirurgiche, che arricchì con dettagliate annotazioni e utili incisioni. Tradusse dal francese alcune opere di G. La Faye (La chirurgia completa secondo il sistema de' moderni, Venezia 1753; Principj di chirurgia del signor Lafaye, Bassano 1755) e del medico fiammingo Jan Palfijn (Anatomia chirurgica, ovvero Descrizione esatta delle parti del corpo umano, con osservazioni utili a' chirurghi nella pratica della loro professione, I-III, Venezia 1758), opere più volte ristampate dai Remondini nel corso del Settecento e nei primi decenni dell'Ottocento. Di una vasta formazione fisico-naturalistica testimoniano i Discorsi epistolari sopra i fuochi di Loria (Bassano 1756), dedicati a un curioso fenomeno naturale manifestatosi nella primavera-estate del 1754 nelle campagne di Loria, tra Castelfranco e Bassano. Si trattava di esalazioni gassose simili ai "fuochi fatui", che provocavano spesso l'incendio di prati, casolari e fienili. Fenomeni di questo tipo erano stati esaminati in precedenza dal fisico e astronomo patavino L. da Riva nella memoria De meteoro ignito (nella sua Miscellanea, Venezia 1725). Al fine di indagare la causa di quelle "fiammelle erranti incendiarie", il L. promosse analisi chimiche accurate ed esperimenti sui terreni da cui scaturivano, sulle acque, i venti e altri dati ambientali utili. Facendo riferimento alle teorie di N. Lemery e confrontandole con le osservazioni di P. Boccone sui fuochi di Barigazzo, di F. Bianchini sui fuochi di Pietramala e di L. Di Capua sulle mofete vulcaniche, egli interpretò il fenomeno non come effetto di un'esalazione vulcanica permanente, bensì come emissione gassosa accidentale dovuta a un eccesso di sostanze organiche di origine animale nel suolo; la combustione del fosforo e del nitro prodotti da tali sostanze era innescata, a suo giudizio, dal contatto con l'aria atmosferica. Su questa base egli avanzava una serie di suggerimenti concreti volti a prevenire il fenomeno modificando alcune pratiche in uso nell'allevamento e nel governo del bestiame.
Il L. pubblicò anche un discorso celebrativo (Suscipiente regimen exc.mo et rever.mo d.no Francisco Felice Sacri Romani Imperii comite De Albertis De Enno electo episcopo Miletopolitano, Bassano 1756) e uno scritto Sopra le molte acque, che da' monti discendono in Brenta dal loro principio sino a Bassano (in A. Albrizzi, Atlante storico geografico politico letterario, I [1761], p. XXI).
Il L. morì improvvisamente a Cavaso il 14 maggio 1761, lasciando la moglie e sei figli. I tre maschi, Antonio Nicolò Alvaro senior, Marco Maria e Giuseppe seguirono le orme del padre, dedicandosi all'arte medica con ineguale fortuna.
Antonio Nicolò Alvaro senior nacque a Bassano il 12 marzo 1739; avviato allo studio della lingua latina e greca dall'abate G. Stefani, proseguì gli studi prima al seminario di Feltre, poi al seminario maggiore di Padova, dove fu condiscepolo e amico dell'abate G. Costa, in seguito famoso poeta e latinista. A Padova mostrò spiccata attitudine per le lingue classiche, dedicandosi all'elaborazione di apprezzati componimenti latini e greci. Non ancora sedicenne si iscrisse al corso universitario di arti e medicina, dove fu allievo di J. Stellini, G. Poleni, S. Stratico, G.B. Scovolo, A. Vallisneri, G.B. Morgagni, G. Sografi e si legò di intensa amicizia soprattutto con M. Cesarotti e G. Toaldo. Appena diciannovenne si laureò in filosofia e medicina, trattenendosi altri tre anni a Padova per migliorare la conoscenza della pratica medica. Il particolare favore di cui godette presso l'anziano e autorevolissimo Morgagni gli permise di frequentarne stabilmente la casa e la preziosa biblioteca. Fu in seguito a questo che si imbatté nel manoscritto inedito del De sedibus, et causis morborum per anatomen indagatis, il capolavoro dell'anatomia patologica morgagnana. Egli si convinse della necessità di pubblicarlo ed ebbe il merito non lieve di riuscire a superare la ritrosia del maestro. Al termine di un accurato lavorio editoriale, seguito attentamente da Morgagni stesso, la prima edizione a stampa del De sedibus vide la luce per i tipi di Remondini già nel 1761. Una prefazione latina del curatore è inserita nell'edizione remondiniana in folio degli Opera omnia di Morgagni (I-V, Padova 1764). Morgagni, a sua volta, dedicò al L. un'epistola intitolata De via atque ordine ab se tradenda publice medicina et anatome servato (in Opuscula miscellanea quorum non pauca nunc primum prodeunt, Venezia 1763). Come altri scienziati e naturalisti veneti, Antonio aveva progettato di seguire a Costantinopoli in missione diplomatica il procuratore veneziano P. Morosini, ma nel 1761 la morte del padre lo costrinse a rinunciare per occuparsi della numerosa famiglia. Oltre al sostegno di Morgagni, Antonio godette della stima di autorevoli studiosi di medicina attivi nella Repubblica come L. Targa, C. Bonioli e L.M.A. Caldani. Questo contribuisce a spiegare perché, a soli ventidue anni, ottenesse la nomina a protomedico di Bassano, succedendo direttamente all'illustre genitore. Peraltro, non tardò a dimostrare il suo valore riuscendo a conquistare consensi non inferiori a quelli di cui aveva goduto il padre. Al pari di quest'ultimo, nel 1764 anche Antonio fu nominato medico consulente onorario e gentiluomo da Cristoforo Sizzo, principe-vescovo di Trento. Gli impegni professionali non gli impedirono di dedicarsi ad altre pregevoli iniziative editoriali, tra cui spiccano le traduzioni di opere epidemiologiche per i tipi dei Remondini, tra cui: G. Grant, Ricerche sopra le febbri, secondo che queste dipendono dalle variazioni delle stagioni…, aggiuntevi infine le relazioni sopra la natura delle febbri del dott. Curry, I-III, Venezia 1787; F. Gill, Dissertazione fisico-medica, che addita un metodo sicuro per preservare i popoli dal vajolo, e di ottenerne la di lui totale estinzione, Bassano 1789 (con una sua importante prefazione sulle misure sanitarie più opportune per contenere la diffusione delle epidemie). Secondo il figlio Giovanni iunior, Antonio fu in corrispondenza con alcuni dei più influenti intellettuali della Repubblica, ma tali carte sembrano essere andate perdute (De Tipaldo, V, pp. 142 s.). Raccolse una scelta biblioteca e curò una pregevole collezione di incisioni e dipinti tra cui alcune opere di Iacopo Bassano, alle quali fece cenno l'abate L. Lanzi nella sua Storia pittorica della Italia (Bassano 1809, p. 149). Egli fu autore anche di poesie d'occasione (elencate in S. Rumor, pp. 177 s.) e di Osservazioni mediche e chirurgiche intorno alle facoltà febbrifughe ed antisettiche della corteccia dell'ippocastano (Vicenza 1788). Morì a Bassano il 16 febbr. 1813.
La sua attività clinica si intrecciò, non senza dissidi di natura professionale, con quella dei due fratelli minori, Marco Maria (1740-1812) e Giuseppe.
Giuseppe (22 genn. 1759 - 1° maggio 1817) si laureò in chirurgia a Padova l'8 luglio 1781, specializzandosi in litotomia, erniotomia, ostetricia e oculistica. Rimase scapolo, esercitò in patria e lasciò scritti inediti di pediatria, conservati presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa (Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, L, p. 123). Lasciò un unico edito, le Osservazioni medico-chirurgiche sopra la malattia e sezione del cadavere di Giacomo Volpato detenuto e morto nelle carceri di Bassano, Bassano 1812.
Continuatore della dinastia fu Giovanni iunior (Bassano, 21 ag. 1786 - 6 maggio 1845), figlio di Antonio senior e Domenica Merlugo di Thiene. Si laureò a Padova, ma fu anche a Pavia, Bologna e Firenze per fare pratica negli ospedali di quelle città. Rientrò a Bassano nel 1812 e l'anno successivo, alla morte del padre, gli succedette nella carica di protomedico. Si occupò con un certo successo di micologia, tossicologia, polizia sanitaria e storia locale. Oltre a composizioni poetiche (registrate da Rumor, p. 180) pubblicò: Osservazioni sul progetto per un regolamento delle condotte mediche presentato al pubblico dal dott. Giovanni Maria Mazzucchelli, Bassano 1817; Storica notizia sopra la vita e le opere di Antonio Larber, cit.; Elogio storico di Gio. Battista Brocchi, Bassano 1828; Necrologia del sacerdote don Marco dott. Cremona, Treviso 1828; Sui funghi. Saggio generale… con tavole in rame ed una descrizione e tavola sinottica de' funghi mangerecci più comuni d'Italia, Bassano 1829; Degli avvelenamenti intervenuti per opera de' funghi nel Regno lombardo-veneto l'autunno scorso 1830, Padova 1831; Sui pubblici stabilimenti per gli infetti di contagio. Ricerche scritte nell'anno 1817, ibid. 1832; Storia di un recentissimo avvelenamento per opera dei funghi in due fanciulli, in Annali universali di medicina, 1832, luglio, pp. 166-171; Bonioli Camillo, in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri…, IV, Venezia 1837, pp. 414-419; Della vita di Francesco Sartori r. impiegato di finanza in Bassano. Parole, Bassano 1836; Monografia della segale speronata, ibid. 1844.
Delle generazioni successive dei Larber (il cui albero genealogico è ricostruito in De Sandre) merita di essere ricordato ancora Antonio Onesto Atromisio iunior. Nato a Bassano il 23 apr. 1816 da Giovanni iunior e Catterina Tommasoni, si laureò in medicina a Padova nel 1839. Anch'egli diventò medico primario di Bassano alla morte del padre e, come gli avi, si distinse oltre che in medicina anche negli studi classici, in particolare nell'epigrafia latina. Morì a Bassano il 22 febbr. 1887. Il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa conserva alcune sue memorie inedite sull'idrofobia e su un'epidemia locale di colera (Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, L, ad ind.). Il figlio Giovanni (Bassano, 20 giugno 1849 - Paderno, 25 ag. 1925), fu l'ultimo discendente della famiglia a dedicarsi alla pratica medica.
Manoscritti del L., Antonio senior, Giuseppe e Antonio iunior sono conservati presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa (cfr. Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, L, pp. 60, 85, 104, 123; LV, p. 204). Particolare menzione meritano gli inediti del L. ivi conservati: Mss., 31.B.13.1: Collegium physicum de rebus naturalibus ex mente Cartesii; 31.B.13.2: Institutionum medicarum pars prima, seu Physiologica. Altri suoi inediti, menzionati da Giovanni iunior (in De Tipaldo, V, pp. 137 s.), sono attualmente irreperibili. Dell'epistolario una minima parte risulta pubblicata in Alcune lettere inedite d'Antonio Larber, Bassano 1838 e in Giordano, pp. 133-161. Altri frammenti della corrispondenza dei principali esponenti della famiglia tra Settecento e Ottocento si conservano presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa: cfr. Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LV, LVIII, ad indices. Meritano menzione le corrispondenze del L. con G.B. Remondini (1761), di Antonio senior con L.M.A. Caldani (1787) e F. Aglietti (1795-1807), di Giovanni iunior con V.L. Brera (1813-32) e A. Parolini (1826-28). I carteggi di Antonio senior con autorevoli scienziati veneti, menzionati dai biografi del Settecento e dell'Ottocento, non sono attualmente reperibili.
Iconografia: A. David, Ritratto del medico G. L., olio su tela, 1731 (Bassano del Grappa, Museo civico); G. L., incisione di D. Conte, su disegno di G. Casa, sotto la direzione di A. Costa.
Fonti e Bibl.: A. Albrizzi, Elogio di G. L., in Atlante storico geografico politico letterario, I (1761), pp. XXI-XXV; G.B. Verci, Degli scrittori bassanesi notizie storico-critiche, in Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXV (1772), p. 57; L., G., in Nuovo Diz. istorico di tutti gli uomini che si son resi illustri, IX, Bassano 1796, p. 263; B. Gamba, De' bassanesi illustri, Bassano 1807, pp. 79-90; V.L. Brera, Antonio Larber, in Giorn. di medicina pratica, IX (1813), terzo bimestre; B. Gamba, Galleria dei letterati e artisti illustri nelle provincie veneziane nel secolo decimottavo, Venezia 1824, s.v.; A. Lombardi, Storia della letteratura italiana del secolo XVIII, III, Venezia 1832, p. 252; Diz. classico di medicina, a cura di M.G. Levi, XXIII, Venezia 1835, p. 331; XIV, p. 220 (per Giovanni iunior); E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, V, Venezia 1837, pp. 132-138, v. L., G., pp. 140-146, s.v.Larber, Antonio Nicolò Alvaro (biografia scritta da Giovanni Larber iunior); G.J. Ferrazzi, Di Bassano e dei bassanesi illustri, Bassano 1847, pp. 397-402; P.A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, Venezia 1895, p. 95 (per Giovanni iunior); R. Predelli, Larber dr. Antonio, in Memorie dell'I.R. Accademia di scienze lettere ed arti degli Agiati in Rovereto pubblicate per commemorare il suo centocinquantesimo anno di vita, Rovereto 1903, p. 481; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, II, Venezia 1907, pp. 177-181; D. Giordano, Gli Asclepiadi della Brenta. I trentini Larber a Bassano, in Archivio veneto, XXVI (1940), pp. 133-161; L'opera scientifica di Giambattista Brocchi. Atti del Convegno di Bassano del Grappa… 1985, Vicenza 1987, p. 15; G. Berti, Un naturalista dall'Ancien Régime alla Restaurazione. Giambattista Brocchi (1772-1826), Bassano 1988, passim; C. Maccagni, Francesco Aglietti e il suo tempo, in Le scienze mediche nel Veneto dell'Ottocento, Venezia 1990, p. 160 (per Antonio senior); P. Preto, I geologi vicentini dell'Ottocento: dall'amore della terra all'amore della patria, in Le scienze della terra nel Veneto dell'Ottocento, a cura di E. Vaccari, Venezia 1998, p. 58; G. De Sandre, I Larber. Una dinastia di medici, in L'Illustre Bassanese, X (1998), 52 (fascicolo speciale); C. von Wurzbach, Biographisches Lexicon des Kaiserthums Oesterreich, XIV, pp. 154-157, s.v. Larber, Anton Nikolaus Alvar.