LESSI, Giovanni
Nacque a Firenze il 4 ag. 1743, primo dei tre figli di Agostino di Giovanni, computista, e Teresa Guelfi. Un fratello, Bernardo, fu auditore di Consulta e avvocato regio; l'altro si occupò nel commercio della seta, rilevando il negozio Chiavistelli dal conte G. Arnaldi nel 1804. Uno zio, Iacopo o Giuseppe Lessi, priore di S. Andrea a Rovezzano, cultore di lettere greche e latine e amico di G. Lami, lo istruì nella grammatica e nella storia; apprese la filosofia dall'abate Bonamici della badia fiorentina e il greco dal proposto A.M. Ricci, professore al ginnasio fiorentino.
Rimasto orfano del padre nel 1761, lo zio lo iscrisse all'Università di Pisa, dove ebbe come docenti T. Moniglia, C. Antonioli, A.M. Vannucchi e soprattutto G.G. de Soria, "biblioteca viva ed aperta" (Sarchiani), che lo avvicinò alla lettura dei philosophes. Dopo la laurea in utroque iure fece pratica legale a Firenze presso l'avvocato G.P. Ombrosi, ma continuò la formazione classica su Omero, Orazio, Cicerone, Platone; lesse anche U. Grozio, F. Bacone, S. Pufendorf, J. Barbeyrac, A. Shaftesbury, F. Hutcheson, R. Cumberland, Montesquieu. Il suo unico scritto giuridico fu un Parere sopra una scrittura legale di L. Collini, disteso con P. Ferroni, F. Fontani e G. Sarchiani, letto alla Crusca il 20 sett. 1815.
"Cittadino culto, comodo, un poco satirico, con spirito", il L. possedeva una "libreria scelta e curiosa" (Firenze, Biblioteca nazionale, N.A., 1050: G. Bencivenni Pelli, Efemeridi, s. 2, t. 33, parte II) con testi latini, greci, inglesi, francesi, spagnoli, che alla sua morte fu acquistata dal conte russo Demetrio de Boutourlin. Nei salotti fiorentini strinse amicizia con G. Lami, R. Cocchi (del quale sarà eulogista), V. Taglini, R. Maffei, Sarchiani (che protesse) e M. Lastri; sembra che U. Foscolo e V. Alfieri nei loro soggiorni fiorentini tenessero in conto la sua compagnia, e il L. fu tra i primi ad apprezzare la versione foscoliana dell'Iliade. Frequentò le varie accademie fiorentine: dai Georgofili (socio dal 3 ag. 1791) alla Colombaria (ascritto l'11 sett. 1805, con il nome di "Riguardante"); pare che nella seconda leggesse memorie sulla Relazione delsacco di Roma (restituita a Luigi Guicciardini) e sul Trattato della pittura di Leonardo da Vinci. Cruscante dal 23 genn. 1812, fu bibliotecario da quell'anno fino alla morte, censore nel 1815 e membro della Deputazione per la quinta impressione del vocabolario. Vari furono i suoi interventi sulla questione della lingua, come il Parere intorno alla significazione del verbo "dettare", disteso con gli accademici Ferroni, Fontani e Sarchiani (letto alla Crusca il 20 sett. 1812). Degno di nota è il Prospetto degli oggetti da aversi in mira per la quinta impressione del Vocabolario della Crusca presentato nell'adunanza del dì 7 maggio 1813 da tre deputati eletti dall'Accademia con partito del 20 nov. 1812 (Firenze 1813), steso con L. Fiacchi e Sarchiani. Esso partiva dal Ragionamento di R. Martini (1741), dal Piano per la nuova compilazione del Vocabolario di lingua toscana (1784) e dagli scritti coevi di Ildefonso di S. Luigi Gonzaga, ma il contributo originale del L. consistette nelle traduzioni delle soluzioni adottate in altri paesi: la Prefazione di Samuello Johnson al suo Dizionario di lingua inglese (Firenze 1813), il Prologo premesso al Dizionario castigliano pubblicato dalla R. Acc. di Madrid l'anno MDCCLXX (ibid. 1813) e la versione della lettera di J. Swift a Robert Harley conte di Oxford, gran cancelliere (Progetto per emendare, promuovere e perfezionare la lingua inglese, ibid. 1815), letta alla Crusca il 1° ag. 1814 e dedicata al granduca Ferdinando III di Asburgo Lorena, per la protezione accordata al nuovo vocabolario.
Scrisse versi in italiano, greco e latino, spesso d'occasione: un epigramma greco per le nozze del marchese G. Riccardi con Teresa Strozzi (1766); un sonetto per l'ascesa al trono di Ferdinando III (1791); uno pubblicato nell'Omaggio alle maestà di Carlo Ludovico re d'Etruria e Maria Luisa infanta di Spagna per l'apertura del Regio Liceo eretto nel Museo reale di fisica e storia naturale di Firenze con motuproprio del dì 20 febbr. 1807 (s.l. 1807); un sonetto fra gli Onori dedicati alla memoria di Corilla Olimpica (Firenze 1800).
Il L. intervenne anche nel dibattito sulla libertà del commercio, con una memoria letta ai Georgofili (7 sett. 1791), dal titolo Della inefficacia e dei dannosi effetti delle leggi, che escludono dagli Stati le manifatture estere (edita come le successive negli Atti dell'Accademia stessa). Sull'autorità di Swift, D. Hume, F. Galiani, J. de Serionne e di Montesquieu difese una "semplice general libertà" di commercio, che rendesse più vivaci produzione e scambio, evitasse il contrabbando, le ritorsioni commerciali tra Stati e l'abbandono delle terre e promovesse lo spirito di emulazione nelle manifatture.
Nel 1794 il L. dissertò ai Georgofili Su i mezzi impiegati per promuovere l'industria, argomento già proposto dall'Accademia in un concorso del 1770, vinto da L. Andreucci. Approfondì il progetto nel Prospetto per l'erezione di un banco di sconto, letto l'8 luglio 1795, edito postumo nel 1817 con l'Elogio del dr. G. L. di Fontani. Dalla teoria di Montesquieu della necessità del basso costo del denaro egli derivava la necessità di una struttura finanziaria a sostegno delle manifatture e del commercio. Proponeva quindi di istituire una cassa di sconto che applicasse un basso interesse (4 %), anche sulla scorta dell'esperimento di R.-J. Turgot del 1776. La maggiore quantità del circolante, il suo costo e infine l'utilizzo del risparmio - ben remunerato e altrimenti inutilizzato - avrebbero dato forza alle transazioni commerciali. La solidità del banco doveva essere assicurata dal fatto di poggiare sull'intero mercato e non sul particolare commerciante il quale, anche stimolato dal credito ottenuto dalla cassa stessa, poteva migliorare la propria amministrazione. Una citazione di B. Davanzati chiudeva lo scritto: "ogni stato vuole una quantità di moneta che rigiri, come ogni corpo una quantità di sangue che corra".
Nel febbraio del 1798 il L. aveva letto ai Georgofili le Osservazioni economiche sull'Isola del Giglio, basate su una relazione dell'ingegnere A. Nini per una commissione governativa del 1795; individuò nelle produzioni viticole, nella pesca e nell'estrazione del granito le risorse principali dell'isola, da incentivare con il ripristino del molo romano. L'impegno civico traspare anche in un'altra memoria letta ai Georgofili nel maggio del 1794: "Della riparazione delle vie di città considerata come imposizione". Vi propose che la riparazione delle strade cittadine gravasse sui cittadini in proporzione ai beni accatastati e non alla lunghezza degli edifici posseduti sui fronti stradali interessati: un pretesto per esprimersi sulla necessità di una tassazione proporzionale alle facoltà di ciascuno - tenendo anche conto della differenza tra centro cittadino e periferia - e perché le tasse fossero determinate da legge certa o comunque dettate da uno spirito comune (J. Necker) contro l'arbitrarietà di imposizioni, come il testatico.
Nel 1799 il L. fece parte della deputazione agli Approvvigionamenti militari, divenendo poi giudice nel Tribunale del commercio per gli affari mercantili, del quale fu presidente nel 1814. Il suo nome appare con quelli di Lastri, Sarchiani e A. Rivani in calce alla Risposta alle questioni statistiche poste dal governo francese (10 ag. 1808), che forniva dati sulla produzione in Toscana di vino, olio, grani e sul loro prezzo (Firenze, Biblioteca nazionale, Palat., 1076.14).
Il L. si interessò anche di agricoltura e di storia naturale: lo testimoniano i Pensieri intorno alla natura dei grilli, o cavallette che dir si vogliano, le quali in certe annate moltiplicandosi infestano le campagne (1806), dove auspicò un seria raccolta di informazioni su quello che per secoli - fino al rediano G. Del Papa - era parso un imprevedibile flagello divino, e il compendio della Teoria di riproduzione vegetale del conte G. Gallesio, pubblicato in calce a un'edizione fiorentina dell'opera (1817).
I suoi interessi per l'agricoltura e lo studio della lingua si unirono nella memoria (letta ai Georgofili il 3 giugno 1801) Sopra i difetti esistenti nella nomenclatura rustica, tanto riguardo ai nomi delle varietà delle piante fruttifere, quanto all'espressioni usate per denotare le leggi della loro vegetazione. Partendo da riferimenti all'origine meramente sensoriale della conoscenza degli oggetti (É. Bonnot de Condillac, La logique) e all'evoluzione naturale del linguaggio, dei suoni e dei segni atti a nominarli (J.-J. Rousseau, Fragments pour un dictionnaire des termes d'usage en botanique), il L. auspicò una vera e propria riforma universale della nomenclatura agronomica, pari a quella conosciuta negli stessi anni dalla storia naturale (C. Linneo, J. Pitton de Tournefort) e dalla chimica (A.-L. Lavoisier, C.L. Berthollet, T.O. Bergman), per superare le difficoltà di circolazione di conoscenze ed esperienze dovute ai diversissimi nomi dati alle piante e legati a leggende e tradizioni locali, per il miglioramento dell'agricoltura, auspicato anche da J. Anderson nelle Ricerche sopra le cagioni che anno ritardato sin qui l'avanzamento dell'agricoltura nell'Europa, note in Toscana nella traduzione di G. Sella (Firenze 1783).
Nel 1805 accadde un episodio assai importante per la vita fiorentina e per il L.: il fallimento della casa Riccardi. Quale economo, senza stipendio, dei Riccardi egli aveva firmato carte a garanzia del patrimonio della famiglia; sconvolto dal fallimento - o, meno probabilmente, per non essere stato "stralciario" (liquidatario) di casa Fensi - tentò più volte, inutilmente, il suicidio, con sorpresa di chi lo conosceva (G. Bencivenni Pelli, Efemeridi, cit., cc. 335, 352).
Dal 1815 un'acuta malattia biliare compromise la sua salute, ma egli rifiutò costantemente ogni sorta di farmaco. Morì a Firenze il 12 ott. 1817.
Un suo Elogio del dottor Raimondo Cocchi uscì postumo negli Atti dell'Imperiale e Reale Accademia della Crusca, I (1819), pp. 71-80.
Fonti e Bibl.: F. Fontani, Elogio del dr. G. L.…, Firenze 1818; G. Sarchiani, Elogio del dottore G. L.…, Firenze 1819; G.B. Zannoni, Storia dell'Accademia della Crusca e rapporti ed elogi editi e inediti detti in varie adunanze solenni della medesima, Firenze 1848, pp. 128-130; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, IV, Firenze 1930, pp. 53, 153; U. Foscolo, Epistolario, a cura di P. Carli, II, Firenze 1952, p. 285; V, ibid. 1956, p. 339; Accademia della Crusca, Catalogo degli accademici dalla fondazione, a cura di S. Parodi, Firenze 1983, p. 249; S. Parodi, Quattro secoli di Crusca, Firenze 1983, pp. 126 s., 131 s., 137; M.A. Timpanaro Morelli, Per una storia di Andrea Bonducci, Roma 1996, pp. 143, 150, 174 s., 341 s., 345; R. Pasta, Scienza, politica e rivoluzione. L'opera di G. Fabbroni (1752-1822) intellettuale al servizio dei Lorena, Firenze 1989, p. 383.