LIPPOMANO, Giovanni
Primo dei figli maschi del patrizio Alessandro di Giovanni e di una figlia di Pietro Zen dottore, nacque a Venezia nella parrocchia di S. Baseggio, nel 1515.
È probabile che abbia ricevuto una buona educazione, ma la prematura scomparsa del padre (1535) ne ridimensionò le ambizioni sociali e politiche. Ciononostante, il 2 febbr. 1542 sposò Elena Barbarigo di Marco, nipote del doge omonimo: fu una duplice cerimonia, poiché lo stesso giorno un fratello del L., Girolamo, impalmò una sorella di Elena, Lucrezia; entrambi i matrimoni avrebbero avuto discendenza. Qualche mese dopo (8 luglio 1542) il L. incominciò la carriera nell'amministrazione dello Stato con il modesto incarico di camerlengo a Treviso. Tornato a Venezia alla fine del 1543, cercò di entrare nel giro delle tre Quarantie, che prevedevano il passaggio, si può dire automatico, da una mano all'altra senza contumacia; in pratica, una sola elezione comportava un susseguirsi di mandati che potevano protrarsi sino a ventiquattro mesi. Dopo un promettente esordio (il 5 ott. 1544 entrò a far parte della Criminale), fallì varie elezioni, come quella di castellano a Feltre (26 apr. 1545) e ad Asola (19 sett. 1545); ma in quest'ultima circostanza il L. fu escluso dal ballottaggio in quanto non in regola con il pagamento delle gravezze. Soltanto il 3 nov. 1547 poté conseguire la nomina a membro dei Cinque alla pace, dopodiché, persi alcuni altri scrutini, il 1° ott. 1549 entrò a far parte degli ufficiali alla Giustizia vecchia; successivamente, il 7 giugno 1551 venne eletto alla Quarantia civil nuova, donde passò alla Vecchia, ma non alla Criminale, perché il 22 ott. 1552 gli fu affidato l'incarico di provveditore alle fabbriche di Legnago, dove si trattenne per un anno, badando soprattutto alla produzione del salnitro, indispensabile per la polvere da sparo destinata alle fortificazioni.
Era tornato a Venezia da poche settimane, quando ricevette la nomina di camerlengo a Cefalonia (30 nov. 1553), sede a un tempo temuta quale avamposto contro gli Ottomani, e ambita perché in grado di consentire un buon margine di utili. Il L. giunse nell'isola nel maggio 1554 e vi rimase due anni; rimpatriato, il 1° febbr. 1557 entrò nella Quarantia civil nuova, da qui passò nella Vecchia e infine nella Criminale, la qual cosa comportava l'accesso al Senato. Questi otto mesi di frequentazione dei dibattiti politici interni e internazionali (giugno 1558 - gennaio 1559) furono probabilmente determinanti nell'indurre il L. a stendere la cronaca dei principali avvenimenti dei suoi tempi. Terminata la permanenza nelle Quarantie, il 18 ott. 1559 il L. entrò a far parte di un'altra magistratura giudiziaria, il Collegio dei venticinque savi, ma di lì a poco (6 dicembre) ne uscì in quanto fu eletto castellano a Cerines, nell'isola di Cipro, dove servì per due anni, dal 25 ag. 1560 al 31 luglio 1562. Nuovamente a Venezia, dal 1° genn. 1563 riprese il suo posto nella Quarantia civil nuova; dopo di che passò nella Vecchia e fu signore di notte al Criminal (28 maggio 1564), ma di lì a poco optò per la carica di auditor nuovo, al termine della quale fu nuovamente eletto signore di notte al Criminal, per il sestiere di Dorsoduro (25 nov. 1565); infine, il 15 dic. 1566 riprese il giro delle Quarantie, completato con il passaggio alla Criminale (giugno 1568 - gennaio 1569), che gli dava ingresso in Senato, consentendogli di accedere nuovamente a quelle notizie tanto necessarie alla sua cronaca. Negli anni che seguirono dovette ancora registrare degli insuccessi: il 24 aprile e il 19 giugno 1569 fallì l'elezione a signore di notte al Criminale (per il sestiere di S. Marco, dove si era trasferito), quindi (28 maggio 1570) di provveditore ad Almissa, ma il 9 ottobre dello stesso anno riuscì finalmente a conseguire un secondo mandato di camerlengo a Cefalonia con scadenza alla fine del 1572: un periodo non facile, segnato dalla battaglia di Lepanto, combattutasi, si può dire, proprio di fronte all'isola.
La nomina a Cefalonia costituisce l'ultima testimonianza ufficiale sulla vita del L.; le principali genealogie ne indicano la data di morte al 1573, ma i Necrologi dei provveditori alla Sanità non ne fanno parola.
Se fu ben poca cosa la presenza del L. nella politica veneziana cinquecentesca, la sua fama è legata invece a una cronaca - rimasta manoscritta - che ha goduto di notevole considerazione fra gli studiosi, a cominciare dal Cicogna, il quale ebbe a definirla "opera di pregio singolare" per la qualità delle notizie riportate, benché poi si ingannasse nel considerare il L. "senatore di molta riputazione" (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 2558: G. Lippomano, Delle historie vinitiane…, pp. proemiali n.n.), visto che la presenza del L. fra i pregadi fu occasionale e limitata a pochi mesi. Ma va detto che la figura dell'autore è rimasta a lungo oscura, in quanto egli non fornisce notizie di sé; dobbiamo alle indagini del Cicogna l'individuazione del personaggio, ancorché limitata al solo nome.
La cronaca va dal 1551 al 1568, ma in realtà è incentrata unicamente sugli anni 1558 e 1568. Se ne conoscono solo copie; la più autorevole è quella della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (Mss. it., cl. VII, 213 [=8836]: G. Lippomano, Storia veneta dal 1551 al 1568), di provenienza Farsetti (1771), di 418 carte e con correzioni posteriori di varie mani; fu trascritta dal Cicogna (Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 2558-2559: G. Lippomano, Delle historie vinitiane dall'anno MDLI all'anno MDLXVIII divise in dieci libri) dopo averla collazionata con altra del Seminario patriarcale di Venezia, premessavi una nota di otto pagine non numerate, con la data 13-14 dic. 1838, che descrive sommariamente contenuto e valore dell'opera, giudicata "perfettissima". E tuttavia la cronaca appare incompiuta, perché si interrompe bruscamente al 28 ott. 1568. Inizia dal 1551 ("Havendo Carlo Quinto imperatore assestata l'Alemagna"), ma esaurisce in sole tre carte (così l'esemplare marciano, donde sono tratte anche le citazioni) gli anni fino al 1557 e si fa dettagliata a partire dal 1° genn. 1558 fino al 3 febbr. 1559; quindi prosegue con varie interruzioni sino al novembre di quell'anno. Qui si ferma, per riprendere in via di sommario dal 1565 e dettagliatamente dal giugno 1568; è lo stesso L. a fornire la spiegazione: "dal 1559 uscii di Senato e andai in Regimento, dove steti due anni, et dopo ritornato havendo havuto la sorte contraria, non son ritornato in Senato se non hora a dì 3 giugno 1568, dove ho a stare per otto mesi, ne' quali scriverò ogni cosa con ogni particolarità et verita" (c. 247r).
L'opera è in gran parte incentrata sulla politica internazionale, ma non mancano notizie su bonifiche, inondazioni e sui principali avvenimenti locali; l'autore, attaccatissimo agli ordinamenti dello Stato, dà l'impressione di voler rifarsi al taglio sanutiano, radunando notizie dalle varie corti, dai rettori, dalle magistrature, ma non vi si colgono guizzi di vivacità o riflessioni personali; si limita a esporre i fatti così come sono accaduti, in dieci tomi stesi in buono stile, che peraltro non esaurirono il piano dell'impresa.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patritii veneti…, IV, c. 274; Segretario alle Voci, Elez. del Maggior Consiglio, regg. 2, cc. 80, 87, 113, 200; 3, cc. 161, 172, 214; 5, c. 190; Avogaria di Comun: G. Giomo, Indice dei matrimoni patrizi per nome di donna, s.v. Barbarigo Elena; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. VII, 822 (=8901): Consegi, cc. 241, 281, 284, 287, 291, 295, 304, 337; 823 (=8902): Consegi, cc. 1, 55, 83, 92, 117, 197, 216, 232, 243; 824 (=8903): Consegi, cc. 17, 117, 201; 826 (=8905): Consegi, cc. 125r, 218r, 225r, 316r, 322r; 827 (=8906): Consegi, cc. 53r, 201r, 210r, 271v, 275r; 828 (=8907): Consegi, c. 52r; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, p. 592; VI, ibid. 1853, pp. 565, 612, 615; E. Concina, Venezia: Arsenale, spazio urbano, spazio marittimo. L'età del primato e l'età del confronto, in Arsenali e città nell'Occidente europeo. Atti del Convegno…, Venezia… 1984, , a cura di E. Concina, Roma 1987, pp. 17, 31; F. Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del '500, Milano 1999, pp. 28, 150.