TOSCANI, Giovanni Luigi (Giovanni Alvise)
Nacque a Milano da Luchino Toscani e da Bianca Capitani di Vimercate, probabilmente nel 1446 (come ipotizza Resta, 1964, p. 297); terzo nome doveva essere ''Guidobonus'', come è attestato dal manoscritto donato a Francesco Sforza il 1° gennaio 1460 e contenente numerosi componimenti dedicati ai membri della famiglia ducale (Parigi, Bibliothèque national de France, ''ms. lat.'', 8388, cfr. Mazzatinti, 1886, p. 55). La famiglia aveva una lunga tradizione di tesorieri ducali viscontei, con Andreolo nel 1397, Maffetto nel 1411, Galeotto nel 1437 e dal 1440 Luchino, il padre di Toscani, che morì ante 1460 (C. Santoro, 1948, pp. 258, 261). Ebbe almeno un fratello, Matteo, anch’egli poeta (Argelati, 1745, coll. 1507-1509), tesoriere a Como (1469-74) e officiale pubblico di qualche rilievo (podestà di Firenze dal 16 febbraio 1478 al 4 marzo 1479, senatore di Roma nel 1481, familiare del cardinale Ascanio Maria Sforza).
Toscani studiò sin da giovanissimo con Giorgio Valagussa (a Milano dal 1455) con altri rampolli di famiglie nobili legate alla corte sforzesca, e fu alla famiglia ducale (Bianca e i suoi figli Galeazzo, Ippolita, Sforza, Ludovico, Ascanio, Elisabetta, Ottaviano) che indirizzò i suoi primi componimenti (nel citato Parigi, Bibliothèque national de France, ms. lat., 8388, e per ciò che concerne Bianca anche nel ms. Milano, Biblioteca nazionale Braidese, Morbio, 53, che contiene lettere autografe di Bianca, di Agnese del Maino e dello stesso duca).
Le prime testimonianze della sua abilità versificatoria risalgono al 1457-58, come testimonia Valagussa, che gli scrive di non curarsi dell’invidia in una lettera del 1458, dove menziona i versi indirizzati alla coppia signorile nel 1457-58, quelli agli oratori aragonesi per la morte di re Alfonso (attorno al 27 giugno 1458), a Zaccaria Barbaro (Elegia, Camaldoli, Biblioteca del Sacro Eremo, ms., 1201), a Lodrisio Crivelli, al poeta Cristoforo da Fano (ex academia Georgii Valagussae). Il maestro esalta inoltre, in una lettera al medico ducale Gaspare Venturelli da Pesaro, le doti del puer duodecim annorum, che recita di fronte alla corte. Ovviamente c’è un rapporto privilegiato col duca, definito Italiae decus, al quale dedicò e donò personalmente un Carmen quorundam ludorum, conservato a Parigi, Bibliothèque national de France, ms. lat., 8378 (come recita un foglietto attaccato sul piatto della legatura: «questo ha donato Johanne Aluyse thoscano» cfr. Mazzatinti, 1886, p. 46). A tredici anni scrisse un carme in ottantaquattro distici in occasione della dieta di Mantova del 1459, poi inserito nella raccolta degli Epaeneticorum libri, organizzata per celebrare Pio II (Avesani, 1968, p. 38).
Altre opere di Toscani, non pervenute, sono segnalate nel 1474 (v. infra) da Angelo Sabino (una orazione tenuta davanti a Pio II durante la dieta, componimenti poetici per l’elezione di Sisto IV ed un epitalamio per le nozze di Vincenzo ed Anna Publicola).
Nel decennio successivo, ante 1466, Toscani iniziò lo studio del diritto canonico a Pavia: lo Sforza evidentemente lo aveva sostenuto sul piano economico dopo la morte del padre, e a lui Toscani dedicò un componimento dal titolo Exhortatur pater Ovidii ut studeat legibus (Parigi, Bibliothèque national de France, ms. lat. 8258, poi consegnato dal cancelliere sforzesco alla biblioteca universitaria nel 1469), nel quale ricorda di aver discusso su Ovidio «in illo florentissimo papiensi Gymnasio» con alcuni compagni di studio, a prova del fatto che non aveva trascurato la poesia (Mazzatinti, 1886, p. 43).
A quel tempo la sua fama era già diffusa; Porcelio Pandoni lo inserisce per la qualità dei versi, oltre che per l’età, nel gruppo dei giovani poeti de quibus est spes bene dicendi elencati nella famosa elegia De poetis et oratoribus sui temporis: «Tuscanusque puer ex tempore multa canebat / Digna Dragonigero Sforzigenaque» (Laurenza, 1905, p. 226).
Fu poi accolto nella familia del vescovo di Pavia, il cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini (che egli chiama dominus meus); nel 1469 si trasferì a Roma (ove dal maggio 1469 al luglio 1471 percepì una pensione mensile di 6 fiorini elargitagli da Paolo II, cfr. Weiss, 1958, p. 325). Si distinse subito componendo (prima della morte del papa, 26 luglio 1471, cui il testo è dedicato) le Declamationes in Turcum et expeditiones ad arma in eum capenda ad principes christianos.
In questo raro incunabolo (di Ulrich Han; ISTC, it00557600) Toscani – a ridosso della caduta di Eubea – lanciava ai potenti uno dei tanti appelli alla crociata. Il testo è tràdito dai codici Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. lat., cl. XII, 111 (4172), cc. 17v-36v e Genova, Biblioteca Universitaria, ms. G II 17 (ove il frate umiliato Cristoforo da Fano aggiunse alcuni versi in lode di Toscani e delle Declamationes in Turcum).
Proprio dalla dedicatoria a Paolo II si apprende che agli inizi del 1471 Toscani si addottorò presso lo Studium Urbis in entrambi i diritti per volere del papa. Egli peraltro non interruppe i rapporti con Milano: insieme con Pietro Carsoli fu procuratore a Roma della domus milanese di S. Spirito (1471) e rimase in corrispondenza con Nicodemo Tranchedini (come testimoniano quattro lettere del 1471, conservate a Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms., 834, cc. 38r-v, nelle quali tra nugae letterarie e convenevoli segnala anche i suoi progressi di carriera: era stato infatti recentemente designato avvocato concistoriale, ma richiese per la ratifica della nomina una raccomandazione del «comune principe», cioè Galeazzo Maria Sforza).
Forse sin da allora, nel 1471-72 (ma l’espressione honore poetico ornatus è usata per lui solo nell’agosto 1474; v. infra), Toscani ricevette la laurea poetica. In una delle sei medaglie che Toscani si fece allestire da Ermes Flavio de Bonis, detto Lisippo il Giovane, nel dritto egli compare di profilo sinistro, a capo scoperto, con la corona d’alloro, indicato nell’esergo semplicemente come «advocatus» (Hill, 1930, p. 209, n. 810). In altre due, a capo coperto, viene messa in evidenza la sua precocità di poeta («prevenit aetatem ingenium precox») e la triplice competenza di giureconsulto, oratore e poeta (ibid., pp. 209 s., nn. 812 s.).
La formalizzazione della carica concistoriale è comunque anteriore al 5 dicembre 1473, quando in tale veste Toscani patrocinò l’edizione dei Consilia di Bartolo da Sassoferrato, stampati da Iohannes Gensberg (ISTC, ib00210700) con la sovvenzione del Toscani (c. 126r: «auspicio et favore excellentis doctoris domini Iohannis Aloisii Tuscani de Mediolano advocati concistorialis»). Forse in precedenza (comunque attorno al 1473) egli aveva già collaborato come editor alla stampa (da parte di Ulrich Han e Simone Cardella, ISTC, id00445500) dello Speculum iudiciale di Guglielmo Durante; ma non ne fu soddisfatto, e anzi nella successiva edizione da lui promossa e finanziata, arricchita dalle additiones di Giovanni d’Andrea e di Baldo, emendò il testo (stampato questa volta da Leonard Pfugel e Georg Lauer, ISTC, id00446000), deturpato in precedenza dalla incuria e dalla ignavia impressorum.
L’attività editoriale procurò fama e denaro a Toscani, che si inserì appieno nel mondo tipografico ed editoriale romano, e finanziò o promosse numerose edizioni, non solo di testi giuridici.
Il 27 agosto 1473 fu per es. fideiussore in un contratto di affitto di 3 torchi (tra Ieronima, moglie di Clemente Donati e Ioannes Versoris, chierico di Würzburg) per stampare libri (Modigliani, 1982, p. 424). Fra i testi da lui finanziati figurano i Commentarii in Martialem del Calderini, con le Additiones del pomponiano Marco Lucido Fosforo e la Defensio ad Corelium (ISTC, ic00036000; Gensberg, 1474). Dedicando il testo al cardinale Francesco Gonzaga, Calderini riconosce implicitamente l’autorevolezza di Toscani, che insieme col Fosforo lo indusse a non pubblicare un libellus polemico contro la trasandata edizione pliniana di Nicolò Perotti (1473, ISTC, ip00789000); fu forse come contropartita per questa rinuncia che Toscani finanziò l’edizione del commento a Marziale. Non meno gratificante fu il riconoscimento che – dedicando la sua opera al Perotti – fu indirizzato al finanziatore Toscani da Angelo Sabino, editore (agosto 1474) dei Paradoxa in Iuvenalem (ISTC, is00013000), un’opera pronta da sei anni che solo un vir doctissimus et honore poetico ornatus, cioè il Toscani, aveva sbloccato, per puro amore verso i letterati.
L’attività editoriale continuò nel 1475, con l’edizione della Historia bohemica composta da Enea Silvio Piccolomini nel 1458 per Alfonso d’Aragona (ISTC, ip00728000), con la Lectura super quarto et quinto Decretalium di Niccolò Tedeschi (ISTC, ip 00068500) e con le impegnative (tre volumi in folio) Decisiones sive conclusiones antique et nove dominorum de rota, a cura del padovano Giovanni Francesco Pavini (ISTC, id00197200). Fra i testi antichi, si segnala la cura del De grammaticis et rhetoribus di Svetonio (1474-1476; ISTC, is00813000), di recente scoperto in Germania, e dedicato al cardinale ‘sforzesco’ Giovanni Arcimboldi, vescovo di Novara; e l’edizione di Orazio lirico (Carmina, Carmen saeculare, Liber Epodon, Ars poetica; ISTC, ih00472000) con i due commenti antichi di Porfirione Pseudo Acrone. Precede questa edizione una lettera a Francesco Elio Marchese, nella quale Toscani esalta l’invenzione della stampa e discute di problemi editoriali, ricordando la difficoltà di trovare testi filologicamente corretti (Bianca, 1987; Ead., 1996).
Meno rilevante in questi anni è l’attività poetica del Toscani, che tuttavia partecipò con un suo componimento agli Epigrammata poetarum multorum in obitu Alexandri pueri senensis, allestiti da Demetrio Guazzelli in memoria del giovane paggio Alessandro Cinuzzi (morto nel 1474; ISTC, ia00412000), una raccolta che coinvolse il gruppo dei pomponiani e molti curiali.
La sua carriera proseguì negli anni immediatamente seguenti. Il 12 gennaio 1477 Toscani fu nominato da Sisto IV uditore della Camera apostolica (e non mancò di far eseguire altre tre medaglie, dove è indicato come auditor camerae e raffigurato nel dritto con la corona d’alloro, mentre nel verso figurano volta a volta Pallade, lo stemma della famiglia Toscani, Nettuno (con un riferimento alla città di Norcia, ove forse svolse un incarico: «victa iam Nursia fatis agitur»; Hill, 1930, p. 209, n. 811).
Ancora relativamente giovane (era sulla trentina), Toscani a ridosso della nomina di auditor camerae entrò a far parte della confraternita di S. Spirito e di S. Maria in Sassia, nel contesto di un periodo di riflessione che lo porterà ad abbracciare la vita ecclesiastica. Ne scrisse nel 1477 al cardinale Pietro Ferriz, dedicandogli l’edizione del Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durante (ISTC, id00413000), che fu un clamoroso successo editoriale (con ristampe a Roma, Vicenza, Treviso, Basilea, e numerosissime a Lione e Venezia). Egli sostenne che il suo ruolo e il suo compito in hac militia, ovvero all’interno della curia e della chiesa, era quello di diffondere attraverso la stampa testi che fossero utili, ed anzi necessari, per coloro che avessero abbracciato la vita ecclesiale.
Ma non poté concretizzare ulteriormente questi propositi, perché nell’estate dell’anno successivo morì, durante la peste; lo si deduce dal fatto che nell’ottobre 1478 fu nominato il suo successore nella carica di uditore della Camera apostolica. Come già sottolineava Weiss (1958, p. 333), non è rimasta traccia della sua tomba.
Camaldoli, Biblioteca del Sacro Eremo, ms. 1201; Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms., 834, cc. 38r-v; Genova, Biblioteca Universitaria, ms., G II 17; Milano, Biblioteca nazionale Braidese, Morbio, 53; Parigi, Bibliothèque national de France, mss. latt., 8258; 8378; 8388; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. lat., cl. XII, 111 (4172), cc. 17v-36v. Necrologi e libri affini della provincia romana, a cura di P. Egidi, II, Roma 1914, p. 154; Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, I, Roma 1997, p. 178. C. Cartarius, Advocatorum Sacri Consistori Syllabum, Roma 1656, pp. XLIX s.; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, Milano 1745, coll. 1506 s.-2037 s.; G. Mazzatinti, Alcuni codici latini visconteo-sforzeschi della Biblioteca Nazionale di Parigi, in Archivio storico lombardo, XIII (1886), pp.17-58; F. Patetta, Di una raccolta di componimenti e di una medaglia in memoria di Alessandro Cinuzzi senese…, in Bullettino senese di storia patria, VI (1899), pp. 151-176; V. Laurenza, Poeti e oratori del Quattrocento in una elegia inedita del Porcellio, in Atti della R. Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, XXIV (1906), pp. 213-226 (in partic. p. 226); W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der Kurialen Behoerden vom Schisma bis zur Reformation, II, Rom 1914, p. 91, n. 16; G.F. Hill, A Corpus of Italian Medals of the Renaissance before Cellini, I, London 1930, pp. 209 s.; F. Buehler, On the Horace printed in Rome by Wendelinus de Wila or Bartholomaeus Guldinbeck in La Bibliofilia, XXXVII (1935), pp. 376-380; C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1948, pp. 258, 261; É. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan au XVe siècle, Paris 1955, pp. 334, 375; R. Weiss, Un umanista e curiale del Quattrocento: Giovanni Alvise Toscani, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XII (1958), pp. 322-333; G. Resta, Giorgio Valagussa umanista del Quattrocento, Padova 1964, pp. 296-298, 304; R. Avesani, Epaeneticorum ad Pium II pont. Max. libri V, in Enea Silvio Piccolomini papa Pio II. Atti…, a cura di D. Maffei, Siena 1968, pp. 15-97 (in partic. p. 38); P.O. Kristeller, Iter italicum, I-VI, London-Leiden 1977-1992, ad indd.; A. Modigliani, Ieronima: libri e torcelari, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento. Atti… 1982, a cura di M. Miglio, Città del Vaticano 1983, pp. 421-425 (in partic. p. 424); M. G. Blasio, Lo “Studium Urbis” e la produzione romana a stampa, in Un pontificato ed una città: Sisto IV (1471-1484). Atti… Roma… 1984, a cura di M. Miglio et al., Città del Vaticano 1986, pp. 481-501 (in partic. pp. 490-491, 493); C. Bianca, Il soggiorno romano di Francesco Elio Marchese, in Letteratura fra centro e periferia. Studi in memoria di Pasquale Alberto De Lisio, a cura di G. Paparelli - S. Martelli, Napoli 1987, pp. 221-248 (in partic. pp. 229-234, 243-248); Ead., Martino Filetico, Giovanni Luigi Toscani “et alii”, in Studi latini in ricordo di Rita Cappelletto, Urbino 1996, pp. 271-283 (in partic. pp. 274-283); R. Cappelletto, Per l’edizione critica di un’elegia del Porcelio, in Filologia umanistica. Per Gianvito Resta, a cura di V. Fera - G. Ferraù, I, Padova 1997, pp, 241-266 (in partic. p. 245); C. Bianca, I poeti romani del secondo Quattrocento romano, in Poesia umanistica latina in distici elegiaci. Atti… 1998, a cura di G. Catanzaro - F. Santucci, Assisi 1999, pp. 183-198 (in partic. pp. 196 s.); M. Campanelli, Polemiche e filologia ai primordi della stampa: le “Observationes” di Domizio Calderini, Roma 2001, p. 21; C. Bianca, I poeti e la dieta di Mantova, in Il sogno di Pio II e il viaggio da Roma a Mantova. Atti… Mantova… 2000, a cura di A. Calzona et al., Firenze 2003, pp. 579-590 (in partic. p. 586); C. Bianca, Gli epigrammi e la stampa a Roma nella seconda metà del Quattrocento, in Dalla bibliografia alla storia. Studi in onore di Ugo Rozzo, a cura di R. Gorian, Udine 2010, pp 33-46 (in partic. p. 40); A. Piacentini, Cristoforo da Fano frate umiliato e poeta, in Profili di umanisti bresciani, a cura di C.M. Monti, Travagliato 2012, pp. 1-76; A. Iurilli, Quinto Orazio Flacco. Annali delle edizioni a stampa..., Genève 2017, pp. 29, 34-36; Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC), http://www.bl.uk/catalogues/istc/ (7 ottobre 2019).