MALABRANCA, Giovanni
Figlio di Angelo e di Mabilia di Matteo Rosso Orsini, sorella di Giovanni Gaetano, poi papa Niccolò III, nacque, probabilmente a Roma, forse nel terzo decennio del Duecento.
Sposò Angela Papareschi e dal loro matrimonio nacque almeno un figlio maschio, Angelo.
Le fonti lo ricordano prevalentemente come Iohannes Cinthii (o Cencii) Malabrance, evidentemente per distinguerlo da omonimi esponenti di altri rami della famiglia Malabranca. Lo indicano in tal modo anche due passi degli Annales di Tolomeo da Lucca, che meglio di ogni altra testimonianza ne rivelano la parentela, riferendo che era fratello del cardinale Latino Malabranca.
La prima attestazione del M. risale al 1269 ed è relativa all'ufficio di podestà di Orvieto ricoperto in quell'anno, ma del quale non si conoscono particolari. Non fu il solo incarico politico ricoperto dal M. in un comune dell'Italia centrale; egli fu, infatti, anche podestà di Lucca nel 1280 e di Perugia nel 1288.
Con l'elezione al pontificato di Niccolò III (1277) si era aperto per Lucca un periodo difficile nei rapporti con la Chiesa di Roma, nonostante lo schieramento filopapale della città; il pontefice, infatti, avanzava pretese circa il riconoscimento dei suoi presunti diritti nel Valdarno e in Versilia. Abilmente i Lucchesi riuscirono a evitare che il progetto del pontefice giungesse a compimento e lo compensarono nominando il M. podestà e il figlio di questo, Angelo, vicario per la città in Valdinievole. Sembra che a Lucca il M. fosse intervenuto con decisione per comporre il dissidio tra famiglie rivali, giungendo a cacciare dalla città esponenti dei casati Obizzi e Mordecastelli.
L'episodio che ha reso noto il M. nella storia di Roma nel Duecento è legato alla rivolta popolare del gennaio 1284 contro Carlo I d'Angiò, per la terza volta senatore di Roma. I Romani, stremati da una delle tante carestie che nel Medioevo colpirono la città e quasi certamente fomentati e sostenuti nella loro azione da alcuni nobili (tra i quali, presumibilmente, gli Orsini), assalirono il Palazzo senatorio in Campidoglio e imprigionarono il vicario senatoriale, Goffredo de Dragona, che tennero segregato per due mesi. Il M., che dovette avere un ruolo importante nella sommossa, fu acclamato capitano del Popolo e difensore della Repubblica. Il suo regime fu breve, ma, a quanto pare, con un esordio duro e deciso: egli "multos Romanos offendit" (Continuatio pontificum Romana, p. 479) procedendo alla spoliazione e all'abbattimento di numerose case nei pressi del Campidoglio ("in pede mercati"), che evidentemente appartenevano ad avversari politici, forse anche compromessi con il governo del vicario di Carlo I d'Angiò.
Tutto ciò dovette destare non poche preoccupazioni nel pontefice Martino IV, il quale riuscì a ristabilire la calma e l'obbedienza dei Romani non senza però essersi impegnato a rilasciare importanti concessioni e un riconoscimento, almeno indiretto, del regime popolare. Il M. rimase in carica sei mesi, ma con un potere ridimensionato, per lo più limitato al controllo dell'approvvigionamento cittadino.
Si trattava, comunque, di un settore amministrativo importante e delicato, al quale i cittadini, anche perché provati dalla carestia, erano particolarmente attenti. Dell'operato del M. in questo ambito si ricorda una condanna inflitta al Comune e ad alcuni cittadini di Corneto per la sottrazione di un certo numero di maiali. Saba Malaspina, narrando questo episodio, ricorda il M. con l'epiteto di miles. In rogiti notarili del 1281, del 1286 e del 1293 è, invece, menzionato con il titoli di dominus e nobilis vir. Il titolo di miles, e quindi la sua attitudine al combattimento a cavallo, potrebbe essere messo in relazione con un mandato di Carlo I d'Angiò dell'11 marzo 1269, contenuto in uno dei perduti registri della Cancelleria angioina; con esso il sovrano disponeva che venissero corrisposte a un Iohannes Malabrance, definito nell'occasione come familiaris regis, 8 once d'oro quale risarcimento per la perdita di un cavallo, subita militando nell'esercito regio nella battaglia di Foggia. Tuttavia il testo del mandato non dà la certezza che il cavaliere in questione sia proprio il M. e non, invece, un suo omonimo, anche perché un altro analogo mandato, contenuto in un diverso registro (anch'esso perduto), sembrerebbe, pur nella sua laconicità, smentirlo.
Non si hanno dati sulla residenza urbana del M. e neppure sui suoi possedimenti fondiari; si hanno, invece, notizie su due importanti transazioni immobiliari effettuate dalla moglie Angela nel marzo 1286 e nel febbraio 1293, quando il M. era ancora vivente. Con la prima, la donna acquistava per ben 1000 fiorini un complesso di immobili in Roma, nella regio Vinee Tedemarii, presso la contrada Calcararium. Con la seconda, vendeva un'importante azienda agricola situata fuori ponte Milvio, comprendente una vasta estensione di terreni e un nucleo di edifici ampio e articolato, con torre e recinto murario, palazzo, abitazioni e svariati annessi agricoli. Dal 1293 non si hanno più notizie del M. in vita. Si ignorano luogo e data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Terni - Sezione di Orvieto, Fondo giudiziario, b. 1, f. 1 bis; Biblioteca apostolica Vaticana, Arch. di S. Maria in via Lata, cass. 300-301, pergg. 4 e 72 (12 febbr. 1293); cass. Varia, pergg. 35 (12 marzo 1286), 180-182 (15 e 16 marzo 1281); Continuatio pontificum Romana, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXII, a cura di G.H. Pertz, Hannoverae 1872, pp. 479 s.; Tolomeo da Lucca, Annales, a cura di B. Schmeidler, ibid., Scriptores rerum Germanicarum, VIII, Berolini 1955, pp. 190 s.; Die Chronik des Saba Malaspina, a cura di W. Koller - A. Nitschke, ibid., Scriptores, XXXV, Hannover 1999, p. 353; Codice diplomatico della città d'Orvieto. Documenti e regesti dal secolo XI al XV e la carta del Popolo, codice statutario del Comune di Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1884, pp. 294, 300; Les registres de Nicolas IV (1288-1292), II, a cura di E. Langlois, Paris 1893, p. 947; I registri della Cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangeri con la collaborazione degli archivisti napoletani, I, Napoli 1950, p. 264; V, ibid. 1953, p. 205; La "Margarita Cornetana". Regesto dei documenti, a cura di P. Supino, Roma 1969, p. 161 doc. 190; L. Bianchi, Case e torri medioevali a Roma. Documentazione, storia e sopravvivenza di edifici medioevali nel tessuto urbano di Roma, I, Roma 1998, pp. 284-286 doc. 13; A.N. Cianelli, Dissertazioni sopra la storia lucchese. Dissertazione decima. Serie storica ragionata de' pretori in Lucca, in Memorie e documenti per servire all'istoria della città e dello Stato di Lucca, II, Lucca 1814, p. 336; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, Firenze 1847, p. 105; A. De Boüard, Le régime politique et les institutions de Rome au Moyen-Âge. 1252-1347, Paris 1920, pp. 50, 246; A. Mancini, Storia di Lucca, Firenze 1950, p. 97; E. Duprè Theseider, Roma dal Comune di Popolo alla signoria pontificia (1252-1377), Bologna 1952, pp. 231-233, 252; V. Giorgetti, Podestà, capitani del Popolo e loro ufficiali a Perugia (1195-1500), Spoleto 1993, p. 100.