MARANGONI, Giovanni
Nacque a Vicenza il 6 ag. 1673, da Francesco e da Marietta, della quale l'atto di battesimo del M. - conservato nell'Archivio della cattedrale vicentina (Raspa, 1995) - tace il cognome. Mancano notizie circa la condizione sociale ed economica della famiglia, mentre l'unica testimonianza sulla prima formazione del M. è costituita da un'annotazione dei registri della curia arcivescovile di Corfù in data 4 apr. 1685, relativa al conferimento della prima tonsura a un Giovanni Marangoni "de Vicentia", alunno di quel seminario (E. Chierichetti, Introduzione a G. Marangoni, Vita del… card. Marco Antonio Barbarigo…, p. XXVI). Il M. dovette far parte del piccolo gruppo di giovani che nel 1684 riaccompagnò a Corfù, dopo un soggiorno a Venezia, l'arcivescovo Marco Antonio Barbarigo. Nel settembre 1685 seguì nuovamente il prelato veneziano, di ritorno in patria. Il suo nome si ritrova solo undici anni più tardi nell'elenco dei sacerdoti ordinati nella basilica romana di S. Giovanni in Laterano il 22 sett. 1696. La guida e il sostegno di Barbarigo - creato cardinale da Innocenzo XI nel 1686 e consacrato l'anno seguente vescovo di Montefiascone e Corneto - dovettero essere determinanti per l'approdo a Roma, avvenuto in data non precisabile, e per il successivo suo accoglimento, nel febbraio 1703, tra i preti della chiesa di S. Girolamo della Carità, annessa all'omonima Arciconfraternita romana, nei pressi di piazza Farnese.
Con l'ingresso nel collegio sacerdotale di cui aveva fatto parte Filippo Neri, prima del passaggio a S. Maria in Vallicella, il M., ormai trentenne, si inseriva in un ambiente animato da fervida spiritualità, sensibile ai temi della responsabilità pastorale e della dignità morale e culturale del clero.
Durante la permanenza a S. Girolamo strinse i legami che furono per lui più duraturi e decisivi: con il canonico di S. Maria in Trastevere Marcantonio Boldetti, nominato da Clemente XI custode delle reliquie e dei cimiteri, e con la terziaria domenicana di Anagni Claudia De Angelis, della quale nel 1706 divenne direttore spirituale e che assisterà nell'impianto nella città natale di Scuole pie per fanciulle sul modello di quelle della diocesi di Montefiascone, affidate da Barbarigo al nuovo istituto delle maestre pie.
Dagli esercizi spirituali impartiti, sempre dal 1706, alle monache di S. Chiara di Anagni trasse la sua prima opera a stampa, più volte riedita, Esercizii per la novena del Santissimo Natale… (Roma 1707). Seguiranno i Gridi del pastore divino… (ibid. 1710), traduzione da un testo spagnolo non identificato, che intesse, nella forma del dialogo, citazioni di passi testamentari e di classici del pensiero cristiano su doveri e obblighi connessi al sacerdozio.
Il crescente coinvolgimento nell'attività missionaria, che svolse in diversi centri minori del Lazio meridionale, orientato anche dai rapporti stabiliti con la Congregazione dei pii operai, lo indusse ad abbandonare, nel 1710, l'Arciconfraternita di S. Girolamo della Carità. Un impegno costante gli fu richiesto inoltre dalle Scuole pie di Anagni, aperte nel 1709 ma definitivamente riconosciute dal vescovo solo nel 1720, cinque anni dopo la morte della fondatrice. All'inizio del 1712 pubblicò a Roma la Vita del servo di Dio il p. Buonsignore Cacciaguerra, mistico senese la cui esperienza si era intrecciata, nella comunità di S. Girolamo, con quella di Filippo Neri.
Nella dedica al "santo padre" Filippo e nell'appello al lettore premessi alla Vita, il M. insiste con forza sul vincolo "di perfettissima carità" tra i due e ne mette in stretta relazione gli itinerari spirituali, discostandosi dalla versione della storiografia filippina, che aveva tagliato il controverso nodo delle origini dell'Oratorio espungendone la figura di Cacciaguerra. La pronta reazione dei preti della Vallicella rinfocolò un'annosa polemica con i gerolamini e diede luogo a un vivace scambio di repliche e confutazioni (Roma, Biblioteca Vallicelliana, Mss., I, 23, e Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 3774), che non scalfì comunque l'attaccamento del M. al modello sacerdotale e di pietà di Filippo Neri. "S. Philippi Nerii minimus cliens" egli terrà a dichiararsi, diversi anni dopo, in apertura del suo ponderoso Thesaurus parochorum… (I-II, Roma 1726-30), frutto di studi condotti nel periodo trascorso a S. Girolamo.
Nel 1718 si stabilì, con Boldetti, in un piano del palazzo romano contiguo alla chiesa di S. Maria in Publicolis, detto - dal bugnato della facciata - "a punte di diamante". Già da tempo assisteva Boldetti in una vasta campagna di esplorazione del sottosuolo romano, incoraggiata dalle riserve sul culto dei santi ignoti autorevolmente riproposte dal maurino Jean Mabillon nella sua Epistola pubblicata nel 1698, sotto lo pseudonimo di Eusebius Romanus. Nel 1720 alcuni sondaggi eseguiti ai margini della via Ostiense e lungo la via Salaria condussero al ritrovamento, rispettivamente, delle catacombe di Commodilla e di quelle di Trasone. Lo stesso anno, su sollecitazione di Clemente XI, Boldetti pubblicò presso lo stampatore romano G.M. Salvioni le Osservazioni sopra i cimiterj de' santi martiri ed antichi cristiani di Roma, un vasto affresco d'impronta apologetica sugli usi funerari degli antichi cristiani, in cui l'autore rivendica i criteri seguiti nell'individuazione delle sepolture dei martiri, opponendo alle perplessità di vecchi e nuovi critici l'evidenza materiale dei "vastissimi sotterranei di Roma". Un puntuale resoconto delle ultime scoperte - le più cospicue dopo quelle di Antonio Bosio - viene abbozzato nel cap. XVIII del libro II, opera del Marangoni. Fu quest'ultimo, più che Boldetti, ad avvertire l'esigenza di una descrizione sistematica di siti e reperti, e ad avviare negli anni successivi l'allestimento di un ampio repertorio topografico corredato delle riproduzioni di dipinti, suppellettili ed epigrafi rinvenuti nelle catacombe. Parallelamente il M. proseguì nelle chiese cimiteriali romane le ricerche che nel 1728 gli permisero di individuare nel pavimento della basilica di S. Agnese, in via Nomentana, l'iscrizione marmorea del carmen di papa Damaso in onore della martire del III secolo. Sempre più assorbito dagli studi archeologici ed epigrafici, aveva frattanto rinunciato, nel luglio 1725, alla dignità di canonico della cattedrale di Anagni, conferitagli all'inizio dell'anno precedente. I nuovi interessi non lo distolsero invece dall'impegno nelle missioni - nel 1729 fu per esempio nel Reatino - e dalla redazione di testi agiografici e devoti.
Se entro il 1720 erano state presumibilmente completate le biografie di Barbarigo e del suo collaboratore e fiduciario don Biagio Morani, pubblicate postume (Vita del servo di Dio card. Marco Antonio Barbarigo vescovo di Montefiascone e Corneto, a cura di E. Chierichetti, Montefiascone 1930; Vita del servo di Dio d. Biagio Morani di Mercatello confessore… del nuovo monastero del Divino Amore, ibid. 1763), nel 1727 e nel 1730 uscirono, rispettivamente a Bologna e a Roma, il Compendio della vita del ven. Angiolo Paoli carmelitano e il Compendio della vita del b. Pietro Forier canonico regolare, mentre tra il 1727 e il 1735 ebbe luogo la stesura della Vita della serva di Dio suor Claudia De Angelis (edita in compendio a Roma nel 1805 e, integralmente, ad Anagni nel 1995, a cura di G. Raspa). Strettamente collegato all'apostolato missionario risulta un altro gruppo di scritti, tutti impressi a Roma nell'arco di poco più di un decennio e in parte ispirati alla devozione al Cristo sofferente, proprio allora rilanciata dalla fondazione dei passionisti: Della Passione di N.S. Gesù Cristo XVI considerazioni ascetiche… distribuite per le parti, e membra più nobili del Corpo del Signore (edito nel 1728 anche in latino e integrato l'anno dopo da Della Passione di N.S. Gesù Cristo altre quattordici considerazioni ascetiche… distribuite per le principali virtù esercitate dal Medesimo); La Vergine Addolorata o vero Considerazioni LI sopra i dolori di Maria Vergine… (1730; ristampato, senza data, con il titolo Considerazioni ascetiche sopra la Passione della Santissima Vergine Addolorata); De' santi angeli custodi dodici meditazioni (1736), Grandezze dell'arcangelo s. Michele nella chiesa… esposte… per eccitare i cuori de' fedeli alla di lui divozione (1739), contemporaneamente compendiato in un Breve esercizio da praticarsi in onore dell'arcangelo s. Michele; nel 1739 il M. diede alle stampe ancora una biografia esemplare, la Vita della signora Maria Teresa Gentili educanda nella ven. Congr. del Ss. Bambino Gesù della città di San Severino nella Marca; e nel 1741 pubblicò un testo a metà tra l'erudito e l'edificante, L'ammirabile conversione di s. Disma detto volgarmente il buon ladrone, che fu crocifisso con N.S. Gesù Cristo.
Nel marzo 1737 un incendio divampato dal piano sottostante l'abitazione del custode distrusse in gran parte la raccolta di iscrizioni e pitture preparata con Boldetti nell'arco di oltre un quindicennio di lavoro, insieme con un gran numero di resti e manufatti estratti dalle catacombe e depositati nel palazzo di via de' Publicolis. Dall'evento il M. trasse lo stimolo decisivo a dare alla luce i frammenti superstiti della grande impresa a lungo perseguita nell'ombra. Uscirono così nel 1740, a Roma, gli Acta s. Victorini episcopi Amiterni et martyris illustrata, con l'Appendix de coemeterio S. Saturnini seu Thrasonis via Salaria et monumentis ex eodem, aliisque sac. coemeteriis Urbis nuper refossis, la sua opera più importante, subito ricercata da Muratori, intento alla pubblicazione del tomo V delle Antiquitates Italicae Medii Aevi (L.A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, IX, Modena 1905, pp. 4077 s.: lettera a F. Camerini, Modena, 11 nov. 1740). Nel decennio seguente, ormai settantenne, il M. continuò a divulgare i risultati delle sue ricognizioni senza un disegno organico, inserendo notizie di scoperte e recuperi in lavori che coniugavano antiquaria, agiografia e storia municipale. Così nei tre libri Delle memorie sagre e civili dell'antica città di Novana, oggi Civitanova nella provincia del Piceno, pubblicati a Roma nel 1743, con dedica all'arcivescovo riformatore di Fermo Alessandro Borgia, e negli Acta passionis atque translationum s. Magni episcopi Tranensis et martyris, usciti anonimi a Iesi lo stesso anno. Altre iscrizioni, rinvenute dopo il 1740, furono quindi riprodotte in appendice al voluminoso trattato Delle cose gentilesche e profane trasportate ad uso e adornamento delle chiese (Roma 1744).
L'opera giustifica l'impiego nel culto divino di immagini, edifici e suppellettili dei gentili, documentata ampiamente con esempi tratti dalla storia dei primi secoli cristiani. Il M. prende spunto dalla difesa dell'amico Boldetti, biasimato da un ecclesiastico per avere esposto nel portico di S. Maria in Trastevere epigrafi romane, per prendere posizione nel dibattito da tempo aperto sulla tutela del materiale recuperato nel corso degli scavi, largamente asportato e distribuito a chiese, a monasteri, a privati. Lo sforzo di regolamentazione perseguito fin dal secondo Seicento dai pontefici non era valso a porre argine a incauti prelievi di reperti funerari e alla dispersione delle epigrafi sacre e profane, proseguiti sotto l'egida o per iniziativa degli stessi custodi. Già nell'introduzione agli Acta s. Victorini il M. aveva impresso toni autoapologetici al racconto dell'incendio e della solenne traslazione delle reliquie sottratte al fuoco nella basilica dei Ss. Cosma e Damiano. Si avvertivano ora, nella sua appassionata difesa del maestro, gli echi di critiche all'operato dei custodi destinate ad acuirsi nel clima del pontificato di Benedetto XIV, con la sua carica ordinatrice nei confronti del composito universo della santità, con l'impulso offerto alla ricerca antiquaria e storico-ecclesiastica. Anche sulla scia di una denuncia da parte di P.F. Foggini dei danni provocati da "cavatori" incompetenti a caccia di reliquie di martiri (Novelle letterarie, X [1749], coll. 356-358, 6 giugno; una risentita replica a nome di Boldetti e del M. è ibid., coll. 550-554, 29 agosto), il papa finì per disporre la rimozione da S. Maria in Trastevere di una serie di lapidi, che andarono a costituire, tra il 1756 e il 1767, il Museo sacro e il Museo profano della Biblioteca apost. Vaticana (oggi dei Musei Vaticani). Le sovrabbondanti argomentazioni contenute nel Delle cose gentilesche rinviano, per altro verso, al processo di sacralizzazione delle vestigia dell'antica Roma promosso da alcuni decenni dal Papato, di pari passo con un'estesa opera di restauro e riedificazione di basiliche e luoghi santi dell'Urbe. La "nuova nascita" di un monumento pagano (Nanni, p. 65) fu al centro della dissertazione del M. Delle memorie sacre e profane dell'anfiteatro Flavio di Roma volgarmente detto il Colosseo (Roma 1746), dove il ricordo dei supplizi inflitti ai cristiani prelude alla solenne consacrazione dell'anfiteatro alla memoria della Passione di Gesù e dei primi cristiani, avvenuta nel 1756.
Nell'Istoria dell'antichissimo oratorio o cappella di S. Lorenzo nel patriarchio lateranense… (ibid. 1747) delinea le vicende di un illustre luogo sacro cittadino, ricorrendo al confronto con le numerose raffigurazioni di Cristo rinvenute nelle catacombe.
Nel volume, dedicato a Benedetto XIV, non manca una nota polemica. Nel richiamare la controversa questione dei contrassegni delle tombe dei martiri, il M. tenne infatti a ribadire, sulla scorta delle Osservazioni di Boldetti, il valore dell'effigie della palma, respingendo gli argomenti in contrario formulati, dopo Mabillon, da Muratori e fatti propri da papa Benedetto XIV nella seconda edizione del De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione. Una volta stampato Il divoto pellegrino guidato ed istruito nella visita delle quattro basiliche di Roma (ibid. 1749), guida della città per l'anno santo 1750, il M. riuscì a portare a compimento la Chronologia Romanorum pontificum superstes in pariete australi basilicae S. Pauli apostoli viae Ostiensis depicta saeculo V (ibid. 1751), che suggellava il restauro, da poco ultimato, della basilica e del celebre mosaico riscoperto all'inizio del secolo da Francesco Bianchini. Questo lavoro fu recensito con particolari elogi da F.A. Zaccaria in Storia letteraria d'Italia (V, settembre 1751 - marzo 1752, pp. 562-585). Le approbationes, premesse al testo, di Giovanni Bottari, dell'oratoriano Giuseppe Bianchini e di Giuseppe Catalani, prete di S. Girolamo, suonavano come un'estrema sanzione dei meriti di un uomo cui "l'erudizione non scelta" (De Rossi, p. 54) aveva impedito di mettere a frutto i risultati di un'enorme mole di indagini sulla Roma cristiana.
Nominato fin dal 1729 protonotario apostolico, il M. declinò nel 1749 l'offerta da parte di Benedetto XIV del vescovato vacante di Anagni. Nel dicembre dello stesso anno, alla morte di Boldetti, gli subentrò nella carica di custode delle reliquie e dei cimiteri. Del maestro redasse una biografia mai pubblicata (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., A 31). Nel luglio 1751, al ripetersi di una forma di paralisi, ottenne dal papa facoltà di trasferirsi nella casa di S. Girolamo, dove fu assistito da Catalani nella fase finale della stampa della Chronologia Romanorum pontificum e dove morì il 5 febbr. 1753.
A distanza di qualche mese uscì a Genova la Vita del ven. p. Giovannagostino Adorno, primo fondatore della ven. Religione de' cherici regolari minori, che il M. aveva lasciato pronta per il torchio. Agli inediti vanno aggiunti i manoscritti De veritate seu identitate corporum ss. Christi martyrum Primi et Feliciani, del 1736, e De electione summi pontificis, indirizzato nel 1740 ai cardinali riuniti in conclave, conservati rispettivamente in Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 9456, e Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., D.III.8 (1031). Di altri due testi concordemente elencati dai biografi, De veritate seu de identitate corporis s. Restitutae virginis et martyris, patronae civitatis Sorae e Breve notizia della vita del signor Santi Bordegato, nobile padovano… defonto in Roma… a' 23 febbraio nel 1737, non si è finora rinvenuta traccia.
Fonti e Bibl.: Per i dati biografici del M., a lungo controversi, e la relativa documentazione v. l'Introduzione di G. Raspa a G. Marangoni, Vita della serva di Dio suor Claudia De Angelis, Anagni 1995 (contenente tra l'altro indicazioni su mss. e carte personali conservati nell'Archivio del Monastero delle cistercensi di Anagni); Memorie per servire all'istoria letteraria, I (1753), pp. 49-53; Storia letteraria d'Italia, VII (settembre 1752 - giugno 1753), pp. 632-636; G.G. Macca, Storia del territorio vicentino, IX, Caldogno 1814, pp. 36-38; C.A. Villarosa, Memorie degli scrittori filippini o siano della Congregazione dell'Oratorio di S. Filippo Neri, Napoli 1837, pp. 220-223; G.B. De Rossi, La Roma sotterranea cristiana descritta ed illustrata, I, Roma 1864, pp. 51-60; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, II, Venezia 1907, pp. 256-259; G. Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, Città del Vaticano 1942, pp. 201-222, 263; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942, p. 175 n. 37; S. Sibilia, L'abate G. M. agiografo e archeologo del Settecento, Roma 1961; Id., Nuovo lineamento biografico dell'abate G. M., in Boll. dell'Istituto di storia e arte del Lazio meridionale, I (1963), pp. 71-93; R. De Maio, Bonsignore Cacciaguerra. Un mistico senese nella Napoli del Cinquecento, Milano-Napoli 1965, pp. 1, 8 s., 141, 145-147, 150 s.; A. Cistellini, S. Filippo Neri, l'Oratorio e la Congregazione oratoriana, Brescia 1989, I, p. 44 e n.; S. Nanni, Roma religiosa nel Settecento. Spazi e linguaggi dell'identità cristiana, Roma 2000, pp. 42, 65, 70, 74; R. Ragone, in Vita del pellegrino penitente. Autobiografia di Bonsignore Cacciaguerra 1495-1566, a cura R. Ragone, Napoli 2005.