MARCHIORI (Melchiori), Giovanni
Scultore e intagliatore in legno, nato a Caviola di Falcade (Belluno) il 30 marzo 1696; morto a Treviso il 2 gennaio 1778. Scolaro e forse collaboratore in gioventù di Andrea Brustolon, sembra che si dedicasse esclusivamente all'intaglio per oltre un trentennio in patria (gli sono attribuite sculture in legno a Caviola, a Forno di Canale, a Falcade), per poi passare a Venezia, forse non molto dopo la morte del Brustolon (1732). A Venezia nel 1738 era già conosciuto per "valente statuario".
Il primo nucleo più importante dell'attività veneziana del M. è formato dalle dodici statue marmoree di Sibille nel presbiterio e nell'altare maggiore della chiesa degli Scalzi: nella Ellespontica egli raggiunse la piena padronanza d'ogni suo mezzo stilistico.
Circa il 1741 egli stava lavorando a quegli armadî intagliati della Scuola di S. Rocco che formano il più insigne complesso di scultura in legno del Settecento veneziano. Nella chiesa di S. Rocco sono altre sculture: il Davide, la S. Cecilia e la Glorificazione di San Rocco; sempre per la chiesa di San Rocco furono eseguite fra il 1765 e il 1767 le due grandi statue di San Pietro Orsoleo e San Gherardo Sagredo. Delle altre opere ricordiamo la statua di San Giovanni Nepomuceno (circa 1745), a San Geremia; il grande rilievo marmoreo di Gesù che appare alla Maddalena (1750), della chiesa di Santa Edvige a Berlino; la statua di S. Pietro, alla Pietà (1753) in Venezia; il finissimo rilievo di marmo della Probatica Piscina, nella sacrestia di S. Simeone e Giuda. Del 1765 è la prima notizia certa della nuova dimora del M. a Treviso, dove visse e operò per oltre un decennio, fino alla morte. Di questo terzo periodo che, come il veneziano, dovette essere quanto mai attivo, una sola opera si conserva: il tabernacolo (1768) nella chiesa di San Leonardo; ma altre sue sculture si conservano a Treviso, in Sant'Ambrogio della Fiera, alla Maddalena, in Santo Stefano, ecc. Inoltre il M. molto dovette lavorare, aiutato da collaboratori e scolari, oltre che per chiese della regione veneta (si trovano opere sue a Rovigo, a Lendinara, ecc., per le ville e i parchi dei patrizî veneti, a preparare quella folla di statue mitologiche e allegoriche (ve ne dovevano essere in quantità nella Villa Pisani a Stra; due se ne conservano ancora nella Villa Moschini a Stra; quattro, frammentarie, nell'ex-Villa Algarotti a Carpenedo, ecc.) oggi in gran parte disperse. E in tal genere di scultura tanta fama egli dovette raggiungere, da essere invitato a inviare sue opere a Nymphenburg (Monaco) per il parco del castello, dove oggi si trovano due statue di Cibele e di Saturno, e in Russia per il castello di Gatčina, per il quale preparò una statua della Pace e il Ratto d'Elena.
Artista di fama anche ai suoi giorni, la figura del M. dominò la scultura veneziana del secolo. Dal Brustolon apprese in gioventù forme e caratteri stilistici che solo dipoi, al contatto con le più evolute forme dei maestri post-berniniani, e in particolare della generazione dei Bonazza, venne via via abbandonando, per formarsi una propria personalità, fatta essenzialmente di grazia, di raffinata eleganza; la quale se da un lato, e specialmente nei rilievi a sfondo prospettico e paesistico, s'accosta e risente del vivace e fantasioso mondo pittorico veneziano del secolo, dall'altro mostra di ricollegarsi alla tradizione plastica cinquecentesca del Sansovino e soprattutto d'Alessandro Vittoria, così da apparire in certe sue opere il vero precorritore di quello spirito neoclassico da cui usciva ben presto l'arte di A. Canova.
Bibl.: W. Arslan, Sculture ignote di G. M., in Boll. d'arte, n. s., V (1925-26), pp. 437-49; id., Di G. M. scultore venez. del '700, in Cronache d'arte, III (1926), pp. 301-8; id., L'attività venez. e trev. del M., in Bollett. d'arte, VI (1926-27), pp. 117-31; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930.