MARDERSTEIG, Giovanni (Hans)
– Nacque a Weimar l’8 genn. 1892, da August, avvocato, e da Clara Bläser.
Il nonno paterno, Friedrich Wilhelm, era stato un noto pittore, e il nonno materno, Gustav Bläser, scultore; il padre, infine, intratteneva stretti rapporti con esponenti del mondo dell’arte, in particolare con H. Kessler, direttore dal 1903, a Weimar, del Museo dell’arte e della decorazione artistica e fondatore, nel 1913, di una raffinata casa editrice, la Cranach-Presse, dal cui esempio il M., appassionato di storia dell’arte, fu probabilmente influenzato nelle future scelte lavorative.
Per volontà del padre, il M. studiò giurisprudenza a Bonn, Vienna, Kiel (dove, nel 1912, strinse amicizia con il critico d’arte C.G. Heise e poi con il pittore O. Kokoschka) e Jena, presso la cui Università si laureò il 3 ag. 1915. Una malattia tubercolare, contratta in gioventù, lo aveva reso inabile al servizio militare e lo salvò dall’ecatombe della prima guerra mondiale.
Dopo la laurea, nell’anno scolastico 1916-17, il M. insegnò storia e letteratura a Zuoz, in Svizzera, dove entrò in contatto con l’industriale e collezionista G. Reinhart, che sarebbe divenuto suo mecenate; intanto, con Heise, aveva progettato la creazione di una rivista. Nel 1917 conobbe K. Wolff, fondatore dell’omonima casa editrice di Lipsia, e fu da lui assunto come consulente editoriale per la realizzazione del periodico Genius. Zeitschrift für werdende und alte Kunst, di cui uscirono sei volumi, tra il 1919 e il 1921. Nel 1919 la casa editrice si era trasferita a Monaco, dove il M. lavorò fin quando, nel 1922, una recrudescenza della sua malattia lo costrinse a dimettersi per far ritorno in Svizzera, dove fondò una sua azienda tipografica, l’Officina Bodoni.
L’Officina – che avrebbe marcato tutto l’iter intellettuale e creativo del M. – fu impiantata a Montagnola, sopra Lugano; l’atto costitutivo della società, redatto in Roma il 7 apr. 1922, dichiarava che questa aveva «per iscopo l’esercizio di un torchio a mano col quale dovranno stamparsi a perfezione opere di grande valore artistico in edizioni di pochi esemplari da smerciare in Italia e all’Estero». Socio del M. fu uno studente di ingegneria, M. Vassetta, che mise 10.000 lire del capitale sociale – a fronte delle 50.000 del M. – ma, soprattutto, garantì il prestito delle matrici originali di G.B. Bodoni conservate a Parma, per un totale di 2733 pezzi costituenti 12 tipi, allo scopo di fondere i relativi caratteri tipografici; nel febbraio 1925, Vassetta cedette i propri diritti nell’azienda al Mardersteig.
Nell’aprile 1923 era uscito il primo volume curato dall’Officina, Orphei tragedia di Poliziano, tirato in 50 esemplari con altri due in pergamena. La diffusione dei primi titoli determinò qualche reazione critica, anche negativa, e in particolare una polemica circa il prestito delle matrici bodoniane, denunciato nel febbraio 1925 dal decano dei tipografi italiani, R. Bertieri, in un editoriale apparso ne Il Risorgimento grafico. Altri giudizi furono invece positivi e il successo dell’impresa portò alla visita, nel Natale 1924, e all’inizio dell’amicizia di S. Morison con il Mardersteig.
I due uomini avevano entrambi un occhio straordinario per il disegno tipografico e condividevano la passione per il recupero dei modelli grafici dei secoli passati; avevano in comune anche la capacità di far convivere una forma mentis creativa e artigianale con la produzione industriale. Un’altra collaborazione importante per il M. fu quella con il tipografo americano F. Warde, che avrebbe disegnato il carattere corsivo «Arrighi», basato appunto sulla mano del calligrafo rinascimentale L. Arrighi.
Il M. aveva intenzione di trasferirsi in Italia, preferibilmente a Firenze; l’occasione, invece, si presentò a Verona, con il concorso per stampare l’Opera omnia di G. D’Annunzio. Il progetto, inizialmente affidato alla casa editrice Treves, nel giugno 1925 era passato ad A. Mondadori, il quale, dietro insistenza del critico letterario F. Pastonchi, convinse il M. a presentarsi al concorso, l’anno seguente, con la stampa di un volume di prova. Dopo la vittoria del M., nel marzo 1927 Mondadori acquistò, per il prezzo globale di 60.000 franchi svizzeri, l’intero materiale dell’Officina Bodoni, incluso il magazzino, e lo fece installare come sezione autonoma presso le proprie officine veronesi.
L’edizione dannunziana in 49 volumi usciti dal 1927 al 1936 comprendeva 2501 copie stampate a macchina su carta fabrianese, 209 con il torchio manuale su carta imperiale giapponese, e una tiratura speciale per 11 volumi in pergamena. L’entità delle operazioni necessitò di un nuovo prestito dei materiali bodoniani, questa volta dei punzoni, che furono consegnati nel gennaio 1928 e restituiti in giugno.
A operazione conclusa, nel dicembre 1936 il M. riacquistò la proprietà esclusiva della ditta e, su suggerimento di Morison, decise di disegnare caratteri che fossero di esclusiva proprietà della sua tipografia.
Scelse come modello per il primo carattere il romano intagliato da F. Griffo per l’officina di A. Manuzio, utilizzato per la prima volta nella princeps del De Aetna di P. Bembo (1496), e che fu perciò battezzato «Griffo»; benché l’intaglio fosse eseguito dal punzonista parigino Ch. Malin nel 1929, il primo libro stampato con tale carattere apparve soltanto nel 1939. Seguì nel 1934 lo «Zeno», inciso nel 1936-37, basandosi sulla lettera manoscritta di L. Arrighi nel Messale per il cardinale Giulio de’ Medici, futuro papa Clemente VII, conservato a Berlino (Kupferstichkabinett). Nel 1935-36 il M. soggiornò a Glasgow, per svolgere una consulenza sull’organizzazione della tipografia della casa editrice William Collins, cui propose un carattere basato su quello inciso verso il 1780 dallo scozzese A. Wilson: l’esito fu il «Fontana», con riferimento al marchio della casa editrice. Nel 1950-51 si ispirò alle maiuscole rinascimentali di fra’ L. Pacioli per il disegno appunto del «Pacioli», creato appositamente per titolazioni e perciò privo delle minuscole. Ultimo, e il più riuscito, fu il «Dante», su cui il M. aveva lavorato dal 1946 al 1952, cosiddetto perché impiegato per la prima volta in un’edizione del Trattatello in laude di Dante di G. Boccaccio (1955). Nel 1962 fornì anche una consulenza relativa al carattere cirillico creato da V. Lazurski, diffuso nell’Unione Sovietica con il nome dell’incisore e in Occidente noto come «Pushkin».
Tramite l’imprenditore J.H. Reece (nato Hermann Riess), conosciuto nel 1926, il M., nel 1931, ebbe l’incarico di impostare la grafica delle pubblicazioni della Albatross, la casa editrice di Amburgo fondata dallo stesso Reece, allo scopo di pubblicare in lingua originale romanzi moderni inglesi e americani secondo il «continental copyright» (cioè senza diritto d’importazione nei Paesi anglosassoni).
Il M. scelse il modello grafico e disegnò anche il logo dell’uccello con le ali aperte: i primi venti volumi (di 181 x 112 mm) furono stampati nel 1932 presso lo stabilimento Mondadori di Verona; a tale riuscitissimo modello si ispirarono non solo la collana mondadoriana della «Medusa», lanciata nel 1933, ma anche la casa editrice Penguin, fondata a Londra nel 1935 da A. Lane.
Durante la seconda guerra mondiale, il M., oltre a proseguire la propria attività, contribuì, nel 1944, al salvataggio dei codici della Biblioteca capitolare di Verona; nel 1946 ottenne la cittadinanza italiana e da allora cominciò a farsi chiamare Giovanni. L’anno successivo prese la decisione di aprire un reparto di stampa industriale, la Stamperia Valdonega, che fu inaugurata nel 1949.
Nel dopoguerra il M., che aveva ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, compì viaggi e tenne conferenze anche all’estero, in particolare negli Stati Uniti. In un’epoca in cui la fotocomposizione e la stampa offset stavano determinando la fine della stampa in piombo, si dedicò maggiormente allo studio, in particolare alla silloge epigrafica e all’Alphabetum Romanum di Felice Feliciano. Nel 1968 curò, inoltre, anche un’edizione del Manuale tipografico di Bodoni.
Il M. morì a Verona il 27 dic. 1977. Nel 1932 aveva sposato a Londra la tedesca Irmgard Krayer, da cui ebbe un figlio, Martino (1941), che ha continuato il lavoro paterno.
Delle opere del M. si ricordano in particolare, assai utili anche come fonti per la sua biografia: Die Officina Bodoni. Das Werk einer Handpresse 1923-1977, a cura e con prefazione di H. Schmoller, Hamburg 1979 (l’«autobiografia», scritta e pubblicata postuma in tedesco) poi, in edizione ampliata, in italiano: L’Officina Bodoni: i libri e il mondo di un torchio, 1923-1977, Verona 1980; nonché, indispensabile per delinearne la figura di studioso: Scritti sulla storia dei caratteri e della tipografia, Milano 1988.
Fonti e Bibl.: G. M., stampatore, editore, umanista (catal.), Verona 1989; G. M. a Montagnola. La nascita dell’Officina Bodoni 1922-1927 (catal.), a cura di L. Tedeschi, Verona 1993. Molte notizie sul M. sono reperibili negli studi e nelle biografie delle persone con cui ebbe rapporti: per Wolff, si vedano K. Wolff, Autoren, Bücher, Abenteuer, Betrachtungen und Erinnerungen eines Verlegers, Berlin 1965, e l’epistolario Briefwechsel eines Verlegers 1911-1963, a cura di B. Zeller - E. Otten, Frankfurt a.M. 1966, ad indices; per Morison: N. Barker, Stanley Morison, London 1972, ad ind.; per Mondadori: E. Decleva, A. Mondadori, Milano 1998, ad ind.; per la storia della «Medusa»: G. Lopez, I verdi, i viola e gli arancioni, Milano 1972, ad ind.; per D’Annunzio: V. Salierno, D’Annunzio e i suoi editori, Milano 1987, ad ind.; per Reece e la Albatross: A. Mc Cleery, Tauchnitz and Albatross. A «Community of interests» in English-language paperback publishing, 1934-51, in The Library, s. 7, III (2006), pp. 297-316. Nei libri recenti relativi alla storia del disegno dei caratteri, riferimenti al M. si rinvengono in R. Bringhurst, Gli elementi dello stile tipografico, Milano 1992 e R. Kinross, Tipografia moderna. Saggio di storia critica, Viterbo 2005, ad indices. Un tributo importante in H. Schmoller, Two titans, M. and Tschichold: A study in contrasts, New York 1990; più specificatamente per il contesto italiano, seppure con qualche inesattezza: M. Rattin - M. Ricci, Questioni di carattere. La tipografia in Italia dall’Unità nazionale agli anni Settanta, Viterbo 1997, ad indicem.