BUTTERI, Giovanni Maria
Nacque, probabilmente a Firenze, da Pierantonio di Cresci, staderaio di Sansepolcro, intorno al 1540 0 poco dopo, se nel 1563 poteva lamentare di non esser stato ammesso nell'Accademia del disegno alla sua fondazione (ma lo fu l'anno seguente). Allievo del Bronzino e poi a lungo collaboratore di A. Allori, ne assunse le forme immobili, di consistenza minerale, battute da una luce dura e chiara a rivelarle come prismi pietrosi: e solo talvolta l'ariosità e la semplicità di Santi di Tito, acutamente additato dal Baldinucci come altro polo dei suoi interessi, attenuano la durezza e la scarsa felicità di mano che questo critico gli rimprovera.
Le prime notizie della sua attività si hanno nel 1564, quando dipinse, nell'apparato per le esequie di Michelangelo, il Michelangelo poeta con Apollo e le muse, la cui composizione ci è ricordata da un disegno di bottega bronzinesca nel Museo di Budapest (Geisenheimer, 1908). L'anno seguente partecipò alle decorazioni per l'ingresso in Firenze di Giovanna d'Austria, che andava sposa a Francesco de' Medici, e nel 1570-71 firmò due pannelli per lo studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio: la Vetreria ed Enea approda in Italia. A questo tempo può spettare anche il Martirio di s. Sebastiano (Arezzo, casa Vasari). Ma la personalità dell'artista fatica ad emergere se, nonostante abbia nel 1576 bottega propria (in via dello Studio, nella parrocchia della Madonna de' Ricci, dove sarà sepolto), per dieci anni ancora, dopo l'affermazione nello studiolo, lo troviamo a lavorare in sottordine, fra gli aiuti di Alessandro Allori, nel palazzo Salviati (1578-81), alla villa medicea di Poggio a Caiano (1579-82), alle grottesche del primo corridoio degli Uffizi (1581), agli affreschi nella badia di S. Michele a Passignano Val di Pesa (1581). Qui però esegue anche, da solo, la tela raffigurante Il monaco alla prova del fuoco e il San Giovanni Gualberto nella chiesa di San Miniato.
Alla stessa epoca, all'incirca, risalgono il perduto affresco nel presbiterio di S. Maria degli Angioli (Morte di s. Benedetto)e le lunette nel chiostro grande di S. Maria Novella, finito di decorare nel 1582: Deposizione,S. Domenico resuscita un bimbo,Morte di s. Antonino,Predica di s. Vincenzo Ferreri,Cristo giardiniere. È questo il suo periodo più fitto d'impegni, in cui si susseguono pale d'altare come la bella Madonna in trono coi ss. Michele e Lucia (Castelfiorentino, S. Chiara alla Marca), l'Incoronazione della Vergine in S. Spirito, la Pietà (firmata e datata 1583: cfr., per il disegno, Bianchini, 1963) e un affresco coi SS. Agostino e Monica in S. Monaca, il Cristo guarisce il servo del centurione di Cafarnao (S.Maria del Carmine), i quadri perduti nella cappella della villa Acciaiuoli a Pietrafitta in Valdelsa (1585). Sempre legato alla corte medicea, il B. dipingerà per l'apparato delle nozze di Ferdinando (1589) e darà anche alcuni ritratti: la supposta Bianca Cappello (Arezzo, casa Vasari) e Lorenzo duca d'Urbino (Firenze, galleria Ferroni), quest'ultimo tratto dall'originale, poi perduto, di Raffaello. Inoltre lavorerà, con l'Allori, per l'arazzeria medicea, in special modo alla serie di panni del duomo di Como: tra il 1595 e 1198 riceve pagamenti per la rassettatura dei cartoni, fra i quali gli è attribuito l'Abramoe Melchisedec.
Assai meno documentati sono i suoi ultimi anni: sappiamo che nel 1593 stima un quadro per Francesco Mati, e nel 1596 firma e data la Madonna con s. Benedetto e altri santi, già in S. Bartolomeo in Pantano a Pistoia; nello stesso anno ritrae Simone Corsi, luogotenente dell'Accademia del disegno, e in essa è menzionato fino al 1603.
Morì a Firenze il 4 ottobre del 1606.
Aveva un fratello, Cresci, maggiore di lui dato che portava il nome del nonno come si usava dare al primogenito, e menzionato già nel 1551-52 come garzone del Bronzino. Il 23 marzo 1563 i due fratelli firmano insieme la protesta per non essere stati accolti nell'Accademia, e insieme prendono parte alle decorazioni per le nozze di Francesco e di Ferdinando de' Medici.
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