FERRI, Giovanni Maria (Giovanni Senese)
Non si conoscono gli estremi anagrafici del F.; le scarse notizie sulla sua vita e attività sono desumibili esclusivamente dai documenti di pagamento relativi alle opere realizzate per la famiglia Mattei di Giove (integralmente pubblicati in Cappelletti-Testa, 1994). La sua origine senese si rileva da un pagamento di 11 scudi effettuato l'8 luglio 1626 da Asdrubale Mattei per due quadri raffiguranti nature morte in cui il pittore è denominato "Gioanmaria feari pittore Senese" (Panofsky Sörgel, 1967-68, p. 185; negli altri documenti contabili e negli inventari viene indifferentemente citato come Giovanni Senese o Giovanni Ferri). Da un pagamento precedente, del 17 maggio dello stesso anno, si ricava che il F. aveva bottega "alla scrofa" (ibidem). Furono soprattutto i Mattei a commissionargli numerosi ritratti, vedute, nature morte, giostre e quadri di animali, ma la sua attività di pittore specializzato in vari settori della pittura di genere dovette incontrare il favore anche di altri collezionisti romani, se sue opere compaiono negli inventari Colonna e Barberini (Aronberg Lavin, 1980; Cappelletti, in Cappelletti-Testa, 1994, pp. 70, 72 n. 38).
I primi pagamenti al F. per quadri raffiguranti uccelli, pesci e "confetture", destinati ad ornare la galleria che Asdrubale Mattei aveva fatto costruire nel palazzo di fronte alla chiesa di S. Caterina dei Funari, non più rintracciabili, risalgono al 1626 (Panofsky Sörgel, 1967-68). Nel 1628 il pittore veniva saldato per avere realizzato le tele che facevano parte del fregio ornamentale posto lungo la parte bassa delle pareti della galleria raffiguranti: Entrata di Clemente VIII a Ferrara, Entrata di Carlo V a Bologna, Cavalcata ed esequie del Gran Turco (Roma, Galleria nazionale d'arte antica, palazzo Barberini; la prima attribuzione al F. si deve a Salerno, 1970), simili, per esplicita volontà del committente, alle stampe di uguale soggetto incise da A. Tempesta, ispirate ai Cortei, oggi perduti, dipinti dal Tempesta stesso nella loggia della villa Borghese al Quirinale. Probabilmente agli stessi anni risalgono gli altri dipinti eseguiti appositamente per la galleria, descritti nell'inventario di Asdrubale Mattei del 1631, fra cui undici tondi con vedute di Roma e una di Tivoli, un Beato Luigi Gonzaga, un S. Francesco, un Beato Francesco Borgia (oggi perduti; cfr. Panofsky Sörgel, 1967-68, pp. 185 s.). Nel gennaio 1631 il F. ricevette pagamenti di 10 scudi per un Ritratto di Urbano VIII e per un altro del Cardinale Barberini. Alcuni anni più tardi, nel 1634, eseguì una S. Rosalina, pagata 3 scudi, e realizzò un'altra opera di soggetto storico-documentario: per 27 scudi dipinse la Giostra di piazza Navona (Roma, Museo di Roma, acquistato nel 1933 direttamente dal principe G. Antici Mattei), riportando con minuzia il gioco di caroselli organizzato nella piazza dal cardinale A. Barberini nel 1633, dimostrando, come nelle Entrate realizzate per la galleria, uno spiccato interesse documentario ed una notevole abilità nella rappresentazione di costumi, annature e animali.
Dopo questa data non si hanno ulteriori notizie relative al pittore.
Al F. sono stati accostati, per analogie stilistiche, la Cavalcata di Taddeo Barberini lungo il Corso, di proprietà del Banco di Roma, il Corteo di Taddeo Barberini del Museo di Roma, due quadretti raffiguranti Uccelli (di provenienza Mattei, già proprietà Semenzato, Venezia) ed un ovale, passato sul mercato antiquario, con Papa Adriano V e l'imperatore Federico (Cappelletti, 1992; Id., in Cappelletti-Testa, 1994, pp. 110 s.).
Fonti e Bibl.: G. Panofsky Sörgel, Zur Geschichte des Palazzo Mattei di Giove, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XI (1967-68), pp. 184 ss.; L. Salerno, Il vero Filippo Napoletano e il vero Tassi, in Storia dell'arte, 1970, n. 6, p. 147; Id., Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, I, Roma 1976, p. 10;M. Aronberg Lavin, Barberini Inventories, Princeton 1980, n. IV, inv. 71.599(17); F. Cappelletti, La committenza di Asdrubale Mattei e la creazione della galleria nel palazzo Mattei di Giove, in Storia dell'arte, 1992, n. 76, pp. 265-268; F. Cappelletti-L. Testa, Il trattenimento di virtuosi. Le collezioni secentesche di quadri nei palazzi Mattei di Roma, Roma 1994, pp. 54, 69 s., 72, 110 s., 150 s.;F. Cappelletti, Gliaffanni e l'orgoglio del collezionista. La storia della raccolta Mattei e l'ambiente artistico romano dal Seicento all'Ottocento, in Caravaggio e la collezione Mattei (catal.), Milano 1995, pp. 44 s.;L. Testa, La collezione di quadri di Ciriaco Mattei, ibidem, pp. 170-175.