VERSACE, Giovanni Maria
VERSACE, Giovanni Maria (Gianni). – Nacque a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946 da Antonino, agente di commercio, e da Franca Olandese, terzo di quattro figli dopo la sorella Tina (1943-1953), il fratello Santo (nato nel 1945) e prima di Donatella, la minore, nata nel 1955.
Entrò in contatto con il mondo della moda da ragazzino, lavorando con la madre, sarta di professione, che aveva aperto un piccolo atelier nel 1940. All’età di quattordici anni si iscrisse al liceo classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria, per poi trasferirsi all’istituto tecnico per geometri, senza tuttavia portare a termine gli studi. Alla fine degli anni Sessanta convinse la madre ad aggiungere all’originaria sartoria una boutique con l’insegna Elle nella centrale via Tommaso Gulli. Grazie a questa nuova attività commerciale entrò in contatto con il nascente mondo del prêt-à-porter, che si distingueva dal tradizionale abbigliamento confezionato per l’ibridazione fra produzione industriale e know-how sartoriale, nell’ambito del quale svolgeva un ruolo cruciale la fase di design di cui si occupava una figura sempre più importante all’interno dell’industria della moda: lo stilista. Dell’inizio degli anni Settanta la boutique intrattenne rapporti commerciali con i principali marchi della moda come la linea Genny, prodotta da un’azienda marchigiana specializzata in tailleurs e abiti da cerimonia, e la linea Callaghan, realizzata a Novara e il cui direttore artistico era Walter Albini, in quel periodo uno dei maggiori stilisti attivi sulla scena milanese. Un altro stilista proveniente dall’alta moda che si stava affermando nella moda confezionata era Renato Balestra, con cui Versace avviò all’inizio degli anni Settanta un lungo rapporto epistolare.
Nel 1972, all’età di venticinque anni, Versace decise di lasciare la Calabria e di trasferirsi a Milano in seguito all’offerta ricevuta da due imprenditori fiorentini – Ezio Nicosia e Salvatore Chiodini – di disegnare una collezione per il marchio Florentine Flowers. Le sue creazioni incontrarono subito un grande successo e il suo nome iniziò a girare tra gli addetti ai lavori. Trasferitosi definitivamente nel capoluogo lombardo iniziò a collaborare con diversi marchi del settore quali De Parisini, Callaghan, Genny e Alma. Nel 1976 prese la decisione di costituire, in collaborazione con il fratello Santo, la Gianni Versace spa. La prima collezione donna venne presentata nel 1978 con una sfilata nel palazzo della Permanente di Milano. Il successo fu istantaneo, grazie all’entusiasmo della stampa internazionale per abiti ricchi di contaminazioni stilistiche, per l’accostamento inusuale di materiali diversi – la seta con la pelle, il metallo con la gomma –, l’uso di tessuti stampati, decori e ricami a rilievo. Negli anni successivi le collezioni diventarono sempre più rivoluzionarie e spregiudicate arrivando alla presentazione di futuristici abiti in maglia di metallo che nel 1982 valsero a Versace il premio Occhio d’oro, prestigioso riconoscimento assegnato dalla stampa italiana allo stilista autore della collezione più innovativa. Il successo commerciale – la prima collezione generò ricavi per oltre venti miliardi di lire – permise l’apertura della prima boutique Versace a Milano, mentre nel 1981 venne aperto il primo store all’estero, a Coconut Grove in Florida. Nel 1979 Versace iniziò una fortunata collaborazione con il fotografo Richard Avedon, che divenne il fotografo ufficiale di molte delle sue collezioni. Il loro sodalizio fu immortalato da mostre e dalla pubblicazione nel 1998 di un volume – Versace: the naked and the dressed – con le immagini più belle delle campagne pubblicitarie realizzate. Particolarmente indovinata a fini di marketing si dimostrò anche la scelta di reclutare le modelle più in voga del momento, fatto che gli valse l’attribuzione dalla stampa specializzata del ruolo di maggiore artefice della nascita del fenomeno delle top model. Legato al mondo della musica e amico di numerose rock star, utilizzò diverse volte la cantante Madonna come testimonial delle sue campagne pubblicitarie (la prima volta fotografata da Steven Meisel, le successive da Mario Testino).
Degno di nota il rapporto fecondo di Versace con il mondo della cultura milanese, che diventò particolarmente vivace nel corso della prima metà degli anni Ottanta. A partire dal 1981 lo stilista iniziò a collaborare come costumista teatrale con il teatro alla Scala disegnando i costumi per Josephslegende, balletto su musiche di Richard Strauss. In occasione della prima conobbe il modello e stilista Antonio D’Amico con cui iniziò una relazione sentimentale che sarebbe proseguita negli anni successivi. Per la stagione 1982-83 Versace ideò gli abiti di scena per il Lieb und Leid (Amore e dolore) di Gustav Mahler, mentre l’anno successivo creò i costumi per Don Pasquale di Gaetano Donizetti e per Dyonisos, diretto da Maurice Béjart al Piccolo Teatro di Milano. Nel 1983 fu inoltre invitato a esporre i risultati delle sue sperimentazioni tecnologiche nel campo dei tessuti nell’ambito dell’esposizione È Design, presso il Padiglione d’arte contemporanea di Milano.
Sempre nel 1983 lo stilista fu chiamato a tenere una conferenza al Victoria and Albert Museum di Londra nell’ambito della mostra Arte e Moda. L’anno successivo, a Parigi, in occasione della mostra Gianni Versace: obiettivo moda, che illustrava i risultati della sua collaborazione con alcuni dei maggiori fotografi internazionali, fra cui Avedon, Helmut Newton, Irving Penn, David Bailey, Gianpaolo Barbieri, Bruce Weber e Giovanni Gastel, il presidente francese Jacques Chirac gli assegnò l’onorificenza Grande medaille de vermeil de la Ville de Paris. Nel 1986 il presidente della Repubblica italiana Francesco Cossiga gli conferì il titolo di commendatore della Repubblica italiana mentre nello stesso anno il Field museum di Chicago presentò una mostra retrospettiva sul suo primo decennio di attività creativa. Nel settembre del 1987 l’attività di costumista teatrale fu premiata con il prestigioso riconoscimento Maschera d’argento e nello stesso anno venne pubblicato il volume Versace Teatro, curato dall’editore Franco Maria Ricci. Nel 1988 ricevette il Cutty Sark men’s fashion award, assegnato dalla stampa specializzata statunitense allo stilista più creativo e innovativo nella moda maschile, mentre nel 1993 fu la volta dell’Oscar americano per la moda, assegnatogli dall’associazione degli stilisti d’America.
Il consolidamento della sua reputazione creativa permise a Versace di avviare un processo di espansione dell’impresa, che gli vedeva affiancati fin dall’inizio in qualità di azionisti e collaboratori il fratello Santo e la sorella Donatella, e che dal 1986 ebbe come sede la centralissima via del Gesù 12 a Milano, un palazzo settecentesco appartenuto in precedenza all’editore e produttore cinematografico Angelo Rizzoli. La strategia scelta da Versace, come da altri stilisti prima e dopo di lui, fu quella della diversificazione produttiva, partendo dal campo della moda pronta e casual ed estendendosi successivamente fino a includere l’utilizzo del marchio Versace per la commercializzazione del numero più ampio possibile di categorie di prodotto. Questa strategia di diversificazione prese avvio nel 1984 con il lancio del profumo Versace l’Homme, a cui seguì quello di una gamma di accessori – per la maggior parte prodotti su licenza da aziende in cui la Gianni Versace spa deteneva interessi azionari – che finì per includere le più svariate categorie merceologiche: dagli occhiali da sole agli ombrelli, dai gioielli agli orologi. Nel campo più propriamente legato all’abbigliamento uno snodo fondamentale nell’espansione della gamma di prodotto dell’azienda fu rappresentato dal lancio nel 1985 della linea Istante, che traduceva in versione più discreta ed economica le creazioni più eclatanti della prima linea ed era destinata a un pubblico più giovane, seguita dalla linea Versus, disegnata interamente da Donatella e lanciata nel 1989. L’espansione del brand non si arrestò neanche nel decennio successivo: nel 1991 venne presentata Versace Jeans Couture, una linea di abbigliamento casual, nel 1993 Versace Home Signature, una linea di prodotti per la casa, mentre nel 1997 fu la volta dell’ingresso del marchio nel settore dei cosmetici con il lancio di Versace Make-up.
Nel corso degli anni Ottanta Versace riuscì a cogliere con tempismo anche le opportunità offerte dai mercati internazionali, creando una rete di boutique di proprietà e in franchising non solo in Europa e negli Stati Uniti, dove nel 1984 venne aperto un nuovo grande store a New York, sulla Quinta Strada, ma anche in Asia, mercato che a metà degli anni Novanta arrivò a rappresentare un quarto dei ricavi della casa di moda. Fra il 1990 e il 1994 il fatturato della Gianni Versace spa aumentò da 221 miliardi di lire a 510 miliardi, con un profitto netto passato nello stesso periodo da 14,2 a quasi 40 miliardi di lire.
Nel 1992 lo stilista decise di comprare per 10 milioni di dollari una grande villa a Miami, Casa Casuarina, nella quale si trasferì con il compagno D’Amico. Proprio davanti alla villa Versace venne assassinato con due colpi di pistola la mattina del 15 luglio 1997. L’autore dell’omicidio fu individuato nel ventisettenne Andrew Cunanan, tossicodipendente e serial killer già ricercato per altri tre omicidi. Rintracciato dalla polizia alcuni giorni più tardi, Cunanan si suicidò per evitare l’arresto, lasciando quindi senza risposta gli interrogativi sul movente dell’omicidio dello stilista italiano.
Il Metropolitan museum of art di New York dedicò nel dicembre del 1997 una retrospettiva dedicata alla carriera dello stilista. La mostra, intitolata icasticamente Gianni Versace, venne curata dal critico e curatore statunitense Richard Martin e vide l’esposizione di cinquanta abiti tratti dalle collezioni e dalle collaborazioni teatrali dello stilista. In occasione della serata inaugurale della mostra intervennero con testimonianze personali alcuni tra i più noti nomi della moda internazionale: la direttrice di Vogue America Anna Wintour, quella di Vogue Italia Franca Sozzani, lo stilista Karl Lagerfeld e il coreografo Béjart, i cantanti Cher, Elton John e Sting, le top model Naomi Campbell, Eva Herzigová e Valeria Mazza, e i fotografi Avedon, Penn e Weber.
Dopo la morte dello stilista, la casa di moda passò in eredità alla sua famiglia: Santo assunse la presidenza, Donatella ne divenne vicepresidente e direttore creativo. Nel settembre del 2018 la maison Versace è stata acquisita dal gruppo americano Michael Kors per un corrispettivo di 1,83 miliardi di euro. Nell’ambito della cessione la famiglia Versace ha ricevuto 150 milioni di euro in azioni della finanziaria Capri Holdings Limited, azionista di controllo del gruppo Michael Kors, mentre Donatella ha mantenuto l’incarico di direttore creativo del marchio Versace.
Fonti e Bibl.: Sulla vita privata e l’attività creativa di Gianni Versace si vedano le biografie di M. Gastel, Il mito V., Milano 2007, e di T. Corcia, G. V., Milano 2012. Per una ricostruzione della storia della casa di moda e sulla vicenda imprenditoriale di Gianni Versace si segnalano: S. Gay, Very Versace: making America no. 1, in Women’s wear daily, 1° novembre 1994, p. 15; G. Bellafante, La Dolce Vita: G. V. sold the world a fantasy of unrestrained opulence, in Time, 28 luglio 1997, pp. 36-42; S. Gay, Versace going forward with IPO preparations, in Women’s wear daily, 14 agosto 1997, p. 13; J. Greenwald, Will his fashion empire survive?, in Time, 28 luglio 1997, p. 42; J. Steinhauer, His good label lives after him, in New York Times, 19 luglio 1997, pp. 31-33; Michael Kors compra Versace per 1,83 miliardi di euro, in la Repubblica, 25 settembre 2018.