MARINELLI, Giovanni
MARINELLI (Marinello), Giovanni. – Nacque probabilmente a Modena, o nel territorio, nella prima metà del XVI secolo.
L’identificazione delle sue origini si basa su una lettera pubblicata da Tiraboschi con cui la figlia del M., Lucrezia, accompagnò il dono della sua Vita di Maria Vergine imperatrice dell’universo (Venezia 1602) a Virginia de’ Medici, consorte di Cesare d’Este duca di Modena e Reggio. Nella missiva si considera il M. «non solamente per lo nascimento, ma per una sua affezionata volontà servidore et suddito delle Serenissime Altezze Estensi» e al contempo Lucrezia ribadisce la volontà di riconoscersi, al pari del padre, «serva et suddita» della famiglia d’Este, «se non per lo nascimento, almeno per la origine, et per un certo mio divoto amore» (p. 161). La notizia erronea che lo vuole originario di Venezia, riportata da A. Zeno, si basa sul fatto che questa città fu il luogo della sua attività; oltre al fatto che a Venezia abitò e acquistò fama Lucrezia.
Decisamente scarne sono le notizie sulla formazione e la biografia del Marinelli. In base alla lettera citata, Tiraboschi ipotizzò un suo trasferimento in giovane età a Venezia, dove visse ed esercitò la professione medica. Il vivace clima culturale della Serenissima influì con ogni probabilità sugli orientamenti del M. che, buon conoscitore delle lingue classiche nonché cultore di letteratura, licenziò opere diverse nei contenuti e negli intenti: da scritti attinenti alla sua professione ad altri che si collocavano ai margini della medicina o, addirittura, ne erano del tutto estranei. Tra il 1560 e il 1561, in qualità di curatore affrontò l’edizione di alcuni trattati di argomento medico e farmaceutico per l’officina di V. Valgrisi, il cui catalogo era ricco di testi scientifici: Amato Lusitano, Curationum medicinalium… centuriae duae, quinta videlicet ac sexta… (1560); G. Arcolano, Practica… particularium morborum omnium… (1560); M. Savonarola, Practica maior e Practica canonica (1560-61); L. Anguillara, Semplici (1561).
Al 1562, sempre per Valgrisi, risale la stampa della Prima e della Seconda parte della copia delle parole, cospicua raccolta dei topoi utili ad abbellire una prosa abbondante, scelti e riuniti dal M. a testimonianza dei suoi interessi linguistici.
Come recita il frontespizio, il primo volume intendeva mostrare «una nuova arte di divenire il più copioso, et eloquente dicitore nella lingua volgare»: a tale scopo il M. forniva un nutrito repertorio di sinonimi tratti dal Decameron. Il secondo volume accoglie invece una selezione di voci della lingua volgare giudicate «più eleganti, pure, et usate», estrapolate dalla stessa opera. Allo stesso filone di studi va ascritto anche un Dittionario di tutte le voci italiane, usate da migliori scrittori antichi, et moderni… aggiunto nuovamente al Calepino, compilato dal M. in età giovanile e pubblicato nel 1565 (Venezia, N. Bevilacqua).
Del 1562 è anche l’opera forse più nota del M., Gli ornamenti delle donne tratti dalle scritture d’una reina greca (Venezia, F. De’ Franceschi).
Diviso in quattro libri, lo scritto fu concepito come un compendio di consigli di bellezza basati su nozioni di medicina e di cosmetica. In particolare, il primo libro si occupa dei difetti del corpo e dei rimedi volti ad attenuarli; il secondo e il terzo, della bellezza e della cura dei capelli e del viso; il quarto, della cura della gola, del collo, del petto, delle mani e del resto del corpo. Gli ornamenti, oltre a essere ristampati a Venezia nel 1574 (G. Valgrisi) e nel 1610, furono tradotti e pubblicati in francese (a Parigi nel 1582 e a Lione nel 1595).
Nel 1563, per De’ Franceschi, il M. licenziò il trattato in tre libri, Le medicine partenenti alle infermità delle donne.
Come indica il titolo, l’opera intendeva fornire consigli pratici in materia di ostetricia e ginecologia; tuttavia, mentre alla trattazione di temi quali la gravidanza, il parto e il puerperio viene sostanzialmente dedicato il solo terzo libro, ampio spazio finisce per occupare la discussione sul matrimonio e sulla procreazione. Il primo libro, infatti, appare incentrato sulle fasi precedenti le nozze, e in particolare sugli accorgimenti utili all’armonia e al buon assortimento della coppia; mentre il secondo esamina aspetti e problemi della vita matrimoniale, prestando speciale attenzione ai disturbi legati alla sessualità e all’impotenza sia maschile sia femminile. Scritto in volgare, a rivendicazione del diritto-dovere dell’uomo di scienza di rivolgersi a un pubblico vasto e di interrompere così la trasmissione elitaria di una materia di lunga tradizione, il trattato ebbe altre due edizioni italiane: una corretta e ampliata dall’autore (Venezia, G. Valgrisi, 1574) e una postuma (ibid., G.B. Bonfadino e compagni, 1610); diverse edizioni apparvero nella traduzione francese di J. Liébault (Trois livres apparténans aux infirmitéz et maladies des femmes…, Paris 1582; Thresor des remèdes secrets pour les maladies des femmes, ibid., J. du Puys, 1585; Le maladies des femmes…, ibid. 1610; Trois livres des maladies…, Rouen 1649) e in tedesco (Augusta, M. Manger, 1576; ibid. 1581).
L’infaticabile attività di editore e commentatore di testi filosofico-scientifici del M. proseguì negli anni successivi. Nel 1575 vide la luce un’edizione degli scritti ippocratei accompagnati dai suoi Commentaria (Hippocratis… Opera…, Venezia, G. Valgrisi), cui seguirono gli Hippocratis Aphorismi… Guilielmo Plantio Cenomano interprete, con i commentari del M. (ibid., G. Brugnolo, 1582) e, di nuovo con le annotazioni del M., gli Hippocratis Aphorismi Nicolao Leoniceno Vicentino interprete (ibid. 1583). La pratica professionale fu inoltre all’origine di un trattato specialistico che il M. dedicò alla peste, il De peste, ac de pestilenti contagio liber (ibid., G. Percacino, 1577). Assiduo lettore di Aristotele, il M. licenziò anche un’esposizione della Retorica ad Alessandro di Aristotele (in Rhetoricae Aristotelis ad Theodecten libri III, quos M. A. Maioragius vertebat…, ibid., G. Valgrisi, 1575) e gli apparati dell’Aristotelis… operum omnium pars prima, quam Logicam, seu Organum appellant… (ibid., G. Brugnolo, 1584-85).
La data e il luogo di morte del M. non sono noti, ma la concentrazione delle prime edizioni dei suoi scritti tra il 1560 e il 1585, autorizza a collocare la sua scomparsa a Venezia, a ridosso del secondo termine.
Testi del M. si leggono in Medicina per le donne nel Cinquecento. Testi di Giovanni Marinello e di Girolamo Mercurio, a cura di M.L. Altieri Biagi et al., Torino 1992, pp. 43-64.
Se non si hanno notizie sulla o sulle mogli del Marinelli, è certo che, oltre a Lucrezia, ebbe un altro figlio, Curzio, vissuto a Venezia tra il XVI e il XVII secolo, anch’egli medico e filosofo. Fu autore di trattati specialistici: De morbis nobilioris animae facultates obsidentibus libri tres e De malis principem animam vexantibus ad mentem illorum, qui ante Galenum medicinam exercebant (entrambi Venezia 1615), Pharmacopaea, sive De vera pharmaca conficiendi, et preparandi methodo (ibid. 1617). In precedenza il suo nome era comparso su alcune edizioni veneziane di opere storiche, autorizzando a individuare in lui uno degli eredi – numerosi a Venezia – di un «repubblicanismo aristocratico machiavelliano, anti-mediceo ed anti-papale» (Lavocat, Introduzione a L. Marinella, Arcadia felice, Firenze 1998, p. XII). Oltre a un Discorso… nel quale si scrive il modo di studiar l’historie per reggere, et governare Stati, in una edizione veneziana della Historia d’Italia di F. Guicciardini (Venezia, G.A. Bertano, 1580), Curzio compilò i sommari e le tavole cronologiche delle Istorie del suo tempo di P. Giovio tradotte da L. Domenichi (ibid., Al segno delle colonne, 1581) e delle Deche di Tito Livio nella versione di I. Nardi (ibid. 1581). Al pari del padre, si cimentò inoltre nella lettura di Aristotele, come attestano le sue Solutiones quaestionum in libros Physicorum e gli Argumenta, methodicae capitum partitiones, solutionesque quaestionum a gravioribus philosophis acceptae rispettivamente nel volume terzo e settimo degli Aristotelis opera omnia (ibid., G. Brugnolo, 1584-85).
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, II, Milano 1741, p. 286; G. Fontanini, Biblioteca dell’eloquenza italiana… con le annotazioni del signor Apostolo Zeno, Venezia 1753, I, pp. 68 s.; II, p. 332; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese…, III, Modena 1783, pp. 158 s., 161; A. Guzzoni degli Ancarani, I trattati di ostetricia pubblicati in Italia fino al 1900, Napoli 1903, pp. 9-12; G. Conti Odorisio, Donna e società nel Seicento. Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti, Roma 1979, pp. 50 s.; F. Brunello, Arti mestieri e morale nella trattatistica e nell’iconografia, in Storia della cultura veneta, 4, I, a cura di G. Arnaldi-M. Pastore Stocchi, Vicenza 1983, p. 610; Ch.H. Lohr, Latin Aristotle commentaries, II, Renaissance authors, Firenze 1988, pp. 244 s.; G. Benzoni, La cultura: contenuti e forme, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, a cura di G. Cozzi - P. Prodi, VI, Roma 1994, p. 576.